SCRITTI
EDITI ED INEDITI
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GIUSEPPE MAZZINI
VOLUME XXIX.
(LETTERATURA Vol. V).
IMOLA,
COOPERATIVA TIPOGRAFICO-KDITRIOK
PAOLO GALEATI.
191$.
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EDIZIONE NAZIONALE
ÌWAllA SCRITTI
GIUSEPPE MAZZINI.
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SCRITTI
EDITI ED INEDITI
GIUSEPPE MAZZINI
VOLUME XXIX.
(LETTERATURA Voi, V).
IMOLA,
COOPERATIVA T1POGRA FICO-EDITRICE
PAOLO GAI. E A TI.
1919.
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SCRITTI LETTERARI
EDITI ED INEDITI
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GIUSEPPE MAZZINI
VOLUME V.
IMOLA.
COOPERATIVA TI POGBÀ FICO-EDITRICE
PAOLO GALE ATI.
11)19.
PROPRIETÀ LETTERARIA.
VITTORIO EMANUELE UT
PBR GRAZIA DI IHO E PER VOLONTÀ DELLA NAZIONE
RE D'ITALIA
Ricorrendo il 22 giugno 1905 il 1° centenario della
nascita di Giuseppe Mazzini :
Considerando che con memorabile esempio di concor-
dia. Governo ed ordini rappresentativi han decretato a
Giuseppe Mazzini un monumento in Roma, come solenne
attestazione di riverenza e gratitudine dell'Italia risorta.
v* rso V apostolo dell' unità :
Considerando che non meno durevole né meno dove-
in»-*) omaggio alla memoria di lui sia il raccoglierne in
un'edizione nazionale tutti gli scritti;
Su Ila proposta del Nostro Ministro. Segretario di Stato
per 1' Istruzione .Pubblica :
Abbiamo decretato e decretiamo:
Art. 1.
Sara fatta a cura e spese dello Stato una edizione
completa «Ielle opere di Giuseppe Mazzini.
Art. 2.
A cominciare dall'anno finanziario 1904-905 e pel com-
pimento della edizione predetta sarà vincolata per le spese
occorrenti la somma di lire settemila cinquecento, sul ca-
pitolo del bilancio del Ministero della Pubblica Istruzione
per incoraggiamento a pubblicazione di opere scientifiche
letterarie, da erogarsi con le forme prescritte dal vi-
gente regolamento di contabilità generale dello Stato.
KKGIO DKCKKTO.
Art. 3.
Una Commissione nominata per decreto Reale avrà la
dire/Jone dell'edizione predetta.
Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo
dello Stato, sia inserto nella Raccolta ufficiale delle leggi
e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque
spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Roma, addi 13 marzo 1904.
VITTORIO EMANUELE.
* Orlando
Vitto: Il Guardasigilli: Ronchetti.
INTRODUZIONE.
Bell- Apostolato Popolare, da cui si estraggono i
primi tre articoli compresi in questo quinto volume di
scritti letterari, s'è trattato già ampiamente nelV in-
troduzione al nono degli scritti politici, (*) al quale
per tanto si rinvia chi voglia conoscere le vicende del
prezioso periodico mazziniano. Il primo dei tre arti-
coli riguarda, l' Alighieri, per cui l'esule ebbe, durante
tutta la vita, un culto sacro, e di cui, oltre in più
scritti speciali, volle trattare anche nella, modesta scuola
di Orerille Street, dove, usando un linguaggio piano,
accessibile agli operai italiani, convenuti colà a udire
la sua parola d7 insegnamento, il Mazzini narrò a lar-
ghi tratti la vita del poeta. (2) Non si può sicuramente
ammettere che tutto quanto inseri ^//'Apostolato Po-
polare snlly Alighieri, egli avesse già esposto a voce ai
suoi umili allievi; è però certo che l'articolo era ad
essi unicamente destinato, poiché in una lettera alla
(*) Ediz. nazionale, voi. XXV, pp. rj-xxiij.
(J) Un redattore del People'H Journal, che si firmava C. S. H.,
il quale, negli ultimi mesi del 1846, ebbe, modo di assistere a una
di quelle legioni tenute dal Mazzini alla scuola italiana di Gre-
ville Street, affermata in un suo articolo che quella lezione « era
per feti a mente intelligibile, tanto che un fanciullo avrebbe potuto
intendevi a. Tulio ciò era dovuto alla semplicità dell'espressione,
tehlìc.ne un filoso/o o uno storico non avrebbe avuto nulla da obiet-
tare. » People'H .Journal, n. .55 del 16 gennaio 1847 .
INTKODUZIONK.
maitre, del 9 settembre 1841, il Mazzini scriveva : « Il
terzo numero dell' Apostolato esce dopo dimani. Con-
tiene per ritratto quello di Dante, con un articolo Ino
grafico per far conoscere agli Operai l'uomo il più pò
tenie d'ingegno che abbia mai avuto l'Italia.» (') K
ai suoi ascoltatori pareva rivolgersi quando, in fine del
suo breve scritto, egli cosi esortava: « Volete voi. O-
perai Italiani, onorare davvero la memoria de? vostri
Gracidi e dar pace all'anima di Dante Allighieri f Ve-
rificate il concetto che lo affaticò nella sua vita ter-
restre. Fate itna e potente e libera, la vostra contradtt.
Spegnete fra voi tutte quelle meschinissime divisioni
contro le quali Dante predicò tanto, che eonda ti narono
lui. V uomo che più di tutti sentiva ed amara il vostro
avvenire, alla sventura e all' esilio, e voi a una im-
potenza di secoli che ancor dura. Liberate le sepolture
de' vostri Grandi, degli uomini che hanno messo timi
corona, di gloria sulla vostra Patria, dall'onta d' es-
sere calpesta dal piede d'un soldato straniero. E quando
sarete fatti degni dì Dante nell' amore e neW odio —
quando la terra vostra sarà vostra e non d'altri —
quando l'anima di Dante potrà guardare in voi senza
dolore e lieta di tutto il santo orgoglio Italiano —
noi innalzeremo la statua del Poeta sulla maggiore al-
tezza di Roma, e scriveremo sulla base: Ai, profeta
della Nazione Italiana già italiani degni di
lui. »
Una recensione al curiosissimo libro che Giuseppe
Ricciardi aveva pubblicato a Parigi nel 1842 col ti-
tolo di Storia d'Italia dal 1850 al 1900, fu la ma-
teria del secondo articolo. Già da' primi di giugno di
qnell' anno il Mazzini era informato di quella pubbli-
(*) Ediz. nazionale, voi. XX, p. 309.
IN TKOIH'ZIONK
razione dell'esule napoletano. (') e fin d'alloro orerà
mostrato il desiderio di averla, per potersene occupare
nel suo periodico. (*) forse perché da piti parti era, stato
informato che il Ricciardi parerà discordare da lui
per quel che si riferirò al concetto religioso da im-
primere olio r induzione italiana. E prima ancora di
aree letto il libro, scriverà air autore: « Ho già let-
tere do Po ri (fi che me lo annunziano come dannoso
allo causo per lo troppa reazione contro il Cattolid-
sm<> e contro il Papato, e credo s'abbia da dichia
rat, : gli uomini, che sperano la libertà italiana dal
Papa mi paiono matti o peggio. Ma come indovinate
(fio d« ouel poco eh' io scrini, credo d'altra parte
che non riesciremo ad abbattere quel cadarere se non
religiosamente, fondando meglio; la sterile negazione
del materialismo mi pare condannare alla impotenza.
A qui sto modo giudicherò il vostro libro. » (3) E lo
giudico infatti com' era sua intenzione, nell'artìcolo che
pubblicò nei ». 7" ^//'Apostolato Popolare del 25 set-
tembre 1842. Se non che. U osservazioni del Mazzini
non con cinsero il Ricciardi, il quale volle ribatterle
'"// una lettera che il 12 novembre di quello stesso
anno indirizzò al direttore dell'' Apostolato Popolare,
inserita nel n. 9° del periodico; ma le nuove ragioni
addotte non rimossero apatto il Mazzini dai suoi saldi
(') Nt arem arnlo notiti* ita quel Ruggiero, napoletano, andato
^arlo a Londra per incarico del Ricciardi. Ved. i'ediz. nazio-
nale, mi. XX 111, r. 223.
(*) $0 ciu I Ucciardi — Hcrivera al Lambirli il 2 giu-
gno 1H42 — xlumpa un librò c<ni 0M< furi uti contro il Rapa :
prohabilmenlt lo manderà egli: ma .«'ci non lo fa, cercate man
dai nolo j,ii /'Apostolato. » hi., voi. XXI II, p. 17 fi .
(*)Lclt. ai Uicurdi. del IH higlio 1H42 (in hi., n>l. XX HI.
99* ■'
X INTHODUZJONB.
pr incipit in materia religiosa, e alla ietterà, oltre a
rispondere privatamente aW autore della Storia d'Itali»
dal 1S50 al 1900, aggiunse una stia breve chiosa. (l)
Il Frammento di traduzione, che è il terzo arti-
colo inserito in questo volume, e che fu pubblicato nel
H. .9° Gl'Apostolato Popolare, non ha testimonianze
sicure che si debba attribuire al Mazzini. Si deve tutta-
via osservare che in quel periodico tutti gli articoli
mazziniani non recano alcuna sigla, della, quale invece
sono quasi sempre provveduti que' pochi articoli che
sono di autore diverso. (2) Per queste ragioni, e anche
perché il Frammento di traduzione, di cui s'ignora
/' originale, risponde a quello speciale atteggiamento di
stile e di idee del Mazzini, è plausibile che gli si debba
assegnare.
Insieme con quello per V Alighieri, dall' epistolario
apparisce, può dirsi perenne, il culto che il Mazzini
ebbe per la memoria del Foscolo, al quale, egli dedicò
(1) Ediz. nazionale, voi. XXIII, p. 350.
(2) NtlV Apostolato Popolare comparvero infatti notamente
quegli articoli che qui si indicano, scritti da altri autori: Pre-
ghiera pei fanciulli italiani, di F. D. Guerrazzi (n. 4°); A Roma
antica, dello stesso (*. 9°), preceduto da queste parole, del Maz-
zini: « V inno del Sig. F. I). Guerrazzi che qui inseriamo è pream-
bolo d'un libro che sta componendosi. Discordi da parecchie idee,
e segnatamente dal senso di sconforto che trapela in tutta la com-
posizione per ciò che riguarda V arvenire di Roma, noi tuttavia lo
inseriamo commossi dai segni innegabili d* una potenza poetica sin-
golare e della energia [non] comune che la dettò. Il numero venturo
fM/'Apostolato conterrà una risposta, » la quale, tuttavia, non
venne mai. Seguono: la lettera del Ricciardi, che s'è ricordata
(id.); Dell'obbligo degli scrittori (n. i/°), in cui è avvertito-
eh' è un «articolo comunicato; » la recensione alla Guerra del
Vespro siciliano (id.)} che è anonimo, ma che non ha alcuna
probabilità che si debba attribuire al Mazzini (ved. infatti la
leti, a Pietro Giannone. del 23 luglio 1843, neW ediz. nazio-
INTRODUZIONE.
una {iran parte delia sua attività letteraria, sin da
quando ebbe ad affacciarsi sulla via degli studi; e già
d'allora, oltre a scrivere pubbliche lodi all'autore del-
POrazione a Bonaparte, esortava gV Italiani a prov-
vedere degnamente a una raccolta, dei suoi scritti ; anzi,
come confessava dieci anni appresso, s'accingeva egli
stesso con grande serietà di propositi a contribuire a
quest'opera. Infatti, disponendosi più anni dopo a far
visita al libraio inglese Pich'ring, per « scorrere ma-
noscritti di Foscolo sulla Divina Commedia, » seri-
vera alla madre, il 10 giugno 1S40 : « Bicordo quan-
d' io era in Genova, e prima del 1830 d'avere scritto
a questo Piekering per chiedergli conto di questo ma-
noscritto, e averne avuto risposta, eh' ei V aveva, ma
non potea darlo che per 400 sterline, prezzo sborsato
da, lui a Foscolo. È una edizione del Poema, di Dante,
con note, prefazioni, vita, e lavori di vero erudito
sulle varianti, etc. : lavoro penosissimo, ed importante
per la. Letteratura. Il primo volume eh7 è una. Intro-
duzione di Foscolo stesso al Poema fu stampato qui,
nalr, voi. XXIV. p. 196): il Cenno pulì' influenza dello isti-
tuzioni politiche su l'educazione dei popoli (n. i 2°). firmato
P. G., cioè Pietro Giannone: infine, V articolo Miseria crescente
nelle classi operaie, con cui si con chiudeva V Apostolato Popo-
lare, non firmato anch'esso, ma che, appena dopo una fugace
lettura, appare eridente non sia- scrittura mazziniana, anzi eia da
assegnare a ohi faceva dimora in Francia. Infatti, è noto che t
dm- ultimi numeri Gl'Apostolato Popolare furono stampati non
pili a Londra, ma << Parigi, e quindi il Mazzini non poteva più
atmintcrli di quelle cure che avera speso per i precedenti : t oké
neW epintolario nono frequenti le esortazioni 'il Lamberti t ni (Can-
none di ierioere o di procurare articoli ni periodico (t'eri., aii te.,
la lettera al primo rii chsì, del 27 Ottobre 1843, nelVeriiz. na-
zionale, mi. XXI ('. p. :ì<>2), riel quale il Mazzini prirnlera la
proxmnia eoeeaoione.
IX I IìOIHZIOM'..
e ristampate a Lugano: poi Foscolo mori; tutti gii
inglesi che, per testimoniargli omicida, s' crono otti
vati come soscrittori, si ritirarono : di piti, per
un7 opera siffatta. v' è bisogno d' un correttore dette
prove, che sia letterato egli stesso; sicché Pickering
lasciò andare il progetto : non islam pò più altro : e
si tenne il manoscritto. A me fin d'allora pareva ver-
gogna che il manoscritto d'un esule cosi benemerito
del nostro paese si rimanesse perduto negli staffali d'un
tipografo inglese per noncuranza degli Italiani ; ma non
essendo ricco, non ci pensai più.» (*) Tuttavia, pure am
messo che il Mazzini, sviato da ben altre cure, ne smet-
tesse per allora, e per qualche anno, il pensiero, non è già
detto che, avviandosi per il quarantenne esilio, egli non
sf intrattenesse pie di studi attorno al Foscolo, che
anzi, a questo proposito, notava spesso di sé « che
un' idea una volta entrata nella sua testa non se /<?an
dava prima che non avesse tentato realizzarla: ciò, quau-
d' anche egli fosse stato lunghi anni senza pensarvi. » (*)
Perseverò invece nell'esilio le sue ricerche fosco li a ne.
durandole intensamente nell' ultimo anno del suo sog-
giorno nella- /Svizzera, quando spronava gli ((mici, e
più specialmente il Rosale», ad, aiutarlo per una va-
gheggiata, raccolta di articoli del cantor de' Sepolcri.
sparsamente editi nei periodici inglesi; e nell'esilio di
Londra egli continuò nel suo proposito^ per cui entrò
fino dal 1838 in relazione con la Donna gentile, e
interrogò e mise a contribuzione senza tregua parenti
e amici di Genova. Poco dopo, riprese il suo an-
tico disegno di dare a luce il commento foscoliano
alla Divina Commedia, e per metterlo in esecuzione,
(l) Ediz. nazionale, col. XIX. pp. Ì6P-Ì6.V.
C2) Id.. p. 162.
1M KOIHJZIONK. XIII
pensò di trarre profitto delle buone intenzioni che a
veva il Rolandi, il quale già dal 1839, per quanto
«libraio, libraio italiano, timidissimo in fatto specu-
lazioni, » era stato persuaso da lui di pubblicare, ciò
che non si fece più, « un' edizione del Poema di Dante,
circondato di disco ni, ritratti, illustrazioni, » al quale
materiale artistico avrebbe provveduto Scipione Pi
strucci. (l) Si trattava tuttavia di superare enormi dif-
ficoltà, non tanto per quel che si riferiva alla pub-
blicazione del testo del Commento, che il Foscolo non
aveva propriamente liberato per le stampe, quanto pel-
le straordinarie esigenze del libraio in alese, per nulla
affatto cambiato dai giorni in cui Ugo Foscolo aveva
avuto la sciaguia di dover trattare con lui; (*) e oltre
a quelle, anche le esitanze del libraio italiano a so-
stenere le spese di stampa di unJ opera, cosi poderosa.
« Ho tanto detto e ridetto — scriveva il Mazzini alla
madre il 18 luglio 1840 — che il Rotondi s'è risolto
d'assumer V impresa, ma con dilazioni interminabili e
sicurezze di so.scrittori e promessa di correzione e d'a
iuto mio che darò lietamente e senz' altro compenso
che quello di vedere realizzato un desiderio che fin da
quando io era in Genova prima del 1830 mi tormen-
tava. Faremo dunque un manifesto, (3) dando un pro-
(') Ediz. nazionale, voi. XVI 11, p. 278.
(2) F. Vigli one, Ugo Foscolo in Inghilterra {negli Annali
della Scuola normale Riiperiore di Pisa, voi. XXII [19 10), p. 120 0
segg.). Il Mazzini ebbe infatti egli stesso a constatare la sordida ava-
rizia del Pickering, quando trattò con Ini V acquisto dell} autografo
foscoliano di quella parte della Lettera apologetica che era rimasta
nelle mani del libraio. Ved. la lettera alla madie, del 18 giu-
gno 1840 (ediz. nazionale, voi. XIX. pp. 164-165).
(3) E quello tki tri si legge nelV ediz. nazionale, voi. XXI r
pp. 335-337.
XIV INTKODUZIONK.
getto dell'edizione, e invitando gì' italiani, poich' altro
non sanno o non vogliono fare, a far si che si stampino
almeno i libri degli uomini che muoiono in esilio per
essi. Il Rotondi viaggerà, credo, nel settembre e nel-
l' ottobre, l' Italia da un capo all' altro, e portando
con sé i manifesti, raccoglierà soscrittori, tanti che
bastino a far acquisto del manoscritto senza timore
di perdere la. somma sborsata. Poi, stamperemo. Di al-
cune città dov'io serbo una certa influenza, son certo :
dell' altre spero, e voi tutti v'adoprerete. Mi pare cosa
non dubbia che nel 1841 l'edizione Foscoliana del Dante
sarà compiuta. >> (l) Invece, le trattative dovettero durare
assai più a lungo che non sperava il Mazzini, poi
che, pronto e diffuso nel settembre del 1840 il mani-
festo, il quale, per certe frasi che vi si leggevano, trovò op-
positori in Italia, specialmente in Toscana, dove urtò
nella suscettibilità di Gino Capponi, (2) l'inizio della
stampa del commento foscoliano, che si eseguiva, a Bru-
xelles «per economia, » (3) si protrasse fi no all' aprile
dell' anno successivo, (4) e i due primi volumi non fu-
rono pubblicati prima del marzo del 1842, (5) costrin-
gendo il Mazzini a una fatica ben rude, che non può
essere saputa se non da chi è pratico di questo genere
di lavoro. « Il manoscritto, redento dalie mani di Pi--
clcering, — scriveva infatti a Giambattista Passerini il
14 gennaio 1842 — è tale da far disperare; le va-
rianti che Foscolo accenna d' adottar nelle note giu-
stificative sono spessissimo dimenticate nel testo eh' ei
-correggeva ; sicché, quando la nota stessa non le sug-
(d) Ediz. nazionale, voi. XIX. p. 198.
(2) Id., voi. XX, p. 159.
(3) ld., voi. XX, p. 1>3.
(4) ld., voi. XX, pp. 165-166.
(b) ld., voi. XXI li, p. 67.
FNTRODUZIONK. XV
gerisce, bisogna dedurle dal confronto delle edizioni,
e, quando ei s'attiene a codici vari o veduti da lui
solo, la faccenda riesce oltremodo spinosa. » (*) Non
sembra quindi che il Mazzini si fosse indugiato troppo
nel suo lavoro di riordinatore e di editore di un ma-
noscritto che era cosi difficile da interpretare e da com-
pletare, quando si pensi che tutto il commento foscoliano
potè finalmente uscire a, luce nel novembre del 184H, pre-
ceduto da una introduzione, che V esule firmò Un Ita-
liano, e non già col suo nome, prevedendo che, in tal
modo, tutta l'edizione avrebbe avute minori difficoltà di
penetrare in Italia.
*
* *
Prima ancora che il Manzini avesse licenziato per
la stampa il quarto ed ultimo volume del commento
foscoliano alla Divina, Commedia, era sorto in lui il
pensiero di dare a luce una larga scelta di quegli
scritti politici del Foscolo, che da pili parti, ma spe-
cialmente accedendo agli autografi che il Mayer e gli
altri amici di Firenze avevano riscattato dalle mani
del canonico Riego e a quelli posseduti dalla Donna
gentile, aveva potuto riunire, col proposito, lungamente
vagheggiato, ma non mai potuto essere esaudito, di met-
terli a0ontributo per una, Vita del Foscolo. (2) Ac-
(') Edi», nazionale, rol. XX III, p. 12. Anche reni' anni dopo, il
Mazzini ric>rdara con terrore le fatiche che arerà durale, pur
« tremanti d' essere per desiderio di sollecitudine irrirerentc al genio
di Dante, e all' ingrano di Foscolo. » 8, E. /., rol. VI, vp. 16-17.
(?) Non è qui il caso di ritessere la lunga storia delle inda-
gini f lite dal Mazzini per riunire il materiale degli scrini fosco-
liani inediti, anche perché le note, sparse per entro i rotami del-
V c}>iHtolarioniazziniano, d'I settimo al dodicesimo, danno un minato
NTUOlMiZIONK.
cingendosi a questo lavoro, il Ma::ini aveva < veduto
conveniente, per un ri (/nardo verso gli amici che ave-
vano acquistato a Londra i manoscritti foscoliani, di
ottenere, ciò che gli fu facilmente accordato, l' appro-
vazione di poterli stampare. (l) « lo, come sapete, —
scriverà infatti alla, madre il 4 gennaio 1H4H — m'era
proposto di scrivere la Vitti di Foscolo: e per que-
sto ho raccolto, per cure mie e d'altri, quanto ho pò
luto di documenti, lettere, scritti inediti, eie. Mi trovo
avere un buon numero di scritti politici di Foscolo
interamente ignoti e importantissimi sugli avvenimenti
del 1814 e '16, eie. Or, di questi scritti, parecchi
ragguaglio dell' opera assidua e tenace da lui compita a questo ri-
guardo, specialmente per quanto si riferisce cosi agli autografi fo-
scoliani posseduti dalla Mocenni-Magiotti come a quelli che erano
ormai depositati presso la biblioteca Labronica di Livorno.
(l) Sappi dunque — gli scriveva il Mayer da Livorno il 9 di-
cembre 1842 — che noi abbiavi sempre inteso e intendiamo non
volere utile alcuno dalla edizione di quegli scritti. Li abbiamo ce-
duti a te, dopo averli negati ad altri, perché nelle tue mani riu-
scissero di maggiore onore al Foscolo e ne venisse forse ancora
qualche utile materiale, non a te (che sappiamo come vivi), ma per
mezzo tuo ad altri. Quel volume di cose politiche fallo prima, ma
fallo quanto prima, perché in esso sarà tanta parte della vita del
Foscolo, da far dimenticare chi ne scrisse e forse ancora da non
lasciar molto da fare a te stesso come biografo. Sei tu dunque
proprietario ed arbitro d'ogni cosa. E questa dichiarazione te la
faccio, prendendone presso i due miei amici quella responsabilità-
che è ben piccola, paragonata a quella di cui ti aggravi tu stesso.
lasciando per tanto tempo inediti quelli scritti. A Rolandi, a Bau-
dry o ad altH non parrà vero di ottenere il modo di metter fuori
quanto prima un volume, che tu slesso conosci dover aver grande
spaccio cosi in Europa come in America. Opera dunque come chi
ha le mani libere affatto e rallegraci presto colla notizia che le
cose dissotterrate da noi non eran tornate di nuovo a seppellirsi
fra le lue mani. » A. Linakrr, La vita e i tempi di Enrico
Mayer, ecc., cit., voi. II, p. 75.
INTKODUZIONIC. XVU
dei quali furono procacciati da amici miei che sono
in Italia, m' è giunta due giorni sono una dichiara-
zione di proprietà in me. con diritto di farne ciò
eh * io voglio col miglior utile mio e per la fama di
Foscolo. Il mio primo pensiero era d' innestarli tutti
nella, Vita di Foscolo : ma ho troppe cose in collo per
essere sicuro di potervi lavorar molto; sicché nell'in-
certezza, e anche nel dovere di provvedere all'onore
di Foscolo, ho risoluto di pubblicare intanto questo
volume di scritti politici, premettendovi una lunga pre-
fazione mia. Un volume di scritti siffatti col nome di
Foscolo e col mio si venderà sicurissimamente bene.
Ma io non sono libraio, né stampatore ; se anche stam-
passi a mio conto e a mie spese, sarei imbrogliatissimo
a procacciare lo spaccio; mi converrebbe mettermi in
mano di librai che mi ruberebbero ; poi o in Belgio, o
a Parigi me lo ristamperebbero subito. Il meglio è
dunque ch'io, levandomi tutti i fastidi, cerchi vendere
il volume a un pubblicatore, facendo le condizioni di
sorvegliar io la stampa, correggere, etc. E cosi son
deciso di fare ; la questione ora sta a chi proporre, e
«juanfco chiedere. E intorno a questo sto meditando:
per un dovere di conoscenza, proporrò qui a Rolandi,
l'editore del Dante, appena giunge; ma egli impau-
rito dalV aver avuto arresto e molestie d' ogni genere
un mese addietro in Lombardia, cosa nuovissima per
lui che ha viaggiato securamente in Italia tutti gli
«inni, non vorrà saperne, probabilmente quindi, ricor-
rerò a Parigi. Vedremo. Certo è che qualche cosa ne
ritrarrò, e la questione sta sul più o sul meno. » (l) K
poiché, come aveva sospettato, il Roland i si rifiutò di
farsi editore del volume, il Mazzini diede incarico a
I U nazionale, voi. XXIV, pp. o~-6.
XVIII INTROIXJXIONK.
Michele Acclusi di entrare in trattative eoi Bau dry,
il notissimo editore pari (fino, che da più anni s'era
quasi specializzato a dare a luce volumi di scrittori
italiani, per sentire se era disposto ad assumere la
pubblicazione degli scritti politici del Foscolo. Comu-
nicando queste sue speranze alla madre. (*) il Mazzini
scriverà pure (di' Accursi di far sapere al Iiaudry che
in caso d7 accettazione da parte sua, egli si sarebbe of-
ferto di stendere una « prefazione firmata. >> al vo
lume stesso e che si sarebbe contentata d9 un compenso
di duemilacinquecento franchi, (2) dei quali era disposto
a ricevere una metà in danaro effettivo, e l'altra meta
in tante copie del volume, con obbligo però, da parte
dell' editore, di non collocarne alcuna sul mercato li-
brario di Londra, fino a quando il Mazzini non a-
resse « smaltito » le sue. (3) Per quanto fossero modeste
quelle pretese, il Mazzini fondava su di esse le sue migliori
speranze, poiché erano giorni tristissimi per lui. assillato
dal pensiero continuo di uscire una buona volta da quella
crisi finanziaria^ che era forse la peggiore di tutte che
egli aveva Uno allora attraversate. (4) Però il Baudru
(*) « Penso e ripenso al modo piti conveniente della pnbblica-
stione di questo volume di cose inedite di Foscolo; e credo che
oggi scriverò a Parigi per incaricare un amico d' esplorare Baudry
f. vedere quanto potrebbe sperarsi se io gli offrissi il manoscritto.
Dalla sua risposta, vedrò che cosa ho da decidere. » Lettera alla
madre, del 9 gennaio 1843 {ediz. nazionale, voi. XXIV, pp. 14-15).
(?) Lettera al Lamberti, del 17 febbraio 1843 (ld., voi. XXIV,
p. 5.9).
(3) Lettera al Lamberti, del 1° febbraio 1843 (ld.. voi. XX IV,
p. 47).
(4) Ved. la terribile lettera al Lamberti del 9 giugno 1843
(ld., voi. XXIV, pp. 152-156). Per colmo di sciagura, era
intervenuto in quei giorni il fallimento dei Gambini a Genova
(lettera alla madre, del 1° giugno 1843, in ld., voi. XXIV,
1NTKUDUZIONK. XIX
non accettò la proposta, fondando li suo rifiuto « sulla
certezza, delie contraffazioni in Belgio e in Ticino » (*) e
sulla considerazione, della quale conviene lasciare a lui
Uutta la responsabilità, « eh' ei non credeva Foscolo
grande scrittore. » (•) Il Mazzini, che s' era già « pre-
parato » ad andare « a Parigi a correggere le stampe* »
rimase nella « lotta piti di prima, » (3) preoccupato
ancor piti per aver preso impegno con la Donna gen-
tile e col Mayer di dare a luce i manoscritti fosco-
liani <« dentro un certo tempo. » (4) Pensò allora di of
fri me l<t stampa a Giacomo Ciani, il quale, come s'è
già risto, arerà rilevata la tipografia della Svizzera
Italiana del Raggia, e a lui chiese hi metà del compenso
domandato al Baudry, cioè « un pò7 più del prezzo che
danno per un libretto d'opera. » (5) Questa volta l'esule
fu pitt fortunato: il Ciani non solo accettò di farsi
editore del volume foscoliano, ma, esaudendo forse un
desiderio che gli arerà espresso il Mazzini, fu pronto
a spedire un acconto sulla somma che era stata pat-
tuita. (f ') Per parte sua. il Mazzini inviò prestamente
a Lugano i materiali del volume, e, subito dopo, la
prefazione, la anale, nella stampa, reca la, data, del 5 a-
pp. 146 147 i. nei ifituh la famiglia Mazzini arerà perdalo nec-
ton fumila lire.
(') Lettere al Lamberti, aia ott., del 1° febbraio 1843.
(2) Lettera a Q. Macelliti Mayiotti. del 28 marzo 1843 iediz.
Muionate, voi. XXI V, p. 86).
(:i) Lettera al Lamberti, di. alla nota I.
(«) Lettera alla madre, del 17 febbrai» 1843 (ld.. voi. XXI V,
f. 56
('■') Lettera al Lambirti, eil. alia nota 1. Con runa rra unita
>ra <ti propoeta del Mazzini al Ciani.
0 al Lamberti, del 24 ma> fé (8 l'I Id.. voi. XXI V,
p. 77>.
XX INTRODUZIONI .
gesto 1843, quella stessa che il Mazzini /unte va alla
dedica del volume ai suoi amici di Firenze, cosi con-
cefti t a :
A
(ILVO CAPPONI, ENRICO tóAYER k PIETRO B A STOGI
I (JUALl PRESERVANDO DALL' OBBLIO
QÙEBTB BSUQUIB !>' UN E8ULK ILLUSTRE,
LIBERARONO L* ITALIA DALLA TACCIA
D* INGRATITUDINE
fj EDITORE RICONOSCENTE.
#
Nel frattempo, il Mazzini attendeva a preparare
altri scritti letterari. Una lettura sul Machiavèlli, ohe
aveva fatta a Londra il Gonzales, un esule mantovano
colà, e insegnante di lingua e letteratura italiana, col
quale egli ebbe lunga dimestichezza, gli porgeva argo-
mento per stendere un articolo, in cui s'era proposto
di rilevare V infondatezza, di quelle malsane accuse che
era oramai abitudine di scaricare sul conto del grande
Segretario fiorentino. Il Mazzini lo aveva scritto in
francese, destinandolo a quel Courrier de l'Europe,
écho du continenti, che il Bohain aveva fondato a Lon-
dra verso il 1841, e che ebbe vita effimera. (*) Mag-
giori cure dovette invece dare all' edizione degli scritti
di Carlo Bini, cioè dell7 amico delia sua gioventù, per
cui aveva avuto sempre un affetto grandissimo, spen-
(*) E. Hatin, Bibliographie historique et or^tique de La
presse francaise ; Paris, Didot, 1866, p. 425. Il Conrrier de
PEarope è estremamente raro, e non se ne rinviene un esemplare
né meno alla Biblioteca Nazionale di Parigi. Fu però esaminato
dal traduttore dell' articolo sul Machiavelli per Vediz. degli Scritti
INTRODUZIONK. XXI
tosi improvvisamente a Carrara il 12 novembre 1842. «Ho
avuto nuova dispiacentissima giorni sono della morte d'un
& migliori uomini di Livorno, e amico mio d? antico.
— scrivevo alla madre il 7 del mese successivo, — del
quale dovreste ricordare il nome, Carlo Bini. Fu la mia
prima conoscenza in Toscana e viaggiammo insieme a Mon-
tepulciano dov'era allora il Guerrazzi; e d'allora in poi,
benché da oltre a dieci o undici anni non ci fossimo veduti,
fummo amici. 8> era mantenuto sempre lo stesso, quando
tutti mutarono. Ero giovine di molto ingegno, ma tra
per le circostanze sue individuali, tra per quelle del
paese, tra una estrema diffidenza delle proprie forze,
stampò quasi- nulla. Nondimeno, si raccoglierà di Ini
tanto da fare un volume in onore della sua memoria. » (l)
Alla raccolta provvidero i numerosi amici che il Bini
aveva a Livorno : e chi ebbe maggior parte nella pub-
blicazione, il ricavato delia quale doveva poi andare
alle dar sorelle del defunto, furono Silvio Giannini,
rhe per questo suo iu<'<trico non senti timore, che pure
tanti altri seulirouo grandissimo, di mettersi in rela-
z io incoi Mazzini. (*) e Vincenzo Malenchini. che durante
un viaggio compito a Londra nel novembre del 1842. dove
ò*i un ltal'iMiio Vivente, dalla anale ti iUttritee in i/tienlo volume
lo vento** italiana. Le Haliti vani illustra il periodico: « Cétte
ftuille. fondét par V ancien rédactenr du Figaro, et giti cut une
n riniti t nétoriéié, est verni trop fard à ma connaissance, poni- gite
fai pn V tmregittrer à san ordre. Elle removte à 1841 ou 1842.
■< motiiitil di lOiiHomption. eu 1845, guand M. Bohain V a-
iiundoiina eu pniiin «, te* eréanciers, pour venir fonder à Fari*
*Mòù99$iV0n\éni l'Epoqne, Io Semaiue, le .lardili «i'hiver, et vingt
nutre* bangne*. Bet collaburalcurH laissèrent lomber le Courrier de
l'RnTOfM et l< nmphorrent par roiisurvatriir francai*. »
MI*. „,<:,in,„le, rol. \ X I II . pp. 367-988.
(■) leti, le lettere del 4 maggio trìt.'i e del 7 marzo Itili
> hi.. r„ll. XXII . p, H6 r XXVI, p. 98).
;XII (NTKODUZIONK.
t'era presentato al Mazzini appunto con un biglietto
di Carlo Bini, aveva dovuto apprendere la notizia della
morte del comune amico. (() Probabilmente, fu propria
il Malenchini a proporre all' esule di scrivere « alcune
pagine » da. porsi « in fronte al volume, » le quali
erano già preparate negli ultimi giorni del marzo dei
1843, e spedite al patriota livornese con incarico di
rimetterle al Giannini direttamente da Parigi ; e fu-
rono pagine che piacquero assai a Livorno, e inserite
nel volume, tutte « senza mutazioni, ben inteso senza
il suo nome. » Né il Mazzini si limitò a queste sole
benemerenze per l'edizione degli scritti del Bini : ancor
prima che fosse preparato il volume, egli raccoman-
dava infatti al Giannini : « Inserite quanti più po-
tete frammenti di lettere del nostro amico ; e lasciale
dire chi dice. La nostra non deve essere pubblicazione
letteraria. Comunque V intelletto di Carlo ci possa
essere sacro, il suo cuore ci è più sacro d'assai. Noi
vogliamo stampare nella memoria, de' nostri giovani
concittadini l'immagine d' un'anima, non d'una mente:
vogliamo dir loro : in nome di Dio non lasciate che
anime siffatte periscano senza, dar frutto. Abbiamo noi
tutti oggimai più bisogno d'uomini che non di scrittori.
Abbiamo bisogno d'imparare a credere, non ad am-
mirare. Se avrete dato alla gioventù nostra un'anima
da venerare ed amare, avrete fatto più assai che
non rivelandole dieci scrittori; » (~) e di più, racco-
mandava che al volume fosse collocala l'iscrizione da
(4) Protocollo della Giovine Italia, voi. I, p. 257 .
(2) Ediz. nazionale,, voi. XXIV, p. 117 . Il Giannini fu cotti
accurato esecutore di queste raccomandazioni del Mazzini, da porre,
integralmente queste parole di lui come epigrafe alle lettere del
Bini, riunite nel volume degli Scritti editi e postami.
JNTKOIMJZIONK
lui composta per la « pietra^ » (l) e il ritratto del-
l'amico, rimanendo però deluso in quest' ultima « spe-
ranza, » poiché Temistocle Guerrazzi, fratello dello
scrittore, che s' era preso V incarico di eseguirlo, non
compi mai l'opera sua. A ogni modo, il volume, che
fu stampato a Livorno nella tipografia di Paolo Van-
nini, dopo che settecento diciotto copie furono assicu-
rate per sottoscrizione, (*) riusci opera veramente egre-
gia ; e intorno ad esso il Mazzini scriveva al Giannini :
« Il libro è quale io l' aveva ideato e desiderato: spira
riverenza, alla memoria dell'amico estinto e mestizia
d'animi affratellati nel dolore, nel V amore e nella spe-
ranza. Quanti hanno amato Bini e amano il paese
ch'egli avrebbe ben altrimenti onorato se non l'avesse
t rorato e lasciato schiavo, vi saranno riconoscenti delle
cure che avete posto in questa edizione. A me, voi siete
stato più che cortese; e bendi' io non sia certo di me-
ritarlo, ri sono anche di questo riconoscente; in que-
sta vita. d'Agar nel Deserto eh' io vivo da oltre a tre-
dici anni, ho pur bisogno, a non intisichire moral-
mente anzi tempo, di qualche goccia d' affetto. Alcune
delle lettere mJ hanno fieramente commosso e m' hanno
fatto rincrescere di non avere in quest' ultimi anni ma-
nifestato pia largamente al povero amico il mio cuore
r tutto V affetto eh1 io gli portava. » (3)
V.m fu pero pubblicata nel rolnme. Quella ohe ri legge
nel cimitero di Salviano è la seguente : « Pochi \ Che ne racco Isev
qui sulla terra \ fi profumo | Poterò iitronHoiubih questa pietra j A-
neordo a incitamento j E a rimprovero. »
(*) ti elenco dei nomi degli annodali fu ntampoto infondo al vo-
tomi . ed è importante a scorrere, perché vi nono rappresentati gli
nomini piti importanti del insorgimento italiano, dal Montanelli a
CuHtain Modena, dal Giunti al (lucrrazzi, dal Momiani al l n
ecc.
(8) Lettera itti 7 marzo (844 {tétti. na:ioualc. col. XAI'l.
vp. 94-97).
XX IV INTRODI'/.IONK.
.1 due lavori di maggior mole, oltre quelli dei
quali 61 è dato conto, il Mazzini attese negli anni che
furono per lui di qrand.e attirila letteraria: uno sul
(fi'ìtio e le tendenze di Tommaso Carlyle. l'altro sulle
opere minori di Dante. Ad entrambi egli cominciò ad
atteìnlere qìtasi ad un tempo, fino dall'aprile del 1840. f1)
sebbene, distratto subito dopo dal poderoso lavoro di
ordinamento del commento foscoliano alla Divina Coni
media, ne mettesse per allora da parte il pensiero, e
solamente V anno appresso egli informasse la madre che
era occupato a scrivere di proposito quello sul Carlyle. (*)
che tuttavia nel giugno era già pronto. « Ho fermo
di terminare, appunto oggi, — scriveva, alla stessa il
HO di quel mese — un articolo, che da lungo tempo
ho fra le mani ; è sulle tendenze e sul genio di Car
lì/le. e re n ho già parlato : V aveva cominciato da
molto, poi interrotto; ora è quasi finito, ma se non
lo finisco oggi, corro rischio di non finirlo più. per-
ché ho altre cose da fare. TJ ho scritto per soddisfa
zione mia, perché avendo divergenze importanti sul
modo di vedere le còse attuali, ho bisogno di consta
tarle a lui e al pubblico. » (3) Ed, infatti. l'articoUt
era già pronto ai primi del mese successivo, e subito
dopo inviato al direttore della Britisli and Foreigu
Review, con la speranza di vederlo pubblicato in un
prossimo numero di quel periodico; (4) ma fu rima
(*) « Ho cominciato anche un altro articolo sulle cose di Cariale
che m'è stato chiesto e che so di poter fare senza offenderlo. » Lettera
alla madre, dell' 8 aprile 1840 (ediz. nazionale, voi. XIX, p. 59).
(2) Lettera alla madre, del 15 aprile 1841 (ld.. voi. XX.
p. 155).
(3) ld.. voi. XX, p. 238.
(4) Lettera alla madre, dell7 S Inolio 1841 (ld.. voi. VA.
V. 242).
INTKOIHIZJONK. XXV
attesa . che si protrasse per lungo tempo, specialmente a
eauso dell' impropri sa pazzia da cui fu preso il Beau
moni, proprietario della British and Foreign ilo
view. (*) che per questo incidente corse pericolo di in-
terrompere le sue pubblicazioni. Per più di un aiuto
il Mazzini non ebbe cosi pili notizia del suo articolo :
è solamenU nel febbraio del 1843. quando cioè renne
a luce Fasr and Present. egli pensò che la critica da
lui fatta attorno alVopera dello scrittore scozzese po-
teva t ssere pubblicata molto a proposito. « Ricordo
d'aberri detto più d'un anno addietro — scriverà
alla madtt il ->b febbraio 1K43 — che io aveva scritto
ttii articolo sul Genio e le tendenze di Garlyle. Or
questo articolo fu accettato, ma mi si disse che bisognava
aspettare una circostanza : e d'allora in poi, non si
porli* più di nulla. Ora. Garlyle ha sotto stampa un
libro sullo stato presente delle cose Inglesi: e questa
dei comparire un libro suo è precisamente la circo-
stanza che si desiderava per parlar di lui. Scriverò
antique ora all' Editore della Rivista che si ricordi
ch'egli ha un articolo mio; e che aggiungendo qual-
che pagina sui libro eh'escirà, quell'articolo deve es-
sere inserito, e quindi pagato. Or Dio sa se dopo nn
anno r non so quanti mesi l'articolo non è perduto:
Speriamo di no.» (*) Fortunatamente, sia pure dopo
tant<> tempo trascorso, l'articolo non era perduto: oc-
corsi co però nuove sollecitazioni del Mazzini, perché
l'editore dei periodici) si facesse rivo e rispondesse al
propositi* : {*) e fu risposta f'arorerolc ai desiderii del-
; climi alla intuire, ilei SO novembre 1H41 (etliz. uazié-
nnlr. md. .VA', p. :*79).
<*) Iti., rol. A A// . pp. C 1-62.
(•) letica alla nimirr liti 94-26 iiprit* 1943 </*/.. ,„t. XXII.
p. 107
INTKOJMIXIONI
l'autore, il quale, il 1° giugno di quello stesso mino,
informava la madre: « Precisamente quando io comin-
ciava a disperare, mi sono capitate le prove di quel-
l'articolo su Carlyle. » (l) Infatti, l'articolo intito-
lato: On the Works of Thomas Carlyle (Genius and
Tendeneies) comparve nel numero dell'ottobre del 184H
della British ami Foreign Ileview e procurò meritata
fuma alVautore. « Il mio articolo su Oarlple ha fatto
qui buònissimo effetto: — scriveva alla madre il 18 no-
vembre 1843 — vi son donne a me ignote die m'hanno
mandato a chiedere un mio autografo. » (*) E anche
molti mesi dopo, con manifesta compiacenza, sicuro
vom' era. di recar gioia a chi da tanti anni era depo-
sitaria, d'ogni sua sensazione, aggiungeva: « 1/ articolo
sopra (Jarlyle.... è stato accolto con gran favore ; e in
un'opera in due volumi uscita or ora qui, dove parlano
di Carlyle, parlano del mio articolo, come del miglior
lavoro di critica eh* abbiano letto mai. » (3)
Fu già notato (*) che il Mazzini, avviando i suoi
articoli per le riviste inglesi, li redigeva in francese,
che era non solamente la lingua che poteva più facil-
mente esser compresa dal traduttore ai quale li affi-
dava, ma, per sua stessa confessione, quella di cui
egli aveva maggior perizia, dopo V italiana. Ora, come
per altri suoi saggi di critica letteraria, cosi anche
per quello sul genio e le tendenze di Tommaso Car-
(*) Ediz. nazionale, voi. XXI V, p. ?46.
(2) ld., voi. XXIV. p. 339.
(3) Lettera alla madre, del 27 marzo 1844 (ld., mi. XXVI.
p. 127).
(4) Introduzione al voi. XVI, pp. xxviii-xxicc.
INTRODUZIONE. XXVII
lyle. V auto grafot eoa Nathan conserva alcuni frani
menti della, redazione francese, specialmente degni di
essere studiati, perché senza dubbio rappresentano, al-
meno in parte, il pensiero mazziniano nella forma di
getto, come s'era a lui presentata quando volle accin-
gersi a, esaminare V opera letteraria e filosofica dello
scrittore scozzese. È di più da, osservare che d' un
brano dell'articolo si conservano due redazioni, una
certamente stesa quando il Mazzini si mise per pri-
ma rotta al suo lavoro, nell'aprile del 1840 ; l'altra,
alquanto posteriore, e precisamente quand'egli, tornato
su quest'argomento, nel giugno delV anno successivo, si
decise a, condurlo a termine. Nella prima redazione si
osserva quasi una traccia dell'articolo, e vi si scorge
che il Mazzini, preoccupato principalmente di regi-
strare le idee che gli s' affacciavano in tumulto alla
mente, s'era affrettato a stenderle sulla, carta, segnando
con puntini tutto ciò che egli avrebbe potuto poi svol-
gere a suo agio, talvolta sostituendo qualche parola
inglese alla corrispondente francese.
Il primo frammento, che è quello al quale si rife-
riscono in modo speciale le osser razioni dette poco so-
pra. è costituito da un semplice foglietto che è il solo
che sia rimasto di molti altri che dovevano rappre-
sentare la prima stesura dell' articolo. Esaminandolo
con attenzione, si può stabilire che il contesto dif-
ferisce alquanto da quello che poi diventò la redazione
definitiva, come fu affidata al traduttore, s2)ecialmente
verso la line, in cui il Mazzini, nel testo definitivo,
accorciò a larghi tratti quel che, nel concetto originale }
s'era proposto di svolgere con ampiezza. ISi vegga infatti :
TeufdlédrSok ;> fttil d<M proaélytos : les ma<i htpt§ •xpriinéM
*t«x: min Meo premise oontetanotaase <le paissanoe, datti le der-
nier ehapitre <le Sartor Heftaitun ont été lArgemerij rempltai —
X \\ III fNTR0I>UZIONK.
Là Pbilosophie (Ics ('lolite* — grace aiissi aux ir.iivrcs des <i «• ti x.
Daudiai al and fhudge Scct* — n. fait qnelqnes pas des Bigités <>nt
apparo: ils se tooltiplient ehaqne jotrr à l'horisoa; le diame-
tro <ics deux bottumlesft, bollini/ whirlpoole kas widened and wi-
dened — et Inerì de lecteurs, qui ont commeneé par souriro de
pitie, cornine a un jargoil inintelligible et ennuyeux aux demi-
ironiques, demi-sauvages hints dn — regardent aujoiinl'inii.
ont mould say avee la pei-sistem-e (ics moine* da Moni Athos
dans osa page», pour voir — belasi bien souvent avee iumn-
< < s. mais oe a7 est pas la fante de l'écrivain — s'ils ne pour-
raient déoouvrir à traverà, quelque grosse Gedanfce. Ils admireut
àntant qu'ils ont sòomed'j ils admirent, braves felloios, lors-
mème qu'ils ne comprennent pan.
Eh bien ! eeci est bon : il est bon de voir, par un nouvel
exemple. qne l'Intelligence est f'ortement plus f/>t ou pine taxd
reoonnue; bon de voir Du courage, t'rères méconnns! ayez
une idée bornie et utile; de la foi en votre devoir: mi peu
de courage: soyez hommes, et soyez surf» que les hommes vos
frèreN finiront par savoir qne vous étes et qui vous ètes. Voici
un d'entre vous qui a. lutté, lutté, lutté ; 1 ritte, soni, avant iìp
latterà deux j lutté, soyez-en sùrs, avee tontes Ics souffranees —
avee tonte l'amen urne il a vainoli: petit ètre a-t-il laissé bien
de lambeanx de sa ebair aceroehés aux buissons de la route;
mais Le voilà qui yous fait signe de la main — et qui
vous indique le pori. Est-ee bien le porti Nous allons le voir:
mais qn'il le soit on non. Le bon exemple est rèe!. Ce n'est;
pas tant la véri té «in "il nous importe de conqaérir : c'est le
(mite de la vérité; c'est la determinatimi. — ("est de voir
Ics pélerius, lenrs flanes ceints, leur baton de voyage à la
main. marcher Donnez à l'Humanité la volente, rien que
la volonté; et la vérité qui Ini csi réservée. elle saura bien
la eonqnérir. »
Ancor più notevoli nono le varianti e le aggiunte
offerte da un secondo frammento, che è certamente pò
steriore al primo, poiché, pur trovandovisi conservate
gran parte delle parole inglesi alle quali s' è accen-
nato, non vi riscontrano piti quei tratti di sospensione,
rappresentati da gruppi di puntini, che si osservane
#*r --ìtì #'a»»f*w<~7' i/~y/.^ .-../>. £*'f'rr'< .£, }.f /
"T7
7^ <-* w***0' **'»0 .-'/•* *"'V~ ' 7 -*■>»-' '■••'7 •«*?
* ' ^^ /<- •"? <<"..* .. ^* 7« -t- « ' y<^ ">** -**/i '%,*7 — <*^*— ^—>
INTUOÌM ZIONK. XXI X
nell'altro. Tuttavia, anche per esso si deve risalire al
primo momento in cui il Mazzini si preparò a scri-
vere il suo nuovo articolo sul Carlyle, per U fatto che
mentre nel testo inglese il critico accennava all' occa-
sione che gli era offerta della pubblicazione di PasiÉ
and, Present, venuto a luce, come s'è già avvertito,
nel febbraio del 1843. nel frammento citato non si fa
ricordo della nuova opera del Carlyle, ed, invece s'ac-
cenna alla pubblicazione recente delle Six Lectures Oli
Heroes and Hero Worship e alla ristampa di Sartor
Itvsartus. ambedue del 1841.
Esso contiene le prime pagine dell' articolo, e fino
a un certo punto il testo francese va di pari passo
con quello inglese, dal quale si discosta sensibilmente,
là dorè si pone in contatto col frammento primitivo.
A questo punto, il testo francese sopprime quei tratti
di sospensione che originariamente erano rappresentati
con altrettanti puntini, e per conseguenza il periodo
esce fuori completo. Però, si accentua sempre più la
differenza fra U due redazioni, inglese e francese, poi-
ché quella inglese apparisce sempre più riassunta. La
riproduzione qui appresso del secondo frammento, in
cui sono messi in parentesi quadre quei brani che fu-
rono poi omessi nella stampa, servirà ancor piti a
suffragare queste sostanziali differenze :
« Noum saisissoiis avec plaisir Poccasion quo. houh oltre
Ut publicai ion recente des Lectures et la réimpreèsioii de Sartor
Uetartu-, <!<• Mi. Th. Carlyle pour exprinior notre pensée sur
MI p'..narqual>le ócrivain. Sur l'écrivain, disons-nous, e'est-à-
»Jii. -ni son gelata, sur hch tendences plutot qu<; sur scs li vres :
hot l'idée qui l'inspire et qu'il viont repi repènte! palmi nou>.
piutAt, (pie Hur l'exprcsHion, sur la forine qu'il lui j)lait de lui
(hoi-ir: c<-||(}-ci nona imporle, cu «ilici., bcamoup moina qui-
• file, |:, Noiih .ivons. <u (vs tempi d<- (ranni t.iou . de- doni
ii;ili'. li. iv thix ii<-k ami <nil (jj'-joiiit tim< , » SOÌf d'idéOS. Ij<"-
INTKOnUZIONi;.
rieillea 8'en vont, ou bien elles nona pèsent anr le ccBiir [dé-
cbarnóea, dóvoréea et eadavéreiiees], comme des rève.s de mi-
nuit; lea jeunes nona apparaissent teintes en toh»? et tonte»
fraìcbes d'espérancea, mais vaguea et incoraplètea cornine dea
rèvea du niatin. Nona oacillons entre [des rninea et un herceau
encore vide, entre] un paaaé qui n'a plus de vie et un a venir
qui n'en a pan encore [. Et sur ce terrai n mouvant, rempli de
fantomes, nona marcitone tato iman a dana la nuit sombre — car
«ombre elle l'est, quoi qn'eu disent des bommes qni prendraient
volontiera la froide, pale et reatreinte lueur des flambeaux de
lenra aalles de reception ponr la grande all-loving, all-bUssing
lumière, du soleil de Dieu]^ — tantót découragéa, tanto t enflam-
més de glorieux pressentimens, cherchant à travers les nuages
qnelque étoile qni nona méne. Nona dentandoli* tona, comme
Herder, aux instincts de notre eonacience [, aa frèmi ssemcnfc
propbétiqne des masaea, à tout ce qni a'agite autour de nona
et au-dedana de nons « ein grosser Gedanke »], une grande
pensée religienae qui non8 aauve dn donte, mie grande foi so-
ciale qni nons aauve de L'anarchie, une grande inapiration mo-
rale qni incarne en soi dans uoa actes et nona aauve de la
contempi ation inaotive. Nona les demandons surtont anx intel-
ligencea, à ces bommea aacréa, penseura et poètea, dans lesquels
viennent se réanmer, liarmoniaéa avec lea pina bautea intuitiona
de la eonacience individuelle, lea aentimena et Ics aspirations
mnettea de8 mnltitudea. Lenr misaion cbange avec lea temps. Il
y a des temps, temps d'activité calme et normale, qnand [la sevo
d'un eertain ordre d'idées n'eat paa épniaéo, dana leaqueia le
poète est le parfnm de la fleur,] le penaenr eat l'astra juir et
aerein qui illumine et aanctifie de son aurèole de lumière co
qui est: il y en a d'antrea dans lesquels il fant que le Genie
se dóvoue. marcite comme la colonne de feu dana le désert,
devant nona, et aonde ponr nons, dut il momentanément y pe-
rir, l'ablme de ce qui sera. Ce sont noa temps. Nous ne poli-
gona aujonrd'hiii nona amnser à ètre aimplentent artiste*, nous
pi ai re à dea aons on à des formes, ne careasant que noa sene,
ne couvant paa quelqnea germes de la pensée qui doit nons
sa u ver. [Les doulenra par lesquelles nous souifrous ne deman-
dent paa à ètre endornties: mais a ètre guéries]. Nous ne som-
meg guères, au XIXe siècle, diapoaéa à fai re comme ce peuple
dont parie qnelque part Hérodote, qui trempa dix-buit aunées
de fantine en jouant aux dés et à la panine.
INTRODnZIONK. XXXI
L'écrivain anquel none avons en ce moment à faire, nous
autorise [par la nature de aes travaux et par la tendence de
noi) genie,] à l'examen qne nous nous proposons. Il est triste
et grave. Il a .senti de bornie henre le mal qui ronge le monde
anjonrd'hni. Il Fa hautement et conragensement proclama* dèa
aes premiere paa dans la carrière. Cali ye that a Society? « a**è*-
eriat-il dana ime de ses premières publications » where ih ere u
no longer any Social Idea extant, not so mach as the Idea of a
common home, but onìy of a common, over-crowded Lodgivg house f
Where eaoh, isolateti, regardless of aia neighbour, turned against
hi* neighbour, clutches what he con get, and cries « Mine ! » and
calls il LJeacef beeause in the cut-pnrse and cut-throat Scramble,
no steel knives, but only a far sunniti ger sort, ean be employed!
where Friendnhip, Cummunion, has become an ineredible tradi-
tion; and your holiest Sacramentai Supper is a smoking Tarern
Dinuer, with Cooh for JSvaugelistf Where your Priest has no ìon-
gue. but for platelickiutj : and your high Guides and Governor*
eannot guide; bui on ali hands bear il passionately proda') ined :
Laiaees faire! Lea ve us alone of your guidance, sueh light in
darker than darknes» ; ' eat your wages, and Sleen ! » 8art. Re».,
H. ITI, oh. vj.
Rn 'i;ri v.int <es lignea, Mr. Carlyle aentait qu'il prenait
l'engagement de chercher, aree oona tona, an remede aa mal
et il n'a pas recale. Tout ce qu'il a depuia lors éerit porte de
plus en plus évidemment la trace d'un bnt élevé. Une fola,
dans aon « Chartiam, » [doni, il a été p:i riè dans cett.e Revne,]
i) ;i eeaayé <I<* sai air eorpa a. corpa la question sociale; ton-
joarg, et (|iit'l(|u»' alt èté aoo snjet, il l'a fonebée par qnelqu'nne
de h< ri facea. L'art n'a èté ponr Ini qu'un moyen. Il a'est fait
de aa chaise d'éerivain, une tribune d'apótre ; et e'est <ìn pied
de eette tribune que nous devons le jnger. [Nous le devona
d' antan t plus, qne oona n'y tommefl paa Sonia. Il y a fonie
autonr, l >i',!i merci . ;
Il y a ionie antonr; et COCJ 68t mi premier fait a consta
ter, car il parìe à la fois en favenr del'aerlrain eten favoni
dn public qu'il a eonqnie. Depniale Jour, oìi, lolitaìre, iuoom-
pris, il traeail lea lignea qne iioui arona cltéee, Tenfeladrdel
a fait dea proaéiytea. Lea « mai fonai » exprimoea atee une
hi»-!) pramiae oonacienefonée *if la pnieeanoe ani femtentc en
ini. dana le dernier eliapitre dedarJer 3f»ttrtn§t <»nt èté largo-
nsonl rempUaa. La Phiioaopbia dea <'l»the» grllee ausai aia
WXII INTKODUZIONK.
bona et mauvaia déport.iuin-.ns des deus Dandiacal and lh-u.d<j>.
Seda — a fait quelques pas. Dea signes sont apparii*. J!s se
multiplieii t ehuque jour à l 'hurizon . L<- diaun-tn- des deux
« botlomlesa, boillìxj ivhirlpools (*) /io* widened and widentd. m
ne rapprochant d'ime manière nienacanto et bien de loe,tr.ui>
qui ont eoinmencé par scurire de pitie, cornine .1 un jaigou
inintelligible, ennuyeiix, aux iusiuuations domi-irnuiqm's. denii-
aauvages da rèveur obscur. regarden t anjoiird'liui. aver la per-
siateace dea raoinos du Moat Athos, dans cea pages pour voir
[ — bélaa! bien soavent avee insucoès, mais ce nCsi uas La
faute de l'éerivain -— | s'ils ne pourraient y découvrir le «grosse
(«edanke » dont ila eomraeiicent enx ausai a óprouver le be-
aoin. Ils admirent autaut qu'ils ont acornu; ila admirent, biave
gens, lors-mème qu'ils ne eouiprenaeat pas.
Eh bien! ceci est bon. Il est boa de voir que la questi oa
sociale, dont on riait il u'y a pas longtemps, eommence à ex-
ercer une aorte de fascinatioa sar lea esprits. et que ceux-là
nième dont lea aptitudea ae aont paa on mesa re, leeonnaisseut
la aécessité d'une solution à l'enigme de Sphinx (Sphynx, likt
enigma) qae l'epoque nona préseate: boa de voir. par an aouvel
exemple, qae ni légèreté ignorante, ni indiiìérence materialiste
ae peaveat aupprimer longnemeat lea droita diviaa de l'Iatelli-
geace. [Da courage, voaa tous qai souffrez ! S'il y a panni vena
dea iaaax qai peaveat ètre guéris de par Dieu, ila le seroat. l>u
coarage, frères arécoaaas ! Si quelqne cbose de vrai ei dv
vraimeat aeati fait battre fortement votre coeur ai une
idée boaae et atile lerraeate aoas votre cerveau ne erai-
gaez riea : elle fera aa roate et eroitra daus le monde. Ils ren-
vorserout en un jour, par inachines et vapeur. les Pyramides,
ils n'écraseroat paa une seule idée; car celles-là sont des maina
mortelles, et des mains mortelles oat puiaaance de les anéan-
tir; cellea-ci sont de Dieu, invincibles, éternellea comme lui.
Ayez foi eu votre devoir; soyez patients et conscienta ; soyez
hovimes. et soyez sùrs que les bonuaes, voa frères, liniront pour
aavoir que vous étes, et qui voas ètes. Soyez sarà, ce qui vaut
mieux encore, qae tòt oa tard, peadaat oa après votre vie
terrestre, n'importe le qaaad, Pótiacelle de vérité que voua
jettez aajoard'aai daas le moade deviendra aa feu viviiiaat
dana le cosar des milliers et les éclairera sur leur roate, et
(*) Sart. Kes. 1. 3. e. X.
INTRODDKIONK. XXXllf
les éehaiiffera a de meillenrs et x>lus générenx sentiinents.
Voici mi il '< -litro vous. qui a lutto, lutté. lutté: Iurte contro
lo dédai li, l'insoucianee, l'bypoerisie (cani), r iniiitelligeiice j
pont ótre contro la pauvreté: lutté, coni tue Jacob, pendant
touto uno longue uuit, contro l'Auge, le genie, l'idée qui érait
enlui, contro l'Hsprit de dóni, qui rodait nutonr de lui, con tre le
Ooute que le de fati t d'equilibra ontre l'aspiratimi da dedans
et l'atmosplière du deliors gli>se toujours dans les àmes jetines
et ardente» : lui té seni, et dans rnmertumc, avant d'avoir
trouvó l'àme-smur — et il est sorti vainqueur de la lutto; il
a co il quia la place qui lui était duo panni ses conci toyens ; il
a étó salué, d'aborti — poti rq noi ne le disions-noiis pus — par
uno voix venne de par delà do l'Océiin. puis par «elio de sa
patrio, frère daua la Fiato: ni té dea Hautes et ...Esprits: main-
tenant, qu'il parlo; il ost stir d'étre éoouté. Pent-ètre a-t-il
Ulisse bien «le lainbeaux de sa chair necrnehés aux Imissons de
la routo; mais qu'e t-eo que quclques blossures au prix d'une
inission rompilo? Saignantoti non, il est là, nudelàde tous les
écueils, vous fai sa ut sigile de la ma in et vous indiquant Io p'ort.
Est-ce bien le port? Nous allous le voir; mais qu'il le soit ou
non, le bon exemple ost réol. Co n'ost pas taufc la Véri té qu'il nous
importo, eli oe moment, de conquérir; c'est le eulte de la Vé-
riié; c'est la franche et résoluo detenni natimi do l'obteuir ;
un noyau de péltri uh dóvoués. niarcliant dans la Coi, lettrs reins
ceints, et lo bàton de vovage *à la main. à la déeou verte; un
peuple de croyans, iiivoquant le Dieu incollili] qui doit descen-
dro sur l'autel vide. Fornii/ ce peuple d'adorateurs : ee noyau
de prètres : le Dieu descendra, n'en dente/ pas. Donne/ à
l'Humnnité la volente, rien que la volonié; et la Véri té qui
lui est réservee, elle, saura bien la conquérir.
La reuominée aetuelle do Mr. Carlylo ost dono d'un bon
augure. Klle l'est par elle-niò ne ; ear tout boinmage rendu à
une pit issante Intelligence est un aete inorai; c'est uno adora-
timi à l'Esprit de Dieu se inanifestaut sous sa forme la plus
complete possiblo sur la terre. Bile l'est eucore plus dans le
ras special par les caraetérist iques et les teudeuces primitivo*
Ar cotte Intelligence. Nous allons, des l'alieni, les Itigli nler].
Nous avons des divergeneei à constate!* entro la miniere do
voir do Mr. Carlyle et In uótre.. Mais nous ne pourrious lo
fai re ave.- HMiirance, si ne nous domi imia pas avant la satis-
faoi.ion de dóelarer ses inérites incontostables, inérites impor
XXXIV INTKOIMIZIONK.
tana, et encore assez rares aujonrd'bui, et qui atteignent en
lui mi degré asse/, élevé polir coniniander respect et uumira-
tion ;\ cenx-là moine qui apparile u n enti a un autre drapeau
— synipatbie et reconnaissance à nona qui ni ili ko ira an fornì
«ous le mème et qui rie varions qtte sur le eboix «ics moyena,
sur la roste à suivre perir lui procnrer nne prontpte viotoire.
Avaut tout, la sincerile de PEori vaili. Ce qu'il écril. il le
pense: uou seiilemeut il le penne, il le sent. Il petit étre trompc:
il ne pout non» tromper; cnr ce qu'il none donne fora Diente
qu'il ne iious donne pas la TÓrifcé, e'esfc elicere le vrai : itti; *on
iudividualité; ses erreurs, ses vnea iucomplètes dee choses:
de» reali tèa et non pas dea no-entitiea^ la vérité limite, pour-
rions-nons dire, car l'errenr tic botino foi dana uno intelli-
gence supéricurc n'est que cela. Il cherche le blèfi ; il le
«bercile avec coii8CÌence, aree ferveur, non par amour de la
g!o:ro[; aon ànie s'élève plus haut qne lo bruit du monde pan
memo, bien qu'il y tilt plus de d anger pour lui d'ai ri ver la
nn jour, pour le plaisir de la découverte; mais pai amour poor
aea trères]. par un vif sentiment du Devoir, parte qu'il eroi!
qne c'est la mission de l'hoimue ici-bas. Il éorit mi livie cornine
il ferait une bornie action. Il y a plus. Non seulement toni ce
qu'il ócrit est senti par lui; mais il éerir,. a pcn près tout ee
qu'il aent: ce qu'il pense et qu'il n'a pas encore éerit, ii l'é-
mira, soyéz-en stira, quelque jour. Il peut prècber tant qu'il
veut le inerire <le « rerenir sa langue :» c'est, au fond, àà<-eux
qui ne peuaent phk conitne lui que cela s'adresse. Quoi qu'il
en dise, et fort beureusetnent, le « talenl die Si foniti » n'est pam
le sien : si qnelque-fois il prétend l'adorer, c'est. platoniqne
meni, conitne on dit; c'est pour enipécher lea autres de mal
parler. Mais dans les àines trempées coninie l'est la sienne, il
n'y a pas de compression possi ble pour la Pensée: il iaufc
qu'elle s'épanclie ; et tout effort prolongé pour le relenir nte
ferait qu'en re mi re Pexplosion plus violente. Mr. Carlylo n'est
pas lioméopathe [; il n'y a. pas dans sa noble, sinipre, et droite,
nature une seul action de diplomatiej; jamais, il n'administrera
aes renièdes anx niaux qu'il pourra découvrir par doses inli
nitésimales; jamais il ne souillera la sainteté de l'Idée par
dea eonceptions au-debors, par des transactions avec l'erreur.
\His alti tu de is tmit, of a man « tolto has said lo Cani, Benone ;
and lo dilettanti*!)!. Here Unni eantst not be; and lo Trulli, Be
ih on in place of ali lo one. »] Il jette bravemeut — [on eu
IN TKODUZJONh XXXV
/«mitrerà. longtemps après Ini la marque aux voyageurs -^j
«no encrier à la té te, du Diable, sona quelque forme »
Il terzo frammento dell'articolo sul Carlyle, con-
servato neW autografoteca Xathan, è quello che più di
tutti gli altri .si accosta alla redazione inglese, ed è
probabilmente quello che fu steso quando il Mazzini si
decise a chiedere all'editore della British and Forgigli
Review di riprendere in esame il manoscritto che gli
aveva mandato V anno innanzi. Se ne dà qui il testo,
per gli opportuni raffronti:
* — m;v ;t qne trop de médioerités aujonrd'hui qui s'iniaginent
d'avo Ir parfaiiement aceompli le Devoir parce qu'elles sont
botine* uvee leu re amis, aimantes avec lenr faniille, inoffen-
sive* avec le uste. A cenx-là, la maxime de Goethe et de
Mr. Carlyle servirà tonjours d'appui ]>our transfortner en
devoirs lea atf'ecfcions individuelles, domestiques cu autres, c'eat-
^-dire la consola tion de la Vie. Mr. Carlyle, tei que nous le
«onnaissons. n'a prnbableuieut pas le «don do la pratique; »
mais son principe y condnit, et il ne pent, théoriqnenienfc, en
ìvoir iV autre. « Bere on ICarth we are as Holdìer*. » dit-il :
«'est bien; mais nous n'entendons rien, nous n'avons pas be-
«oin de rien entendre, au pian de la campagne. Quelle lei.
quel but assure pouvons- nous dono avoir polir des actes, si ve
uVst poni eeux auxquels non instinets individuels nous con-
vient? La religion est le premier de nos besoins, dira-t-il en-
core. Mais tandis qu'elle est pour nous une Croyance et un
Culto conmiiiiis, un Idéal dont l'Humanité enti ère eberebe la
réalisaiiun. un Ciel dont la Terre doit ótre, ]iar nos eftorts,
la syinbole visible. elle n'est pour lui qu'un simple rapport
d<- \'iit(iiri<i,i :i l)ien. Klle doit (Ione precider, selon nous, au
développemeiit de l;i vie collective; elle ne doit chez lui que
(onelure a la pacificati OD de rame iii(|iiiete.
V euri, hit-, le ,,ii moinsf Kst il. — nous parimi* de \\:<riraint
le seni dont nous ayons le dr<dt de parler. est -il caline?
Non; il ne l'est pas. Dan» cetre alternative cont innelle entre
ispira tipna de Titan et des forces néeessaiioinent niiniiues.
Mire le He.ntinieiit de la vie et e. ini do Neam. ■et fuKoee m
XXXVI IMKODrziO.NK.
briaent ansai bien que oellea de Bea lecteurs. Il a'échappe par
fois <lo Ha benché dea ho cena de détreaae qn'i] no pent, quoi-
qu'il faa*e, faire ouhl ii-r cenx qui lV-oonient avee ntteution et-
avoc sympathie. QuVst-ee tlonc quo ceti e nspiration incassante,
et découragée vera le repo8 qui domine — bien qn'il alt far
niellement reuoncé a la Vie-Bouhenr — tona Bea ouvragea, Sartor
Resnrlns siirtout, et qui nona a roniis si aouvent 011 inénioire
le « N'avons-noua pas tonte l'étornifé ponr nona reposor? »
d'Amane] à Nicollef « Lei me resi here, far I am way-wenry,
and li/e weary ; 1 will resi here, ivere il bui io die; lo die or
io live Ì8 alike io me, alilce insiynifwant Here, then, oh I lay
in ihtit Cknthb of inmkfkickncic... the henry dream» rolled-
gradnally anmy. » (Sari. He*., li. 2, oh. IX). llélas ! non,
pauvro Te 11 fé lari rock ! il n'y a paa de repoa ici-haa. Ben im-
porte si tea memhres sont nieurtiiés. tea facnltéa épuisées.
Ta vio, notre vie à tona, ost « noe bataille et une marche. »
Los heavy dream» reviendront : nona aommea encore trop baa,
l'air est encore trop Limi autonr de nona ponr qu'ila pilla-
seli t « voli anuty. » Ta forco consiste à avancer au milieu d'eux
et malgré enx, r.nn a Ics fa ire d sptiraitre. Ils di sparai tròni
plus lia ut, quand, un degré do l'éehelle monte, sa vie s'épan-
oliera dans un milieu pitia pur: la fieur auasi gonne et se dé-
veloppe dans la tono ponr ne s'épancher que dana un antro
éléinont, dans l'air et au soloil do Diou. Eu attendai) t, aonffre
et a^ia. Souifre ponr toi, et agjs ponr tea fièrea et avec eox.
Ni' mandi t pas a la Soi«iice, a la Philosophie. à l'esprit d'Jiiquiry:
co sont les outils que Dieu nona a donne ponr notre travail : bona
ou man vaia selon qn'il a sont touruéa vera le bien mi vera le mal.
Ne iious dis'plus que « Life i/self is a distane, knowledye, the sym-
ptom of dtrant/ement. » Ne nona parie plus d'un «first state of
Freedont, ami paradixiacal Uncoiixciousiiess » (Exsay*. Characte-
ristiis). 11 y a plus de Byrouisme là en ce peu de mota que «bina
Byron tout entier. La li berte et le Paradis ne sont pus der-
idere nona, mais devant nona. Ce n'est pas la Vie. e'est la
déviatrice de la Vie, «] ui est maladive. La Vie est aacrée. La-
Vie c'est notre aspiratimi vera l'Idéal, nos att'ections. engage-
mens qui s'aceonipliront un .jour, nos vertna, aeliominement a-
de pina grandes: Dieu limite en nona. C'est blasphénier que
de proférer une parole de mépris sur elle.
Le mal aujourd'hui n'est pus en ce que lea liommes don-
n'ent trop do valeur à la vie: c'est plutót le contraire. La
INTRODUZIONE. XXXVii
vn est dècime, paree qne, cornine à tonte période de crise et
de désorgauisatiou, on a bri sé la »
Al contrario, il quarto ed ultimo frammento, che
è quello di maggior mole, perché comprende una buona
metà dell'articolo sul Carlyle, .si avvicina certamente
alla, redazione originaria, specialmente per il fatto che*
come il primo e il secondo, conserva certe caratteri-
stiehe peculi arietà di forma che si rinvengono nei fram-
menti citati, e di pili contiene, com'essi, parecchi brani
che furono poi omessi nel testo inglese, che si collocano qui,
allo stesso modo usato in precedenza, fra, parentesi qua
dre. Compreso nelle carte che il Mazzini stesso numerò
da 5 a, 10, delle quali la settima, la nona e la, de-
cima formate di due foglietti, è naturalmente mutilo
in principio e in fine, anzi in principio sono due ri-
mandi a brani che s' adagiavano nella, carta prece
dente. Per chi voglia istituire inaggiori confronti di
lezione, è da avvertire che il frammento va da p. 180
a p. 204 dell'articolo come si legge nella traduzione
degli Scritti di un Italiano vivente, nella quale fu
seguito fedelmente il testo inglese.
— ìIh appettanti l'Utile. 11 n'y a d'Utile que le Bori «tee qu'il
produit: o'est ii ne eonseViuence a prévoir, et non un principe
a invoquer.
.inise'e houh le noni de BYstème de garanti 68, de balauce oh
de majorités parlamentai ras: la guerre éntro individua en eco-
nomie Sons le noni de libre - libre entre ceux qui n'ont rien
et travailli-nt ponr la vie et ceux qui ont beaiuonp et clier-
ilitiit le Niiperflii coneurrence : la guerre on l'anarebie ino-
ral<- par l'HÌ'aeenient de tonte fui sociale devant l'indépeiidance
alienine «!<• hi <-ro\ ;ui< <• individnelìe. C'est là co que nouN avonti
aiijonrd'lini a peli *\>< ol&oee pivs datiti !«■ monde. Cesi là <•»• dont il
fant, a toni, piix, sortir. 11 fant qn'ici et ailleius on vienne à se
<:on\ ni n. ih qu'il n'esiste qne de droiu qne ceni qui rétultwut
de l'aeeo ni d'un devoir - qu'il ne ^'a-il pai ponr
\\\\ III IVII(il|)l7,l()NK.
nous i<i -btta d'otre ìhmi reu\ . in;iis ii<- de venir meflieurs qu'il
n'y a d'ttiitre bnt a la vie de la créature limitarne qne relrn
do déooavrir par L'effort eolleetif et d'exéeuter ehacnn pour
sa pari, la lui de Dica poni' s'ocruper deja resultata individuels.
Mr. Carlyle est un a pò tre éloquent de cette doctrine: c'osti».
ce qui fai t. en grande partie sa graudeur; e' eat là ausai ce qui
fait sa priiasanòe ; car il > a. Dìen merci, asaez de bona inatìncta
au fond de noè ooanra pouf qtie nona rendiotia homumge, boUt
en fai 11 issau t duna la pratique. a la vérité quand ella bftNKHl
panni nona un interprete pur et sincère.
N'ous nptons en troisièrae ligne aes tendancea coamopoli-
tes-humanitaires, voudrions-nous dire, si le mot avait eours.
car co8uiopolìt1ama en eat anjourd'hui verni à indiquer più tot
l'indiffórence quo l'universal ite dea sympathica. ('et homine
sai!, qu'an-dessus de toutes les patri ea, il eafc une Terre Saittfea
dans l:u|uelle, aoua quelque latitude qu'on soifc né, oh eat frère
par Videe et le dévouement. 11 appartieni à la Patrie dea Esprita.
Ce qu'il cherche, dans ses pareils en intelligence, ce n'est l'An-
glais, l'Italien, l'Allemand : c'est l'Homme. Ce qu'il adorè,
n'est pas le Dieu d'une srete, d'une epoque, ou d'un peuple :
e' est Dieu; et comme reflet de Dieu sur la terre, le Beau, Io
Noble, le Grand, partout oh il le trouve : il sait bien que d'oft
qu'il rayonne, c'est ou ce sera tòt ou tard pour tona. [Il
croit en l'unite du monde et de la pensée que Dieu a min
en lui, comme une àrae. Il croit à l'unite de l'Art qui ti'en
eat (pie l'expression syinpathique, plus ou nioins dai re, plus
ou moina avancéo. Le doline de la littérature Eurojiéenne
lui apparai b comme ne pouvant briller de tout son éelat
a'il n'est pas écrit au front du Panthéon du tonte* leu
littératures ; car toutes ont vécu et vivent d'un rayon de
cette Pensée divine; toutes en ont traduit une Hgfie, un mot,
une syllabe. Et il donne, lui, témoignage pour l'e^iatenee de
ce lien, commun ; il apporto une pierre à ee Panthéon.] Hes
points de vue sont toujours élevésj ses horizons dépassent tou-
jours lo pays : sa eritique n'osi jatnais enipreinte de eet esprit
— nous ne dirons pas de Nationalité, ehose sainte pour u>u«
— mais de natioiialisme. qui n'est que trop à Po3u\ re ehe>
nous, et qui retarde le progrès de notre \rie intelloctuelle en. irò
la nourissant pas à la vie universelle, à la pensée des millions
de nos frères au-dehors. 11 s'est attaché avee amour à la lute-
rà tu re la plus large, la plus douce de cette puissanee assimr-
INTKOIJUZIONK. XXXIX
lattico qu'est la Vie, et il noiis Va révélée [: révélée, disons-
iious, non que nous soyons ingrato vers eeux qui y ont travaillé
aiinultanénient, 011 iiième avant lui; mais par ses talens émi-
■0118 d'artiste, par la oliale itr de Bea sympathies, par l'intui-
tion prompte et sùre qui l'a fail. pónétrer là où d'autres ne
nous préaeutaient que dea forme*, jusqu'à l'àine de la littéra-
ture Allemande, il l'a fa ite, lui premier, ici en Angleterre,
aiiner et ótudier avec probe. Ceei — mi monde entier acqui»
à nous par Ini — est quelque cln»se qu'on n'oubiiera paa, nona
l'espérons, de si vite]. Ses Essais sur Schiller, sur Goethe, sur
Jean Paul, sur Werner, ses excel leu tea tradu^tiona de l'Alle-
mand, resteroiir. cornino téiuoignage de la naturnlisation qu'il
a donno chez nous à la letterature Allemande, cornine les bel-
les pagea de ses Leetures sur Dante et qiielques-unes de eellea
qu'il a vouées aux écrivains franca ia rémoigneiont long-tenipa
de l'universalité de cetl.e tenderne que nous signalons ici
cerume troisième caraetéristique des travaux de Mr. Carlyle.
I'nis, et pour deaeemlre aux qualités pureuient littérairea,
Mr. Carlyle est un puissant artiste. Depuis son histoire de
la Revolution Francaise, de quelque manière qu'on la juge,
nnl ne petit plus Ini contener ee titre. Les facultés brillantea
qui s'ét.aient révélées par jet dans les écrits antérieurs ont
fait oxplosion dàns celili que nons vcnons de uommer. Il faut
ie.r une vue bieu arre tee sur les devoira aetuels de l'his-
torien pour ótre a la melile de juger froidement ce livre, et
d'y r< marquer 1(5 poi ut défectueux. Il entraine, il séduit. il
fascine. l'uUsant par l'iniagination, apte a découvrir le coté
sympathique des ehoses et à le saisir pai son DO ili t saillant,
■'esprimati ti en «»u atyle originai, qui peut paraitre souvent
bisarre, mais qui e»t l'howme et rend parla itement sa pensée,
Mr. ('ulyle maiique rarement son elb-t. Doué de cette objecti-
vité dont Goethe nous a olfort dans les derniers temps la plua
limite fòrmule, il s'identilie tollement avec les ehoses, lea
événemens ou Ica bommee qu' il a à nous niontrer. qu'il at-
daus ses poiiraits, et dans ses desci ipt ions une luci-
dile <ie centoni - mi'- energie de tei li tea, unii préei.-ion gra-
phi(|ue, vr;iimeiit, rures; ee soni, noti pas des imi t:i I ions, inaia
des réproduetioiia, et oependant jamaia phex lui la caraeté-
ristiqun. l'unite de l'objrt, ètra mi idée, qu'il veni exhiber.
n'eal» aiihinorgéo dans la dét;iil. Il travaille à In manière dea
mailres. Il it;di<|Uf par queiques t,i;iiis fermes. proConda, dèci-
XI. INTRODUZIONE.
sita la physionomie generale de l'objet, puis il concentra l'ei*
fort de aon travati et In richesse do sa lumière sur le poiilt
centrai ou qu'il eroit ótre tei : il y insiste tu ut, il le met si
bien eri relief qu'on est sur de ne pas l'oublier. L* humour, si
par humour ón entend la facnlté de relever )ea peti tea elione*,
l'humour à la facon de .Jean Paul, abonde chea lui. Kh dcliorn
de l'idée prineinale, les i<lét;>» sccondaires se rencontrent à chn-
qno pan, Bonvetit nenvea et importante» par elles mémes, ato-
ines d'or semés sur les rives'par le large fluì, de la Pen
sée de l'éerivain [. Ses comparai sons, toujonrs poétiques, ne se
ooutenteut pas, cornine cliez tant d'autres, de dédonbler Pob-
jet ou l'idée: elles ouvrent toujonrs des ap< rcus dans une
haute splière; des éehappées de lumière du monde, des Idées
à rei ni re des Fonnes]. Ses épitliètes, nombrcuses, sont rarement
inutiles; elle* marqiient une progressi on dans le développement
de l'idée <»u dea qualirés de Pobjet. Sa dietion pent avoir den
défauts, dont nons n'avons pas ici à nons oecuper: nona re
poussons décisivement celili d'obscurité. si conminn a l'égard
de tous les penseurs doués de quelque originalité, et qui n'est,
généralement parlant, qu'une déclaration d'in competente à com-
prendre ou à juger les idées [; nous ne nons offe n sons pas trop
du danger du néologisme ou de l'intr» duction de tournures étran-
gères, quand surtout ees tournures sont empriintées à la lan
gue, qu'est la soour ainée de la nótre: pent -è tre nVst-ce qu'une
tran^fusion de vie nécessaire en nn moment de langueur, et
dont nous apprécierons plus tard les bienf.iits], (''est au reste,
nous l'avons dit, l'expression la plus spontanee du genie de
Mr. Carlyle, la forine la plus apte à nous symboliser sa pensée,
le eorps faeonné (shaped) par Pànie. Nons ne vondriona ])as qu'clle
flit autre. Ce que nous voulons c'est l'homme dans soli unite.
Aitisi [ — car nous venons trop tard pour avoir à sacrifici-
le but de notre article à des détails de critique littéraire.
ou à des citations de dans des livres qui sont anjonr-
d'bui aux maina de tout le monde — ainsi| fianc, Joyal,
calme et puissant «oline Hast, aber oline Rast » Mr. Carlyle
parcourt braveinent sa carrière: puisse-t-il — ce soubait parfc
du cceur — s'y inontrer longuement et y re cu» illir les bon-
neurs qu'il inerite, non pour Ini. qui n'y pense guères, mais
pour la jouissance de ceux qui l'aiment, pour nous tous qui
voudrions voir de plus en plus se resserrer le rapport ^ntre
l'Intelligence et le public, et pour qu'il puisse, lui, emporfer
IN TKOIM/.IONK. XI.l
par dei a. son pélerinage ici- 1»mk, la conscienee qne les semeiices
qu'il a jettées n'ont pas étó ég:\ré* ■» par le vent.
[Et mai n temi ut. pour nous, une autre teche coinnience.j
Nous av«»na assez pleinement satisfait notre cceur en consta-
tantce qui est absoliuneiit boli dans l'écrivain «pie nous nous som-
mes cliargés d'appréeier, pour que n< ns puissions librenient
accouiplir un seco mi devoir, eelui d'énoncer ce qui nona pa-
rai t reudre ee beni talent incompleti et .vicier son oeuvre ea
la retenant en parti e en decu «le ee que les temps réelament
ailleurs et réclameront bientót ici. C'est une question fcrèà
«ériéuse — - trop sórieuse pour le petit noinbre de pages qui
nous est. aecordé — que nona album effleurer: la questuili (In de
voir impose aujourd'bui à lout le monde, mais surtout aux
Intelligenees, en dépend.
Il nous semble que la tendanee de Mr. Carlyle appréciée
jusqu'ici d'un point-de-vne tory, wliig, sectaire quelqu'il soit,
niérite bieu qu'on ederelle a l'apprécier du point de-vue de l'a-
venir, dont toiis les pai tis trausitiounaires actuels sont exclus.
11 ne manqne qu'iine ci) ose, selon nous, à Mr. Carlyle:
mais eette eliose est fondamentale, vitale. Son manque infine
sur tmit ee qu'il a fait;. il determini! — car la logique et le
me dominent l'intelligence bus memo qu' elle prétend
se ré Voi te t le plus contr'eux — toutes ses vues. Cette eliose.
c'est le seut meut du coUectif \ et par là, nous le eraignons
bien, l'intelligence de natie epoque.
Ce qui domine l'epoque qui coinmence en tontes ses ma-
nifestaftiòna — ce qui fait qne toni Le monde se piatiti aujour
d'Imi et clieiclie taut l>ien <|iie mal (tea remcdes à seii mal
06 qui te.nd parti ut à substituer, en polilique, la Démocratie
au gou vornemeiit fonde sur le l'rivilège, en economie l'Asso-
ciati- ti a la concìirrenee limitée, en religion l'esprit de la
tradition universelle à l'inspiration solitairo de la eouseienee
e'est le travail d'une uìét . non seulement reculant le but,
déplseant le point-de-départ de l'aetivité baimi ine. C'est
la pensee callrclivf ebereliant a remplaecr emonie point-de vue
dans l'organisme melai la pensée in di riduci le: l'esprit do \'Bu-
ninnile priinant, visibbiuent — car, silencieusemeiit et inapereu
il :i .te tonjonrs a l'o'iivre — l'espi i t de Vhomme. Nous a von a,
dana le passi-, étndié* un a un les petites fenilici dn ealice.
t;ils de la corolle; aujoiird'iiui, c'est vers l'épanouisse
unni de la fieni que nos renard* Hont tournée.
KlAl INTKODOZIONK.
Depili* ics premier* Bièolea da la Grèoe jusqu'aux dentiera
de Rome payenne, ont elabora V imi ivi duali le sona une de se»
face* ; dix-huit Font éelaireie et développóo Baite l 'a iure; au-
jonrd'lmi, d'autres borizons se dccouvrent; nana sortane de
l'individu pomi ali et à l'espcee. L'instriiment est organtaaj
nous lui chorehons une loi d'activitc. et mi bui eu-deliors. I)u
point-de-vue de 1 ' i illividii inatta avons conquia l'idée de Droit;
nane avons elaborò, ne fùt-ce que dana la apbèred© la poesie,
la liberto, l'égalité, lea deus grande» garantie» de Joule per-
somi;! li le; nous Marciana ontre, nous balbutiona le mot devoir,
e'est à-diie quelque cbosc qui ne peufc dériver que de la lo»
generale; association, c'est-à-diro quelque eh oso qui exige un
bnt coiumun, une oroyanee couimune. La plainte prolongóe
dea niillions éorasés BOUB lea roues de la Coneurrence nona a
averti quo la liberté du travati ne suffit pas à fai re de l'indu-
strie ce qu'elle devait ètre, la boti ree de la vie matórielle de
l'Etat. l'nnarcliie intellcetnelle à laquelle nous somme» cu proie
nous a montré quo la liberté de conscienee ne suffit pas a
fa ire de la religion la souree de la vie morale de l'Etat. Et
nona avons comnienoé à soupeonner non seuloinent qu'il y a
sur la terre quelque chose de plus grand, de plus Saint, de
plus tii vin que l'individu, l'Hiimanité collecfcive, ètre toujoura
vivant, apprenant, progressant vera Dieu, dont nous ne soui-
mes que dea fonctionnairea — mais que ce n'est que du baut
de l'idée oollective de la conception de « the uni e ermi Alìnd,
of whivh, cornine Emerson dit, each individuai man is one
more incarìtatun » (Essay, I) que nona pouvons déduire nutre
foncrion, la règie de notte vie, l'idéal de noa socie tés. Nous
y truvaillons aujonrd'hui. Peu importo que nos premiers essai»
aoicnt d'étranges aberra tion». Feu importe que voua puissiez,
en vena acharnant sur leur coté faible, condamner au ridicala
les doctrinea de St. -Simon, d'Owen, de Fourier, de dix autres
qui ont aurgi, ou qui vont surgir. Ce qui itnporte c'ost l'idée
eommune dont le soufflé a feconde -toutes les doctrines. ce qui
importe c'est le bnt qu'instinctivcuient elica se propoaent toutea,
le point-de-départ qu'elles ae donuent. (11 y a cinquante ans
toutes les thóories les plus liardiment innovatricea cliercltaient
dans l'orgainaation des aociótóa dea garantie» et l'action libre
de l'individu ; la société n'était au forni que la force de tona
» Tappili dea droits de chacun; aujourd'hui, lea réforinateur»
les plus titnides partent d'un principe social pour definir le
INTKODUZIONR. IU1
róle de l'individue de Padmission d'une loi pour ehercher
«[liei pènt e» étre le meilleur interprete) et la meillenre ap-
plication. Que soiit dans Pordre politique, toutes ees tendan-
ces a hi centrnlisation, au suffrago de tous. à Peffacement de»
eastes? IV où. viennent dans l'oidio religieux tous ces mécon-
tentemens, tous ces retours vera le passe, loutes ce» aspira-
timi vers ini avenir confus, incertain. mais largo, tolérant et
conciliatone des oroyances aujourd'hui opposées ? Ponrquoi
PHistoire. jadis satisfai te de raronter les actes des princes ou
des eastes doininantes, s'inquiete-t-elle tant aujourd'hui des
masses, et éprouve le besoin de dosoendre des sommi tés so-
cialis à la base? Et qne veut diro eette idée de Progres, <|iii,
comprine de mille manières, se trouve cependant sur toutes
les houclios, et devient ile jour en jour plus le mot (Poi die de tous
les Iravaux? Nous avous soif d'unite. Nous la oherolions dans la
solidarité du genre humain. Nous coniineneons a eompreudre
eette belle parole de St.-Paul : « Quoique plusieurs, nous ne
sommes tous qu'iin seni corps....et nous sommes tous récipreqne-
mentinemhres les uns les autres (id Homanos, e. XII, v. 5). Nous
en appelons des ineert .itudes et des caprices des individua à l'u-
ni versai ite. Nous cherohons l'intelligence et Pharmonisntion
des puiliculiers dans le collcclif. Tello est la tendance de l'e-
poque, et celui qui no travaille pas enee sena, restii nécessai-
rement en arrière.
Mr. Carlyle ne coitiprcml (pie Vindiridn. Le vrai sens <le
Punite ilu genie humain lui éefiappe. Il sympathise avoc tous
les hommes. mais c'est avee là vie de vhacun d'eux, et non
avee leur vie colleotive. Il envisage volontiers ehaque hom-
me cornine le représentant, l'incarnai ion. en quelquo sorte,
d'une idée: il ne eroit pas à uni! idée mère représentée pro-
gres -iveiiient p;ir Phiimanité tout-ent ière. Il sent vivement.
plut/>t. a vrai dire par L'insti irti du coaur révolté «Mitra le
mal présen!., qtie, par une concepì ion petit de ee qu'est la rie,
\i-, Incoiti d'un lien conile les homnies qui s'ngitent autour de
lui: il ufi sent pas asse/, Pexistenee de ee li . n entro Ics ^e
nérations passées, preseli tea et futures. La grande pensée reli-
gien e, itévilupprvirnt conlinnr, de /' llitmauilé pur un ìruruii col-
lutti', d\ìj)ì<>n un pian ciIihuiIìohihI ansit/nc pttf La l'iovìdence,
ntie d'ago en fige par quelqnes inlell igences exeepl ion-
nelles, et proclamée dans 1« s dernieiH ci nqiiante ans p;i i l'elite
de* pensimi s européens. n'a qii'un faihle éeho, ou plutot n'oli
XMV INTKODUZIONK.
a pas de tont. dans gota siine; progresaif par nne impulsino
de sentiment, il recti le devaiit l'idée, dèa qn'i] la tronveexpti-
eiteroent, et, sysiéuiatiquement formulée: et drs mote tris que
le « progress of the specie* » et la perfectibilité ne se rencontrant
juinais sona sa piume sana qu'une teinte d'ironie, inoxplicablc,
il fant bteii l'avouer, pour nous, ne vienile a'y associor. Le
genie limnain Bemble lui apparaltre plutòt corame une agre
gation d'iltdividna seroblables jnxta-poaéa que corame imo asw>-
eiation do tra va il leu rs diatribués par gioii pes et poiieeéa, par
des voìoh diverses, vera un but unique. La Nation elle-mème,
la Patrie, aecond odo eollectif, moine vasto, mais pour Ideo
dea siècloa encore, non moine sacre que l'Humanité, a'effaee
ou se niodifio, tout au moine, aous sa, inaili : co n'eat plus lo
signo de no tre part de bravai 1 duna l'cenvre commnnej L'ate-
lier où Dieu a placés les instriiiuons do travail pour remplir
notre miaaion plus à noi re portéo ; co n'est plus le aymbole
doline pensée, d'une vocation speciale à poursuivre, Iiidiqitée
par la tradition de la race, par l'affluite do tenda ncee, par
l'unite de langue, par les caractères locaux; c'est qurlque
clioso de réduit. autant que fai re se pent, aux proportiona do
l'indi v idii : la Nati Oliali té Italienne, c'est la gioire d'avoir
produit Dante ot Christophe Colorab; la Nationalitó Allemande
dans eeile d'avoir donne vie à Luther, à Goethe ou à tout.
antro; l'ombre projetée par ces hommes-géans parait Ini déro-
ber tonte trace de la pensée nation al e dont eea boinmea n'ont
été ques les interpròtes ou les prophètes, et du peuple qui seul
on est le dépositaire. Tonte génóralisation répngne si fort à
Mr. Carlyle (pie nona l'avons vu dans sa dentière publication
conner ce qu'il penso étro mal a la moine, en déclarant quo
« the History of the World ! !.... n'était au fond ti u tre choae
quo the lìioyraphy of great mcn (V. Ltetures). C'est s'inserire
aaaes nettement en faux contro l'idée dominante, dn mouve-
ment de l'epoque. (4)
Nous p roteatone de t.o.utes nos forces, au noin du senti
ment démocratique de l'àge, contro de telles idées. Non. L'His-
0) Cent l'essenee des idées de Mr. Carlyle, telles qu'elles non»pnr»loacut
ressortir de l'ensemble de ses vnes, de ses jugemeiis, de l'esprit general qui
respire dans ses ouvrages, que uous doiiuons ici. Il va sans dire, que l'on
peut reucontrer ca et là des passages eu conti adìction avee cet esprit, et
relevaiit de l'esprit de l'àge. Il est impossible à un écrivain de la treni pn de
Mr. Carlyle de s'y soustraire; mais il ne nous parait pas qu'ou puisse MM
accuser, pour peu qu'ou lise avec attentimi, d'iufédélité quaut au fond.
INTRODCZIONK. XI.V
torre" n'eat pas la Biographie des grand 8 Hommes ; l'Histoire
de VHumanité. c'est l'Histoire de la religion progressive de
l'Ho man ite, et de la traduction par symboles, ou aetionsexté-
ricurcH de cotte religion. Les grande Hommes ne sont qne les
colonnes inillia ires de l'Humanité. Il» sont Ics Prètres de sa
rei idioti. Et, quel est — [pour nona qui ne croyons pas au
Pape] — le piètre qui vai He la Rei i gioii tonfe-Oftfeièrel Il y a
quelque cliose de plus grand, de plus divinenient myslérienx
que tous les Q randa Hommes: e' est la terre qui les porte, le
gente hmnain qui la coarre, la pensée en Dieu qui circolo en
soii sein et (jue le genre humain tout entier peut seni accom-
plir. Ne rénlez dono pas la mère corninone pour qnelqnes una
de tea eli fa 118, quelque privilégiés qu'ils puissent et re. Car.
aussi bien, rona perdriez, en la reniant, l'intelligence de ees
hommes exceptionnels que vous admirez. Le Genie est coturno
la llcur qui tire, une moitié de sa vie des srics qui circulent
dans la terre et aspiro l'antro des gazs atmospbériques. Som
inspiratimi appartieni moitié au ciel, moitié au peuple qui
formante en-dessnus. Pour la bien compiendre il f'aut eommen-
oar par étu ìi>r le milieu dans lequel elle vii.
Ce n 'est pas, au reste, ici que nous pouvons essayer d'é-
tablir nos idée* positives sur la voeatiou de tiotre epoque et
sur la doetrine du progrès collectif qui nous parait la . caraeté-
risiiqne. IVur-étie, saisirons-nous un jour l'oceasion, pour peu
qu'on paraisse le désirer, de tracci* i'bistorique de eette dee-
trine, qni, trai tee avec déduin eucore aujeurd'liui panni nous,
conipte eependailt panni ses adeptes <les bommes t la que
Danto, Bacon, Leibuitz. Nous ne pouvons en ce moment que
consta ter l'exiatoueé i\ ' la doetrine contraire en Mr. Carlyle
et l<s eonfléqnencea auxquellea, s<lons nous, elle l'enferai ne.
Eridemment, dea deux erìtérinma de certi tode, conaoieuoe
indi vidiiclle, et traditimi uni verselle. entre lesquels l'bumanité
■ loujouis flotte jusqu'ici, et dont l' ha' nionisat'on constitue,
■elon nous, le kciiI mnyeii que nous possédions de ivconiiaitre
la ferite, Mr. Carlyle ne premi qu'un seul : le premier. Il
briae l'ani «■. <»u toni au moina le neglige eutierentenfe. Dèa
lors, pour lui, tout s'enebalno. L'indi vidualité étant tout, sa.
doetrine de Vmw>h*oìihùwi*ì en suit. Be lirror a L'intaition,
aux instinets de l'Alile, c'est écouter la voix de Dieu: séparer
l'indi vidimi ite de toni tra va il lumini n sur elle inème, et la
jc.ter vicine au hoiiIIIc de l'inspi rat i<>n (i'en haut, c'est prépa-
XLY1 INTKOm /IONI-..
rer à Dien nu tempie. Dien et l'individn. Mr. Carlyle no. voit
aii tre chose dans le monde. Or, comment pent-il, l'individn,
atteindre. toni, nenl, Dien, mi s'en rapprocln r, si ce n'«st
par l'ohm, par l'enthonsiasme, par l'essor imprémédité, in-
Homnis à la méthode et Mi cileni de 1> split? De là ionie kob
antipathie ponr le travail de la l'hilosophie ; elle doit Ini ap-
parai tre cornine ime tentativo de Ti fan avec dei force* de
pigmèe; qne penvent Ics pan \ ics facili tèe analytiqncs expóri-
mentatriees de l'intelligence individnelle dans la solution du
problèma immense, intini 1 De là anssi soli blàme amer et
Honvent violent à tons les ètres qni font CBiivre de révolte
contro l'état social tei qn'il est: la vicroire pent bici» Ics ab-
soudrc, car, la victoire, c'est Dien intervenant par non arrét
«ans appel ; mais ou est, l'iioinme qui puisse, par sofi oeuvre,
prétendre à calenler d'avance, à déterininer <et arrèt? Qne
sert de reniplir les éehos de sa piai li te, comnie Philoctètet
Qne sert de s' agi ter convnlsivement iIiiiih une lntte impnis-
eantef Ce qni est, est. Tonte:* vos agitations ne le changcrmit
pas avant le temps ; or le teinps Dien seni le desiane. Co qni
sera, Dien le fera; très pmbahlemcnt par «les moyens tont antres
qne cenx qne vous, créature faible et ephénière, ponvez ima-
giner. Sigliate/ donc par eette parole le mal, calmément, pru-
deminent; finis, résignez-vons, espére/,, et attende*, li y a un
profond décoiiragement. demi sorte ile dósespoir au fond de tonte
eette fervenr hardie de croyant, qui caraetérise hien des p;v
ges dans les livres de Mr. Carlyle. Oli dirait qne c'est pi n tot
cornine ré fu gè, qne comme ho uree de droit et de force qn'il
eherche Dien. On dirait qne des livres de cet lioinme si frane
et andaeienx il s'éehappe à tont iiistanft le cri dn pan vie ma-
telot breon: « Mon Dien, protège-moi : ma barqne est si pe-
tite, et votre mer est si grande! »
Eh hien ! tont ceei est vrai. et c<pendant tont ceci est fan x :
vrai en tant que conm-q'iénce légiiiine dn point-de-départ de
Mr. Carlyle: fanx, d'nn point de vneplns largo, et plus nnitaire.
Tire/, tontes vos idées des choses et des travanx hmnaiiia
de la notion de l'individn: ne voyez dans la vie Sociale qne
« the angreyate of ali the indiridiiaì meri' 8 Ines;» dans l'histoire
qne « the esseuce of ìnnniuentble Hiotiraphies (Ks<ays. — S'ujns of
the Times) » : place/, toujonrs l'homnie seni, isole, en face de
l'Univers et de Dien: vons anrez larfaiiement raison de teiiir
le langage de Mr. Carlyle. Si la philosophie n'est. cornine celle
! NTItODUZION K . XLVII
-de toiii.es les vieiUVa écoles, un'ime simple étnde psycltologiqne
de l'indi vidu. ime analyse plus ou moina complèto de Bea fa»
cnltéa, à quoi bon si ce n'est cornine une sorte de gvninas-
tiqne intellectnelle? [et que pent elle prodnire. excepté une
lueur de la manière doni s'aceomplissent qi-.elqnea opérations
intellectuelles pour le petit nombre, et ime tendence (Innsjó-
rense à Pargutfe et au sopliisme ponr le grand?] Si nos force»
«e bornent à eellea qne chacnn d'entre nous peut acquérir elitre
ce moment de la carrière terrestre qu'ou nomine naissance, et
celili qn'on appello mort, c'est cortes aaaez qne de prevenir à
deviner et à esprimer par quelqnes pai elea parlées ou écrites
un petit flragment de la véri té: la réalise lei qui ponrra: mais,
place/, viiuh dn point-de-vne de l'étre enllectif. Humanité; re-
gardez la vie Sociale cornine le <léveloppement conlinn dune
Idèe par la vie d<- tous les Individua, l'histoire commele ré-
eit de ce développeinent dans le tenipa et dans l'espaee à
travi rs les cnmvres individnelles ; eroyez à la solidarité des
généraiions : ne perde/, jamais de vne que la rie de l'imlividu
est non dèveloppenn-nt dans un milieu faconné par les travanx
de fcbtw ìes individua antérieiirs. les forces de 1' iudividn snnt
sor c<'iles de tonte l'Hiininnité antérienre: —
et fonte- vos idèes chan^eront : la Pliilosopliie vons apparairra
la scien. «e de la loi de la Vie. cornine « the fiotti » —
c'est Mi. Carlyle Ini-nième le dit qnelqne }>art dans ime de
ses inlnitions imi contradict ion aree l'esprit «renerai de ses
«. i>f whieh Rel'ujion. ivurxìiip, i.i the body : » et la
piatti te, pretendile inutile dea Intelligencea, depnis Hyron jns-
qn'a ©eorge Sand. aera ponr vons ce quelle est en eflet. la
protcstation cnré<>;istrée, efficace, de l'Esprit, toiirnienté dea
.nliniciis de l'Avcitir, contre un Présent corrompa, mine;
ci \ons sentire/, qne c'est non senlement votre droif. mais
devoir qne d'inoarner votre pensée en action, car. pen
imporle qne nix t'orces individnelles soient niininics |iar rnp-
port an bnt à atteindre; pen iinporte qne le resultai de votre
action iVffaee en un tallitali) insaisissabb* à \ otre calcili ; rena
nave/, «pie Ics forcee dea millions d'iionimes, vos freres. vien-
dront travailler apre* vons d;ins le ménte s«ns; vons savey.
qne |fl ani atteiut, qttand qne ce soit. sera le resultai de lous voh
efforti souibi net.
Le Ini! : mi Imi i :i pourmivre collect i v- •ineiit . mi Idéal à réa-
liMt. ;mtant (pie possilde. ici ii;is par 1 "associa I imi de IoiiIch
XI. Vili INTKOIMIZIONK.
les facultés et <i«^ toules les forces, « Operatio humanae nnive.r-
aitati* », — dit Dante da uà un petit livre incornili òu méooiimi, où
il a seme, il y a oinq-eonts ans, les principia sur lesquela nona,
travaillons aujourd'hui « ad quam ip*a nnirertita* hominnm
in tanta inulti In dine ordinatili', ad qua ni q nide m operati meni, neo
homo uuiis, neo dotati» aita, neo rioinia, nec una oiritalin, neo re-
gimai par Uvulare, perliiKjere pole.it » (*) — voilà, ne nous i'ati-
guons pas «le le répóter, ce qui donne nujo.urd'bui mio valenti
et une règie à la vie et- mix notes de l'individu, — Mt. Carlyle
nous paratt prt'sii no toujours l'oublier [. Cornine i'antiqnité, il
ignoro l'espace]. Mnnqunnt «tinsi d un critèrium solida pour
ap preci er les aei.es individuels, il est, reciti i t à les èva l'iter plutòt
par les force* qui y out eie dópensées, par l'energie et la persi-
staneo qu'ils traliissent quo par la naturo du but qu'ils se
soni, proposós et p;ir lour rapport avec lui. l'è là vient cotto
sorto d'indiiiereuce qui lui i'ait, nous no dirons pas estimer,
mais aiinor éguleiuent des boitimcs dont tonto la vie a pour-
suivi dos buts coutraires, Johnson et Croniwoll par exeuiple.
De, là cor, esprit de Fatalismo — il laut bien appeler Ice
choses par son non» — qui domine de loin sou beau livre sur
la Revolution Fraitcaise, qui le i'ait tout sy ni patii iser avec Ics
Faits, aditi irei* le Pouvoir, quel qu'il soit, saluer si souvenfc,
au risquo de se l'aire npótre du despotisuie, la Force cornute
le Bignè du Droit. Le bien, il le veut, sans don te: partou.fc
et toujours; mais il lo veut d'où qu'il vienile: d'en linut ou
d'eli bas: impose par lo Pouvoir, ou proclamò par Fini pul-
si pn libro, spontanee de la inuliitude; et il oublie quo le bien
est une questinu morale avaut tout; qu'il n'y a de bion que
là oh la coHScienoe da bien exis e, là où il est, non pts obtenu,
mais fttit par riioinine: il oublio que nous ne sommes pas dee
machinos à production dostjuelles il s'agisse de tirer lo plus
de parli possi ble, mais des ngents libros, appolós à mériier ou
à démeriter par nos ceuvres. Sa tliéorio do \ iiieomfeionnness,
déposée en germe dans la Vie de Schiller, exposée nettemenfc
dans son Essai Charaelerisiicx, bien (iii'elle paiaisse à la pre-
mière vue remile boiumage à la spontnuéiié li u limine, coiive
elio- niènte prufoudément eet oubli, et sacri He, dans ses applì
cations, le but social à un point-de-vue individue!.
(!) De Monarchia.
IN 1 KOIHZIONK. XI, 1 \
Le Genie tfesr pas, généralement parlant, unconscious de
ce qiril éprouve, de ce qu'il peut. Le Genie n'est paa la barpe
suspendue qui résonne, comme la statue de Meninoli au dósert
une au aoleiL au Bouftte ehangeant, imprévu du vent à
travers ses eordes ; c'est la puissanee sentite de ramo d'un
homme, qui se livre au milieu de ses semblables, et se croir
dit fìls de Dien. apótre du Vrai et dn Beau paterne la
sur la terre, adorateur privilégié d'un Idéal eaché encore au
plus grand nombre : il est. presque toujours, assez tourmente
par ses contemporains, pour qu'il lui soit accordé une cora-
penaation, de sentir sa vie dans les générations avenir. Cesar.
Christophe Colomb n'étaient pas uneon$ciou8. Dante qnand,
au couiraeneenieut dn oh. XXV du Paretài», il laueait à ses en-
demia rette sublime menace que des commentateurs sans cunir
<-i sans téte (>ur pria pour un cri de supplieatiou — Kepplei
quand il écrivait « Mon livre attenebra son leereur, Dieu
u'a-t-il pas attendn si\ mille ans avant de cróer un boinnn-
pour contempi er sea oeuyrea '. » Shakspeare, Lui-inéme, quand
il s'éeriait :
And aothing stands
And yet, feo times in hope, my verse sitali sland,
n'étaient pas mhcouscìom*. Mais lors mème qu'ilsFauraientété, lors,
mème 'in*- le (iéuie le serait toujours. la questi on n'est pas là. Ci'
n'est pasdu Genie que l'on possedè, qu'il importe d'ètre oomeiow ;
c'estdece qu'on se propose de l'aire; c'est la consciousness du but
ei non celle des moyens, (pie noiis ai'firmons ètre indispensable
tontes les Ibis (|ii"il y a quelque grande elione à ètre accomplie.
la. toh- les hnmmes puissans ipii ont inearné leur pen-
sée eri une (suvre, — cea artistee enx-mèmea du moveu àge
qui ont traduit dans la piene L'immense aspiratimi de leur
.noe an eie! <-t nona ont legué les cathédrales ehréliennes san>
mème graver leur aom dans un ooiu — - l'étaient,
i,iiif devient, des i..r>. L'anatheme lance par Mr. Carlyle à
la l'Ini». Sophie i Qae ili'Mciit l'arrrt polir avee lant d'amer-
Mim.- oontre la plainte inquiète des écriraina eontemporains)
La PhilOSOphie - la l'orni.- sYnlrnd rst-rllr aitile ehoseqnr
Ce qu* il appelle la maladie <le l'époqiir
va l'oiul «pie la oonscience d'un but aouveau,
non alt. mi I II \ a, non- le aavons, bien dea hommes preterì
• ianl. san- droit .-I -an irai .|er drja la .-oliscimi <•
I. I M'KOIM 7.IUM .
complète dea moyens. Est-oe cela <i n ' i 1 attaquef Qu'il attaque
alors le cri prematuro <lu briomphe : l'orgueil, non la plainte.
La plainte n'est qne le signe de la souffrance et un stimulant
a la recherche. Elle est deux fois sacrée.
Deux fois sacrée, disons-nous, et eette plainte de la plainte
est à la fois injuste et imitile: imitile car quoique vons fas-
siez la « tonte créature gémit » de l'Apotre qne nous ai mone a
«•iter, se veritiera plus fortement dans les intelligence» choi-
sies tonte» les fois qii'un ordre entier de choses et d'idées sera
dans l'épuisement ; tontes les fois qne, comme vous le dite»,
il n'y anra plus de foi sociale! injuste, car d'un coté elle at-
taque ceux qui soutfrent le plus, de Fan tre 'elle voudrait sup-
priraer ce qui est symptóme dn mal et empécher l'éveil de
ì'attention de tons sur Ini. Souffrez en silence, dites-vous ì
criez sur les toits, sonnez le toesin ; donne/ Salarine cofite qui
coùte, car n'est pas seulement votre maison qui brulé; c'est.
celle de votre voisin; c'est celle de tout le monde. Le silence
est toujours beati; il est mème bien souvent un devoir, quand
votre souffrance n'est que personnelle; c'est un non-sense er.
une fante quand elle est la souffrance des millions. Croit-on,
par basard, que e ette plainte, cette expression de malaise, de
mécontentement qui éclate de tous còtés aujourd'hui ne soit
l'oeuvre que du spleen ou des déceptions personnelles de quel-
mies écrivains égo'istes? Croit-on qu'il y ait plaisir a parade r
devant le public sa propre souffrance [quand elle serait de
nature à pouvoir s'épaneber dans un ccenr ami]? Il est plus
douce, croyez-le bien, de provoquer autour de soi le sourire
que la pitie. Mais il y a des temps dans lesquels tout oracle
prononce des paroles sinistres; le elei est voile, l'air est froid,
le mal est partout: comment ne serait-il pas dans le coiiir de
ceux dont la vie, exceptionnellement sympatbique, s'émeut et
vibre le plus au tremblement de la vie universelle ? Quoi !
vous constate/ le* mal à chaque instant dans vos pages; vous
nous montrez la socie té marebant par l'anarchie morale et le
vide des croyances, à sa dissolution ; et vous prétendez que
nos fronts restent calmes, vous étonnez que notre voix tremble.
que notre àme frissonne? La pensée humaine est inquiète:
elle s'interroge, elle s'écoute, elle s'étudie; évidemment, ce
n'est pas là son état normal. Soit; mais que faire? Abolir la.
pensée? Constater à l'intelligence le droit. le devoir de s'é-
couter, de s'étudier, qiiand'elle se sent malade? C'est bien là
INTRODUZIOXK. LI
le sten» de l'Essai « Characteristics. » mi dee plus remarqua-
hles de Mr. Carlyle. La première partie est admirable de vé-
le mal y est parfaitement caraetérisé ; le symptóme prin-
cipal établi: la conclusimi, nulle. Elle aboutit a supprimer —
le coiriment n'est pas indiqué — l'inquiétude, ce qu'il appaile
la »eìf-xentience, la self-survey. la consciousness. Ne vaudrait-il
pas mieux chercher à supprimer la maladie, qui la produit !
Il y a dans oe mème Essai, à la fin, un brillant passage
qni parali vouloir servir de réponse. « Do ice not already know
thut the nume, of the Infinite %% Good, is God.... jusqu'à ce-
lestini (jnidiiuj-starn. » Nous avons cimisi ce passage," paree
«ju'tii rasant le vrai dans ses dernières lignes, en le faussaut.
Belone nous, dans les premières. il nous parai t renfermer en
e toutes les certitudes et toutes les incertitudes du « Ever-
ìaxtiny Yea and the Everlasting No » de Mr. Carlyle. Dieu et
le Dkvoii: : ce sont là en effet, les deux inots sacrés que l'Hu-
nianiré a répété pour se sanver à toutes ses epoque» de oriate.
ei qnl, aujourd'hui encore. la sauveront. Et cependant. il faut
BaToir de quelle manière ces mots sont compris.
Dieu. nous le cherchons tous. Mais où? comment • .' dans
«jiiel ini t .' e 'est là la question. Cerchez-le. dira Mr. Carlyle,
dati» le eie! étoile. sur la mer immense, sur le front calme et
pur de ritornine de bien, dans la parole du Genie avant tout
4 : a n i'oud de voi iv crnur délivré de toutes les passions egoiste».
Dieu est partout. Sachez l'y trouver. Vous ètee entouré de
Be» miraHes. Vous nagez dans l'intini. D'Intuii est aussi en
vous. Pénétrez-vous bien de cria. (Jrovk/. Vous sere/, meil-
ieers. Vous aeree oe une I'Hommk doit étre. — Ckoykz: c'est
bien. Itala eoimnent Eaireeroirel Km-ore ante ibis, «-'est là la
qneetion. A toutes les époques de Kliistoire de l'Huuianité, il
ii <lcs hommes inspiré's qui ont prò fé ré" sain tenient ce
mot: des hommes qni ont làit appel à tout ce <{ n i fermente de
•n\. de tiiaiid. do divin dans le cu-ur humain cont re lev
appetii-, matèrici-,, contrc le- Lnstinctfl égolttee* Ces homme-
ohi .: . I/Humaiiité a <>uc. Elica tàit. pendant, quel
<|mc B^èelee, au nom de set creyanees, de, gntndea el boitoes
. l'uis. clic ;i <4iadiicllcmciil diminue. diminu.
proiinirc. ( 'oiiiinciit eelftf Klait-cc t'inx ce un'elfo avait cruf
Non: e"ci;,ii incoiiiplct . ("était, comme loiitcs lei thOÉtk Ini
inaile un de la Véri té ahsoluc. OODlbiné avee Lieti des
. . ti rnps et au\ lieux, destinées k disparattirc
I.II I \ TKOlUV.lo.NK.
aprèa avoir porte leur fruii, et lorsque l'intelligence humaine
scrait mure pour une plus haute initiation. Oe terme arrivé,
tonte exhortation iaolée à la Foi est mille. Ce qne vons pre-
dicai peut étre éminemmeut sage et moràl : il aura cà e In
l 'autori té que peut avoir un aystème individuel de Philoso-
phie; il ne conquerra jamais eelle de la Croyance. Vane
contrerez une approbation stèrile, théoriqtte, mais vous no do-
iniuerez pàa la prati que. Vous ne dicterez pas dv> aetea, vous
ne vous emparerez pas de la rie de vos frères pour la fé-
conder dana toutea ses manifestati one. Il n'est paa de religion..
qui ne pùtj si le contraire était vrai. fai re vivre pour tou-
jonrs en harmonie l'univers par la moralité qui s'y trouve,
développée ou en germe. Mais il y a dee temps, dans lesquels
tooa efforts se brisent contre rapatine, à moina que voua ne
changiez, par le développement de nouveaux rapporta entré
les homines, l'appel en action d'un élément jusqu'alora stip-
primé, le point-de-départ dn travail social et que vous n'im-
1 primiez une forte secousse a l'intelligence endormie, fante
d'aliment. [Ce n'est que dans un nouveau milieu que l'annonce
des vérités nouvelles peut rencontrer des croyans. Or, il n'y
a personne qui puisse demander à l'individu, quelqu/il soit.
un. ehangement de milieu pour l'Humanité. Cela rentre dans la
sphère des travaux de l'Humanité elle-mème.]
Nous clierchons tous Dieu. Mais nous Savona bien qu'ici-
baa nous ne pouvons l'atteindre, ni le comprendre, ni le con-
templer. L'absorption en Dieu des religions Brabmaniques. de
Platon, et de qnelques ascétiques modernes. est une ili usi on
irréalisable. Nous somme» trop loin. C'est de nous t'approdisi*
de Dieu qu'il s'agit. C'est nniquement par nos ceuvrea qiu?
nous le pouvons. [Nous ne clierchons pas Dieu en Dieu : c'est
Dieu en sa loi, ou, si Fon veut une expression plus exacte
bien qne moins simple au premier àbord, c'est Dieu en sa
vie. c'est-à-dire encore, en notre vie. qui est le développe-
ment continu de la pensée et de la puissance divine, que
nous cherchons.] C'est d'incarner, autant que possible, aòn
Verbe, de traduire, ,de réaliser sa Pensée que nous a.vons
eliarge ici-bas. Ce n'est pas en contemplant les wuvres de Dieu
que nous pouvons remplir notre mission sur la terre; c'est en
nons dévouant à revolution de son Oeuvre, qui ne s'inter-
rompt jamais, qui n'a pas de fin. La terre et l'homme don-
nent par tous les points sur Fintini: nous le Savona bien.
[NTRODUZIONK. LUI
Mais savoir cela, est-ce là tonti Ne nous finir- il pas marche r.
avancer dans cet In ti ni ! Or,. 1' individu, créature fìnie et d'un
jonr, le pentii, en ne a'appuvant que sur ses forees senleaf
Prenez garde; c'est préciaement pour s'ètre trouvés un instant
i face uvee Fintini, sans calcnler d'autres facultés, d'au-
tres forees, que lea leurs proprea, que quelquea unea dea intel-
ligence» que nona appelons aujoiird'huì corruptriees, se soni
égarées dans le scepticiame ou dans la uiisanthropie. Les im-
inenses aspirations de cea àmes se aont heurtéea coni re 1' iin-
pnissance. Tounnentéea de désir, et d'une tace de vie excep-
rionnelle, mais ne communi ant pas asse/, uvee l'Humanité, elles
onr entrevu parto ut la niort et le néant, et elles inni plus
«-U le courage de lutter. L'Idéal leur a apparii cornine une
ironie, ("est qu'en etr'et la vie liuinaine. regardée du point-
de-vne individuel, esc une triste éhoae. [Elles ont blaaphómé
cornine Faust. Paiivrea gonttes d'eau, enlevéea par le vent.de
la tempète, er retonibées bientót dans [e vaste Océan pour s'y
euglontir sana retour.] Grandeur. pouvoir, gioire, tout s'éteint .
joueta d'un jour l»risés le aair. Noa mèree meurerit. Les amitiés
ineurent. Meuveni avant nous. L'amour le plus vif. le plus pur.
serait une ironie amère, si ce n'était une promesse; eette pro-
inesae élle-méme n'eat pas assez fortement sentie par nous dans
uotre cxisience ac tue He, pour nona protéger: le fantóme de la
mori veille an chevetfle noe ohèrea. L'adoration intellectuelle du
Y rai, sana espoir de réaliaatiou, est sterile : il y api uà de vide en
noa àmes, plus de place pour la Vórité, que nona n'en pouyona
i.-niplir dans uotre courte cxisience. Briaez le lien de continuiti
entre nous. Individua, et Ics generation» <|ui nous ont précède et
«ini nona sui vront sur la (erre: et qu'eat-oe que le dévouemenl ai
ce n'est une sublime folief anéantiaaez la solidarité de toutes
lea vies liiiinaines. et't'uce/, l'iuta illildlité de la progression de
l'humanité colleetive, qne devienl le Martyre si ce n'est un
suicide sane Imi i ì (}n\ voudrail sacrifier, non sa vie, mais tona
lea joura <!«• sa \ ie. nea affectiòna, l<- caline dea ètrea aiméa pour
la patrie, pour la liberi.- liiiinainc, pour revolution d'une grande
- inorali'. <|iiand «| uelquea joii rs, <| nel«| ues a ntnies, sutìirout
peut-étre pour le détrnirel Triateeae, triatesae inépnisable, de
sharraonie contro !<• Vouloir et le Ponvolr, désenohantement,
décotiragement: Mula la \ ie. quaod ou ne L'euvisage «pio du
point <ì«- \ in- individuel. tjuelques rarcs in t ci ligem-es se <ier<>
'-•ni a la loi e une «•! atteignent le caline; «-'est !<• caline
l.IV IKTRODUZIONK.
<le l'i insertai n, <le in contemplation : et la contemplatoli
l»as. e'eat l'égolsme du Genie.
[astinoti vement, nous le n'-pét un-, Mr. Carlyle a tona Ics
pressenlimens <le l'Epoque. Mais. ne comprenant pas, u'admet-
tant pas la vie collettive, il est dalia l 'impossihili té abaohl de
tronver Ics morena de réalisation. La foi et, ]t. déconragement
alternent dans ses livres cornine ils doiveitt al temer dans son
àme. 11 i'aii et défait sa toile. oomme Penèlope. Il picche tour-a-
tour la Vie et le Néant. Il brise Ics f'orces de scs leetetirs cu Ics
roolant sani cesse du ciel aux enferà, des enferà au elei. (*) Il
brise ses forces aussi : ear Ics traces d'un déconragement qui
doit s'accroìtre aver Ics annécs percent visiblement à braverà
fous Ics éerits. Dans tona ses éerits, dans Sarior Resartus sur-
lont. il y a, bien qu'il ait renoncé a la théorie de la Vic-I'x»-
nheur. une aspi rati on contili nel le vere le repos. qni nous a
fait revenir souvent à mémoire le « n'avons-nous pas tonte
l'eterni té ponr nous réposer ? » de Nicolle à Amami. I.i-i m>
test here, j'or 1 ani iray-n-tarf/, and li/e-ireary : I irill rest lieve,
mere il bitt io die: io die or lo lire /s aliké t<> mi : afike insigui-
fioant — Here, then, as 1
#
# *
Anche l'articolo sulle Opere minori di Dante segui
le stesse sorti di quello sul Menio e tendenze di Tom-
maso Carlyle. Il Mazzini aveva cominciato ambedue
a, scrivere nell'aprile del 1840, (2) anzi quello sul-
V Alighieri qualche mese innanzi, poiché nel settembre
dell'anno precedente, avuta notizia che era stata pub-
blicata a Torino la Vita di Dante di Cesare Balbo,
egli s'era appunto proposto di stendere un articolo
sui biografi del sommo poeta, (3) e di offrirlo al-
(J) A questo punto, in ri-dazioni- definitiva ebbe un laborioso
e diffuso ri maneggia mento.
(2) Leti, alla madre, dell7 8 aprili' 1840 fi-di:, nazionale,
voi. MA', p. 59). -
(3) Lett. alla madre del IO settembre 18X9 (hi., mi. XVIII,
p. i93). ì'iramenti-, il Mazzini aveva chiesto alla madri- il voi.
INTKOIHTZIOM'.
V editore (iella IJritish and Foreigii BevieWj, che
arerà già accettati i (ine, .sulle Voix Intérieures di
V. Ungo e sulla Oblile <ì"un Auge del Lamart'ux
ma d' un tratto lo aveva poi sospeso, avendo, nel
frattempo, dorato occuparsi in lavori di maggior
mole. Nella lettera pili volte citata alla madre, del-
l' 8 aprile 1H40, egli informava infatti che era in-
tento a ricominciare a «scrivere un articolo su Dante. »
da lui «per direrse ragioni lasciato interrotto; » ed
è noto che la pubblicazione del commento foscoliano
alla Di vili <i Commedia fu la ragione che gli fece
metter da parte ancora una volta, l'articolo dan-
tesco. <iel quale il Mazzini non te un e più parola (dia
madre per oltre un anno. Solamente ai primi di
settembre del 1841 egli accennava a ijuesto argo-
mento, sempre però vagamente, (~ ) ed appena nel gen-
nai» dell'anno successivo, dopo che l'editore della
Foreigu Quarterly Review, che iniziava allora le sue
pubblicazioni, lo ebbe richiesto della sua collabora-
zione. ■■■) il Manzini si decise a rimettersi a (/uesto
.'((coro, che del resto gli era stato facilitato dai /un-
titi Balbo tino fitti mese precedente (leti, dal 2 I agosto (839, in
oli:, nazionale, fui. X l'Ili. }>. l<>.~>}; ma non potè averlo -se non
verso iti jint tii </nt ir anno.
(*) «Ho xcritlt) I' al Ir" ieri — scriveva olla madie nello <it.
lettera del IO tlieemhre Ì839 — al Direttore ili quella Rivista...,
proponendogli d* occuparmi <C mi olirò articolo su Dittile S'egli
"'■<<ti<t mi porrò ol lavoro, e §e avrò quella tal Vii.-i del Balbo,
tra utile ossiti.» 1,1. . rol. XVIII, p. Ut.").
(■) Leti, alla uiti, Ire. ilei 9 *rl tembre 1S1I (1,1.. rol. XX.
,,. 30
fi l'.t gennaio 1842 egli scriveva alla madre: « M*è ri-
milo ora richiesta ilo una Rivista Inglese, ma eli, s'occupa esdu-
nivamsnte <ii vose straniere, 4* un articolo sopra Dante, ilo farsi in
pochissimi giorni; ma questo, benone mi riesca, pel t'inpo. passa*
I.YI INI IIODI /lo\K.
<//ri e pazienti studi attorno al commento dantesco del F<>
.scoto. Dagli accenni del l' epistolario apparisce infatti
che in anello stesso mese era lutto inlento a stenderlo
ina anche questa volta ebbe a ('criticarsi una nuova
interruzione, dovuta unica incute « certe crisi edito-
riali del periodico int/lcse, il (/naie, come la prima
volta, ne/C agosto del 1*42 richiese (ti Mazzini V ar-
ticolo dantesco, a condizione d' ((cerio « in tre setti
mane, » Dando notizia alla madre di questo proce-
dere cosi sol lecito defili editori in (/lesi, (2) il Ma.
lacera notare che per Ini era « impossibile d' ((certo
scritto e tradotto » in quel breve spazio di tempo, e che
aveva proposto « di dar l'articolo in due settimane, »
purché il direttore della rivista ((resse pensato egli
stesso alla traduzione. Per parte sua, fu ({nasi pun-
tuale nel suo impegno^ poiché ai primi del mese suc-
cessivo V articolo dantesco era già beli' e mandato
contrariamente a- quanto, è da- supporre, si fosse as-
sunto l'editore, il quale, ne II' ottobre di quello stesso
anno, non più quindi con (/nella, fretta che sembrava
<li avere due mesi innanzi, restituiva ed Mazzini il ma-
noscritto dell' articolo, invitandolo a provvedere cali
stesso a tradurlo. (4) Se non che il Mazzini, pure es-
bd mente difficile, mi fa piacere (issai, perché se l'articolo riesce, è
cerio ch'io di renio col 'I abora lare regolare della Ri rista. essendo
nuova. » Ediz. nazionale, voi. XXII, p. 18.
(!) Lett. alla madre, del 37 gennaio 1841 (hi., voi. XXIII.
p. 25).
(2) Lett. alla madre, dell' 8 «aosto 1842 (Id.. voi. XXIII,
p. 237).
(3) Lett. alla madre, del 13 settembre 1843 (Id., voi. XXIII,
P. 263).
(4) «L'articolo su Dante m' è stato rimandato — scriveva alla
madre il 18 ottobre 1843 — perch'io lo consegni al traduttore:
ciò che ho fatto ; sicché e cosa, mi pare, decisa che sarà inserito
INTHODCZIONE.
se rido hì adattato a questa condì zio ne, ebbe pur troppo
a fare esperimento delle pessime abitudini dei tra-
duttori in (itesi, in mezzo alle aitati s' era già dibat-
tuto un altro esule (//arioso: dapprima cominciarono
le irritanti dilazioni di chi s' era preso l'assunto di
dar f opera sua in un determinato giorno, e che dopo
di in rana «promesso dicci rotte almeno» la tra-
duzione dell'articolo dantesco, e impegnatosi per 1' un-
dicesima di consegnarla per il 28 febbraio 1843, (l)
aveva ancora mia rotta mancato alla parola, data.
« Xou ho ancora V articolo Dante — scriveva il Maz-
zini alla madre il 3 apri/e di qucll' aiuto. — Il tra-
duttore al quale in un biglietto intimai che s' ei non
mi mandava l'articolo, io lo faceva citare, m' ha scritto
un biglietto tanto compunto supplicandomi che ora
eli' ei l'aveva quasi finito, glie lo lasciassi fino a
martedì (domani), che ho accettato. » (-) Ma furono
sempre promesse rane, le (inali decisero il Mazzini
a metter la cosa nelle mani a" un arrocato: (■') e que-
sto provvedimento, se rat se all' esule di riavere il ma-
noscritto suo. rimettendoci il compenso preteso dal le-
gale, non ebbe però l'effetto di vederlo accom pai/nato
dalla traduzione i ni/lese. ch( . con evidente i mpiidcnza .
,kI illuni in Uri gennaio 1843. Dipende i»>i dall'effetto ette farà
/' articolo "iti telluri (telili Rivista I' exser io eletta a collaboratore
ordinario della Rivista. Spero bene} perché la collaborazione «i-
tuuii mi sembra piuttosto debole: e il mio articolo mi pare, xiin<-
ramente pai landò. <•//< valga meglio dei loro. » (Sdiz. nazionale,
eoi. XXIII, ,>. 297).
.'..II. alla madre, del L>r, febbraio (843 (Id., eoi. XXII.
i'.d,\. nazionale, rol. XXIV, />. 92,
Leti, olio iiiadn. dell' 8 maggio ($ i3 (Id.; voi. XXIV,
,,. ii8).
INTKODUZIONK.
la persomi che si era incaricata di eseguirla, pure
affermando il contrario, non arerà né meno iniziati
Onde il Mazzini tentò di riaffacciarsi alt' editore della
Foreign Quarterly Beviéw, proponendogli che s' oc-
cupasse «eijli del traduttore, deducendo, ben inteso, dal
pagaménto. » Però l'editore, pure arendo pensato molto a
rispondere, te mie duro, e rima urlò il manoscritto, che,
per ìa traduzione, fu dal Mazzini, nel luglio del t848,
affidato alle cure (V una « signorina inglése, piena,
d' ingegno, » eh' egli aveva conosciuta, a Londra, ma
che viveva a Manchester. (2) Il lavoro di traduzione,
trascinatosi stentamente fino al settembre, soddisfece
il Mazzini «per quanto evidentemente /' ultima parte »
fosse « fatta di furia, » e fu subito spedito al di-
rettore della, rivista, (*) il un ale mandò le bozze di
stampa al Mazzini solamente nel dicembre. (4) e lo
fece pubblicare «per ragioni inutili a dirsi. » non <jià
nel fascicolo del gennaio, come era stato promesso,
ma in quello dell'aprile della Foreign Quarterly Ite-
vi ew, (■"') dove potè, infine, leggersi dopo cinque anni
dalla sua primitiva redazione.
Gli avvenimenti che, a cominciare dal moto ro-
magnolo dell'agosto 1843, assorbirono d'allora in poi
tutta l'attività del Mazzini, persuasero l'esule a preti-
(*) Leti, alla madre, del 1S mapgio Ì843 (Edi:, nazionale,
mi. XX IV, n. 1??).
(2) Lett. alla madre, del 2'3 luglio 1843 (Id., voi. XXIV,
p. 191):
(3) Lett. alla madre, del 9 settembre 1843 (Id., dot . XXIV,
pi -42).
(4) Lett. alla madre, del 16 dicembre 1843 (là., voi. XXIV,
p. 369).
(5) Lett. alla madre, del 30 dieembre 1843 (Id.. voi. XXIV.
p. 389).
INTROPUZIOXK.
deve un definitivo congedo dei/li studi letterari, che
per sei o sette anni aveva coltivati con tanto ardore.
La spedizione dei fratelli Bandiera del JS44. il nuovo
moto insurrezionale di Romagna del Ì84Ò, l'eiezione
di /*io IX. le stragi di Cracovia, le difficoltà insu-
perate^ ma trascinatesi laboriosamente per piti mesi,
per la costituzione del Comitato Democratico Europeo,
infine y il fremito di riforme che agitò V Italia per
tutto il ls/(i. erano per se stesse vicende che dove-
vano indirizzare Fattività del Mazzini verso altre
cure e condurla per altre vie. E solamente nelV otto-
bre del J846 egli, che per due anni si era esclusiva-
mente occupato di scritti politici, a richiesta d'un suo
amico inglese, William Shacn. si decise a stendere in
francese una commovente Preghiera a l>io. perché per-
donasse i misfatti dei quali si rendevano colpevoli i
piantatori dell'America , alV indirizzo dei poveri negri
che tenevano allo stato di schiavi.
Afferma il Holton Kingf) che la Premier» a PJp
avrebbe dovuto inserirsi nell'opera intitolata Kecpsake.
della notissima Lady lìlcssington . V amica di Lord Uff
ron. da lei conosciuto in Italia, e fecondissima scrit-
trici. UTon è possibile di controllare quest' ajfcrìna-
zione. poiché nell'opera citata lo scritto del Ma::ini
non comparve: invece, per sicure testimonianze, la
Preghiera a Dio. che il Mazzini aveva steso assai ài
buon grado, dichiarando a \Y. Shacn che « scrivere
una 0 due pagine su f/'abnl iiionc >■ era per lui tutt'uuo
che « dimostrare che il sole dà luce e calore. » [* fu
scritta per essere inserita « in un libro o strenua »
(') Mazzini (ha, hi:, ri!.), p. .'{li/.
'.II. a II, Ili, ,„, SIhuh. ,1,1 :'li nllnìni IS Ili [i ili: . mi: io-
ni, . mi. 1 .\ \. p, 249).
n l'KODUZiONK.
che sì stampava « annualmente a Boston, negli Stati
latiti; >■> {l)ed infatti comparve nel Bell of Liberty, che
veniva appunto a tnee in quella città e ri rimase ÈCO
noHciuta sino a quando fu tradotta e pubblicata nel
n. 22 5 dell' Italia e Popolo del tò agosto 1854. (')
Stesa originariamente in francese, in onesta redazione,
della (/naie si conserra l'autografo, (3) si pubblica (tra
per prima volta, omettendo (ti riportare ta traduzione
i uff tese, che fu ristampata già dal Bolton King: invece,
si ritiene opportuno di collocare a metà pagina col testi»
francese ìa versione italiana, che con tutta probabilità
è dovuta òlle cure di Francesco Bartolomeo Steri, uno
dei direttori del battagliero periodico genovese.
(*•) Lfitt. alla madre, del 30 ottobre 1846 (ediz. nazionale,
voi. xxx, p. £5i;,
r) La traila zio ne èra preceduta dalla seguente avvertenza :
« Abbiamo trovato in un giornale americano, Bell of Liberty, ta
preghiera scritta da ('• . Mazzini nel 1846. Ci è sembrato mio
.squarcio d'alta poesia dégno di essere conosciuto in Italia, princi-
palmente in questa età d'oro in cui non si parla clic di azioni
per miniere e lìngptd, e mentre clic la nazione è schiava dal Bren-
nero alla Sicilia, si discute (tracemente, sapientemente della qui-
stione orientale, delle strade ferrate e dell' efficacia dei libri per
fare la rivoluzione in Italia. Fra noi si è molto parlato dell7 Linde
Tom's'Càbin: è debito di giustizia far conoscere air Italia che un
suo figlio, dipinto dalla reazione ora conte un pazzo, ora come uomo di
rapina, di terrore e di sangue, arerà preceduto la signora Beecher-Stowe
nel patrocinio generoso dello schiavo, non solo del nero, ma di tutti i
bianchi schiari dei, planteurs coronati (V Europa. -Ecco la preghiera
in una versione pallida, che sentiamo quanto sia lungi dalla ener-
gia e dalla bellezza dell' originale. »
(3) Una fedelissima copia di esso, insieme con la lettera cit.
y W. Shacn, fu cortesemente comunicata alla Commissione dal si-
gnor (ì. M. Tremlyan, al quale sono da esprimere i pili ri ri rin-
graziamenti per i preziosi contributi da, lui offerti all'edizione na-
zionale degli Scritti di (i. Mazzini.
IN'TKODl ZIONK
Ecco l'indice bibliografico degli articoli compresi
nel presente volume :
I. Dante.
[Pubbl. nelV Apostolato Popolare, n. 3° del IO settembre 18-11.
r poco dopo nel Pellegrino, giornale istruttivo, molale, e pia-
cevole, ed uso della Scuola Italiana «li Greville Street, u. 27°
del .7 dicembre 184lJ. Fiiì tardi fu accolto in S. I. V..
voi. 1, pp. 125-VJ5 <■ in S. E. I., voi. IV. pp. 19-02}.
II. Sulla «Storia d'Italia dal le 50 al f 900 » di
G. Ri e ci ardi.
[Pubbl. nelV Apostolato Popolare, //. ~n del 95 settembre 184? .
Qui si ristampa per prima colta].
III. Frammento di traduzione.
[Pubbl. nelV Apostolato Popolare, n. 9° del 31 dicembre 1842.
(ini si ristampa per prima volta],
IV. Commento Foscoliano alla «Divina Commedia.»
[l'ubili, col tìtolo di Prelazione all'edizione e Oon la tirimi
Un'italiano. /'// La Commedia di DANTE ALIGHIERI,
illustrata da UGO FOSCOLO, Tomo primo ; Londra, Pietro
Rotondi, 90. Bemer} 8 ^Street, Ì842, pj>. ir-.r.r. FHt ristampato
in S. I. Y.. voi. 11. pp. 170-1X7 . e, soppressa la lettera di
Ugo Foneoìo a (ìino Capponi, nelle Opere postume di UGO
FOSCOLO, fai. Ili (Prone letterarie;, Firenze, Le Mounier,
1H.~>0, pp. 87-9Ì; injini, sempre con la sii ricordata s<>ppr< g.
siane, in S. E. !.. voi. IV. pp. 33-42],
v. Mach lavelli.
[Pubbl. nel Coorrier (!<■ L'Europe. Fed. a p,
Vi. Qenio <■ tendenze <1 i Tommaso Carlyle.
[Pubbl. nella Britiah and ForeigN KVview. voi. Ali (otto-
pp. 962-293, < di lo tradotto e pubbl. i» S. I.
V.. eoi . ili. pp. i?i 918, coi semplice titolo di Tommaso
in ri:oi>r/n»M,
Carlyie, dichiarandosi ohe era stato * tradotto dall' inaimi /><
cura dei/li Editori, » Infine, fu in parìe riassunto, tradotto
pubbl. dal Mazzini in S. E. I.
)l. IV, pp. 220-261
VII. Ai Giovani.
\Pubbl. anonimo, in prefazione all' edizione degli Scritti
.'dui e posi unii «li CARLO BINI, emanila a Livorno, nel
MDCCCXLIII, presso la tipografia di Paolo Vannini e dif-
fusa per cura del Gabinetto scienti lieo letterario livornese.
E coni preso nelle pp. IX- X XIII. Piti fardi fu ristampalo in
S. I. V., voi. LI, pp. 2U-222, e in S. E. !.. voi. TV,
pp. 65*75).
VII 1 . A rt i co 1 o premesso a 1 1" ed i z i on e d i Lugano degli
«S 6 ritti politici inediti» di l'go Foscolo.
l'nhbl. in prefazione, e col titolo « A chi legge, » agli Scritti
politici inediti di Ugo Foscolo, raccolti a documentarne
la vita e i tempi. Lugano, Tipografa della Srizzera Italiana,
1844, j>j). ì II-XX XIX. Reca la data di Londra, 5 agosto,
e la Urina GlJUSEPPB Mazzini. Fu ristampato in S. I. Y..
eoi. IL pp. 18S-2I0, e in S. E. I., voi. IV, pp. 43-64\.
IX. Opere minori di Dante.
l'abbi, nella Foreign Quarterly Revievs , col. XXXIII (a-
prile 1S Li), pp. l-.'iO. Va poi tradotto e puhbl. in S. I. V.,
vài. III. pp. &23-374j eoi titolo di Scritti minori di Dante,
allindi in S. E. I., voi. IV, pp. 17?-219).
1' re gli i er
s e h i a v i .
di un esule a Dio per i padroni di
[Pubbl. in inglese nella strenna intitolata lìell of Liberty,
die si stamparti a Boston, e di là fu poi tradotta in italiano
e pubbl. neir Italia e Popolo, nel ri. del Io agosto 1854],
I.
DANTE.
Mazzini, Scritti, ecc., voi, XXIX (Letteratura, voi. V). I
DANTE.
Nella chiesa di Santacroce in Firenze, tra i. nomi
di molti grandi Italiani, un monumento, innalzato da
non molti anni, porta
il nome di Dante
Allighieri. A Por-
ciano, poche miglia
lontano dalle fonti
d'Arno, i contadini
indicandovi la torre
maggiore, vi dicono
eli' ivi Dante fu pri-
gioniero. In Gubbio,
trovate una via che
ha nome da Dante,
e s'insegna con or-
goglio una casa ov'ei
l'u. A Tolmino, pres-
so ad ('dine, i montanari additano al viaggiatore la
grotta ov' egli lavorava, il sasso su ch'egli sedeva. In
ogni città d' Italia, il primo nome clic vi s'affaccia allo
sguardo, appena v'arrestate davanti all' invetriata d'un
libraio, il primo ritratto che v'affascina l'occhio ogni
Oliai volta VOX guardate per entro a una bottega di
4 DANTE. [1841]
stampe, è quello di Dante. Chi fu l'uomo, il cui nome è
fidato alle memorie di tutto un popolo? Che fece egli
per la dazione che dopo cinque secoli e mezzo continua
ad ammirarlo e a raccomandarne il ricordo alle ge-
nerazioni che verranno? Pochi tra voi lo sanno. Al-
cuni hanno udito ch'ei fu potente Poeta, ed ignorano
perché fu potente, quali idee lo animassero, qaal
fede lo dirigesse ne' suoi lavori. Nessuno forse sa
ch'ei fu grande sovra tutti i grandi Italiani, perché
amò sovra tutti la Patria, e l' adorò destinata a cose
pili grandi che non spettano a tutti gli altri paesi.
Nessuno sa che infelicissimo, ramingo, mendico, Dante
conservò intatto fino all'ultimo giorno il pensiero
che dominò la sua vita e mori confortato cinque
secoli addietro, nella credenza che l'Italia sarebbe
un giorno Nazione e direttrice una terza volta del-
l'incivilimento Europeo. Pure, qual forza non q,ggiun
gerebbe alla vostra fede il sapere che il pili grande
intelletto di tutta Italia, anzi di tutta Europa, era
credente nella credenza che noi predichiamo, e ten-
deva allo scopo medesimo che noi oggi cerchiamo rag-
giungere?
Dante fu tale uomo, che a nessuno Italiano, co-
munque sfornito d'educazione, dovrebbe essere con-
cesso senza rimprovero d'ignorarne il nome, i me-
riti, i patimenti e i pensieri. Dante ha fatto più per
l'Italia, per la gloria e per l'avvenire del nostro
Popolo, che non dieci generazioni d'altri scrittori
o d'uomini di Stato. Gli stranieri i più vogliosi di
vilipenderci e dichiararci per sempre impotenti, s'ar-
retrano quasi con terrore davanti a quel nome che
né secoli, né viltà di servaggio, né tirannia di stranieri,
di principi nostri, e di gesuiti hanno potuto o po-
tranno mai cancellare: la terra che ha fecondato un' a-
[1841] DANTE. 5
nima cosi potente è terra singolare e cova una vita
che non può spegnersi. Tutti gli ingegni Italiani che
scrissero virilmente e giovarono al progresso dell'idea
Nazionale, trassero gran parte della loro ispirazione
da Dante. Dante può riguardarsi come il padre della
nostra Lingua: ei la trovò povera, incerta, fanciulla,
e la lasciò adulta, ricca, frauca, poetica: scelse il fiore
delle voci e dei modi da tutti i dialetti, e ne formò
una Lingua comune che rappresenterà un giorno fra
tutti noi l'Unità Nazionale, e la rappresentò in tutti
questi secoli di divisione in faccia alle nazioni stra-
niere. Dante fu grande come poeta, grande come pen-
satore, grande come politico ne' tempi suoi: grande
oltr' a tutti i grandi, perché, intendendo meglio d' ogni
altro la missione dell'uomo Italiano, riunì teorica
e pratica, potenza e virtù: — Pensiero ed Azione.
Scrisse per la Patria, congiurò per la Patria : trattò
la penna e la spada. Costante nell'Amore, adorò fino
all'ultimo giorno la memoria della donna che gì' in-
segnò prima ad amare. Irremovibile nella Fede, pati
miseria, esilio, persecuzioni, né mai tradì la riverenza
alla Patria, la dignità dell'anima, la credenza ne' suoi
principii. Le madri Italiane un giorno ne trasmette-
ranno la vita, come insegnamento, ai fanciulli Italiani.
Giova intanto indicarla per cenni al popolo ch'egli
amo e che ne tradurrà un giorno in fatti il pensiero.
Dante Allighieri nacque in Firenze s'ignora in
qua! giorno del mese di maggio dell'anno 1265, da
una famiglia d'antica discendenza romana: il padre
fu giureconsulto ; la madre ebbe nome Bella, non si
M di qnaJ casa: il tiglio, battezzato in San Giovanni.
fu detto Durante, che s'accorciò poi in Dante. Madre
«• padre morirono, quand'egli era ancora fanciullo di
nove anni o poco pili.
ti dami;. [1841]
Il primo fatto che noi conosciamo della vita <ii
Dante è il suo primo amore. Condotto il primo giorno di
maggio 1274 nelle case di Folco Portuari, ricco cit-
tadino fondatore dell'ospedale di Santa .Maria Non a.
innamorò di Beatrice, figlia di Folco, fanciulla d'otto
anni e mesi. Questo amore, concepito a nove anni,
ispirò, dominò tutta intera la vita di Dante: fu l'a-
nima dell'anima sua. La storia del suo innamoramento
sta registrata in un libretto intitolato Vita Nuora,
scritto da lui medesimo in gioventù; né mai amore
più puro, più caldo, più gentile e poetico si mostro
fra viventi. I primi versi ch'egli, nove anni dopo
l'innamoramento, compose, riguardano Beatrice, e non
molto dopo egli decideva che avrebbe fatto immor-
tale quel nome, e lo fece. Fu riamato, ma castamente,
quietamente, e certo con meno fervore. Non s'arca
sarono, forse per la diversità di condizioni materiali.
Beatrice fu data in moglie a un Simone de' Bardi,
e non molto dopo, nel 1290, mori. Dante l'amò sem-
pre dell'amore dell'anime, pensò ch'essa, dall'alto
d'una vita migliore, lo proteggesse e lo guidasse a
virtù, e ne perpetuò la memoria nel suo Poema.
Alcuni de' suoi versi d'amore per lei, inseriti nella
Vita Nuova, sono superiori a quei del Petrarca, il
cui affetto sentiva spesso meno dell'uomo che del
letterato.
Intanto ei pensava alla patria, e s' occupava, come
deve ogni uomo che nasce in libero stato, delle cose
pubbliche. Già egli aveva, nell'età di ventiquattro
anni, combattuto valorosamente nelle prime fila della
cavalleria Fiorentina a Oampaldino contro i Ghibel-
lini d' Arezzo ; e l' anno dopo nella guerra de' Fio-
rentini contro ai Pisani. Ma nel 1300, a trentacinque
anni d' età, ei fu eletto un dei primi o Priori in Firenze,
[1841] DANTE. 7
quando le discordie civili fra i cosi detti Bianchi e
Neri infuriavano nella città. Dante ottenne che i
capi delle due fazioni fossero mandati in esilio. S'era
proposto di ricorrere, come a mediatore, a uno stra-
niero, Carlo di Valois, protetto di Papa Bonifazio Vili,
e di confidargli l'armi e il danaro della città: Dante
s' oppose. Pare eh' ei non fosse amato da' suoi col-
leglli di governo : fatto è che allontanato sotto pretesto
d'ambasceria a Roma, mentr' egli cercava indurre a
fini di pace Papa Bonifazio Vili, e Papa Bonifa-
zio Vili lo teneva a bada, si trovò condannato in
Firenze da un tribunale composto di Neri, a una
multa d'ottocento lire e a due anni d' esilio, e la gente
della fazione che lo condannava die' il guasto a' suoi
averi e alla sua abitazione. Il processo era ingiusto
e feroce: lo condannava assente per falli non veri,
su false scritture; lo condannava per azioni spettanti
al tempo del suo Priorato, che nessuno avea più
diritto d'esaminare. Dante non fé' conto del giudizio,
non pagò la multa, non si presentò. I suoi nemici,
crescendo in ira, fulminarono contro lui una seconda
condanna, enei marzo 1302 decretarono ch'egli, dove
mai fosse preso, fosse arso vivo. D'allora in poi, Dante,
tenuto dapprima per Guelfo, fu tenuto, ed è tuttavia
tenuto da tutti per Ghibellino. L'aver mutato partito
è l'unica colpa di che ^ii scrittori poco favorevoli
a lui credano poterlo accusare: l'unica di che i fa-
vorevoli si credano in dovere di cercargli scuse. E
perché mutare partito, non per convinzione matu-
ra tu. ina per ira e nimicizie personali o persecuzioni
patite, è delitto de' piti gravi che la potenza del-
l' intelletto aggrava più sempre, è necessario spie-
gtffvi, (piatito è concesso in poche parole, il vero di
questa accusa, perché non crediate ohe acciecati dal
8 DANTK. [1841]
Genio noi proponiamo alla vostra venerazione un
colpevole.
Il vero è che Dante non fu Guelfo né Ghibellino,
ma com'egli dice in un verso del suo poema, s'era
fatto parte per se stesso. Le idee di Dante, erano ben
altre o più ardite che non quelle de' Guelfi e de' Ghi-
bellini. Egli fu quindi or cogli uni or cogli altri,
tanto quanto gli parevano poter giovare come mozzi
a raggiungere lo scopo eh' ei s' era prefisso, non più.
Inoltre, i partiti allora, per la natura de' tempi e
per influenza continua degli eventi stranieri, muta-
vano spesso nome, capi, alleati, cosi che l'individuo
il quale si rimanea fermo nelle prime credenze pareva
mutare a riguardo del proprio partito. Cangiò il Guel-
fi srno, non Dante.
I Guelfi erano i difensori del Papa, i Ghibellini
dell' Impero. L'Impero rappresentava l'organizzazione
feudale, l'aristocrazia: i nobili quindi furono ghibel-
lini. Il municipio, il Comune, il popolo insomma fu
Guelfo. Il Guelfismo trionfò. Il Comune si stabili
irrevocabilmente. Il feudalismo diventò impossibile.
Eimase influenza, e in alcune parti potere, a taluni
fra gl'individui della nobiltà; ma la nobiltà, come
corpo, fu spenta, d'allora e per sempre, in Italia.
Bensì, il popolo vincitore non seppe trarre tutto
il frutto che si poteva dalla sua vittoria. I tempi
non erano maturi per la Nazione. Kimase dunque tra
que' Comuni senza legame, un fermento d'anarchia
che suddivise i partiti, e creò nuove liti, non di prin-
cipii ma di passioni, d'interessi, d'ambizioni indi-
viduali. I papi che per tenerla divisa chiamavano in
Italia uno straniero contro l'altro, le attizzavano sem-
pre più. Sotto Urbano IV, che chiamò in Italia Carlo
d'Angiò, i partiti s'erano già modificati. Sotto Bo-
1841] DANTE. 9
nifazio Vili che chiamò Carlo di Valois, cangiarono
interamente. I Guelfi e i Ghibellini diedero luogo ai
Bianchi e ai Neri: popolani i primi, patrizi i secondi.
1 Neri parteggiavano per Carlo di Valois, e perché
Carlo era stato chiamato da Bonifazio VIII, si dis-
sero Guelfi. I Bianchi stavano contro il Francese,
e dacché i Ghibellini s'erano mostrati avversi ai
Francesi fin dalla chiamata di Carlo d'Angiò, s'af-
fratellarono con essi, quando Carlo di Valois li cacciò
da Firenze.
Dante fu Guelfo ne' suoi primi anni di gioventù;
poi fu Bianco : sempre col Popolo, cioè coli' elemento
della Nazione futura.
Ma i tempi non erano allora, come abbiam detto,
maturi per la Nazione. Il popolo non andava più
in là dell'idea di Comune. I Papi non potevano né
volevano fondare l'Unità Italiana; e l'Unità Italiana
era il pensiero predominante nell'anima di Dante.
Cercando per quali mezzi potesse fondarsi, ei si tro-
vava tra la Francia e la Germania: ambe tendenti
a governare l'Italia; ma la Francia, forte per unità,
pericolosa per la simpatia che svegliava pur troppo
fra noi; la Germania, incapace allora d'Unità, in-
capaee, per la lingua, per l'opposizione dei Papi ed
altro, di conciliarsi favore. L' Imperatore era intanto
riconosciuto da tutta Europa come centro nominale
dell'autorità temporale. Dante, non potendo distrug-
gi e (|iiesto fatto, volea giovarsene; ma in qual modo!
A Dante poco importerà che l'uomo il quale
avrebbe rap presentato, vivo lui, l' Impero, fosse Ita-
liano o Germanie*: più che l' Imperatore, gì' impor-
tava l'Impero: gi> importava di toglierlo alla Ger-
mania <* di ripiantarlo in Italia: gì' importava che
dall' Italia partisse allora come sempre la parola
10 DANTE. [1841]
dell'Autorità, la direzione del movimento Europeo.
Dante sentiva fremersi dentro l'orgoglio della \ ita
Italiana più potente che non fu nei migliori tra suoi
concittadini Ano a' tempi nostri. La Patria era per
lui una Religione. Adorava in essa non solamente
il bel paese dov'egli avea ricevuto la prima carezza
materna o salutato il primo sorriso d'amore di Bea-
trice, ma la terra destinata da Dio alla grande mis-
sione di dare unità morale all'Europa e per mezzo
d' Europa all' Umanità. Ei piantava per base « che
il popolo Romano avea per diritto e per divina pre-
desti nazio?ie preso impero sopra tutti i mortali —
che Roma era la sede preparata dalla Provvidenza
all'Impero. » Affermava « che nessun popolo avea
più dolce natura nel signoreggiare, più forte nel so-
stenere, più sottile nell' acquistare, della gente latina,
massimamente del santo romano popolo. » Credeva
che « fossero degne di riverenza le pietre che stanno
nelle mura della santa e gloriosissima Roma, e il
suolo dov'ella siede fosse degno oltre quello che per
li uomini è predicato e provato. » Roma, capitale
dell'Italia, era dunque sede naturale dell'Impero uni-
versale: in Roma dovea collocarsi il rappresentante
di quest'Impero: da Roma partire l'ispirazione al-
l'Umanità. È chiaro che con siffatte credenze, con-
segnate da lui in libri che pochissimi fra gì' Italiani
leggono, intitolati Convito e della Monarchia, Dante
si separava tanto dai Ghibellini quanto dai Guelfi.
I Ghibellini volevano sottomettere V Italia all' Im-
pero Germanico : Dante voleva assorbire 1' Impero
Germanico in Roma, e provare che a nessun uomo,
Italiano o straniero, era possibile esercitare ragione
vplmente codesto Impero se non dall' Italia e da Roma.
[1841] " DANTK. 1 l
Tale era il pensiero di Dante, dell'uomo il più
potente per ingegno che sia nato in Italia.
Né mai egli tradì quel pensiero. Tutta la sua vita,
combattuta e tristissima vita, fu d'uomo che sente
la dignità della propria fede e non vuole contami-
narla. Cacciato in esilio, cercò d'operare per le pro-
prie credenze. Gli esuli lo elessero nel 1302 mem-
bro d'un Consiglio di dodici che doveva occuparsi
delle cose loro ; ma trovando che i suoi colleghi
operavano stoltamente, Dante li abbandonò, liitentò
nel 1307, ma inutilmente. Andò pellegrino per tutta
Italia, di città in città, di corte in corte, tormen-
tato dall'ira generosa che alternava in lui coli'a-
more, dalla miseria, dal tedio compagno inseparabile
dell'esilio, e da un pensiero insistente che lo affa-
ticava, ma senz'avvilirsi, senza rinnegar quel pen-
siero, senza tradirlo col silenzio o con atti non degni.
Trattato con sospetto o con fasto villano dai capi
di parte, or Guelfi or Ghibellini, che lo ospitavano,
imparò
come sa di sale
Lo pane altrui, e come è duro calle
Lo scendere e il salii per l'altrui scale;
imparo a diffidare della fama, della riconoscenza, del-
l'amicizia, e d'ogni cosa fuorché dell'anima sua, del-
l'avvenire della sua Patria, e di Dio: imparò quel
desiderio di morte, che stilla a goccia a goccia nel
onore dell'esule finché invada tutta la sua persona,
«• Hi' egli espresse in quegli altri suoi versi
non so quant' io mi vi va.
Ma <jia non tia il twrnar mio tanto tosto.
Ch'io non >-ia CO) \«>l«-r prima alla riva;
12 DANTB. [1841]
e imparò, studiando gli uomini e le cose, e i condot-
tieri ambiziosi e i tiraunetti italiani nei quali ad ora
ad ora ei cercava infondere un pensiero generoso
d'unificazione Italiana, che non v'era nulla da spe-
rare e 1' amarezza di quell'idea che dice: tu morrai
senza vedere verificato il concetto più santo dell' anima
tua. E nondimeno, durò. Non piegò vilmente la testa
davanti al soffio della sventura, o se la piegò talora
segretamente, fu
Come la fronda, che iìette (*) la cima
Nel transito del vento, e poi si leva
Per la propria virtù che la su hi ima.
Pati in silenzio: scrisse; consegnò via via nel Poema
eterno al quale lavorava, le impressioni dell'anima,
le sue vendette contro a' malvagi, le sue benedizioni
ai pochissimi che trovò buoni, serbandole per get-
tarle ai posteri dietro il sepolcro; e intanto, quando
gli eventi glie ne porgevano occasione, non tralasciò
mai di predicare le proprie credenze, e di chiamare
all'Unità la sua Patria. Intorno al 1316, quand'egli
era vecchio di cinquantun anni, quei che governa-
vano Firenze gli offrirono di ripatriare e di riavere
i suoi beni a patto eh' ei si dichiarasse perdonato, e
quindi colpevole. Altri, invitato, accettò; ma Dante
negò; e noi vogliamo tradurvi quel tanto che ci è
rimasto della lettera latina con ch'egli rispose al
l'amico che gli trasmetteva quella proposta, perché
l'anima di Dante v' è tutta scolpita, e perché molti
esuli de' tempi nostri hanno bisogno di meditarla.
(*) Che piega la cima nel passar del vento.
[1841 j DANTK. 13
« Dalle vostre lettere, colla debita riverenza e con affetto
da me ricevute, ho con animo grato e pensatamente raccolto
quanto vi stia a cuore ch'io ritorni alla patria: e tanto piti
io vi sono riconoscente quanto è più raro che gli esuli incon-
trino amici. Rispondo or dunque alle cose in quelle significate,
e se noi fo come forse la pusillaininità di taluni vorrebbe,
prego affettuosamente che l'esame della vostra prudenza pre-
ceda il giudizio.
« Le lettere del vostro e mio Nipote e d' altri parecchi
amici mi dicono che in virtù di decreto novellamente escito
in Fiorenza sull'assoluzione degli esuli, io, purché accettassi
di pagare una certa somma e sottomettermi alla vergogna
dell'oblazione, potrei, rimanendomi assolto, tornare in patria
immediatamente. Nel che, per vero dire, sono, o Padre, due
cose degne di riso e mal consigliate: mal consigliate dico,
accennando a quei che le espressero, dacché le vostre lettere
più prudenti e assennate non contenevano siffatte proposte.
« È questo dunque il glorioso modo per cui Dante Alli-
ghieri è richiamato, dopo quasi quindici anni d' esilio, alla
patria? Questo merita un'innocenza a tutti patente? Questo i
sudori eie lunghe fatiche negli studi durate? Lungi dall'uomo
della Filpsofia famigliare questa inconsiderata bassezza degna
d'un cuore di fango, ch'egli a guisa di certo misero saputello
e d'altri vuoti di fama patisca, quasi vinto, d'essere offerto
al riscatto! Lungi dall'uomo apostolo della giustizia, ch'egli,
offeso d' ingiuria, paghi agli offensori, quasi lo avessero be-
neficato, un tributo del suo !
« Per via siffatta, o padre mio, non si ritorna alla patria;
ma se un'altra per voi o poscia per altri si troverà che non
tradisca la fama e l'onore di Dante, io mi v'appiglierò a passi
non lenti: e se per via sì fatta non s'entra in Fiorenza, io
mai in Fiorenza non entrerò. Che? non vedrò io d'ogni dove
le sfere d<:lle stelle e del sole? Non potrò io d'ogni dove
sotto il cielo meditare intorno alla dolcissima verità, se prima
io non mi tolga ogni gloria, anzi mi renda ignominioso al
popolo e alla città Fiorentina? Pane, certo, non mi mancherà. »
Per siffatta risposta i Fiorentini gli rifui minarono
contro un altro bando. Bensì Dante trovava, negli
ultimi anni della sua vita, stanza più riposata e con-
14 DANTK. [1841]
torta ta di cure amichevoli, presso Guido, Signor di
Ravenna, e per breve tempo anche in Verona nella
Corte di Cane della Scala, famoso a quei tempi e
Capitano della Lega Ghibellina. Dante avea moglie,
una Gemma Donati, da lui presa dopo la morte di
Beatrice, ma non l'ebbe mai seco da quando fu esule:
avea figli, ma è incerto s' ei ne avesse mai presso
alcuno. Scrisse, oltre il Poema, più libri latini e ita
liani de' quali or non importa parlarvi. Amava con
ardore la musica, e sapea di disegno. Avete in capo
all'articolo l'immagine del suo volto: bruno di colore,
mestamente severo e pensoso. Era di mediocre
statura, alquanto curvo nelle spalle. Parlava poco,
eloquentissimo quando s'incaloriva. Mori nel 1321,
il 21 settembre, in età di cinquantasei anni, di
ritorno da una ambasciata a Venezia per Guido
Novello, Signor di Ravenna, che lo accorò pel mal
esito. Guido gli celebrò i funerali, e poco dopo fu
costretto dai casi a fuggir di Ravenna a Bologna.
Né se i figli suoi non s' opponevano virilmente,
avremmo in oggi certezza del luogo ove dormono
l'ossa del più grande pensatore d'Italia, dacché il
Cardinale Poggetto si mosse verso Ravenna non molto
dopo la fuga di Guido, con ordine di Papa Giovanni
di dissotterrare 1' ossa di Dante e maledirle e disper-
derle.
Un giorno, Dante pellegrinando venne al mona
stero del Corvo in Monte Caprione nella Lunigiana,
e richiesto da un frate che si cercasse, rispose : Pace.
Pace, nessuno, frate od altri, poteva dargliela in terra.
Ma la pace dei morti, s'essi, come crediamo, guar-
dano ancora con amore alle cose nostre, è l'adempi-
mento del pensiero che li agitò sulla terra. Volete voi,
Operai Italiani, onorare davvero la memoria de' vostri
[1841] DANTK. 15
Grandi e dar pace all'anima di Dante Allighieri?
Verificate il concetto che lo affaticò nella sua vita
terrestre. Fate Una e potente e libera la vostra
contrada. Spegnete fra voi tutte quelle meschinissime
divisioni contro le quali Dante predicò tanto, che
condannarono lui, l'uomo che più di tutti sentiva ed
amava il vostro avvenire, alla sventura e all'esilio,
e voi a una impotenza di secoli che ancor dura. Li-
berate le sepolture de' vostri Grandi, degli uomini
che hanno messo una corona di gloria sulla vostra
Patria, dall'onta d'essere calpeste dal piede d'un
soldato straniero. E quando sarete fatti degni di Dante
nell'amore e nell'odio — quando la terra vostra sarà
vostra e non d'altri — quando l'anima di Dante potrà
guardare in voi senza dolore e lieta di tutto il santo
orgoglio Italiano — noi innalzeremo la statua del
Poeta sulla maggiore altezza di Roma, e scriveremo
sulla base : Al Profeta della Nazione Italiana
gli Italiani degni di lui.
IL
SULLA
STORIA D'ITALIA DAL 1850 AL 1900,
DI G. RICCIARDI.
Mazzini, Scritti, 800., voi. \ \ I \ (Lciin-iitura, voi. V). 8
SULLA 'STORIA D'ITALIA DAL 1850 AL 1900.'
DI G. RICCIARDI.
In questo libretto (*) virilmente ideato e scritto, il
Sig. Ricciardi, esule di Napoli, viene esponendo le
nonne principali colle quali dovrebbe, eom'ei pensa,
condursi 1? insurrezione Italiana eh' ei tìnge accadere
— noi speriamo data pia prossima — nel 1850, a
vincer l'intento. Unitario e repubblicano, egli procede
colla GIOVINE Italia quanto ai caratteri politici
dell' insurrezione. Il principio vitale, che 1' insurre-
zione, dovunque essa abbia coinincianiento, deve in-
nalzare una bandiera non provinciale, ina Italiana,
e Spandersi di comune in comune, di città in città,
di parte in parte d'Italia, senza riguardo a non in
terventi o a calcoli di paura nomata prudenza —
l'audacia e la rapidità delle mosse insegnate come
-.-icm di vittoria — la guerra per bande posta, se
non a cardine, a principale sostegno almeno della
guerra Italiana — la nessuna tede da mettersi nei
Governi stranieri qualunque sia il loro linguaggio —
hi separazione da mantenersi, quanto al Governo, tra
innit # Italia dal i8ò0 ai Ì900: tcritta da Giuhki'pk
i;i« < iabdi, Parigi, i8 (Si.
20 SULLA STÒRIA D'ITALIA Di G. RICCIARDI. [1842]
il periodo <r insurrezione e quello in che, Ubero sino
all'Alpi, il paese Italiano, incomincia la pacifica ri-
voluzione — alcuni degli ordini militari — e più altre
cose proposte qua e là dal Sig. Ricciardi hanno pieno,
e da molto, il nostro consenso, e faranno utile il li-
bro a qualunque lo legga. Scritto con sincerità di
convincimento e con evidenza d'intenzioni purissime
anche nelle parti j)iù dubbie, chiama la mente a con-
siderazioni importanti e merita un esame che noi
daremmo, se molti dei punti toccati nel libro non do
vesserò, per la natura loro, formar soggetto, tra non
molto, d'articoli separati nel nostro Giornale. Della
questione sociale il Sig. Ricciardi non parla: difetto
grave per due ragioni, Puna di giustizia, l'altra di
opportunità. Senza un riordinamento sociale fondato
su basi d' upa equità eh7 oggi non esiste se non di
nome, senza un più giusto valore dato al lavoro,
anima della società e nondimeno trattato in oggi
coni' opera quasi servile e da retribuirsi inferiormente
ad ogni altra, la libertà è per la maggiorità del po-
polo una chimera, la rivoluzione una sventura più
ch? altro, dacché il sangue versato frutterà ai x>iù un
peso mag'giore d7 ineguaglianza in ragione della co-
scienza di dignità cresciuta per P-esercizio di diritti
reali nei pochi appartenenti alle classi doviziose e
intellettualmente educate. Né senza la promessa so-
lenne e convalidata, per quanto è possibile, dai primi
atti dell'insurrezione, di questo riordinamento, avremo
le moltitudini preste ad entrare in campo con quel-
la entusiasmo di costanza e di sagrinolo di che una
causa come la nostra ha bisogno. Certo; ordinamenti
siffatti non appartengono che alla lenta e matura
ragione del Concilio Nazionale, quando, restituito
colla pace il corso regolare alle cose, i bisogni
[1842] SULLA STORIA d' ITALIA DI G. RICCIARDI. 21
avranno traquilla espressione e il senno comune avrà
elaborato i rimedi. Ma esistono mali urgenti, mali
clip affliggono quella numerosa parte di popolo, alla
(piale le braccia sono unica proprietà: e a questi il
Governo dell* Insurrezione dovrà, con una serie di
provvedimenti a tempo destinati a segnare il passag-
gio dal vecchio ordine al nuovo, porre riparo. Or,
ira i provvedimenti indicati dal Sig. Ricciardi, uno
solo mira al vantaggio della classe che contempliamo,
ed è l'abolizione (p. 38) di tutte le imposizioni, eccet-
tuata la fondiaria, ch'egli innalza al venti per cento sul
reddito netto: provvedimento che noi non vorremmo
accettare. Cura del Governo futuro sarà, crediamo,
non già di costituire colle imposizioni o con altro
un privilegio oneroso o favorevole per la proprietà
delle terre, ma di eguagliare quanto è possibile, per
ciò che spetta ai doveri e ai diritti pubblici, la prò
prietà delle terre a tutti gli altri generi di pro-
prietà, lut ti i cittadini devono esser tassati, un dove
occorre, proporzionalmente sul loro superfluo. Se i pro-
prietari di terre, specialmente quando V industria
man ufi t liniera riceve ogni di più sviluppo, fossero
soli tassati, diventerebbero, nello spazio di venticin-
que anni, o schiavi o tiranni.
A questo difetto vogliamo contrapporre un eccesso,
ed e quello contenuto nel capo XXI. Altri chiamerebbe
fautore imprudente. L'accusa che noi gli facciamo
e piiì grave. Trascinato da un senso di riazione giusto
nella cagione onde move, ma cicco dell' avvenire, egli
ha dimenticato a un tempo V inviolabilità e Peter
aita del sentimento religioso. Il primo decreto del
Governo d'insurrezione abolirà necessariamente il pò
temporale del Tapa rovesciato col latto dall' in-
siirrc/iunc repubblicana : ma nessun Governo tempie
22 STI, LA STORIA D' ITALIA DI 0. RICCIARDI. [1842]
raneo ardirà dichiarare abolito il Papato: nessun
Governo Italiano, temporaneo o no. ardirà trattare
il Papa come il Sig. Ricciardi propone. Non siamo.
la Dio mercé, sospetti d'essere ligi al Papato: ma
una credenza, comecué invecchiata, non s' abolisce
per editto governativo venti di dopo una insurrezione.
Le credenze non periscono se non col sorgere d'altre
credenze più pure e più vaste. E quando credenze
siffatte, ch'oggi fermentano nel petto di pochi buoni,
saranno diffuse colla stampa e colla parola tra i mi
Moni dei nostri concittadini redenti, ed essi, inter-
rogando, senza inganni e paure, la loro coscienza,
troveranno in essa tra eco a quelle credenze, il Con-
cilio Nazionale, interprete della Fede politica, sociale,
religiosa del Popolo, la promulgherà. Allora, ma non
prima d'allora, il Papato cadrà. E allora, scema del
l'avvenire, libera di giudicare spassionatamente un
cadavere, l'Italia non dimenticherà che il Papato,
prima di ravvoltolarsi nel fango delle corti e delle
cancellerie principesche, le diede per dodici secoli
l'iniziativa dell'unità e dell'incivilimento d'Europa.
Le esequie del Papato saranno solenni come furono
i suoi primordi i. L'ultimo Papa sarà congedato non
coli' infamia, ma col compianto. Lo Stato non si di-
chiarerà; imitando sconciamente Costituzioni forastiere
e idee segnatamente francesi, ateo e senza credenza.
Predicare Unità di Nazione, unità d' associazione,
unità di tendenze e d' amore, non unità di Fede, è
contradizione che verrà più sempre ponendosi in
chiaro. Il Governo d' Italia avrà dunque una Fede,
perché i più fra gl'Italiani l'avranno: Fede, s' intende,
non tirannica, non intollerante dei progressi dell'umano
intelletto, né della inviolabile libertà per la quale ogni
individuo che sente diversamente la relazione tra gli
[1842| SULLA STORIA D'ITALIA DI G. RICCIARDI. 23
uomini e Dio ha diritto di confessarla pubblicamente
e senza persecuzione. Se il Sig. Ricciardi vorrà, coll'oc-
chio rivolto, non al passato, ma ali7 avvenire, rimedi-
tare intorno al problema religioso, troncato avventata-
mente nei due capitoli XXI e XXII del suo libro, ben
altri fati, speriamo, gli appariranno come spettanti al-
l'Italia (die non son quelli di ricalcare Porrne del se-
colo XVIII e trascinarsi per entro il cerchio della
fredda, sterile, negativa opposizione dei quindici anni.
Per ciò che riguarda la guerra Italiana, non cre-
diamo che, data l'insurrezione trionfante della Sicilia
fino al Ticino ed al Po, il piano suggerito di ritrarsi
deliberatamente sinoalle gole abruzzesi abbandonando
tutto il paese intermedio all'Austriaco, sia da se-
guirsi con una popolazione nuova ai calcoli delle
guerre e facile agli sconforti: non crediamo alla pos-
sibilità che l'insurrezione si trovi ridotta uiai a ri-
concentrarsi nelle tre isole Italiane prossime alla
Penisola: non crediamo, benché certi della guerra
coperta, alla discesa d; un esercito francese nemico
in Italia, né alla lunga inerzia dei popoli davanti
una insurrezione repubblicana Italiana iniziata eoi
caratteri di forza e d'energica volontà descritti nel
libro. Se non che del piano di guerra non monta il
discorrere, perché verrà suggerito da circostanze in
oggi non prevedibili, e l'altre supposizioni furono
probabilmente ideate dallo scrittore, non perdi' ei le
credesse ragionevolmente possibili, ma per convin-
cere i suoi concittadini che le pessime condizioni non
valgono contro la felina volontà d' un pòpolo conscio
«Iella propria potenza. E2 basti di critica. Notando
rapidamente ciò in che noi dissentiamo, abbiamo
inteso pagare tributo fraterno di lode al .molto in ehe
ei troviamo concordi.
L'I siila storia D'ITALIA 1>I G. RICCIABDl. [1842]
E concordi siamo, pur troppo, anche nel severo
giudizio portato dal Sig. Ricciardi sugli esuli italiani
nel capo XXIX. Pochi tra gli esuli hanno inteso la
missione e la santità dell'esilio: pochi intendono
come Dio li chiamava, cacciandoli nelle terre stia
niere, a incarnare in sé V Unità futura Italiana, a
farsi apostoli, tra le genti e in faccia ai loro con
cittadini, dell'associazione fraterna destinata a spe-
gnere le gare intestine, cagione perpettua del comune
servaggio. Traviati, gli uni da vecchie influenze set-
tarie, gli altri da illusioni diplomatiche forestiere,
i più da misere vanità individuali, hanno dimenticato
e dimenticano che il loro dovere e la loro potenza
pel bene, stanno nel concentrarsi tutti a una sola
bandiera e nel promuoverla cogli scritti, coi detti,
e coli' opere. E nondimeno, sente d'ingiusto l' after-
mare che per cagioni siffatte fu tolto agli esuli di
giovare davvero alla patria loro. Non tocca oggi a
noi di ribattere questa accusa: ma gli Italiani, spe
riamo, la ribatteranno un giorno per noi.
III.
FRAMMENTO DI TRADUZIONE.
FRAMMENTO DI TRADUZIONE.
Un albero essendo solo i venti lo combattono, e
lo sfrondano: invece d'innalzare i suoi rami li declina
come se cercasse la terra.
Quando ima pianta è sola, non potendo essere
coperta contro gli ardori del Sole, marcisce, secca, e
muore.
Quando V uomo è solo, il vento del potere lo
inclina verso la terra, e V ardore della cupidigia
de7 grandi di questo mondo assorbe V umore che lo
midrisce.
Non siate adunque come la pianta, e come l'al-
bero che sono soli: ma unitevi tutti, ed appoggia-
tevi, e sostenetevi scambievolmente.
l'ino a tanto che sarete disuniti, e che Giasche
etano penserà per se solo, nuli' altro avete a sperare
che soft'rimenti, sventure, oppressioni.
Ohi più debole del passero ? Ohi con meno difesa
della rondine? Tuttavia quando l'augello da preda
comparisce, le rondini ed i passeri pervengono a
scacciarlo, riunendosegli dattorno, e perseguendolo
tutti insieme.
Prendete esempio del passero. <• dalla rondine.
28 PBAMMKNTO DI TRADUZIONI:. [ 1 S I L'
('ohii che si separa da fratelli suoi è inseguito
«lai timore quando cammina, lo ha presso di sé quando
riposa, e non lo abbandona nemmeno (piando dorme.
Se vi si chiede adunque in qual numero siete, ri-
spondete: i nostri fratelli e noi non formiamo che un
solo individuo.
Dio non creò né grandi né piccoli ; né padroni né
schiavi : né Re né sudditi. Egli fece tutti gli uomini
eguali.
Ma fra gli uomini, alcuni hanno più forza di corpo,
o di spirito, o di volere, e sono questi che cercano
di soggettare gli altri, quando l' orgoglio e la cupi-
digia soffoca in essi l'amore de? loro fratelli.
E Dio sapeva che ciò doveva accadere, e per
questo comandò agli uomini di amarsi per essere
uniti, e perché i deboli non cadessero sotto la oppres-
sione dei forti.
Imperocché colui che è più forte di uno solo, sarà
meno forte che due, e colui che è più forte di due,
sarà meno forte di quattro; e cosi i deboli nulla
temeranno, se amandosi vicendevolmente, saranno ve-
ramente uniti.
Viaggiando un uomo in luogo montagnoso, giunse
là dove un grosso macigno rotolato fin sulla strada,
la chiudeva intéramente, e fuori di quella via non
era vi sentiero per continuare il cammino né a destra,
né a manca.
Or quest'uomo vedendo di non poter continuare
il suo viaggio a causa del macigno, tentò di rimuo-
verlo per farsi un passaggio : si affaticò lunga pezza
in questo lavoro, e tutti gli sforzi suoi riescirono
vani.
Scorgendo la sua impotenza, si assise costernato
e disse : che sarà di me al sopraggiungere della notte
[1S42| FRAMMENTO DI TRADUZIONI-:. 29
in questa solitudine, senza nutrimento, senza rico-
vero, senza difesa alcuna nel momento che le bestie
feroci sortono per cercare la preda.
E mentre era egli assorto in questo pensiero, giunge
un altro viaggiatore, ed avendo tatto altrettanto come
il primo, ed egualmente trovandosi impossente a
muovere il macigno, si assise silenzioso, inclinando
il capo.
E dopo questi ne vennero più altri, e niuuo potè
muovere la pietra: e grande era la loro costerna-
zione.
Finalmente uno disse agli altri: Fratelli miei, pre-
ghiamo il nostro Padre che è nel Cielo, forategli avrà
pietà del nostro cordoglio.
E questo detto fu approvato, e tutti pregarono
di cuore il Padre loro che è in Cielo.
E quando ebbero pregato, quegli che aveane fatto
il progetto, disse ancora: Fratelli miei, ciò che ninno
di noi ha potuto fare da sé solo, chi sa se uniti non
lo faremmo I
E tutti si alzarono, ed insieme spinsero il macigno,
che cedette e poterono proseguire il loro cammino in
pace.
Il viaggiatore è l'uomo, il viaggio è la vita, il
macigno le miserie che V uomo incontra ad ogni passo
sul suo cammino.
Niiin uomo saprebbe solo sollevare questo macigno;
ma Dio ne ha misurato il peso in modo che giani-
mai trattiene coloro che viaggiano uniti.
IV.
COMMENTO FOSCOLIANO
ALLA
« DIVINA COMMEDIA. »
COMMENTO FOSCOLIANO
ALLA «DIVINA COMMEDIA.»
Jn data del 26 settembre 1826, Foscolo scriveva
«la Londra a Gino Capponi:
«....Sperava di lasciarti sapere ch'io vivo, mandati-
doti la Commedia di Dante illustrata da me; e se il li-
braio non si fosse dato al tristo, tutto intero il poema
oggi mai sarebbe stampato e pubblico e arrivato in Italia.
Da prima era l'animo mio di stamparlo in quarto, e non
pili di cinquecento copie, non aspettandomi io per com-
pratori se non alcuni amatori di edizioni belle e corrette,
e i bibliotecari delle pubbliche librerie qua e là per
1' Kuropa, e parecchi lettori di Dante, ai quali impor-
tasse di vederlo illustrato in guisa tutta nuova e non
tentata mai da veruno, ben eh' io mi creda sia 1' unica
posta giovare a far conoscere davvero la poesia, il se-
colo e la mente tutta quanta di Dante....
« Né io poteva continuare, se non ricorrendo ad as-
sociati; e sarebbe stato accattare elemosina né più né
meno — <>. addossandomi le spese della stampa gravis-
sime, dove i tempi del pagamento fossero scaduti innanzi
lo smercio dell'opera, io mi sarei trovato di nuovo in-
golfato fra' debiti, quando invece, per uscirne, mi sono
Contentato di approdare nudo alla riva, l'ero mi rassegnai
Mazzini, Scritti, ecc., voi. \ X I \ | I^Ui-rat ti ni, voi. V).
34 COMMKNTO FOSCOLIANO [1842]
à' patti esibitimi da un libraio d'illustrare per conto suo
la Divina Commedia, e quatti-' altri poemi maggiori italiani,
che in tutti farebbero venti un to metto, e fu stipulato clic
io gli darei il testo e le note di tutti nel corso di due anni. <•
eh' ei mi pagherebbe mille dugento lire sterline. — Si fatto
lavoro per me (dalla noia in fuori di rivedere il testo, e di
tradurre e accorciare quanto ho inserito intorno a' nostri
poeti nell' Edinburgh e nel Quarterly Eeview e in altre opere
periodiche) era lavoro da nulla. Pur non mi pativa il cuore
di perdere tanti miei studi intorno a Dante, e benché
ne' tometti adottati per economia del libraio io doversi
strozzare il mio primo disegno, pur mi provai di serbarlo
alla meglio; e questa fu la sudata delle mie fatiche ...
« Del volume primo di Dante già pubblicato col titolo
— Discorso sul testo e su le opinioni diverse prevalenti intonno
alla storia e all'emendazione critica della Commedia — alcuni
esemplari capitarono, credo, in Firenze; e so di certo che
il cavaliere Puccini n' aveva uno, e tu fa' d' averlo e
di leggerlo.... basterà ad ogni modo a lasciarti discer-
nere quali illustrazioni io abbia preparato, e credo che
arriverebbero necessarie e care all' Italia tanto più quanto
ninno s'è mai attentato d'applicarle allo scopo acni le
dirigo; né stampatore né plagiario veruno potrà avventu-
rarsi a rifarle o tutte o in parte in altre edizioni, ec. ec.
« Adunque io mi sono deliberato di tornarmi e starmi
d'ora innanzi pur sempre al mio primo proposito, e illustrare
il poema a posta mia, e pubblicare l'edizione in cinqne vo-
lumi in-4°. Ma di libri forestieri qui non si fa mai vendita
tanta che basti a rifare le spese; da che settecento copie,
a dir poco, son necessarie innanzi tratto a pagare lo stam-
patore e gii sconti richiesti da' librai, e la gravissima fra
le altre spese d'inserire nelle gazzette moltissimi avvisi,
senza de' quali libro veruno in questo paese non può
mai pubblicarsi né trovare chi comperi. Aggiungi la
miseria, se passeggiera o perpetua non so, ma fiera di
certo ed universale in questo paese; e la letteratura og-
gimai come cosa di lusso, e più quand' è forestiera, sarà
[1842] AI. [.A « DIVINA COMMKDIA. » 35
tralasciata da chiunque la coltivava, ed oggi a stento può
provvedere alle più fiere necessità della vita. Senza che,
a dirne il vero, benché molti invaniscano a chiacchierarne,
pochi intendono Dante; ed è libro da Italiani, ed io m'in-
tesi sempre a illustrarlo per 1' Italia presente o futura.
« E però se avessi alcuna certezza di smerciare in Ita-
lia da dngento cinquanta copie della mia edizione, non
avrei da gittare danaro innanzi tratto per avvisi di gaz-
zette, né soggiacere alla regola degli sconti richiesti da' li-
brai in Inghilterra. Le copie 250 sarebbero per l'appunto
la metà dell'edizione, e ad una ghinea per volume da-
rebbero a un dipresso le lire mille cinquecento richieste
a stamparli. A me quindi resterebbe quasi netta l'altra
metà dell' edizione che farei di smerciare : in parte qui
per via di baratto di libri, che mi son necessari, e dopo
che m'è toccato di venderne parecchi per vivere sento
assai pili che mi mancano: e in parte nel continente
per le pubbliche librerie, ec. ec.
« A me, Gino mio. importa pili eh' altro il non perdere
tanti anni di studio intorno a Dante ed al medio evo,
e all'Italia. Cominciai a fare le parti di critico e d'an-
tiquario e pedante per V Edinburgh Review, 'perdi' ei co-
minciassero a conoscere una volta davvero docuit quae
maximus Atlas in tempi che la razza umana Europea
non era atta ad intenderlo. Poscia andai innanzi con ar-
ticoli e libricciuoli sovra i nostri poeti, disegnandomi, pur
troppo, di fare arnese e fé rr uzzo da bottega della mia
penna, finché essendone divenuto stucco fracido, e pur
nondimeno continuando per provvedermi miseris viatica
f<tnis. tutti i miei provvedimenti ed avanzi tornarono in
nulla, e solo mi rimase il vantaggio d'avere ben impa-
rato il modo d' illustrare il poema di Dante. E vi ho
tanto stiioi.-ito sopra e con tanta insistenza, che oggimai
non mi bisognerebbe se non tempo e opportunità di stam-
par» •. e me ne struggo tanto piti (pianto nel diradare
il porma e il secolo oseu rissi ino di Dante, panni d'avere
•piato barlume ud esplorare il secolo ignotissimo d'Omero
S6 toM.MKMO FOSCOLIANO [1842
e lo stato della civiltà de' Greci a que' tempi. La tra-
duzione mia della Iliade intendo «li stamparla poscia e
illustrarla nella guisa medesima per l'appunto adottata
da me per la Divina Commedia; e per ultimo volume
vorrei aggiungervi un testo greco, dove mi proverei di
giovarmi delle novità proposte dal Wolf, dall' Ileyne e
da Payne Knigt, e il mio testo sarebbe tatto per uso
de' Greci d'oggi in guisa da persuaderli una volta a leg-
gere in Omero non già spiriti e accenti, bensì piedi mu-
sicali ed esametri.
« Innanzi all'edizione in-4°, incominciata, come ti ho
detto dianzi, e interrotta, della Commedia, dovea starsi
una lunga letterona politica agli uomini letterati italiani,
amara forse, ma utile un giorno fors' anche, e vera a ogni
modo. E n'erano già stampate da 50 e pili pagine; pur
al libraio, essendosi egli fatto impresario dell'edizione,
e riducendola a piccolissimo sesto, la lettera non servi :
onde si giace a mezzo e mezza stampata, e per giunta
col rimanente di quel manoscritto in mano degli stral-
ciar! che ne faranno ciò che potranno o sapranno : né
me ne curo; — quando, se pubblicherò l'edizione mia
di Dante, io vi porrò quella lettera ; — e, se perderò
ogni speranza dell'edizione, la lettera ad ogni modo sarà
stampata, pigliandomi altra occasione e rimutandovi sola-
mente il principio.
E parimenti all'Iliade avrei voluto premettere un di-
scorso politico in via di lettera diretta a" Greci su le
faccende della loro sacra e misera patria ; e mi sarebbe
stato caro di potere pubblicare ad un tempo medesimo
il volume primo della Commedia e il primo dell'Iliade,
della quale mi trovo d'avere fatti e riniti nove libri.
che oggi mai, dopo studio moltissimo, non mi sembrano
indegni del mondo. Il libro terzo stampato nell' Antolo-
gia di Firenze 1' ho ripulito in guisa che, se tu il rive-
drai, ti parrà statua levigata e moventesi. D'altri libri
io fo ricopiare, mentre ora ti scrivo, parecchi squarci,
tanto che tu pur abbia alcun saggio, che ti giovi ad avvi-
[1842] ALLA «DIVINA COMMEDIA.» 37
sanili se la pratica mia lunghissima m'aiuta a trattare
ineiio infelicemente il metodo di tradurre adottato da
me. e dal quale le sue mille ed incredibili difficoltà pur
non faranno mai eh' io mi diparta. Il copiatore andrà
innanzi, finché 1' amico mio, che verrà a pigliarsi que-
sr" involto e dirmi addio, farà far punto al copiatore ed
a me. Or tanto che ho tempo e me ne ricordo, pregoti
d'ottenere dalla signora Quirina Magi otti una copia del-
l' Esperimento di traduzione del primo libro dell' Iliade,
dove in alcune carte bianche legatevi insieme troverai
parecchi tentativi di rit rad azione qua e là. Lascia andare
gli altri, e solo fa di raccozzarmi e spedirmi lo squarcio
ove Palladi) cala dall'alto a rattenere Achille, che sta per
dar addosso ad Agamennone. So che allora, e sono oggimai
quindici anni, io rifaceva quo' versi con ardore, e che
poi io rileggevali con piacere. Forse che oggi, rileggendoli,
mi darebbero noia; ma pure impartirebbero fuoco alla nuov;i
mia traduzione Fa' dunque di rimandarmeli. Cominciano
al verso Disse e r<in<foseia s' infiammò d'Achille, procedono
co' discorsi tra Minerva e il guerriero, e chiudono col
ritorno «Iella Diva in Olimpo, ec.
« Per altro a finire la traduzione tutta intera dell' l-
liade e illustrarla come vorrei e potrei mi bisognereb-
bero quatti-' unni di lavoro e di quiete, e certezza che
smerderei l'edizione mia fuor d'Inghilterra: — perché
qui altri libri che inglesi possono avere lode, ma non mai
tare fortuna: e John JJull ha ragione, e gl'Inglesi fore-
sti.! ati chiacchierano di letteratura e poesia forestiera,
ma non l'intendono; non però sono oche, per ch'io pure
non giurerei d'intendere addentro e a modo i loro poeti:
« condimento tra bene e male scrivo spesso e mi lascio
stampare alle volte in inglese. Frattanto se liai piacere
« opportunità di far pubblicare nell'Antologia alcuni al-
tri libri della mia traduzione, io ti manderò il <iuart<> e
poscia il quinto e 1' un dopo 1' altro sino a tutto il
nono: il srcomlo mi pare finito anch'esso, e non domanda
pili d'essere ritoccato; ma il primo mi darà tuttavia da
.SS COMMUNIO FOSCOLIANO [1842]
pensare; né per ora potrei affaccendarmi sovra l'Iliade.
E però bisognandomi both on account of my public and
private character. per dirla all'inglese, di lasciar leggere al
mondo le mie opinioni e passioni intorno alla Grecia, il
discorso politico, che doveva precedere la versione e le illu-
strazioni ad Omero, uscirà presto da sé in lingua inglese: «•
se la vendita risponderà all'aspettativa, forse che potrò
nllora stamparlo in italiano co' primi nove libri dell' Iliade,
la quale allora potrà dir non fbss'altro uon orniti* inoriti)-.
« Tu più che ad altro attendi a riscrivermi intorno all'e-
dizione di Dante: ma innanzi tratto ti ripregherò di leggere
il volume primo già pubblicato in-8° edizione di Pickering...
....E se mai anche il Boccaccio del Pickering, edizione ele-
gante davvero, fosse capitato fino a Firenze, vedi di leggere
quel centinaio di pagine che stanno innanzi al primo volume,
e fa' eh' io possa intendere quando che sia ciò che ne pensi, e
ciò che ne dicono non tutti i dottissimi, ma i pochissimi dotti
fra' Fiorentini, e il reverendo mio Niccolini fra gli altri.
So che Non Cruscanti e Cruscanti mi si faranno nemici }
pur credo che i fatti osservati da me su questa faccenda
delle questioni grammaticali, e il modo di raccontarli, e
i teoremi che ne ho desunti gioveranno un di o 1' altro
non a rimediare a' guai della lingua, e non a racquietarne
le liti, bensì a indicare a ogni modo la radice delle que-
stioni e de' guai. — E la radice è quest'unica; che la
lingua italiana, non è stata mai parlata; che è lingua
scritta e non altro, e perciò letteraria e non popolare ;
— e che se mai verrà giorno che le condizioni d'Italia
la facciano lingua scritta insieme e parlata, lingua let-
teraria e popolare ad un tempo, allora le liti e i pedanti
andranno al diavolo e dentro a' vortici del fiume Lete
in anima e in corpo, e i letterati non somiglieranno più
a' mandarini, e i dialetti non predomineranno nelle città
capitali d' ogni provincia; la nazione non sarà moltitu-
dine di Chinesi, ma popolo atto ad intendere ciò che si
scrive, e giudice di lingua e di stile — ma allora, non
ora, e non mai prima d'allora.
1842] ALLA « DIVINA COMMEDIA. » 3ìJ
« Pareccliie altre scritture sulla storia della lingua
italiana (da che la storia sola de' fatti e le vicissi-
tudini della letteratura giovano a ricavare utili teorie)
feei inserire in quel giornale, che cominciava con pro-
messe magne e magnifiche, e fini sciaguratamente, e
che ho nominato dianzi The European lieview. Allora io
per la somma di L. 240 diedi agli editori quattordici
articoli intitolati Epoche delia lingua italiana, ciascheduna
delle quali occupava mezzo secolo, incominciando da Fe-
derico I (il Barbaresca) sino a' di nostri. Le prime
tre o quattro Epoche si pubblicarono, — ma gli editori
fallirono; io non toccai né un unico soldo, e non solo
sborsai da forse tre dozzine di lire per copisti e tradut-
tori, ma per avere parte non foss' altro del mio cre-
dito, gli avvocati mi travolsero in altrettante dozzine di
lire per le spese forensi, e non n'ebbi vantaggio se non
questo, che pur non è poco, di riavere i miei manoscritti
delle Epoche non pubblicate. Vorrei ridurle in una sola
opera, diretta alla Accademia della Crusca col motto
Battimi e ascolta ; perché forse i Mentisti e i Perticariani
con tutta la loro confraternità mi batterebbero peggior-
mente. Se non che, Gino mio, quid brevi forte» jaculamur
aevo multa? A me mancano pochi anni ai cinquanta, ed
oltre alla minore certezza e gioia e forza di vita in que-
lla «tà mia, s'è accanita contro di me la fortuna, tanto
che non ho certezza oggiraai né di vivere per lavorare,
né di lavorare per vivere, ec. ec.
Nella lettera che s'è qui ripubblicata a frammenti
dal numero 104 dell'Antologia di Firenze, si perché
porge indizio del modo con che Foscolo tentava l'il-
lustrazione della Commedia, e si perché gli esemplari
dell' Antologia sono oggi pochi e rari a trovarsi, è
menzione <li parecchi lavori preparati in Inghilterra
da Foscolo e rimasti ignoti alF Italia. Dei nove canti
dell' Iliade accennati soli cinque furono trovati coni-
40 (O.MMl.MO FOSCOLIANO [1842]
piuti, più altri a lunghi frammenti, ed era niente di
Foscolo ritoccarli. La lettera ai Greci, se pur fu
scritta, è, credo, irreparabilmente smarrita. Riman-
gono, alcuni in ordine per la stampa, altri abbozzati.
i Discorsi sulle Epoche della Lingua Italiana, e quel
tanto che non fu poscia inserito da Foscolo in altri
lavori stampati e parrà giovevole all'incremento della
patria letteratura, verrà fatto noto in un modo o
nell'altro all'Italia. Della lunga lettera apologetica
ai letterati d'Italia letta negli ultimi tempi della
sua vita con animo traboccante d'affetti da Foscolo
a taluno fra gli amici suoi, poi smarrita e tiepida
mente cercata, e dichiarata perduta, (*) son oggi —
e m'è dolce annunziarlo primo agli amici di Foscolo
— ricuperati i due terzi almeno, sommanti a ducento
pagine incirca di stampa. La Lettera è indirizzata
agli Editori Padovani della Divina Commedia dalia
Tipografia della Minerva uscita neW anno 1822. È
documento importantissimo per valore biografico e
storico, perché, mentre ribatte virilmente e decisi-
vamente le accuse mosse dalla malignità e dalla cor-
tigianeria letteraria a Foscolo uomo e scrittore, porge
lume a discernere il vero d'alcuni fatti segnatamente
degli anni 1814 e 1815, travisati per mala fede o
taciuti per paura sino a' di nostri ; e sarà pubbli-
cata coni' è in un libro intitolato : Vita e Lettere
d' Ugo Foscolo, intorno al quale chi scrive queste
pagine sta lavorando quanto concedono angustie d'o-
gni sorta e doveri da' quali ei non pensa potersi
esimere. Quel che avanza delle illustrazioni al Poema
di Dante forma i volumi che qui si pubblicano.
(!) Camillo Ugoni nella Vita di Pecchio.
[1842 ALLA «DIVINA COMMEDIA.» 41
Quel che avanza : perché il concetto d' illustra-
zione era ben altrimenti vasto e degno di Dante.
Oltre il Discorso sul Testo pubblicato nel 1825 pieno
zeppo d' errori dal Pickering e due anni dopo con
nuovi errori da Euggia, ed oggi ripubblicato con mag-
giore esattezza di correzione e con emendazioni ed
aggiunte considerevoli (*) desunte da un esemplare
postillato di mano dell'autore, era intenzione di Fo-
scolo d'aggiungere al Poema tre discorsi intorno allo
stato civile, letterario, religioso in Italia a' tempi di
Dante : poi, per ogni cantica, osservazioni intorno ai
passi ne' quali la storia e la poesia s'illustrano scam-
bievolmente, e lunghe note, ricordate spesso nel ma-
noscritto, sul sistema teologico del Poema, sulle ap-
plicazioni della reologia alla politica, sui latinismi
di Dante, sull'aspetto e senso corporeo dell'ombre,
e<\. ee. Coni' ei fosse strozzato a ridurre il primo
disegno nelle minori proporzioni del lavoro ch'oggi
si pubblica, appare dalla lettera inserita qui sopra
e dalla prerazioncella, finora inedita, di Foscolo che
precede in questa Edizione il Discorso sul Testo. E
questo pure, dacché la morte di Foscolo troncò l'E-
dizione, si rimarrebbe, con danno e vergogna all' Italia,
inedito tuttavia, se la generosità d'un libraio Ita-
liano qui in Londra. Pietro Rolaudi, non ricomprava,
a presso <H quattrocento lire sterline, il manoscritto
dalle mani del libraio inglese, avventurandosi a forti
spese «li stampa, dalle quali egli forse non ritrarrà
«•Ih* l'onore d'averle affrontate.
(') Vedi a «aggio delle aggiunte inedite le lunghe note alle
MS. CIV. CXXI, CXLIII, CCX, e gran parte delta WS. OCVÌ,
<■ tu ita la CCII. Le emendazioni ricorrono prowsoché ad ogni
pagi ti».
il COMMENTO FOSCOLIANO [1842
A chi intende come dopo tanto diluvio di com-
menti e note e lezioni e dissertazioni e logogrifi
accumulato per cinque secoli da frati, abbati, mon-
signori, accademici arcadi o degni d'esserlo, e prò
fessori d'università principesche sul Poema Sacro.
non rimangono oggimai clic sole due vie ad after
rame V anima e l'intima vita e l'eterno vero, lo
studio della vita e dell'opere del Poeta e la cor
rezione del testo, il lavoro di Foscolo, cosi come i
casi V han fatto, parrà pur sempre importante. E
Vita e Testo si stanno tuttavia a rischio d'essere
fraintesi in Italia dove l'assoluta mancanza di critica
letteraria lascia l'inesperienza dei giovani ai peri
coli della diffidenza cieca e della cieca venerazione.
e gì' indizi del vero dati, coni' è concesso, dai po'-
«bissimi savi vanno sommersi nella farragine degli
errori: il testo, sviato e guasto in mille guise dalla
molteplicità de' copisti, dalla ignoranza dei più fra
loro, dall' esclusiva fiducia d'ogni Editore nel proprio
Codice, e dal meschinissimo pregiudizio che trascina
i pili fra gli scrittori toscani ed altri i quali, scri-
vendo pure intrepidamente lombardo, teorizzano coi
Toscani, a ringrettire il Verbo della Nazione futura
per entro i termini d' una provincia e la maestà se-
vera della lingua Dantesca tra gl'idiotismi e la sin-
copi effeminate d'un dialetto — e sia pure il migliore —
d'Italia: — la Vita, falsata prima da quanti non
hanno, duce il Pelli, guardato in Dante che il let-
terato, poi da' biografi che scrissero, nessuno eccet-
tuato, da guelfi o da ghibellini intorno ad un uomo il
quale si svincolò, giovanissimo, dalle due fazioni e
vantavasi nel Poema d'
Aversi fatta parte per se stesso.
1842) ALLA « DIVINA COMMEDIA. » 43
Dante è tal uomo i cui libri studiati in un colla
vita sarebbero da tanto da ritemprare tutta una ge-
ne) azione e riscattarla dall'infiacchimento che tre
secoli d'inezie o di servilità hanno generato e man-
tengono. Bensì, lo studio ha da essere severo, spre-
giudicato, libero d'ogni venerazione alle autorità,
impreso non per notare e citare le molte terzine e
gì' infiniti versi sublimi d'immagini e d'armonia che
raccomandano il Poema all'orecchio e alla fantasia,
ma coli7 animo volto al futuro, e santificato dal di-
sprezzo per tutta quanta la genia de' pedanti eunuchi
e dall'amore pei milioni d'uomini nati in Italia che
covano il pensiero di Dante, a trovare e svolgere
quel pensiero, a raccogliere, colla religione con che
il figlio interroga la sepoltura paterna, il segreto
dell'Idea che Dante adorava, che lo innalzava al di
sopra di quanti Grandi ha l'Italia e lo confortò nella
povertà, nella solitudine e nell'esilio. E lo studio ha
da cominciare dalla vita del Poeta, dalla tradizione
Italiana eh' ei compendiava e continuava colla potenza
del Genio, dall'Opere Minori ch'ei disegnava come
preparazione al Poema, per conchiudersi intorno alla
Divina Commedia, corona dell' edifìzio, espressione
poetica del concetto ch'ei traduceva politicamente
nella Monarchia, filosoficamente nel Convito, lettera-
riamente nel libro su la Lingua Volgare. Perché Dante
è una tremenda Unità: individuo che racchiude, sic-
eome in germe, l'unità e l' individualità nazionale;
e la sua vita, i suoi detti, i suoi scritti s'incatenano
in un'Idea, e lutto Dante è un pensiero unico, se-
guito, sviluppato, predicato nei cinquantasei anni
della sua esistenza terrestre con tale una costanza
superiore alle paure e alle seduzioni mondane die
basterebbe a consacrarlo (lenio do\ ' anche quel pcn
44 CoMMK.N lo FOSCOLIANO [1842
siero tosse utopia non verificabile mai; or di qnal
nome onorarlo quando fosse il pensiero fremente nella
vira di cento inconscie generazioni, misura del nostro
progresso, segno della nostra missione?
Ed è. La Patria s'è incarnata in Dante. La grande
anima sua ha presentito, più di cinque secoli addie-
tro e tra le zuffe impotenti de' Guelfi e de' G hi bel
lini, V Italia: l'Italia iniziatrice perenne d'unità re-
ligiosa e sociale all'Europa, l'Italia angiolo di civiltà
alle nazioni, l'Italia come un giorno l'avremo. Quel
presentimento spira per entro a tutte le cose di Dante
e riveste aspetto di dogma nei suo libro de Monar-
chia, che uno scrittore torinese, guelfo, chiama an
ch'oggi tessuto di sogni, e uno scrittore lombardo,
brancolante tra il guelfo ed il ghibellino, abbiettissimo
libro. Oggi, pigmei, non intendiamo di Dante che il
verso e la prepotente immaginazione; ma un giorno,
quando saremo fatti più degni di lui, guardando
indietro all'orme gigantesche ch'egli stampò sulle
vie del pensiero sociale, andremo tutti in pellegri-
naggio a Eavenna, a trarre dalla terra ove dormono
le sue ossa gli auspicii delle sorti future e le forze
necessarie a mantenersi su quell'altezza ch'egli, tin
dal decimoquarto secolo, additava a' suoi fratelli di
patria.
E quando saremo fatti degni di Dante, troveremo
oltre a quel segreto, nelle pagine ch'ei ci lasciava,
una lingua, quale in oggi gli sfibrati scrittori che
tengono in Italia il campo delle lettere, guasti da' Fran-
cesi, guasti da' Tedeschi, guasti da tutti e pure
armeggiane a dichiararsi indipendenti da tutti, nep-
pure sospettano: troveremo una Filosofia, nazionale
davvero, anello tra la Scuola Italiana di Pitagora
e i pensatori italiani del secolo XVII: troveremo le
1842] ALLA « DIVINA COMMEDIA.» 45
basi d'una Poesia, vincolo fra il reale e V ideale, fra
la terra e il cielo, che l'Europa, incadaverita nello
scetticismo e nel l7 egoismo, ha perduta: troveremo Ji
«ermi d'una credenza che tutte le anime invocano
senza raggiungerla. Gli studi di Foscolo su Dante,
oggi non citati o citati a fior di labbro dai letterati,
verranno allora in onore. E quando uomini imbevuti
per lunghi studi della tradizione Italiana, e santifi-
cati dall'amore, dalla sventura e dalla costanza, sa-
cerdoti di Dante, imprenderanno, monumento dell7 in-
telletto nazionale, una edizione delle sue Opere,
preporranno ali7 edizione un volume di critica che
sarà quasi vestibolo al tempio ove Dante sarà ve-
nerato, e quel volume conterrà pure le cose di Fo-
scolo.
Foscolo non fa un sacerdote di Dante, né le sue
mani potevano ardere iìicenso al suo santuario. Troppe
delle vecchie credenze sull'umana natura e sulla
legge che regola le sorti delle nazioni combattevano
nell'anima sua i nuovissimi presentimenti. Troppi
errori accumulati da secoli si stavano fra Dante e
lui, perch'ei potesse contemplare il Dio nello splendore
del primitivo concetto. Venuto a tempi ne7 quali
1" intelletto italiano s'agitava più per impulso stra-
niero che non per propria virtù, non ebbe fede,
quanto voi e vasi, in una poesia, nazionale, e pur fa-
ticando sull'orme del pensiero moderno, s'ostinò,
nuche per le memorie dell'infanzia, nelle forme gre-
che. Irritato dalla serva plebe di letterati che gli
Stava intorno e dalle delusioni (die amareggiarono
gli ultimi anni del suo soggiorno in Italia, imparò
da Dante l'energia delle passioni, l'indipendenza
negli studi, la santità delle lettere, gli sdegni santi
contro chi le contamina: non la credenza che cai-
Iti COMMRNTO foscoliano [1842]
pesta uomini, cose e speranze contemporanee e si
leva a quelP Ideale che i pili tra noi chiamano im-
maginazione e non è che presagio. Ma vide, se non
quanto era in Dante, quanto almeno in Dante non
era, e innestatovi nondimeno dalla malizia o dalla cre-
dulità dei commentatori ne deformava, le sembianze
e la vita. Si armò di flagello contro ai profanatori
del tempio. Si levò a distruggere — e distrusse.
Distrusse il rispetto alle congetture avventate,
alle imposture letterarie, agli anacronismi eruditi,
ai mille errori accettati senza esame, solo perché
patrocinati dall'autorità d'un nome o d' un'accade-
mia. Distrusse la cieca fiducia ne' Godici tutti po-
steriori di molti anni al Poeta e da correggersi col
confronto e colla logica e colla conoscenza della vita
e della mente di Dante. Distrusse i sistemi originati
dalle meschine vanità locali o dalla riverenza adii
latrice a' discendenti d'illustri famiglie, che altera-
vano la storia dei pellegrinaggi di Dante e conta-
minavano l'anima più nobilmente altera che mai si
fosse or di calcolo or di basso rancore — la vene-
razione al pregiudizio toscano fatale al testo —
l'abitudine di dar predominio all'estetica sul pen-
siero, alla forma sull'idea, allo studio dei mezzi sulla
ricerca del fine. Condusse la critica sulle vie della
storia. Cercò in Dante non solamente il poeta, non
solamente il padre della lingua nostra, ma il citta-
dino, il riformatore, l'apostolo religioso, il profeta
della nazione. Schiuse a noi tutti la via, che i tempi,
l' educazione, la vita infelicissima e alcuni errori
della mente, da' quali e' non potè emanciparsi
vietarono a lui di correre intera. E s'oggi gli studi
su Dante movono più severi e più nlosofìci e di
certo più giovevoli alla gioventù d' Italia che non
[1842] AI-LA « DIVINA COMM1CDIA. » 47
tutte le industrie sudate degli spiluccatori disillabe,
è dovuto pei due terzi, comunque altri pensi, al Di-
ntorno sul Testo e agli altri scritti di Foscolo intorno
a Dante : se un giorno avremo una edizione del Poema
da non ritoccarsi più oltre, sarà dovuto alle norme con
che Foscolo condusse 1' emendazione del Testo e la
scelta delle varianti nel lavoro ch'or pubblichiamo.
E fu l' ultimo suo lavoro. Cominciò tra le lodi
e gì5 incoraggiamenti dei migliori intelletti dell' In-
ghilterra, tra le speranze d'ima riposata vecchiaia
e d'una gloria vagheggiata d'antico: fini tra le an-
gustie d- una povertà che pochi saprebbero soppor-
ta iv senza avvilirsi, tra le persecuzioni de' creditori,
tra i dolori, inacerbiti dall' opera assidua, della ma-
lattia che lo condusse a morire, e nell'amarezza del
sentirsi impotente per mancanza di mezzi, di tempo
e di pane, a compirlo coni' ei l'aveva, per venera-
zione a Dante ed amore all'Italia, ideato. Se in Italia
gli uomini letterati pensino altrimenti, non so. Ma
i<> sento oell7 anima che la pubblicazione di questo
manoscritto, giacente da quindici anni nella polvere
degli scaffali d'un libraio inglese, era debito, debito
sacro pei* gV Italiani. Panni che il giacersi dell'ossa
di Foscolo in un cimitero straniero sotto una pietra
postavi da mani straniere sia tributo che basti agli
avversi tempi senza che debba consegnarsi all'obblio
anche I' ultima testimonianza d'affetto agli studi ed
a noi d' un uomo che, solo forse fra i noti del pe-
riodo tempestoso in che visse, serbò incorrotta, ini*
mutata «lavanti al potere, davanti alla prospera e
all'avversa fortuna, e all'esilio e alla fame, 1' indi-
pendenza dell' animo e del pensiero, e riconsecrò a
larcedozio in Italia l'Arte, scaduta pur troppo, salve
poche eccezioni, a mestiere.
V.
MACHIAVELLI.
Mazzini. Scritti, ecc., voi. XXIX (Letteratura, voi. V). ir
MACHIAVELLI.
Più di tre secoli passarono sulla tomba dell'uo-
mo il cui nome sta scritto a capo di quest' articolo.
Cento scrittori, dal cardinal Polo allo storico Eoscoe
ne investigarono la vita e le opere. Eppure ai più
dei lettori le sue tendenze e le sue intenzioni riman-
gono tuttora un mistero, un insolubile problema. La
città sua natale scrisse sulla sua tomba, quasi sen-
tenza d' inappellabile giudizio, le celebri parole :
tanto nomini nullum par elogium ; eppure presso tutte
le nazioni europee, nel seno stesso della sua patria,
il suo nome rende suono incerto, quasi sinistro ; e
ciò che si convenne indicare come sua dottrina resta
e resterà ancora per lungo tempo sinonimo di astu-
zi;i, di furberia, iV immoralità.
Non conosciamo altro gran scrittore, eccettone
forse Spinoza, la cui memoria sia stata per tre se-
coli pili aKpr;miente e più ingiustamente assalita. Qua
e là qualche raro difensore ardi resistere alla cor-
rente; i suoi biografi, commossi dal suo patriotismo,
dalle semplici ed antiche virtù, dalle sventure stoica-
mente sopportate, invocarono una revisione del giu-
dizio sfavorevole che lo colpi, e un novello esame
<!<•* suoi libri. Ma nessuno osò assolverlo intera-
52 M ACIIIAVKM,!. [1849]
mente: nessuno, per quanto sappiamo, imprese, risa-
lendo alle origini della persecuzione, di sottomettere
a una severa critica i motivi che dovettero influire
sulla maggior parte degli scrittori, il carattere per-
sonale de' giudici, le passioni e gli interessi che
intervennero nel giudizio. È questo un lavoro non
peranco intrapreso e che qui non possiam che in-
dicare, ma che avebbe indubbiamente per risultato
di annientare V intero cumulo di ostili testimonianze
che or s' interpongono ad ogni modo fra noi e V og-
getto de? nostri studi, e che influiscono, quasi a no-
stra insaputa, sul giudizio che pronunciamo alla, uo
stra volta.
Ohi darà opera a questo lavoro s7 accorgerà che
il secreto di tutto quest' impeto di collera contro
Machiavelli sta, per quanto risguarda principalmente
gli scrittori Italiani e Francesi, non già nelle mas-
sime politiche contenute nel Principe che potreb-
bonsi del resto rinvenire, siccome mostrò Gaspare
Scioppius in uno scritto latino generalmente igno-
rato, ne' libri di S. Tommaso d'Aquino; ma nella
costante, ostinata opposizione contro il predominio
temporale della corte di Roma, che trapela da tutte
le opere di Machiavelli ; negli sforzi ch? ei fece per
segnalarne gli inconvenienti alla gioventù contem-
poranea; e nell'arditezza con cui nelle sue comme-
die attaccò V ipocrisia e la corruzione dei monaci
de? suoi tempi. La persecuzione sistematica organiz-
zata contro Machiavelli nella seconda metà del se-
dicesimo secolo, non fu a tutta prima che un intrigo
di sagrestia cattolica inasprito più tardi e pei pro-
gressi della riforma, e pei crescenti pericoli della
corte di Roma, e per le sue contese con alcuni go-
verni temporali. Il primo attacco ebbe principio verso
[1843] MACHIAVELLI. 53
il 1535 dal cardinal Polo, e occasiona vanlo le cita-
zioni che il governo inglese pigliava in Machiavelli
contro il potere temporale del clero. Peraltro il car-
dinal Polo medesimo aveva raccolto dalla bocca di
persone che avevano vissuto intimamente con Ma-
chiavelli « aver egli voluto apparecchiare la rovina
di colui cui il libro era stato diretto dandogli con-
sigli che l'avrebbero tratto a perdimento pratican-
doli. » È questa una spiegazione di più, che non fu
inni, per quanto ci è noto, ripetuta; e prova, qua-
lunque ne sia il valore, che pochi anni dopo la morte
di Machiavelli, a Firenze nessuno immaginava d' ac-
cusare questo grande Italiano d7aver voluto divul-
gare la sua dottrina.
Più tardi, cioè nel 1564, poiché Oattarino Irate
domenicano ebbe scritto un altro libro contro di lui,
un concilio condannò Machiavelli; e le sue opere
che sino al 1559 erano state impresse colP approva-
zione e col privilegio della corte di Roma, ebber
V onore d? essere poste ali7 Indice. Rotto allora ogni
argine, non vi fu magro scrittoruccio cattolico che.
non lanciasse il suo libercolo e non superasse, dif-
famandolo, i suoi predecessori. Gli uni incolparonlo
d'ateismo; gli altri promulgarono eh7 ei t'osse morto
bestemmiando; e i Gesuiti, allora come sempre, per
Impudenza e calunnie tutti sopravanzarono. Contando
dal gesuita Possevino, falsatore sfrontato, che inventò
passi a bella posta per confutarli, sino al gesuita
Tirabosclii che contende a Machiavelli il solo merito
aggiudicatogli dagli stessi suoi più ardenti nemici,
il inerito di storico profondo e veritiero — contando
<l;i (pici gesuita spagnuolo che mentre accusava Ma-
Qbiavelli d* immoralità offriva modello a' principi un
Ferdinando il Santo che portava sulle sue spalle la
54 MACHIAVICLM. [1843]
legna ai roghi dell' Inquisizione, sino ai gesuiti d' In-
golstadt che arsero con gran pompa la statua <lel-
V ausiliario del Diavolo, l'intera società fece san-
tamente il suo dovere. La massima : Calunniate,
calunniate, ne rimarrà sempre qualche cosa, non fu mai
si egregiamente applicata; e grazie alla turba peco-
rina de' letterati che sopravvennero, essa raggiunse
il suo scopo.
Diverse passioni e diversi pregiudizi trassero,
trano] evento, ad egual biasimo gli scrittori pro-
testanti. Il Principe era stato dedicato a Lorenzo
de' Medici duca d' Urbino : Caterina, madre di Car-
lo IX, era stata moglie a Lorenzo: e questo bastò
perché i calvinisti asserissero « aver essa tratto dalle
pagine di Machiavelli la giustificazione dell'orribile
pensiero che consigliava la notte di S. Bartolomeo. »
Altri affermarono Enrico IV portasse con lui il
libro del Principe quando cadde trafitto sotto il pu-
gnale di Eavaillac. A tutto si prestò facile orecchio,
e direbbesi, che ad esser creduto, bastasse accusar
Machiavelli. Bayle, il gran scettico, ripetè gli aned-
doti inventati dai Gesuiti ; e la parola Machiavellismo,
egualmente diffamata da entrambi i partiti, venne
quindi usata a dinotare ciò che la fraude ha di più
dottamente spregevole, di più freddamente ipocrita-
mente crudele. E da chi dunque era stato Luigi XI
inspirato ?
Cionullastante nel suo libro de Augniti. Scient. un
uomo, il più gran pensatore dell' era moderna, Ba-
cone, scriveva tranquillamente queste parole : Gra-
tto* agamus Machiavello et hujusmodi scriptoribus qui
aperte et indissimulatpter proferunt quid homines fa-
cere soleant, non quid debeant. Più tardi Gian Giacomo
Eoùsseau chiamò Machiavelli il gran repubblicano.
[1843] MACHIAVELLI. 55
Ne' due casi, era il genio compreso dal genio. Il giudi-
zio di Rousseau e di Bacone, a nostra mente, conta
assai più che non quello di migliaia di gesuiti e di
settari calvinisti, e racchiude la migliore interpreta-
zione che dar si possa dei libri di Machiavelli e
delle intenzioni sue.
Si, Machiavelli fu repubblicano. L7 nonio che subì
coraggiosamente la tortura per aver cospirato contro
i Medici ; V uomo che inculcò in tutta la sua vita
agli Italiani: Siate forti; non v'affidate a soldati
stranieri, ma alle braccia vostre e al vostro coraggio;
non volle addottrinare nella tirannia principotti eh' ei
dispregiava. Quand' ebbe percorse tutte le vie di
ammaestramento nazionale che stavano innanzi a lui,
scrisse il suo libro del Principe e gettollo tra i suoi
contemporanei a dir loro: Ecco ciò che i vostri prin-
cipi, deboli e vili quanti sono, faranno per dominarvi:
or pensateci.
Si, come disse Bacone, Machiavelli fu un grande
storico. Egli dipinse fedelmente i suoi tempi contro
i quali protestò tutta la sua vita. E ascriveremo a
sua colpa se questi furono pessimi e machiavellici ?
Quanti 1' accusano oggidì, somigliano a coloro che
rimproverano a Byron ed a Goethe d7 aver sparso
il seme dello scetticismo, di cui furono essi stessi
le prime vittime.
V hanno uomini di genio che profetizzano, altri
che riassumono: e Machiavelli appartiene a questi
ultimi. Non cercate in lui il concetto della legge del
progresso od il sentimento della vita collettiva del-
l'umanità, cui egli è pienamente estraneo, ma 1' in-
dividuo, V uomo della sua epoca, di quell7 epoca che
comincia con Luigi XI e finisce con Borgia; né in-
OOlpatelo pei colori o per l'effetto de7 suoi quadri.
56 MACIIIAVKLLI. [1843J
Ei non crea ma riproduce. Ei dipinge ciò che gii
sta innanzi.
.Ne 'occorrevano alla menta questi pensieri ad una
lettura del signor G-onzales (*) sugli storici <V Italia.
Noi udimmo con piacere un italiano riabilitare, troppo
timidamente forse, ma con una giustezza di idee
superiore ad ogni elogio, La memoria d7 un uomo
quivi tanto incompreso. L7 anti ■ machiavellismo di
Luigi XI, di Ferdinando il Cattolico, d'Alessandro VI,
del duca Valentino, di Ludovico il Moro (e quanti
altri nomi potrebbero i aggiungere !). — lo stato dell' I-
talia e le sciagurate tendenze de7 principi che la go-
vernavano, — le altre opere di Machiavelli, — so-
pratutto la sua vita cosi illustre, cosi devota al servigio
della patria — servirono d7 altrettanti punti di par-
tenza al signor Gonzales alla retta intelligenza del
Principe.
È l'anatomia del tiranno, diss7 egli. Machiavelli
intraprese a svelarne i misteri perché i sudditi ne
avessero abbominio, i principi vergogna. Il sig. Gon-
zales è già vantaggiosamente conosciuto dai nostri
lettori, e più ancora delle nostre lettrici. La lettura
di cui parliamo giustifica pienamente le nostre sim-
patie e la stima che facciamo de7 suoi studi con-
scienziosi e de7 suoi talenti.
(£) Il sig. Gonzales di Mantova, che diede occasione a
questo articolo, è uno degli esuli italiani che a Londra inse-
guano la lingua e la letteratura italiana.
Vi.
GENIO E TENDENZE
Di
TOMMASO CARLYLE.
ON THE WORKS OF THOMAS CARLYLE.
(GENIUS AND TENDENCIES).
1. Six Lectures on Heroes and Hero Worship. By Thomas Car-
lyle. London : Fraser. 1041.
2. Sartor Resartus : in Three Books. By Thomas Carlyle.
London: Fraser, 1841.
3. Past and Present. By Thomas Carlyle. London ; Chapman
and Hall, 1843.
We g'ìadly take the opportuuity oifered by the
publication of a new work by Mr. Carlyle, to express
olir opinion of this remarkable writer. We say, our
opinion of the writer, — of his genius and tendencies,
rather than of his books, — of the idea which inspires
him, rather than of the form with which he chooses
to invest it. The latter in truth is of far less impor
iscoi'8Ì intorno agli Eroi e al Culto degli Eroi, Londra. 1841
— Sartor Resartus: in tre Libri, 1841 — Passato e Pre-
sente, 1843.
L'ultimo libro di Tomaso Carlyle m'offre una oppor-
tunità lungamente desiderata per esprimere un giudizio
generale intorno a questo potente scrittore, lo dico in-
torno allo scrittore, al suo genio e alle sue tendenze an-
ziché intorno a' suoi libri, perché l'idea che lo ispira
panni assai piti importante che non la forma della quale
t)0 <;km<> b tk.ndk.nzk di Tommaso carlylk. [1843]
tance t litui thè fornier. In fchis period of transition
troni doubt fco aspiratdon, tliis "siek jmd oiit-ot-Joint77
lime, old ideas die away, or weigh upon the heart
like midnight dreanis: young ones spring ap to vicw.
briglit — coloured and fresh with hope, but vague and
incomplete, like the dream s of the morning. \\ C
stand wavering between a past whose lite is extinct,
and a future whose lite lias not yet began : one while
discouraged. at another animated by glorious presen-
timents, looking through the clouds for some star
to guide us. One and ali, like Herder, we demand of
the instinct of our oonscience, a great religious
thought whieh may resene us from doubt, a social
faith whieh may save us from anarcliy, a inorai
inspiration whieh may embody that faith in action
and keep us from idle contempla tion. We ask this
especially of those men, in whom the unuttered sen
ei va rivestendola. In questo nostro periodo di transi-
zione dal dubbio all'aspirazione, le vecchie idèe muoiono
e pesano sull'anima come sogni a mezzo la notte; le
nuove s'affacciano belle di luminosi colori e seducenti di
speranze, ma indefinite, imperfette, come sogni del mat-
tino. Noi tentenniamo dubbiosi tra un passato oggi mai
senza vita e un futuro la cui vita non s'è rivelata finora,
in preda talora a profondo sconforto, talora animati di
splendidi presentimenti e intenti a spiar tra le nubi una
stella che possa dirigerci. Ciascun di noi invoca, come
Herder, agli istinti della coscienza un grande pensiero
religioso che ponga fine allo scetticismo, una fede sociale
che ci salvi dall'anarchia, una ispirazione morale che tra-
duca quella fede in azioni e ci liberi da una oziosa con-
templazione. Ciascun di noi guarda con ansiosa speranza
segnatamente in quei pochi nei quali i taciti sensi e le
[1843] GENIO E TENDENZE DI TOMMASO CARLYLE. 61
timents and aspirations of the multitudes are con-
centra t ed and harmonized with the highest intnition
of individuai conscience. Tlieir mission changes with
the times. There are periods of a cairn and normal
activity, when the thinker is like the pure and serene
star which illumines and sanctifìes with ita halo of
light tliat which is. There are other times, when
genius ni usi move devotedly onward before us, like
tlie pillar of tire in the desert, and fathom for us
Uh- depths of tliat which shall he. Snch are onr times:
wo cannot at the present day merely amuse ourselvesr
witli being artìsts, playing with sonnds or forms, tick-
ling only onr senses, instead of pondering some
«Torni of fchought which may save ns. We are scar-
cely dispose d, living in the nineteenth century, to
act like that people mentioned by Herodotus. who
begniled eighteen years of famine by playing with
dice and tennis-balls.
inconscie ispirazioni delle moltitudini si riflettono in ar-
nioni;! colle pili alte intuizioni della coscienza individuale.
La loro missione muta coi tempi. Nei periodi d'una at-
tività tranquilla e normale, il pensatore somiglia una
Stella che illumini e santifichi di pura e serena luce il
presente: in altri e pili tempestosi, il Genio è chiamato
a precederci, (piasi colonna di fuoco in deserto, e ad esplo-
rine per noi le terre ignote dell' avvenire. E son questi i
nostri. Noi non possiamo in oggi -contentarci di vivere
<<»ltoii dell'arte per sé e scherzare con suoni e forme e
accarezzare i nostri sensi, ma ci sentiamo spronati in cerca
d'una idea che valga a migliorarci e salvarci. La paziente
inazione colla quale un popolo ricordato da Erodoto
Ingannò coi dadi diciotto anni di carestia non è virhi
— se pur merita qnel nome — del secolo deci mommo.
*Ì2 GKtflO K TKNDKNZK 1)1 TOMMASO CARLYLK. } 184
The writer with whom we bave now to deal, by
the nature of his labours and the direction of bis
genius, authorizes the examination we propose to
make. He is melancholy and grave: he early felt
the evil which is now preying upon the world, and
from the outset of his career he proclainied it loudly
and courageously.
"Cali ye that a society", he exclaims, in one
of his first publications, "where there is no longer
any social idea extant, not so ranch as the idea of
a common home, but only of a common over-crowded
lodging house? where each, isolated, regardless of
his neighbour, turned against his neighbour, clutches
what he can get, and cries Mine ! and calls it Peace,
because in the cut-purse and cut throat scramble,
no steel knives, but only a far canni nger sort can
be employed — where friendship, coramunion, has be-
Per la natura de' suoi lavori e per l' indole speciale
della sua niente, Tommaso Carlyle provoca l'esame ch'io
mi propongo. Egli è mesto e grave : senti fin da' primi
anni di studi il male che tormenta oggi il mondo e lo
denunziò con alta intrepida voce. « Potete voi » — egli
esclama in uno de' primi suoi libri (*) — « proferire il
« nome di Società dove non una sola idea sociale soprav-
« vive, neppur quella dei sacri lari domestici mutati og-
« gimai in troppo densamente abitate case d'alloggio?
« — dove ogni uomo, isolato, straniero, anzi ostile al
« vicino, afferra ciò ch'ei può e grida è mio! e chiama
« Pace condizione si fatta di cose soltanto perché in que-
« sto assalto alle borse e alle gole non s' adopra coltello,
« ma un'arma più subdola e agevole a celarsi — dove
(*) Sartor lìesartus, Lib. 3, Cap. 6.
[1843] GKNIO E TENDENZE DI TOMMASO CARLYLE. 63
come an iucredible tradition, and your holiest sacra-
mentai snpper is a smoking tavern dinner, witli
cook for evangelista where your priest has no tongne
but for plate-licking, and yonr high guides and go-
vernors cannot gnide ; but on ali hands hear it pas
sionately proclaimed, Laissezfaire! Leave us alone
of your guidance — such light is darker than dark-
ness — eat your wages, and sleep." (#)
Mr. Carlyle, in writing these lines, was conscio us
that he engaged himself to seek a remedy for the
evil, nor has he shrunk from the task. Ali that he
has since writteu bears more and more evidently
the stamp of a high purpose. In bis ' Ohartism ? he
attempted to grapple with the social question; in
ali bis writings, whatever be their subject, he has
touched upon it in some one of its aspects. Art is
C) Sartor Kesartus, Book III, chap. 6.
« amicizia e comunione d'anime son fatte tradizioni in-
« credibili e la vostra più santa Cena sacramentale è un
« fumante pranzo di bettola col cuoco per evangelista?
« — dove il prete non ha lingua che per lambire i piatti
« del mecenate e i vostri guidatori e uomini di governo
« non s'attentano di guidare: ma gridano e odono grida
« da ogni banda, Laissez /aire ! Liberateci dal vostro gui-
« dare — luce si fatta è peggiore delle tenebre — in-
« goiate i vostri salarii, e dormite. »
Scrivendo quelle linee, Carlyle era conscio ch'ei s'as-
sumi-va di <<rc:ire un rimedio al male, né s'arretrò da
^dell'obbligo. Un alto fine traspare, da quanto ei scrisse
d'allOHI In poi. Nel suo Cartismo egli aggredì deliberata -
menti' la questione sociale; in tutti gli altri suoi scritti,
<-i ne tonte qualche lato. L'Arte non è che un mezzo per
♦51 GENIO K TKNDKN/10 DI TOMMASO CAKI.YLK. [1848]
to him but as a means. Iu liis voeation ms a writer
he ftlle the tribune of an apostle, and it is here that
we must judge him.
There is a multitude around him; and tliis is Mie
first fact to establish, for it speakes both in favoni-
of the writer and of the public whoni lie has won
over. Since the day when, alone and uncompre
hended, he penned the words which we bave quoted,
Teufelsdròck has made proselytes. The "mad hopes",
expressed, with an allowable consciousness of the
power whicli stirred within him, in the last chapter
of "Sartor Kesartus", bave been largely realized.
The philosophy of clothes — thanks to the good and
bad conduct of the two Dandiacal and Drudge seets
— has made some progress. Signs bave appeared;
they multiply daily on the horizon. The diaineter
of the two "bottomless, boiling whirlpools" (*) has
widened and widened, as they approach cach other
in a threatening nianner: and many readers who
(*) Sartor Resartus, Book III, olia]). 10.
lui. Sotto lo scrittore tu vedi sempre l'apostolo; e io in-
tendo giudicarlo siccome tale.
S'addensa intorno a Carlyle una moltitudine d' ascol-
tatori ; ed è il primo fatto che m'occorre di registrare,
perché onora a un tempo lo scrittore e il pubblico eh' ei
conquistava. Dal giorno in cui, solitario e frainteso, ei
vergò le parole citate or dianzi, Teufelsdròck ha rac-
colto proseliti in copia. Le pazze speranze alle quali, con
onesta coscienza delle proprie forze, egli accennava nel-
l' ultimo capo di Sartor Resartns, sono oggi largamente
adempite. La filosofìa ch'egli insegnava sotto il bizzarro
nome di filosofia delle vestimenta ha conquistato terreno.
[1843] GKNIO K TENDENZE DI TOMMASO CA1U.YLK. 65
oommeneed with a sinile of pity. or seorn of the
uniiirelligible and tire-some j argon, the iusinua-
rions, half ironical. half-wild, of the dark dreainer,
now look jnto his pages, with the perseverance of
the monks of Mount Athos, to see whether they
eannot there discover the "great thought", of which
they themselves begin to teel the want. They now ad-
mire as mach as they once scorned, — they admire
even when they eannot understand.
Bè it so, for this too is good : it is good to see
that the great social question, which uot long ago
w;is ridiculed, begins to exercise a kind of fascina-
tion ui)on the public mind;tó find that even those
whose own pòwers are not adequate to the task,
acknowledge the necessity of some solution of the
sphinx-like enigma which the times present. It is
good to see, by a new example, that neither ignorant
levity nor materialist indifference can long suppress
the divine rights of intellect.
Molti lettori che cominciarono dal sorridere a scherno del
gergo incomprensibile e delle strane ironiche frasi del-
l'oscuro sognatore, guardano oggi alle di lui pagine colla
perseveranza dei monaci del monte "Athos a rintracciarvi
il grande pensiero del quale provano essi medesimi il bi-
sogno. Ammirano quanto una volta schernivano; ammi-
rano anche quando non viene loro fatto d' intendere.
Ed è bene ad ogni modo. Giova accertare che la grande
questione sociale, sprezzata un tempo e salutata di riso,
comincia a esercitare un fascino sulle nienti, e che anche
gli uomini ineguali all' impresa ammettono non foss' altro
la necessità eli' altri tenti sciogliere l'enigma di sfinge
proposto dai tempi. E v' impariamo, che né ignoranza su-
perficiale né indifferenza di materialismo possono cancellar
lungamente i divini diritti dell'intelletto.
Mazzini, .Scritti, ecc., voi. XXIX (Letteratura, voi. V). B
66 ftRNlÓ K TKNDKNZK DI TOMMASO CARLYLE. [1843]
Tliere are dift'erences between Mr. Carlyle's intuì
nei* of viewing things aud ours, which we bave to
premise: but we will not do tliis witliout first avow-
ing bis incontestable merito, — merita which at the
present day are as important as they are1 rare, which
in liim are so elevated as to command the respect
and admiration even of those who rauk under ano-
fcher standard, and the sympatliy aud gratitude of
those whó, like ourselves, are in the main upon the
sanie side, and who differ only respecting the choice
of means and the road to pursue.
Above ali, we would note the sincerity of the
writer. What he writes, he not only thinks, but
feels. He may deceive biniseli', — he eannot deceive
us; for what he says, even when it is not the tinth.
is yet true, — kù individuality, his errors, hi» incom-
plete views of things, — realities, and not noneutities.
— the truth limited, we might say, for error spring
A me converrà notare le diversità che corrono tra le
tendenze di Carlyle e le nostre. Ma prima, è giustizia
dichiarare i meriti incontrastabili dello scrittore: — me-
riti importanti in oggi quanto son rari, e che in lui rag-
giungono tal grado da meritargli rispetto e ammirazione
anche dagli uomini che guerreggiano sotto altro stendardo,
e affetto riconoscente da quelli che, come noi, movono
verso lo stesso intento separandosi unicamente nei modi
e sulla via da tenersi.
E innanzi ad ogni altra cosa sta la sincerità di Carlyle.
Ei non solamente pensa, ma sente quant' egli scrive. Ei
può talora ingannar sé stesso; non noi. S' anche ciò ch'ei
proferisce non fosse il Vero, rivelerebbe pur nondimeno
una potente realtà: l'individualità dello scrittore, i suoi
errori, il suo modo imperfetto di guardare alle cose — io
[1848] GENIO E TENDEN'ZK DI TOMMASO CAIiLYLE. 67
iìig- from sincerity in a high intellect is no other
than such. He seeks good with conseientious zeal,
not troni a love of fame, not even froni the gratifì-
cation of the discovery: his moti ve is the love of Iris
fellow-men, a deep and active feeling of duty, for he
believes this to be the mission of man upon earth.
He writes a book, as he would do a good action.
Yet more, not only does he feel ali that he writes,
]>ut he writes nearly ali that he feels. Whatever is
in his thonghts and has not yet been pnt on paper,
we niay be sure will sooner or later ap])ear. He
may preach the merit of ''holding one's tongue"; to
those, in truth, who do not agree with him, are such
«rords addressed; but the "talent of silence" is not
bis: if sometinies he pretends to reverence it, it is
as we may say platouically, — to prevent ofchers speak -
ing ili. "But in minds constituted as his, com-
pressiou of thought is iinpossible: it must expand,
potrei dire, la verità limitata, dacché tale è l'errore, quando
sorge per convincimento sincero in un alto intelletto. Non
è in lui artificio di menzogna o calcolo di fama. Traviando
<> no. tu Renti eli' 61 cerca il bene, eh' ei non segue se non
un impalco, l'amore del proprio simile, un profondo, at-
tivo senso di dovere inseparabile per lui dalla nostra mis-
sione (piaggili. Carlyle scrive un libro com'ei farebbe
Bll'open buona. E non solamente ei crede nella verità
di (pianto egli scrive, ma scrive quasi tutto ciò ch'egli
ecede esser vero ; o lo scriverà presto o tardi. Ei può
predicare Ò sua posta i meriti del sapere tacersi; ma la
predicazione è visibilmente per quanti da lui dissentono:
il genie del silenzio non gli appartiene, e se ei sembra
talora venerarlo, è venerazione platonica. Menti della sua
tempra riescono difficilmente a reprimere il pensiero, e
98 QKN10 H i i:\DKNZK di TOMMASO CA Kl.Yl.K. [1843]
and l'vcry prolonged eft'ort iliade to resti a in it will
only render the explosion the more violent. Mr. Car-
ialo is no homosopathist : lie never adininisters re-
medies l'or evil in infinitesima! doses ; he never
pollutes the saeredness of thought by ontwa rd eon-
cessions or coni promise with error. Like Luther, he
hnrls bis infestane! at the head of the de vii, under
w ha te ver t'orni he shows himself, without looking to
the oonsequences; but he does it with sudi since-
rity, sudi naiveté and goodwill, that the devil bini
self conld not be displeased at it, were the moment
not criticai, and every blow of the inkstand a serions
thing to him. We know no English writer who has
during the last ten years so vigoronsly attacked the
ìialf gothic. naif pagan edifice whieh stili imprisons
the free flight of the spirit, — no one who has thrown
among a public mudi addicted to routine and t'or-
malism, so many bold negations, so many religione
se vi riescono un tempo, ne rendono pili terribile l'esplo-
sione. Carlyle rifugge per natura da ogni sistema omio-
patico; i rimedi ch'egli appresta al male non sono in
dosi infinitesime: egli non contamina mai la santità del
pensiero di concessioni codarde o di transazioni coli' er-
rore. Come Lutero, egli avventa il calamaio contro il
Tentatore, qualunque forma egli assuma, senza guardare
alle conseguenze; ma lo avventa con tanta sincerità d'in-
tenzioni, con tanta ingenuità di buone tendenze, che, se
la guerra non minacciasse di riuscir decisiva il Tentatore
stesso non saprebbe gran fatto irritarsene. Non so di
scrittore Inglese che abbia, negli ultimi dieci anni, assa-
lito con vigore eguale il semi-gotico semi-pagano edifizio
che imprigiona tuttavia le libere aspirazioni dell'intel-
letto — o che abbia cacciato fra un popolo inservilito da
(1813] GENIO K TENDENZE DI TOMMASO CAKLYLE. 69
and social views; novel and contrary to ali existing
ones, — yet no one who excites less of hostility und
animadversion. There is generally so much calmness
and impartiality in liis attacks, so much conviction
in bis thoughts, so entire an absence of egotism, that
we are compelled to listen to wbat, if uttered by
any otber man with anger or contempt, would excite
a storm of oppositiou. There is never anger in the
langnage of Mr. Oarlyle; disdain he has, but without
bitterness, and when it gleams across bis pages, it
speedily disappears under a smile of sorrow and of
pity, the rainbow after a storm, He condemns, be-
cause there are things which neither heaven nor
earth can justify: but bis reader always feels that
it is a painful duty he fulfils. When he says to a
creed or to aii institution, "you are rotten, — begone!"
forme e convenzioni artificiali un tal numero d' audacis-
sime negazioni, d'idee religiose e sociali ostili al pre-
sente — che susciti nondimeno si poco le avverse passioni.
Egli assale cosi lealmente, con tanta imparzialità, con
tanta evidenza di convincimento, con tale una assenza
d'egoismo, che è forza ai dissenzienti d'ascoltare con
tranquilla attenzione da lui ciò che proferito da altri con
ira o disprezzo promoverebbe una tempesta di sdegno.
Carlyle non ha indizio di collera; ben egli è capace di
disdegno, ma senza amarezza, e quando solca rapido ta-
lune delle sue pagine, tu sei certo di vederlo cancellato
in un subito da un sorriso di dolore e pietà: diresti
sott entrasse r iride al turbine. Ei condanna, perché vi sono
( <>»< che né terra né cielo possono giustificare, ma sempre
a guisa di citi compie mestamente un dovere. Quando ei
dice a una credenza o una istituzione : tu se' irreparabil-
mente corrotta: svanisci! ei trova sempre qualche cortese
70 QBNK) B TENDBNZK DI TOMMASO CAKl.Vi.K. [1843]
be has always some good word upon what it has
achieved in the past, upon its utility, sometimes
even upon its inutility. He never buries witbout
an epitaph, — uValeat quantum valere potest." Take
as an instance, above ali, bis 'History of the French
Revolution'.
We place in the second rank bis tendencies to-
wards the ideal, — tbat whicb we shall cali, for waut
of a better word, bis spiritualisni. Ile is the must
ardent and powerful cornoìttant of our day in tbat
reaction, wbich is slowly working against the strong
niaterialism tbat for a century and a half has-main-
tained a progressive usurpation, one wbile in the
writings of Locke, Bolingbroke or Pope, at anotber
in tbose of Smith and Bentham, and bas tended, by
the doctrines of self-interest and material well-beingy
to the enthronement of selfishness in men's hearts.
Ali the movement of industriai civilization, whicb
parola che ricordi il bene di ch'essa fu provvida nel pas-
sato, o ne commemori l'utilità, talora anche l'inutilità.
Ei non seppellisce mai senza epitaffio: valeat quantum
valere potest. E citerò volentieri ad esempio la sua Storia
della Rivoluzione di Francia.
Primeggiano, dopo la sincerità di Carlyle, le sue ten-
denze verso l'ideale, alle quali, per difetto di più esatta
parola, darò nome di spiritualismo. Carlyle è il pili fer-
vido e potente fra quanti oggi combattono con probabilità
di successo quel materialismo che un giorno cogli scritti
di Locke, Bolingbroke o Pope, un altro con quelli di
Smith e Bentham, invadeva usurpatore i campi dell'in-
telletto e tende da un secolo e mezzo, colle dottrine del-
l'interesse individuale e del benessere materiale, a signo-
reggiare coli' egoismo l'anima umana. Tutto quel moto
■1843] GENIO K TKNDKNZK DI TOMMASO CAKLYLK. 71
bas overflooded intellectual and moral civilization,
lias iiot deafened him. Amidst the noise of inachi-
nery, wheels and steain-engines, he has been able
fco distinguisi! the stitìed plaint of the prìsoned spi-
rit, the sigh of raillions, in whose hearts the voice
of G-od whispers at times, uBe men /" and the voice
of society too often cries, 4,In the name of Produc-
tion, be brutes!" and he is come, with a amali
bomber of chosen spirita, to be their interpreter.
He declares that ali the bustle of matter and of
industry in movement does not weigh against the
cairn, gentle and divine whisper that speaks from
the depths of a virtuous soul, even when fouud in
tfefc lowest grade of mere machine-tenders ; that the
producer, not the production, should forni the chief
object of social institutions ; that the human soul,
not the body, should be the starting-point of ali
d'incivilimento industriale sovrapposto al progresso intel-
lettuale e inorale, non valse a sviarlo. Attraverso il fra-
stuono di macchine, ruote e congegni a vapore che assorda
e confonde l'udire dei fiacchi, egli non ha cessato mai
di diseernere il lamento soffocato dello spirito prigioniero,
il sospiro dei milioni nel cui core la voce di Dio mor-
mora: siate uomini, e ai quali la Società grida troppo
sovente : hi nome della Produzione, aiate animali : e s' è,
con altri pochi eletti, costituito interprete di quella pro-
tendi. Ei dichiara che tutto quel romore di materia e d'in-
dustria in moto non vale il tranquillo, gentile, divino
mormorio d' un'anima benedetta di virtù, dove anche sorga
dall' ultime sfere dei poveri lavoratori — che fine alle
ist if ii/ioni sociali dorrebbe essere, non la produzione, ma
il produttore — che dall'anima amena, < non dal corpo,
dovrebbero prender le mosse tutte l'opere nostre, perché
72 GBNIO B l'KNDKN/K di TOMMASO caiu,ylk. [1843]
our labours; silice the body without the soni is
bctt a carcase ; whilst the soni, wherever ir is
fouiid free and holy, is sure to inould for itself
such a body as its wants and vocation require. In
ali his writings, in -Sartor Beaartua,' in his <Lec-
tures,' in his 'Essays' especially, (some of whicli
appear to us to be among the best of Mr. Carlyle'a
writings,) the standard of the ideal and divine La
boldly nnfnrled. He seeks to abolish nothing, but
he desires this trnth to be acknowledged and prò*
claimed, that it is the inviatole which governa the
visible, the spiritual life which informa the exterior:
he desires that the universe should appear, not as—
a vast workshop of material production (whether its
tendency be to centre, as at the present day, in the
hands of a few, or to spread, according to the uto-
pian scliemes of Owen or Fourier, among the whole
community), but as a tempie, in which man, sanc-
tified by suffering and toil, studies the infinite in
il corpo senz' anima è cadavere, ma l'anima dovunque è
libera e santa, è certa di formarsi un corpo che corri-
sponda alle necessità della propria missione. Splende ar-
ditamente spiegato su tutti i suoi scritti, sul Sartor Be-
sartus, sui Discorsi, sui Saggi segnatamente, che a me
paiono il miglior lavoro dello Scrittore, lo stendardo del-
l' ideale divino. Carlyle non mira ad abolire l' attività
materiale; ei solamente afferma che il mondo visibile è
governato dall'invisibile e che la vita esterna s'informa
sulla interna : ei vorrebbe che l' universo apparisse, non
in sembianza d'una vasta manifattura di produzione — sia
concentrata coni' oggi nelle mani di pochi, sia diffusa, come
suggeriscono le utopie d' Owen e di Fourier, per tutta
quanta la società — ma come Tempio ove V uomo, san-
; 1843] ftMNIO K TENDENZE DI TOMMASO CARLYLK. 73
the finite, and walks on toward bis object in faith
and in hope7 with eyes tnrned constantly toward
heaven. Toward tliis heaven the thought of the
writer soars continnally with fervour, sometimes even
with a kind of despair. It is a retiection of tliis
heaven, theimageof thesun in the dew drop, whieh he
seeks in terrestrial objects. He penetrates the sym-
bol, to arrive at the idea : he seeks God through
visible forins, the soul through the external mani-
festations of its activity. We feel that wherever
he found the first suppressed, the second extingnish-
ed, nothing wonld be left for him bnt idolatry,
fals.'hood, things to despise or to destroy. For him,
ìli for ali who have loved, suifered, and bave not
lost, in the selfish pursuit of material gratifìcations,
the divine sense which makes us meu — it is a pro-
found truth that ''we live, we walk, and we are in
God." Hence bis reverence for nature, — hence the
tilicato dal dolore e dalla fatica, studia l'infinito nel fi-
nito e move, nella fede e nella speranza e coli' occhio
rivolto al cielo, verso 1' intento che gli è prefisso. E a
quel cielo tenta sollevarsi, con fervore, talvolta, diresti,
disperatamente il pensiero dello scrittore ; e un riflesso
di quel cielo, come di sole in goccia di rugiada, ei cerca
negli oggetti terrestri. Ei penetra il simbolo per raggiun-
ger l'idea; va in traccia di Dio attraverso le forme visi-
bili, d« IT anima attraverso le manifestazioni esterne della
sua attività. Dove l'anima e Dio gli mancassero, ei non
\. (Irebbe nel mondo che idolatrie, menzogne, cose meri-
tevoli «li disprezzo o di distruzione. Per lui come pei
«manti amarono, patirono, e non rinegarono nell'egoismo
<1< i godimenti materiali il senso divino eh' è battesimo
all'uomo, è verità profonda che noi viviamo, moviamo e
74 (JKNIO K TKNDKN/IO DI TOMMASO CABLTLK. 1843]
universality of bis sympathies, proinpt to seize the
poetical side in ali things. — hence, above ali, bis
iiotiou of human lite de voteci to the pursuit of duty,
and not to that of happiness, — "the worship of sor
row and renunciation," such as he has given it in
his chapter "The Everlasting Yea" of Sartor Besar-
tus, and such as comes out in ali his works. There
are, no doubt, inany who will term this a traisi!) :
there are others who will cali it utopian, We would
however remind the first that it is not enough to
stammer out the sacred words "sacrifico and duty.'?
and to inscribe the name of Gocl upon the porch of
the tempie, in order to render the worship real and
fruitful: the theory of individuai well-being rules
incontestably at the present day, we will not say
ali onr politicai parties (this it does more than enough
of course), bnt ali our social doctrines, and attaches
us ali un-consciously to materialism. We would
siamo iu Dio. Quindi il suo culto della natura, l'univer-
salità degli affetti pronti ad afferrare il lato poetico in
tutte le cose, il concetto della vita derivato dall'idea, non
della felicità, ma del Dovere, e l'adorazione del dolore e
del sagrificio cotn' ei la descrive nel capitolo V eterno si di
Sartor Besartus e la serba pili o meno dominatrice in tutti
i suoi scritti. E molti la diranno verità inutile più die
mai a ripetersi, altri invece utopia. Ma io vorrei ricor-
dare ai primi come non basti balbettare le sacre parole
sagrificio e dovere e scrivere il nome di Dio sul limitare
del tempio, ma importi, se l'adorazione non deve rima-
nersi oziosa e infeconda, distruggere in sé e in altri la
teoria del benessere individuale che signoreggia in oggi,
non solamente ogni parte 'politica, ma ogni nostra dottrina
e ci. lega inconsci al materialismo. E vorrei ricordare ai
[1S43] GKNIO K TKNDENZK DI TOMMASO CAKLYLK. 75
likewise remind the second, that although \ve bave
pretended for the last tìfty years to organize every-
thing with a view to the interests, that is to say
the nappi ness, of society, we yet see before us a so-
ciety harassed by ills, by misery and couiplaints in
eighteen twentieths of its members. Is it then just
to treat the contrary practice as utopiau ì In look-
in» around us, we affimi that the spiritual view
wbich Mr. Carlyle takes of human life is the only
good, the only essentially religious one, and one of
extreme importance, bere especially, where the very
uien who battle the most boldly for social progress
are led away by degrees to neglect the development
of what is highest, holiest and most imperishable in
man. and to devote themselves to the pursuit of what
they cali the useful. There is nothing useful l>nt
the good, and that which it produces; it is a conse-
quence to be foreseen, not a principle to be invoked.
rFlie theory which gives to life, as its basis, a righi
secondi die quantunque sia nostra pretesa d'avere, negli
ultimi cinquanta anni, ordinato ogni cosa al consegui-
mento della felicità sociale, abbiamo pur nondimeno da-
vanti una società tormentata di mali, di miseria e querele
nei diciotto ventesimi de' suoi membri. Perché dunque
battezzeremmo noi avventatamente utopia il metodo con-
trario a quello che è chiarito impotente dai fatti? Guar-
dandomi intorno, io mi sento trascinato ad affermare che
lo spiritualismo applicato da Carlyle alla vita umana è
lunico concetto religioso davvero e d'importanza suprema
dovi il culto dell' utile minaccia di condannare all'obblio
• io .he vive in noi d'immortale e di santo. Untile non
è se non riHiiltato del bene', conseguenza da antivedersi,
non mai principio. La teorica che pone a fondamento
76 GENIO E TENDENZE DI TOMMASO CAHI.VI.K. [1843]
to well-being, which places the object of life in the
search after happiness, can only lead vulgar minda
to egoisni, noble and powerful minda to deception,
to doubt and to despair. It may indeed destro? a
given evil, but can never establish the good; it may
dissolve, but cannot re- unite. Whatever names it
assume, in whatever Utopia it may cradle itself, it
will invariably terminate in organizing war, — war
between the governors and governed in politica, àia-
guised under the name of a system of guarautees,
of balance, or of parliamentary majorities, — war be-
tween individuals in econoniy under the name of
free competition {free competition between those who
ha ve nothing and who work for their liveìihood, and
those who nave much and seek a supernuity), — war.
or moral anarchy, by effacing ali social faith before
the absolute independence of individuai opinion.
della vita il diritto al benessere, e a fine dell'opera no-
stra la felicità, condanna inevitabilmente l'anime volgari
all'egoismo, le nobili e potenti alla delusione, al dubbio,
allo sconforto, senza speranza. Capace talora di distrug-
gere un male determinato, essa non può fondare il bene
durevole: può dissolvere, non unire. Qualunque nome essa
assuma, a qualunqne utopia s'affratelli, dottrina si fatta
non varcherà mai i confini d' una guerra ordinata — guerra
tra governati e governanti in politica, mascherato del
nome di guarantigie, d'equilibrio o di maggiorità parla-
mentari — guerra tra gli individui nella sfera economica
sotto nome di libera concorrenza, libera tra quei che nulla
possedono e lavorano per le necessità della vita e quei
che, ricchi, speculano pel superfluo — guerra o anarchia
morale col sagritìcio d'ogni fede sociale all'indipendenza
assoluta dell'opinione individuale. E si fatta a un dipresso
[1843] GENIO K TEXDEXZE DI TOMMASO CAHLYLE. 77
This is nearly the presene, state of things in the
world, — a state from which we must at any cost
escape. We must come to the conviction, in this
as in ali other eases, that there exist no vigli ts but
those which result from the fulfilment of duty; that
our concernment liere below is not to be happy, but
to become better; that there is no other object in
human lite than to discover, by collective etfort, and
to cxecute, every one for himself, the law of G-ody
without regarding individuai results. Mr. Carlyle is
an cloqiient advocate of this doctrine, and it is tliis
which crcates his power; for there are, thank God,
enow good instincts at the bottom of our hearts to
make us render homage to the truth, although fail-
ing in its practice, when it fìnds among us a pare-
li) inded and sincere interprete!*.
We place in the third rank our author's cosmo-
poli tan tendencies, — humanitarian we would say, if
è la condizione di cose nella quale versiamo e alla quale
è necessario sottrarsi. Non esistono diritti se non dove
esistono doveri compiti. Intento nostro quaggiù non è la
ricerca della felicità, ma il nostro miglioramento morale.
Noi dobbiamo consecrare la vita a scoprire coli' opera
collettiva la legge di Dio e ad eseguirla, come a ciascuno
è dato, lòtta riguardo alle conseguenze che ne scendano
air individuo. Carlyle è promotore eloquente di questa
dottrina, e in essa è il segreto della sua potenza. I buoni
Istinti del nostro core ci costringono a piegar la testa
davanti al Vero, s' anche lo tradiscono le nostre azioni,
ovuiiqii» incontriamo chi lo interpreta con pura e sincera
• nza.
A qoests doti s'aggiungono le tendenze cosmopolitiche
dello Scrittore, e direi umanitarie, dacché la parola Sossio-
IX QBFIO R TRMDBNZK IH TOMMASO CAltf.YLR. [1843]
the word were in use; for cosmopoli tis m has at Mie
present day come to indicate rabher the indifterence
than the universality of sympathies. He well knows
that there is a lioly land, in which, under whatever
latitude tliey may be born, meu are brethren. He
seeks among liis equals in intelligence, not the En-
glishinan, the Italian, the German, but man : he ado-
res, not the god of one serct, of one period, or of
one people, but God : and, as the reflex of God upon
earth, the beautiful, the noble, the great, wherever
he finds it : knowing well, that whencesoever ir
beams, it is, or will be, sooner or later for ali. His
points of view are always elevated ; his horizon
always extends beyond the limits of country; his
criticism is never stainped with that spirit of nationa-
lism (we will not say of nationality, a thing sa-
cred with us ali), which is only too much at work
amongst us, and which retards the progress of our
politismo indica in oggi l' indifferenza anziché l'universa-
lità degli affetti, se non che il vocabolo non è finora po-
polare abbastanza. Ei sa che esiste una Terra Santa, nella
quale, a qualunque latitudine appartengano, gli uomini
sono fratelli. Ei cerca, tra gli eguali a lui nelle facoltà
della mente, non l'Inglese, l'Italiano o il Tedesco, ma
Vuomo: egli adora, non il Dio d'una setta, d'un popolo
o d'un periodo di tempo, ma Dio, e come riflesso di Dio
sulla terra, quanto è nobile, bello, grande, dovunque ei
lo trovi, e come chi intende che da qualunque punto
splenda, splenderà presto o tardi su tutti. Le sue contem-
plazioni sono sempre dall'alto: il suo orizzonte si stende
invariabilmente oltre i limiti della propria contrada: la
sua critica non ha mai l'impronta di quel nazionalismo
— nazionalismo io dico e non nazionalità eh' è idea sacra
{1843] GK-NIO E TBNDKNZE DI TOMMASO CARLYLK. 79
intellectual life by isolatine it from the uni versai
life, derived from the millions of our brethren abroad.
He has attached himself earnestly to the widest 1 ite-
ratine endued with this assimilating power, and has
revealed it to us. His Essays on Schiller, on Goethe,
011 Jean Pani, on Werner, his excellent translations
from the Gerraan, will remain a testiinony of the
naturali zation which he has given to German lite-
rature amongst us ; as the beautiful pages in his
Lectnres on Dante, and some of those which he has
devoted to French writers, testi fy the universality
of that tendeucy which we distinguigli here as form-
ine the third characteristic of his mind.
To descend to quali ties purely literary, Mr. Car-
lyle is moreover a powerful artist. Silice the appear-
ànoe of his work on the French Revolution, no one
per tutti noi — troppo influente tuttora e che inceppa
il progresso della nostra vita intellettuale, isolandola dalla
vira universale fremente nei milioni dei nostri fratelli
posti al di là delle nostre frontiere. Egli ha studiato con
amore quante manifestazioni letterarie rivelano quella ten-
denza assimilatrice e ci comunica il frutto de' lunghi suoi
studi. I suoi Saggi su Schiller, su Goethe, su Jean Paul,
su Werner, e le sue traduzioni dal Tedesco rimarranno
testimonianza d'.un progresso compito per opera sua nella
conoscenza della Letteratura Germanica, come le belle
pagine contenute ne' suoi Discorsi su Dante e alcune di
quelle circi consacrò agli scrittori Francesi attestano V um-
ilila di quella tendenza alla quale io qui accenno
coni» a terza caratteristica della sua mente.
Carlyle è inoltre, scendendo a qualità puramente let-
ic, un potente artefice. Nessuno può, da quando ap-
pi '\ «• il suo libro sulla Rivoluzione Francese, contender-
80 GENIO B IKNDKN'ZK DI TOMMASO CAltLYI.K. [1843]
«aii n 11 s longer dispute liis claim fco Uiis title. The
brilliant facnlties which were revealed in flashes in
his previous writings burst out in tliis work, and
une must bave a very limited view of the actaal
duties of Mio historian to be able to jndge it coldly
and to remark ita defects. He carries liis reader
along, he fascinate» him. Powerful in imagination,
which is apt to discover the syrapathetic side <>f
things and to seize its salient point, — expressing
himself in an originai style, which, though it often
appears whinisical, is yefc the trae expression of the
man, and perfectly eonveys his though t, — Mr. Gar
lyle rarely fails of his effect. Gifted with that ob
jectivity, of which Goethe has in recent times given
us the liighest model, he so ideutifies himself with
the things, events or men which he exhibits, that
in his portraits and His descriptions he attains a
gli questa palma. Le facoltà brillanti che splendevano a
lampi ne' suoi scritti anteriori, si versano ad onda con-
tinua e dominatrici in quell'opera. E a poter giudicarne
con freddezza d'esame e scoprirne i difetti è necessaria
una fede non comune nei gravi doveri di chi s'assume
missione di Storico. Carlyle trascina con sé affascinato il
lettore. Una fantasia potente davvero e pronta a scoprire
1' aspetto simpatico delle cose e afferrarne il punto sa-
liente — una facoltà d'espressione originale, talora strana,
ma sempre immagine fedele dell'uomo e del suo con-
cetto — conquistano quasi invariabilmente, non foss' altro
per un tempo, l'altrui suffragio. Ricco di quella obbiet-
tività, della quale abbiamo, nei tempi più prossimi a noir
la più alta formola in Goethe, Carlyle s'immedesima sif-
fattamente colle cose, cogli eventi e cogli uomini eh' ei
vuole descriverci, che n'escono, per nettezza di contorni.
1843] GENIO E TENDENZE DI TOMMASO CARLYLE. 81
rare lucidness of outline, force of colouring and gra-
phic precisioni they are not hnitations, but repro-
ductions. And yet be never loses in the detail, the
ckaracteristic, the nnity of the object; being or idea
which he wishes to exhibit. He works in the man-
ner of a master, indicating by certain featnres, finn,
deep and decisive, the general physiognoiny of the
objectj concentrating the effort of his labour and
the ricliness of his light npon the centrai point, or
that which he deems sueh, and placing this so well
in relief that we cannot forget it. Humour, or the
foculty of setting off small things, after the manner
of Jean Pani, abounds in his writings. Beside the
principal idea, secondary ideas meet ns at every
strp, often new and important in theinselves, parti-
cles of gold scattered npon the shore by the broad
wave of the writer's thonght. His epithets, although
nnmerous, are seldom without force: they inark a
per vigore di colorito e precisione grafica, riproduzioni
anziché imitazioni. E nondimeno, il senso dell'unità del-
l'oggetto e l'abitudine ingenita in lui di coglierne il ca-
rattere principale non gli tolgono d'esser maestro nei
particolari. Mentre, come tutti i grandi artefici, egli in-
dica con pochi tratti fermi, profondi, la generale fisono-
in ia dell'oggetto e concentra lavoro e luce sul punto ch'ei
erede centrale facendo ch'esso risalti a rilievo, ei versa
a dovizia ne' suoi scritti gli indizi di quella facoltà chia-
mata in Inghilterra e in Germania umoristica, che illu-
mina, ove occorra, anche le minute particolarità delle
cose. Oltre l'idea principale, idee secondarie ci balzano
incontro a ogni passo, nuove spesso e importanti in sé,
quasi atomi d'oro, sparsi sul lido della vasta onda del
pensiero dello scrittore. I suoi epiteti, benché numerosi,.
MUssi '-it., voi. x.xix (Lettorattm, voi. v>. 8
82 GENIO K TKNDKNZI DI TOMMASO caiu.yi.k. lsìll
progression in the development of the idea or the
qualities of the object. His diction may have faults;
of these we shall not treat bere, but we may re-
mark that the charge of obscurity so common ly
brought against ali thinkers endowed with origina
lity, is, generally speaking, only a declaration of in-
competenee to comprehend or to judge of their ideas.
Moreover his style is, as we have said, the sponta-
neous expression of the genius of Mr. Carlyle, the
aptest form to symbolize his thought, the body sii a
ped by the soni. We wonld not that it were other
wise ; what we require in ali things is, man as he
was vieant to he.
Thns frank, honest and powerful, " oline Hast,
aber oline Rast, " Mr. Carlyle pursues his career :
may he long continue it, and reap the honours that
he inerits, — not for himself so much, as for the gra-
noni mancano quasi mai di forza, e segnano una progres-
sione nello sviluppo dell'idea o della qualità dell'oggetto.
Lo stile non è senza perché, e nondimeno giova osservare
come l'accusa d'oscurità avventata sovente contro gli
scrittori dotati di vera originalità mova generalmente da
incompetenza a intenderne o giudicarne ìe idee. Lo stile
di Carlyle è a ogni modo l'espressione spontanea del di
lui genio, la forma pili opportuna a simboleggiarne i con-
cetti, il corpo voluto dall'anima. Né io bramerei che fosse
altrimenti. Nel campo delle lettere, l'uomo quale vera-
mente è rappresentato nella propria unità, non riesce inu-
tile mai.
Cosi, schietto, onesto, potente — oline Hast, aber oline
East — Carlyle procede sulla propria via. Possa egli co-
gliervi lungamente gli allori ch'ei merita, non tanto per
lui quanto per conforto dei molti che lo stimano e vor-
[184H] GKNIO E TENDENZE DI TOMMASO CARLYLK. 83
tification of those who esteem bini, of ali those who
would see the relation between intelligence and the
public drawn more and more close; and inay he
thus, in his pilgrimage bere, attain the consciousness
that the seed which he has scattered has not been
given to the wind.
We have stated sufficiently at large what is ab-
solutely good in the writer we bave undertaken to
estimare, that we migli t the more freely fulfil a se-
cond duty, that of declaring what appears to us to
render this noble talent incomplete, and to vitiate
his work by keeping it behind what the times re-
quire elsewhere, and will soon require here. It is a
very important question (too important for the few
pages we can here devote to it) that we must now
glance at: upon it depends the question of the duty
imposed at the present time on the whole world. It
appears to us that Mi*. Carlyle's tendency, hitherto
appreciated from only one point of view, — tory,
n libero vedere più sempre affratellati scrittori e lettori.
E possa egli, nel suo pellegrinaggio terrestre, ottener la
certezza che i germi da Ini cacciati non furono trabal-
zati dal vento in terreno sterile.
Ed ora ch'io ho notato quanto mi par buono nello
scrittore, posso liberamente compire un secondo dovere
accennando alle imperfezioni della di lui mente e al vizio
<li< . a mio avviso, lo indugia al di qua della meta indi-
enti! dai tempi. Quella meta costituisce un dovere per
tutti coi. Ed è o dovrcbb' essere norma suprema all'Arte,
all'artefice < ai critici. I giudizi a me noti intorno a Car-
ivi»- mossero dal (tassato o dal presente: whig, tory, set-
tario : giusto o errato, il mio, non foss' altro, guarderà
84 GENIO K TRKDBNZK DI TOMMASO <\\ K i.Y 1.1: . jl^JS,
whig, or sectarian, — well deserves bhat we should
seek to appicciate it from the point of view ofthe
futuro, from which ali the preseli t traiisitioiiary par-
ties are exeluded-.
There is but one defect in Mr. Oarlyle, in mir
opinion, but that one is vital: it influences ali he
does, it determines ali his views: for logie and sy-
stem mie the intellect even when the latter pre-
benda to rise the most against them. We refer ro
his view of the eollective intelligence of our times.
That which mles the period, which is now coni-
mencing, in ali its manifestations, — that which nia-
kes every one in the present day complain, and
seek good as well as bad remedies, — that which e-
verywhere tends to substitute, in politics, demo-
cracy for governments fonnded upou privilege, — in
social economy, association for unlimited competition,
— in religion, the spiri t of universa! tradition for
esclusivamente al futuro, conteso a tutte le scuole di tran-
sizione.
Il vizio del quale io parlo è uno solo ; ina è vitale,
esercita influenza su quanto ei scrive e determina ogni
suo concetto. La logica regola inesorabilmente gl'intelletti,
quand'anche s'illudano a ribellarsene.
Quel vizio sta nel modo col quale ei considera l'in-
telletto collettivo dei nostri tempi.
La forza che governa, in tutte le sue manifestazioni,
il periodo in cui viviamo — che sprona ogni uomo a
lagnarsi delle condizioni dell' oggi e a ideare rimedi —
che tende a sostituire, in politica, la democrazia ai go-
verni fondati sul privilegio ; in economia sociale, l' asso-
ciazione alla concorrenza illimitata; in religione, lo spirito
della tradizione universale alla solitaria ispirazione della
[1843 GHCNIO 8 TKXDENZE DI TOMMASO CARLYLE. 85
tlie solitary inspiration of the conscience, — is the
work of an idea, which not only distances the object.
but misplaces the starting-point of human activity;
it is the collective thought seeking to supplant, as
the point of view in the social organismi, the indi-
viduai thought; the spiri t of hum ani ty visibly sur-
passing (for it has been always silently and unper-
ceived at work) the spirit of man. In the past, we
studied one by one the small leaves of the calix, the
petals of the corolla; at the present day our atten-
tion is turned to the full expansion of the flower.
Twothousand years, from tlie earliest times of Greece
down to the la test times of Pagan Rome, worked
out Individuality under one of its phases,* eighteen
centuries ha ve enlightened and developed it under
the other. At the present day otlier horizons reveal
themselves, — we leave the individuai for the species.
The instrument is organized: we seek for it a law
coscienza individuale — è la forza d'una idea che muta
punto <li mossa e intento all'attività umana: è il pen-
siero collettivo che cerca sottentrare, nelle cose d' ordina-
mento sociale, al pensiero dell'individuo: è lo spirito del-
l' Umanità operante visibilmente — dacché fa nel passato
lavoro continue, ma tacito e inavvertito — per sostituirsi
a qnóllo dell' «omo. Noi studiammo nel passato una ad una
le fogliuzzc «lei calice, uno ad uno i petali della corolla;
oggi studiamo l'unità di vita e d'espansione del fiore.
Duemila anni, dai primi tempi della Grecia fino agli ul-
timi «Iella Roma Pagana, svolsero P individualità in uno
de' due suoi aspetti : dieiotto secoli di Cristianesimo illu-
minarono l'altro: oggi, il nostro sguardo abbraccia un più
lontano orizzonte — noi passiamo dalla contemplazione
dell" individuo a quella della speeie. Lo stroineuto è or-
86 GKNIO K TENDKNZK DI TOMMASO CARLYLK. L848]
of aetivity and an outward object. From the point
of view of the individuai we have gained the idea
of right; we have vvorked out (were it only in
thought) liberty and equality — the two great gua-
rantees of ali personality: we proeeed further — we
staminer out the word Duty, that is to say, some-
thing which cari only be derived from the general
law, association — that is to say, sornething which re-
quires a common object, a common belief. The pro-
longed plaint of millions crushed beneath the wheels
of competition has warned us that freedom of labour
does not suffice to render industry what it ought
to be, the source of material life to the state in ali
its members: the intellectual anarchy to which we
are a prey, has shown us that liberty of conscience
does not suffice to render religion the source of
moral life to the state in ali its members. We have
dinato; e noi gli cerchiamo una legge d'attività e un fine
estrinseco da raggiungersi. La contemplazione dell' indi-
viduo ci diede l'idea del diritto: conquistammo — intel-
lettualmente talora, talora praticamente — le due grandi
condizioni della vita dell' io. la libertà e 1' eguaglianza -r
oggi moviamo innanzi: le nostre labbra balbettano la pa-
rola Dovere, cioè tal cosa che non può derivarsi se non
dalla legge generale e guida all' associazione, alla deter-
minazione d'un fine comune, di una fede comune. Il lungo
grido di dolore dei milioni schiacciati sotto le ruote della
concorrenza ci ha rivelato che la sola libertà del lavoro
non basta a far dell'industria una sorgente di vita ma-
teriale allo Stato in tutti i suoi membri; e dall' anarchia
intellettuale alla quale siam preda impariamo che la sola
libertà di coscienza non basta a fare della religione una
sorgente di vita morale allo Stato in ciascuno de' suoi
1*431 GENIO E TENDENZE DI TOMMASO CAKLYLK. 87
began to suspeet, not only that there is upon the
earth something greater, more holy, more divine
tlian the individuai, — collective Humanity, — an ex-
istence always living, learning, advancing toward
G-od, of which we are but the instruments, — but
that if is alone from the summit of this collective
idea, from the concepbion of the Universal Mind,
•• of which, v as Emerson says, u each individuai
man is one more incarnatiou, ;; that we can derive
our fnnctiou, the mie of our life, the ideal of our
societies. We labour at this at the present day. It
signifies little that our first essays are strange ab-
errations: it signifìes little, that falliug upon their
weak side, the doctrines of St. Simon, of Owen,
of Fourier and others, who have arisen or shall
arise, may be condemned to ridicule. That which
is important is the idea common to ali these
doctrines, and the breath of which has rendered
cittadini. Noi cominciamo a intravvedere, non solamente
l'esistenza sulla terra di tal cosa eh' è pili grande, più
tanta e divina dell' individuo, dell'Umanità collettiva che
vive, impara, innoltra, continua verso l'ideale e della quale
noi siamo stromenti, ma la necessità di rintracciare in
quell'ente collettivo, nel concetto della Mente Universale,
della quale, come Emerson dice, ogni individuo ò una
incarnazione novella, «piai sia la nostra missione, la norma
della nostra vita, P intento prefìsso alle nostre società. È
questo il nostro lavoro. Poco importa che i nostri primi
untativi non siano se non traviamenti ; poco importa che
Lrli errori contenuti nelle dottrine di Saint-Simon, d'Owen,
• li Fourier o in altre si fatte, meritino ridicolo o severo
Itiasinio: importa l'idea comune a tutte quelle dottrine,
l'intento ch'esse tutte si proponevano e bastò perché, an-
88 GENIO E TKNDENZB DI TOMMASO CABLYLK. [1843
them fruititi! ; it is the object wh ioli they ali instili-
ctively propose, the starting-point they take. Balf
a century ago, ali the boldest and most innovatine
theories sought in the organization of societies gua-
rà nters for free individuai action; society was i'un-
damentally only the power of ali directed to the
support of the rights of each: at the present day.
the niost timid reformers start with a social princi-
pe to detìne the part of the individuai, — with the
admission of a law, to seek what may be its best
interpreter and its best application. What, in the
politicai world, are ali these tendencies to centra-
lization, to uni versai suora gè, to the annihilation
of castes? Whence arise, in the religious world, ali
these discontents, ali these revisiona toward the
j)ast, ali these aspirations toward a future, confused,
uncertain, but wide, tolerant and reconciliatory of
creeds at present opposed? Why is history, which
che traviando, giovassero. Mezzo secolo addietro, le teo-
riche de' novatori più audaci cercavano nell' ordinamento
delle società aiuti o difesa alla libera attività individuale:
lo Stato non era per essi che la forza di tutti in appog-
gio del diritto di ciascuno; oggi i riformatori più cauti
s'adoprano a definire dall'alto d'un principio sociale la
parte d'ogni individuo e ammettono l'esistenza d'una legge
generale suprema alla quale cercano il migliore interprete
e la migliore applicazione possibile. Donde derivano, nel
mondo politico, le tendenze universalmente diffuse al con-
centramento, alla conquista del voto per tutti, all'an-
nientamento d'ogni privilegio di casta? D'onde, nel mondo
religioso, i molti sintomi di sconforto, i subiti ritorni al
passato, le frequenti aspirazioni a un futuro confuso, in-
certo, ma vasto, tollerante e tendente a riconciliare ere-
[1843] GENIO K TENDENZE DI TOMMASO CAKLYLE. 89
in old times was satisfìed with relating the deeds
of princes or of ruling bodies of men, directed at
the present day so iiiuch to the masses, and why
does it feel the want of descendiiig from the sum-
mits of society to its base ? And what means that
word Progress, which, understood in athousand ways,
is yet found on every lip, and becomes more from
day to day the watchword of ali labours ì We thirst
for nnity : we seek it in a new and larger expression
of the mutnal responsibility of ali men towards each
other, — the indissoluble copartnery of ali generations
and ali individuals in the human race. We begin
to comprehend those beautiful words of St. Paul
(Romana, xii. 5), " We being many, are one body v
in Christ, and every one members one of another.
We resolve the incertitude and caprices of indivi-
duals into a uni versali ty : we seek the intelligence
denze oggi avverse? Perché vediamo la Storia, paga un
tempo a registrare fatti di principi o di governi, aifac-
eendarsi oggi intorno alle moltitudini e insistere a scen-
dere dalla sommità alla base della vita sociale? E quale
è il senso di quella parola Progresso, che — comunque
intesa in cento diversi modi — suona pure su tutte le
labbra e diventa più sempre quasi parola d' ordine di tutti
lavori? Noi abbiamo sete d'Unità; e la cerchiamo in una
nuova e più vasta espressione del vincolo che annoda l' un
uomo all'altro, della indissolubile associazione di tutte \v
<m ri. razioni e di tutti gli individui nella razza umana.
Noi cominciamo oggi a intendere le belle parole di San
Paolo ai Romani : (XII, 5) Molti come siamo, noi formiamo
un sol corpo in Cristo e ciascuno è quasi membro dell1 altro ;
<• ci studiamo di rintracciare l'armonia delle opere indi-
viduali nell'intelletto della moltitudine collettiva. È que-
90 OVVIÒ K TKNDKN/.K DI TOMMASO CARLTLB. [1843]
and harmonizing of persona in tlie collective mass.
Sudi is the tendency of the present times, and wlioso
ever does not labour in accordance with it, neces-
sarily remains behind.
Mr. Oarlyle comprehends only the individuai; the
true sense of the unity of the human race escapes
him. He sympathizes with ali men, but it is with
the life of each one, and not with their colleetive
lite. He readily looks at every man as the repre-
sentative, the incarnation in a manner, of an idea:
he does not believe in a " supreme idea, " repre-
sented prog'ressively by the develo])ment of mankind
taken as a whole. He feels forcibly (rather indeed
by the instinct of his heart, which revolts at actual
evil, than by a clear conception of that which con-
stitutes life) the want of a bond between the men
who are around him: he does not feel snfficiently the
existence of the bond between the generations past,
sta la tendenza del nostro tempo, e chi la trascura è con-
dannato a rimanersi addietro del moto comune.
Carlyle intende V individuo soltanto: il vero senso
dell'unità della razza umana gli sfugge. Ei prova sim-
patia per tutti gli uomini, ma separati, considerati ad
uno ad uno, non nella loro vita collettiva. Ei non dissente
dal guardare ad ogni uomo come a chi rappresenta una
idea e la incarna in sé; ma rifugge dall' ammettere una
Idea suprema rappresentata progressivamente dall'insieme
del genere umano. Ei lamenta — più per istinto d' una
anima ribelle ai mali dell'oggi che non per un chiaro
concetto delle condizioni costituenti la vita — la man-
canza d'un vincolo tra gli uomini che lo circondano; ma
non sente a dovere l'esistenza di quel vincolo tra le ge-
nerazioni passate, presenti e future. Il grande pensiero
[1843] Genio k tendenze di Tommaso carlylk. 91
present and future. The great religious thought, the
continued development of Humanity by a collective la-
bour, accordino to an educational pian assigned by Pro-
vidence, fore-felt froin age to age by a few rare in-
tellects, and proclaimed in the last tifty years by
the greatest European thinkers, finds but a feeble
echo, or rat ber no eeho at ali, in his soul. Progres-
sive front an impulse of feeling, he shrinks back from
the idea as soon as he sees it Stateti explicitly and
systematically ; and such expressions as " the pro-
gress of the species " and " perfectibility w never
drop from his pen unaccompanied by a taint of irony,
whicb \ve confess is to us iuexplicable. He seems to
regard the hnman race rather as an aggregate of si-
milar individuala, distinct powers in juxtaposition,
than as an association of labourers, distributed in
groups, and impelled on different paths toward one
single object. Xation itself, country — the second col-
lective existence, less vast, but stili for many cen-
religioso, evoluzione continua dell' Umanità, per opera col-
lettiva, a seconda d1 un disegno educatore Provvidenziale,
presentito d'epoca in epoca da pochi rari intelletti e pro-
clamato negli ultimi cinquanta anni dai più potenti pen-
satori d' Europa, non trova eco in Carlyle. Progressivo
per impulso d' affetto, ei s' arretra insospettito davanti
all' idea non si tosto ei la vede chiaramente espressa ed
eretta a sistema; né mai le frasi progresso della specie,
perfettibilità, e siffatte gli cadono dalla penna, senza un
tocco d' ironia inesplicabile. La razza umana è per lui
piuttosto un aggregato d'individui simili, di forze distinte
pOtte a contatto, che non una associazione di lavori ripar-
titi poi nuclei e tendenti per vie diverse a un fine co-
nnine. Anche hi Nazione, la Patria — seconda esistenza
92 GRNIO K TBNDENZK 1>I TOMMASO CAKI.YLK. [1848
turies not less sacred tban humanity, — vanishes, or
is modi ned under bis liane! : it is no longer the sigli
of oiir portion of labour in the common work, the
workshop in whieh God has placed the instruments
of labour to fui fil the mission most within our reach;
it is no longer the symbol of a thought, of a special
vocation to be follo wed, indicated by the tradition
of the race, by the affinity of tendencies, by the
unity of language, by the character of localities; it
is something reduced, as mnch as possible, to the
proportions of the individuai . The nationality of I-
taly is the glory of having produced Dante and
Christopher Columbus; the nationality of Germany
that of having given birth to Luther, to Goethe and
to others. The shadow tlirown by these gigantic men
appears to eclipse to his view every trace of the
national thought of which these men were only the
interpreters or prophets, and of the people, who a-
eollettiva menò vasta dell'Umanità, ma per lunghi secoli
ancora egualmente sacra — sfuma o riesce singolarmente
modificata tra le sue mani ; essa non è più il segno della
nostra parte di lavoro nell'opera comune, il luogo ove Dio
pose per noi gli stromenti di lavoro opportuni al compi-
mento d'una missione speciale, il simbolo d'un pensiero,
d' una vocazione particolare indicata da una tradizione di
razze, da una singolare affinità di tendenze, dall' unità di
favella, dai caratteri topografici; bensì un non so che
ridotto, per quanto è possibile, alle proporzioni dell' indi-
viduo. La nazionalità dell'Italia è per Carlyle la gloria
d'avere prodotto Dante e Cristoforo Colombo: la nazio-
nalità della Germania vive in Lutero, Goethe e pochi altri
sommi intelletti. L'ombra di quei giganti gli vela ogni
segno di quel pensiero nazionale del quale essi non fu-
[1843] GKXIO E TKNDKNZk DI TOMMASO OAKTA'LK. 93
loue are its depositary. Ali generalization is so re-
pugnant to Mr. Carlyle, that he strikes at the root
ài the error as he deems it7 by declariug that the
bistory of the world is fundainentally notliing more
thaii the biography of great meu (' Lectures '). This
is to plead, disti ne tly enough, the t'alseness of the
idea whieh rules the movement of the times. (*)
We protest, in the iiame of the democratic spirit
of the age, against sudi ideas. History is not the
(*) This is the essence of Mr. Carlyle's ideas, as they ap-
pear to us to he deducible from the body of his views aud
opinione and the general spirit which breathes in his works.
Of conrse we ineet here and there with passages in opposi tiou
to this spirit. and in accordance with that of the age. It is
iinpossible for a writer of Mr. Carlyle's stamp to avoid this;
bnt we d > not think we can be accused, if onr rcmarks are
read with attention, of nnfaithfuluess in the material point.
rono che interpreti o profeti e che il popolo serba quasi
a deposito. Ogni proposizione generale suona ostile di tanto
all' ingegno dello scrittore eh' ei dichiara, a liberarsene
uuìi volta per sempre, che la Storia del mondo non è se
non la biografia dei grandi uomini (vedi i Discorsi). Ed
è negazione assoluta dell'idea che governa tutti quanti i
moti del nostro tempo. (l)
Io protesto, in nome delle tendenze democratiche del-
l'età nostra, contro quelle idee. La stòfìa non è la bio-
(*) Desumo, imparzialmente quanto m' è dato, 1' essenza
delle idee di Carlyle dall' insieme de' suoi scritti, dallo spirito
generale che li informa. Occorrono senz' altro qua e là linee
che sembrano contraddirle e attestare coscienza delle tenderne
dei tempi. Ma prorompono isolate, sconnesso dalla serie delle
idee predominanti sui lavori dello scrittore, e dettate da qual-
che istinto prepotente del coro anziché dall' intelletto che si
manifesta gem-raliiu-nte quale io lo descrivo.
B4 GENIO K TKNDKNZK DI TOMMASO CAULYI.K. [1848]
biography of great men; the history of mankind is
the history of the progressive religion of mankind,
and of the translation by symbols, or external action s.
of that religion. The great men of the earth are but
the marking-stones on the road of humanity: they
are the priests of its religion. What priest is equal
in the balance to the whole religion of which he is
a ministeri There is yet something greater, more
divinely mysterious, than ali the great men, — and
this is the earth which bears them, the human race
which includes them, the thought of God which
stirs within them, and which the whole human race
collectively can alone accomplish. Disown not, then,
the common mother for the sake of certain of her
children, however privileged they may be; for at
the sanie time that you disown her, you will lose
the intellect of these rare men whom you admire.
grafia dei più rari e potenti fra gli intelletti: la Storia
dell'Umanità è la storia della religione progressiva del-
l'Umanità e della traduzione di quella in simboli o atti
visibili. I grandi ingegni non sono che le pietre migliari
della via che l'Umanità segue: essi sono i sacerdoti della
sua religione. Or dov'è il sacerdote che valga sulla bi-
lancia storica la religione alla quale è ministro? V'è pur
sempre tal cosa c"n' è più grande e più divinamente mi-
steriosa di tutti i grandi individui — ed è la terra che li
sostiene, la razza umana che li comprende in sé, il pen-
siero di Dio che s' agita in essi e che solo 1' opera col-
lettiva di tutti può tradurre in fatto pratico e norma di
vita. Perché rinegate la madre comune a prò' di taluni
tra' suoi figli comunque appaiano privilegiati1? Rinegan-
dola, voi smarrite appunto l'intelletto di quei singolari
individui che voi circondate d' ammirazione. Il Genio è
[1848] GENIO E TENDENZE DI TOMMASO CARLYLE. 95
Genius is like the flower, wbich draws one naif
of ita life from the moisfcure that circulates in the
earth, an<l inhales the other half from the atmo-
sphere. The inspiration of genius belongs one half
to heaven, the other to the crowds of common mortals
from whose life it springs. No one is gifted with a
right comprehension of it, without studying the me
dium in which it lives.
We canno t, however, here attempt to establish
any positive ideas respecting the vocation of our
epoch, or the doctrine of the collective progress
which appears to us to characterize it: perhaps we
may one day take an occasion to trace the history
of this doctrine, which treated as it stili is with
neglect, reckons nevertheless amongst its followers
nien who bore the names of Dante, of Bacon and
of Leibnitz. We can at present only mark the exi-
stence of the contrary doctrine in the writings of
come il fiore che deriva metà della vita dai succhi che
circolano nella terra e l'altra metà dall'atmosfera che gli
sovrasta. L'ispirazione del Genio appartiene per metà al
cielo, per metà alla moltitudine dei mortali sulla cui vita
<i s'innalza. Nessuno può intenderla dirittamente senza
uno studio profondo del mezzo attraverso il quale quella
ispirazione si svolve.
I%non posso tentare in queste pagine idee positive
sulla vocazione dell' epoca nostra o sulla dottrina di pro-
gresso collettivo che la distingue dalle anteriori. Forse
un giorno io potrò accertare la storia di questa dottrina
ch'altri può trascurare a sua posta, ma che pur numera
tra' suoi segnaci uomini che si chiamano Dante, Bacone,
Leibnitsio. Oggi non in' importa se non di notare 1' esi-
9(> GKNIO K TRNDRNZR l>i Tommaso CARLYÌ.R; [1848]
Mr. Carlyle, and the consequences to which, in oht
opinion, it leads hi in.
It is evident tliat, of the two criteria of certaiuty,
individuai conseience and nniversal tradition, be-
tween which inaukind has hitherto perpetually tluc-
tuated, and the recono i le ment of which appetì rs to
us to consti tute the only means we possess of re-
cognizing truth, Mr. Oarlyle adopts one alone — the
first. He rejects, or at least wholly neglects, the
other. From this point, in his view, ali follows in a
naturai connexion : individuali ty being everything,
the doctrine of unconsciousness follows. The voice of
God is heard in the intuition, in the instincts of
the soni : to separate the individuality from every
human external agency, and to offer it in native
purity to the breath of inspiration from above, — this
is to prepare a tempie to God: God and the individuai
stenza della dottrina contraria nelle opere di Carlyle e
le conseguenze che n'escono.
È chiaro che dei due criterii d' ogni certezza, la co-
scienza dell' individuo e la tradizione universale, tra i
quali l'umanità è andata sino ai nostri giorni alternando
e dalla cui riconciliazione sorgerà, credo, quando che sia,
la scoperta del Vero, Carlyle sceglie uno solo ; ed è il
primo. Ei rifiuta deliberatamente o trascura il secondo.
Da questa scelta, tutto si coordina, nei suoi lavori, logi-
camente. L' individuo essendo ogni cosa, esso deve, incon-
scio, raggiungere il Vero. La voce di Dio si rivela nel-
l'intuizione, negli istinti dell'anima. Separare V io da ogni
esterna influenza umana e offrirla nella sua primitiva pu-
rezza all'ispirazione che vien dall'alto — questo è ciò
che Carlyle chiama preparare un tempio all'Eterno. Nel
mondo ei non vede se non Dio e l' individuo. Or come
[1843] <tKXio e TENDENZE di Tommaso caklyle. 97
man— Mr. Carlyle sees no other object in the worid.
But how can the individuai alone approach God,
unless by transport, by euthusiasm, by the impre-
meditated upward flight of the spiri t, unshackled
by ìnefchod or calculation? Hence arises ali Mr. Car-
lyle's antipathy to the labours of philosophy : they
must appear to nini like the eftbrts of a Titan with
the strength of a pygmy. Of what avail are the
poor analytieal and experiiuental faculties of the in-
dividuai intellect, in the solution of this immense
and infinite problemi ? Hence, likewise, bis bitter
and ofteu violent censure of ali those who labour
against the social state as it exists. Victory may
indeed justify them, for victory is the intervention
M (iod by bis decree, from which there is no ap-
peal : but where is the man who can pretend to
fore-calcutate, to determine this decree ? What
avail s it to fili the echoes with compiami, like Phi-
ptiò il solitario individuo accostarsi a Dio se non coli' en-
tusiasmo, con un subito concentramene d'aspirazioni, col
rapido inconscio innalzarsi dello spirito senza ceppi di
metodo o calcolo? E Carlyle guarda con diffidenza, spessa
con sorriso di scherno, a tutti lavori filosofici : imprese
titaniche tentate con forze pigmee. Possono esse mai, le
povere analitiche sperimentali facoltà dell'intelletto in-
dividuale risolvere l'immenso problema dell' infinito f
Quindi le frequenti amare censure vibrate contro quanti
lavorano a mutare le condizioni sociali dell' oggi. Carlyle
accetta la loro giustificazione dalla vittoria, ch'ei saluta
incoisi ihile intervento di Dio, ma dalla vittoria soltanto;
»• dov'è l'uomo che possa calcolarne anzi tratto o deter-
minarne i decreti? A che giova diffondere intorno, come
Filottete, lagni e querele di ferito impotente? A elio
Massimi .. voi. xxix <L«-t telatimi, voi. v>.
9* GENIO N TKNDKNZK Di TdM.MASii CAKLYLK. 1 8 1 il
loctetes ì What avails it to contend eonvulsively in
a powerless struggle ? What i*. is. Ali our endea-
vours will not alter it before the time decreed : tliat
tinie God alone detenuines. Wbat is to happen G-od
will bring to pass, very probably by wholly diffe-
rent means from those which we, feeble and e pre-
merai creatures, may imagine. Point pnt the evil.
calmly, wisely; theu resign yourself, trust, and wair!
There is a deep discouragement, a very despair, at
the bottoni of ali that bold fervour of belici* whieh
€haracterizes many of Mr. Oarlyle's pages. To 08 he
seein to seek God rather as a refuge, than as the
source of right and of power : from bis lips, at ti-
mes so daring, we seem to bear every instant the
€ry of the Breton mariner — « My God, protect me!
my bark is so small and thy ocean so vast ! »
Now ali this is partly trae, and nevertheless it
is ali partly false : true7 inasnmch as it is the le-
1' agitarsi inutile a guisa di convulso senza rimedio ? ciò
•che è, è. Tutti i nostri tentativi non muteranno, prima
<lel tempo decretato; e Dio lo determina solo. Dio trarrà
il futuro probabiinente da dove il guardo di noi, povere
■creature d' un giorno, non giunge. Indicate il male, con
«alma e saviezza ; poi rassegnatevi, fidate e aspettate. Un
profondo sconforto che tocca i confini della disperazione
serpeggia nelle pili calde pagine di Carlyle. Diresti eh' ei
cerchi Dio più come rifugio a dolori senza speranza che
come sorgente di diritti e di forza. Le sue labbra parlano
sovente audaci parole ; e nondimeno, il grido d' angoscia
del marinaio Brettone : mio D/o, proteggetemi : il mio bat-
tello è si piccolo e il vostro Oceano si vasto ! sembra a ogni
istante presso a proromperne.
Or tutto questo è vero in parte e nondimeno in parte
falsissimo: vero in quanto deriva a guisa di legittima
[1843] GENIO K TENDENZE DI TOMMASO CAKLYLE. 99
gitimate consequence froin Mr. Oarlyle's starting-
point ; false, in a higher and more comprendisi ve
point of view. If we derive ali onr ideas of human
affairs and labours from the notiou of the individuai,
and see only in social life "the aggregate of ali
the individuai men's lives" — in history only "the
essence of innumerable biographies" (*) — if we al
ways place man, singly, isolated, in presence of the
universe and of God, we shall have full reason to
hold the language of Mr. Carlyle. If ali philosopby
be in fa-ct, like tliat of tbe ancient schools, merely
a simple physiological study of the individuai, — an
analysis, more or less complete, of his faculties, —
of what use is it, but as a kind of intellectual gym-
nastics ì If our powers be limited to such as each
oiie of us may acquire by himself, between those
moments of our earthly career wliich we cali birthand
(*) Essays — 'Signs of the Times.'
conseguenza dalle premesse di Carlyle: falso, se noi ci
innalziamo a sfera più alta e dominatrice. Se noi deri-
viamo le nostre idee delle cose umane e del nostro. la-
voro dalla sola nozione dell' individuo e nella vita sociale
non vediamo che l' aggregato di tutte le vite individuali e
Bella Storia V euensa soltanto d'innumerevoli biografie —
le collochiamo ostinatamente 1' uomo, solo, isolato, in pre-
senza dell'universo <• di Dio — la parola di Carlyle è
fondata. Se la filosofia non è, come quella della vecchia
si nol.i. -<• non uno studio fisiologico dell' Individuo, una
analisi pili o menu imperfetta delle sue facoltà, qual van-
o possiamo noi trarne fuorché quello d'una eserci-
tazione ginnastica intellettuale? E se i limiti delle nostre
forze -tanno l'i.i (pici dm- momenti, segnati irievocahil-
100 GttNIO B TKNDKNZK DI TOMMASO CARLYLB. L843]
death, they are indeed enougb to attain the power of
guessing and of expressing a small fragment ofthe
trutli : let Inni who can realize it bere. Bai il* we
place ourselves in the point of view of the collective
existence, Mankind, and règard social lite as the
continned development of an idea by tbe lite of
ali its individuate, — if Ave regard bistory as Mie re-
lation of tbis development in time and space bbròogli
tbe works of individaals; if we believe in the copurt-
nery and mutuai responsibility of generation*, never
losing sigbt of the fact that the lite of the individ-
uai is bis development, in a medium fashioned by
the labours of ali the. individuate who bave preceded
bim, and that the powers of tlie individuai are his
powers grafted npon those of ali foregoing Imma-
nity, — ali our ideas will cbange. Philosophy will
appear to us as the science of the law of lite, as
mente a ciascuno, che hanno nome da noi di nascita e
morte, bastano forse talora a indovinare ed esprimere una
menoma frazione di verità ; ma chi mai potrebbe, tra
quei brevi confini, attentarsi di convertirla in realtà sulla
terra? Ma se noi guardiamo alle cose dall'alto dell'esi-
stenza collettiva, dell'Umanità — se nella vita sociale noi
vediamo lo sviluppo continuo d'una idea per opera di
tutti gl'individui consapevolmente o inconsciamente as-
sociati — se cerchiamo nella Storia il ricordo di quello
sviluppo nello spazio e nel tempo — se crediamo parte-
cipi di quel lavoro e responsabili l'ima all'altra le suc-
cessive generazioni e non trasandiamo il fatto che la vita
dell'individuo si svolge in un mezzo preparato dal lavoro-
di tutti gli individui anteriori e le forze dell' individuo
sono le sue innestate su quelle dell' umanità precedente
— troviamo il nostro concetto mutarsi. La filosofia di-
[18431 GENIO E TENDENZE DI TOMMASO CARLYLE. 101
•• the soul ,? (Mr. Oarlyle himself once uses this ex-
pression in contradiction to the general spirit ofhis
works), u of whicli religion, worship is the body : w
and the compla:nfc of the iiitellect, so often looked
upon as idle. from Byron down to George Sand,
will be to ns, what it is in truth, the regisfered,
efficacious protest of the spirit, tormented by pre-
sentiinents of the fatare, against a present corrupted
and destroyed ; and we shall feel that it is not only
our righi*, but our dnty, to incarnate oar thought
in action. For it inatters little that our individuai
powers be of the sniallest ainount in relation to the
object to be attained ; it inatters little that the re-
sti lt of our action be lost in a distance which is
beyond our calcili ation : we know that the powers
of inillions of nien, our brethreu, will succeed to the
work after us. in the some truck. — we know that the
venta la scienza della legge dell» vita, l'anima — Car-
iale medesimo usa 1' espressione comunque contradica al-
l' insieme delle sue idee — della (piale il culto è il corpo.
11 grido di dolore che gli intelletti, da ByroD tino a Gior-
gio Sand, versano sulla attuale generazione e eie altri
chiama ozioso e inopportuno, riveste per noi il carattere
i\' una efficace protesta dello spirito, tormentato dai pre-
sentimenti dell' avvenire, contro un presente corrotto e
spirante. 8 sentiamo oh' è non solamente diritto nostro,
ma debito incarnare nell' azione il pensiero. Perché, poco
importa die le nostre forze individuali siano deboli e in
fenoli all' intento; poco importa die le conseguenze delle
iiux/rr azioni |j <ma rri-ca no in un avvenire non calcola-
bile: noi lappiamo Che le fòrte ài milioni d'uomini.
fratelli nostri, continueranno, sull'orme nostre, il lavoro
102 GENIO E TENDENZE DI TOMMASO CAK1.YLE. [1843]
objeot attained, be it wben it niay, will be the result
of ali oar efforts combined.
Tbe object — an object to be pursued collectivelyr
an ideal to be realized as far as possible bere below,
by the association of ali our faculties and ali our
powers — uoperatio buinanae universitatis, " as Dante
says in a work little known, or misunderstood. in
which, Ave centurie» ago, he laid down many of the
principles upon which we are labouring at the pre-
sent day — "ad quam ipsa universitas hominuin in
tanta multitndine ordinatur, ad qnam quidem ope-
rationem nec homo nnus, nec domus una, nec vicinia,
nec una civitatis, nec regnuni particulare, pertingere
potest " (#) — this alone gives vaine and niethod to the
life and acts of"the individuai. Mr. Oarlyle seenis to
us almost always to forget this. Being thus without
(*) De Monarchia.
iniziato, e che il fine sarà quando che sia raggiunto dal-
l' opera collettiva di tutti noi.
Il fine — V ideale da verificarsi, per quanto è possi-
bile quaggiù, nella realtà coli' associazione di tutte le
facoltà e forze nostre — operatio fiumana* universitatis,
come dice Dante in un libro poco noto o frainteso nel
quale ei, cinque secoli addietro, registrava molti de' prin-
cipii che oggi affaccendano le nostre menti, ad quam ipsa
universitas nominimi in tanta multitndine ordinatur, ad
quam quidem operationem nec homo trotti, nec domus una,
nec vicinia, nec una civitas, nec regnum particulare, pertingere
potest (*) — il fine, io dico, porge solo valore e metodo
alla vita e agli atti dell' individuo. Oarlyle lo dimentica
(1) De Monarchia.
[1843] GENIO K TENDENZE DI TOMMASO CARLYLK. 103
a sound criterion whereby to estimate individuai
aets, be is compelled to value thein rather by the
power which has been expeuded upon them, by the
energy aud perseverance wliicli they betray, than
by the nature of the object toward which they are
directed, and their relation to that object. Hence
arises that kind of inditference which makes bini,
we will not say esteein, but love, equally uien whose
whole life has been spent in pursuing contrary
objects, — Johnson and Cromwell, for example. Hence
proceeds that spirit of fatalisni (to cali things by
tlieir right names) which*reìnotely pervades bis work
on the French Revolution ; which makes him sym-
pathize so much with bold deeds, admire ability,
under whatever forni displayed, and so often ha il,
at the risk of becoming an advocate of despotism,
might as the token of right. He de.iires undoubtedly
quasi sempre. Mancando cosi d' un giusto criterio per ae-
rei tare il valore degli atti individuali, ei lo misura, non
tanto dal line a cui si dirigono e dalla loro relazione con
MAO, (pianto dalla forza spesa in essi e dalla perseve-
rante energia che rivelano. Quindi quella specie d' indif-
ferenza polla quale egli guarda egualmente amorevole a
■omini ebe cousecrarono la vita a lini radicalmente di-
vo-i. Cromwell a cagion d'esempio e Samuele Johnson.
Quindi quello spirito di fatalismo — dacché ni' è pur forza
chiamar l<- (ose coi loro nomi — che invade da lungi le
sue pagine sulla rivoluzione di Francia, che lo move a
salutale d' ammirazione ogni grande audacia, ogni mani-
fettftzione <T intelletto potente, qualunque t'orina essa as-
suma. < lo -prona sovente, anche a rischio di puntellare
il dispotismo, a confondere Forza e Diritto. Senza dui»
bio, ei brami linoeramente il bene, sempre e ovunque;
104 GENIO B TENDENZE DI TOMMASO CARLYLE. L848]
the good everywhere and always; but he desi rea it.
from whatever quarter it may come — from above or
fi'oin below, — imposed by power, or proclaimed by
the free and spontaneous impulse of the multi tilde;
and he forgets that the good is above ali a mora!
question ; that there is no good apart from the con
sciousness of good ; that it exists only where it is
made, not obtained, by man : he forgets that we are
not machines for production, from which as mach
work as possible is to be extracted, but free agents,
called to stand or fall by our works. His theory of
unconsciousness, the germ of which appears in the
' Life of Schiller ' and is clearly defined in his essay
' Oharacteristics, 7 although at first view it may
indeed appear to acknovvledge human spontaneity,
yet does emphatically involve its oblivion, and sa
crifiees, in its application, the social objeet to an
individuai point of view.
ma ei lo brama da dove che venga — dall' alto- o dal-
l' imo — imposto dal Potere o proclamato dal libero,
spontaneo impulso delle moltitudini ; e dimentica che il
bene è sovratutto una questione morale; dimentica che
non esiste bene dove non ne vive la coscienza, dove scende
siili' uomo quasi dono, quasi elemosina, invece di sorger
da lui, fattura e conquista delle sue mani ; dimentica che
noi non siamo macchine da produzione dalle quali deve
trarsi quanto più lavoro si può, ma liberi agenti chia-
mati a levarci eretti col nostro lavoro o cadere. La teo-
rica nella quale Carlyle dichiara il Genio dovere essere
inconscio — teorica che racchiusa in germe nella Vita di
Schiller è chiaramente definita nel Saggio Caratteristiche —
quantunque sembri sulle prime un omaggio all'umana spon-
taneità, ne involve, se scrutata a fondo, l'obblio e sagrifìca,
nelle sue applicazioni, il fine sociale al culto dell' individuo.
[1843] ti KMQ E TENDENZE DI TOMMASO CARLYLE. 105
Genius is not, gen erally speaking, vincoli scious
of what it experiences or of what it is capable. Ir
is not the suspended harp which sounds (as tbe
statue of Meninoli in the desert sounds in the sun)
at the changing unforeseen breath of wind that sweeps
across its stringa; it is the conscious power of the soul
of a man, rising from amidst his fellow-men, belie-
ving and ealling himself a son of God? an apostle
of eternai truth and beauty upon the earth, the pti-
viloged worshiper of an ideal as yet concealed from
the majority: he is almost always sufficiently torment-
ed by his contemporaries, to need a compensatoli — that
of feeling his li fé in the generation» to come. Cassar,
Christopher Columbus, were not unconscious : Dante,
wheo, at the opening of the twenty-fifth chapter
of the * Paradiso ' he hurled at his enemies that
sublime menace, which coni menta tors without heart
and without head bave mistaken for a cry of
Il Genio non è, generalmente, inconscio delle proprie
sensazioni o della propria capacità. Non è V arpa sospesa
che suona, come la statua di Meninone nel deserto ai
raggi del Sole, a seconda dell' aure che ne toccano ca-
pricciosamente le corde; è la conscia potenza d' un uomo
< h< sorge di mezzo a' suoi fratelli, affermandosi figlio
prediletto di Dio, apostolo del Bello e dell'eterno Vero
lolla terra <* adoratore privilegiato d'un Ideale ignoto
tuttora ;ii dìo; e questa fede, in sé e nella comunione
della propria vita colla vita delle generazioni future, gli
è eonlpeneo unico alle torture morali delle quali gli sono
larghi i contemporanei. Cesare, Colombo non erano in-
eonacii. Né inconscii erano — Dante quand' ci gettava,
comi uria n do il «auto XXV del Paradiso, a' suoi nemici
quella sublime minaccia nella «piale commentatoli senza
106 GKNIO K TBNDXNZB DI TOMMASO CARLYLE. [1843]
supplication, — Kepler, when he wrote, " My hook
will await its reader : has not God waited six thou-
and years before he createti a man to contemplate
his works ì " (*) — Shakspeare himself, when he wrote,
(t And nothing stands
And yet, to times in hope, my verse shall stand. " t
— these men were not unconscious : but even liad
they been so, even were genius always unconscious,
the question lies not there. It is not the consci-
ousness of genius that is importali t to a man, but
of that which he proposes to do : it is the conscions-
ness of the object, and not that of the ineans,
which we assert to be indispensable, whenever man
has any great thing to accomplish. Tliis conscious-
(*) Harmouices Mundi : libri quinque.
(t) Sonnets, 60. See also Sonnets 17. 18. 55, 63, 81, etc.
anima e senza mente non videro se non una supplica-
zione — Keplero, quand'ei scrisse nell' Hanno nices Mandi:
« il mio libro aspetterà il suo lettore : non ha Dio aspet-
« tato sei mila anni prima di creare un degno contem-
« platore dell' opere sue ?» — Shakespeare, quando escla-
mava E nulla dura... ma nei tempi invocati il mio verso
starà. (*) Pur dov'anche fossero stati inconscii, e se il Ge-
nio fosse tale perennemente, non varrebbe a sciogliere
la questione. Non importa che il Genio sia conscio della
propria potenza, importa lo sia del fine eh' ei si propone :
coscienza siffatta è indispensabile a qualunque voglia ten-
tar grandi cose. E coscienza siffatta visse in tutti i grandi
(*) Sonetto 60. Vedi anche i Son. 17, 18, 55, 63, 81.
[1843] GENIO K TENDENZE DI TOMMASO CAKLYLK. 107
ness pervaded ali the great men who bave embodied
their thou^ht,— the artists of the middle ages them-
selves, who bave transferred to storie the aspiration
of their souls towards heaven, and bave bequeathed
to us Christian cathedrals, without even graving
their names 011 a corner-stone. What then becomes
of the anathema hurled by Mr. Carlyle at philoso-
phy '} What becomes of the sentence passed vvith so
mach bitterness against the restless complaints of
contemporary writers ! What is philosophy but the
science of ends f And is that which he calls the
disease of the times, at the bottoni aught else than
the conscioiisness of a new object, not yet attained?
We know there are many men who pretend, without
right and without reality, that they already possess
a complete knowledge of the meaus. Is it this that
lie attaeks I If so, let him attack the premature cry
of triumph. the pride, not the plaint. This is but
che intesero a dar forma al pensiero — negli stessi ar-
ti liei che espressero con pietre e marmi, nei tempi di
mezzo, 1' aspirazione dell' anima loro al cielo e innalza-
rono le Cattedrali cristiane senza pure incidere il loro
nome -ovr'esse. Or che significa 1' anatema di Carlyle alla
filosofia I E perché condanna egli con tanta amarezza i
lagni irrequieti degli scrittori contemporanei? Cos'è la
filosofia M non la scienza dei fini? E cos'è ciò eh' ei
chiama la malattia dei tempi se non la coscienza d'un
nuovo Jiiie non peranco raggiunto? Io so che molti uo-
mini ■' Illudono, senza diritto, ad avere in pugno la co-
ROSeensa dei mezzi. S' indirizza a questi il biasimo di
Carlyle.' Diserrila culi allora fra l'inno prematuro del
trionfo, fra il mal concetto orgoglio e l'espressione di
dolore eh' esce da que1 scrittori. Quel dolore è doppia-
10* GKNIO i; ikm>i:\/.i: DJ Tommaso cari, vi. k. L843
the sign of sutfering, and a stiinulus to research : it
is doubly sacred.
Doubly sacred, we say, — and to niuriuur at the
plaint is botli unjust and vain : vain, — l'or w hatcver
we may do, tbe words; u the whole oreation groancth. "
of tbe A posti e wboui we love to quote will be ve-
rified tbe niost forcibly in tbe cboicest intellects,
wbenever an entire order of tbings and ideas sball
beexbausted; wbenever, in Mr. (Jarlyle's plirase, tbere
sball exist no longer any social faitb : unjust, fot
wbile on one side it attacks tbose wbo sufter tbe niosr.
on tbe otber it would suppress tbat wbicb is the
symptoin of tbeevil, andprevent attention being awak-
ened to it. Buffer in silence, do you say? no, cry
aloud u})on tbe bousetops, sound tbe tocsin, raise
tbe alami at ali risks, for it is not alone your bouse
tbat is on Are, but tbat of your neigbbour, tbat of
every one. Silence is frequently a duty, wben suf-
mente sacro : accenna a un male esistente e sprona a cer-
carvi rimedio.
Si, doppiamente sacro ; e ingiusto e a un tempo inutile
è il rimprovero che Carlyle gli avventa : ingiusto perché
mentre morde quei che più soffrono, tende a nascondere
il sintomo del male e a lasciare eli' altri s' addormenti
nell'indifferenza; inutile, perché le parole tutta la crea-
zione geme dell' apostolo eh' io cito con predilezione pro-
romperanno, checché si faccia, dagl' intelletti più nobili
ovunque un intero ordine di cose e d' idee si mostrerà
esaurito, ovunque ogni fede sociale sarà sparita. Soffrite
in silenzio, voi dite ; no ; gridate dall' alto dei comignoli
delle vostre case, suonate a stormo, annunziate con ogni
mezzo il pericolo, però che non si tratta solamente di voi,
ma dei vostri vicini e di tutti. Il silenzio è sovente un
[1843] GKNIO E TENDENZA DI TOMMASO CARLYLE. 109
fViin«- is 0nly personal : it is an error and a fault,
when the sa fife ring is that of niillions. Oan we pos-
sibly imagine that this compiami ng, this expression
of unrest and discontent whicb at the present day
bursts oat on every side, is only the effect of the
personal illusione of a few egotistical writers ! Do
we imagine that there can be any pleasure in pa-
rading one's own real snffering be fiore the public ?
It is more pleasant to cause smiles than tears in
those around us. But there are times in which every
oracle utters words of ili omen : the heavens are
veiled. evil is everywhere: how shoiild it not be in
the heart of those, whose li fé vibrates most at the
trembling of the universa] life"? What! after proving
the evil every instant in our pages, after showin g
society advancing through inorai anarchy and devoid
of belief towards its dissolution, can we expect the
dovere, quando siamo soli a, patire ; è sempre ..colpa gra-
vissima, quando milioni d' uomini soffrono. Possiamo noi
plausibilmente ideare che questo lagno perpetuo e questa
espressione d' irrequieto sconforto oggi frequente su tutte
le labbra siano effetto soltanto d' illusioni personali nu-
drite da meschino egoismo negli scrittori? 0 crederemo
che sia suprema voluttà agi' intelletti snudare al pubblico
le proprie piaghe? Giova a chi scrive provocare chi legge
a lieto e geniale sorriso più che a pietà. Ma sono tempi
mi quali ogni oracolo proferisce parole di tristo augurio :
il cielo è velato : il male accampa a trionfo per ogni dove;
e come non sarebbe anche nell' anima d' uomini la cui
\it;i. sensibile oltre ogni altra, concentra in sé i palpiti
dell* vita universale? Che! dovremo noi insistere nelle
noetre pagine sui mali esistenti e rivelare 1' affrettarsi a
rovina « dissolvimento d'una società data all' auan hia
110 (iKNIO K TKNDKNZK DI TOMMASO CAKLYLK. [1848]
features to reuiain cairn ? are we astonished if the
voice trembles, if the soni shudders? Human thou^iit
is disquieted ; it questiona itself, listens to itself,
studies itself: this is evidently not its normal state.
Be it so; but what is to be done ? must we abolirà
thought, — deny the intellect tbe right, the duty of
studying itself when it is sick? This is indeed the
resul t of the essay on * Characteristics, ' one of
Mr. Oarlyle's most reniarkable works. The first part
is truly admirable : the evil is there perfectly char-
actered and tbe principal symptonis described : bnt
the conclusion is most lame and impotent. It ends
by suppressing (hoiv, is not indicated) tbe disquietude,
or what he terms the " self-sentience, " the " self-
survey, " the consciousness. Would it not be better to
suppress the malady which produce» it? There is a
brilliant passage at the end of this same essay, which
serves us as a conclusive reply : —
e diseredata di fede, senza che la voce tremi e un bri-
vido corra dal cuore ai lineamenti del volto ? L' agitarsi
irrequieto, V interrogarsi, il sottoporre se stesso ad ana-
lisi, non è condizione normale dell'intelletto; ed è vero
— pur dobbiamo noi abolire il pensiero, contendere al-
l' intelletto il diritto, il dovere di studiare se stesso e le
proprie infermità. Il saggio Caratteristiche di Carlyle volge
a conchiusione siffatta. La prima parte è mirabile e de-
scrive eloquentemente in ogni suo più minuto sintomo
il male : la seconda è singolarmente manchevole e inef-
ficace. Carlyle comanda in essa agli uomini di soppri-
mere — il come non v' è accennato — V irrequietezza,
1' anatomia di se stessi, 1' esame de' propri guai. Or non
sarebbe da preferirsi la ricerca dei rimedi alle infermità
che producono quelle condizioni anormali ?
[1843 | GKNIO E TENDICNIK DI TOMMASO CARLYLK. Ili
"Do we not al ready kuow tbat the name of the
Infinite is Good, is God ì Here on earth we are as
soldiers, fighting in a foreign land, tbat understand
not the pian of the campaign, and bave no need to
understand it ; seeing well what is at onr band to
be done. Let ns do it like soldiers, witb submission.
with conrage. witb a beroic Joy. ' Whatever thy band
fìndetb to do. do it with tby migbt. ' Behind us,
beliind each one of us, lie six thousand years of
human eftbrt, human conquest : before us is the bo
undless Time, with its as yet uncreated and uncon-
quered continents and Eldorados, which we. even
we, bave to conqner, to create ; and from the bosom
of E terni ty, sbine for us celestial guiding-stars."
We bave selected this passage, because, appro-
aching as it does near to the tratti in the last liues,
« Non sappiamo noi » — cito una splendida pagina
di quel Saggio — « che il nome dell' Infinito è Buono,
« è Dio ? Qui sulla terra, noi stiamo come soldati che,
« coni battei) do in contrade straniere, ignorano il disegno
« ultimo della guerra, né sentono il bisogno di cono-
« sceilo, chiamati coni' essi sono a compire 1' operazione
«immediata dell'oggi. Compiamola come soldati, som-
4 messi, «oli forte animo e lietezza d' eroi. Poni tutte le
« tue forze in fare ciò che via via le circostanze V affacciano.
« Dietro noi. dietro ciascuno di noi, stanno sei mila anni
- di sforzi umani, (rumane conquiste: davanti a noi si
- stende senza limiti il Tempo con tutti i suoi continenti
< incieliti, inconquistati, che noi, noi medesimi, dobbia-
■• ino conquistare, creare, e dal seno dell' Eternità splen-
• dono a guidarci le stelle celesti. » Ho scelto fra molte
queste lince perché, avvicinandosi al vero sulla line e
contraddicendogli, coìn' io eredo, mi cominciare, rendono
112 GKNIO B TBNDENZK DI i(#IMASo 0ARLTL1 [1843]
and contradieting fchein (in oer opinion) in the first .
ir appears to us to include in essencealJ the certain-
ties and uncertainties, the " everlasting Yen ?' and
the u everlasting No" of Mr. Oarlyle. God and Di tv
— these are in fact the two sacred words, w li irli
mankind has in ali criticai perioda repeated, and
whicb at the present day stili contain the tneans of
sai vati on. But Ave must know in what manner these
words are understood.
We ali seek God : but where, bow, with what
aim ! This is the question. Seek him, Mr. Oarlyle
will say, in the starry fìrmament, on the wide oeean,
in the cairn and pure brow of a heroic man : above
ali, in the words of genius and at the bottoni of
your heart, freed from ali egoistic passions. God is
everywhere: learn to find him. You are surrounded
by his miracles : you swim in the Influite : the Influite
is also within you. Believe, — you will be better ;
immagine di tutte le certezze e incertezze, dell' eterna
Si e dell' eterno No, tra i quali oscilla 1' intelletto dello
scrittore. Dio e il Dovere — son queste infatti le due
sacre parole ripetute ad ogni periodo critico dall' Uma-
nità e nelle quali si racchiudono anch' oggi le vie di sa-
lute. Ma nel come intenderle sta la questione vitale per noi.
Cerchiamo noi tutti Dio; ma dove, come, con quale
intento ? la questione è tutta qua dentro. Cercatelo, dirà
Carlyle, nel cielo stellato, siili' immenso oceano, nell' a-
spetto tranquillo e sereno d'un eroico mortale, più che
altrove nella parola del Genio e nel profondo del vostro
cuore purificato d'ogni egoismo. Dio è in ogni luogo: im-
parate a trovarlo. I suoi miracoli vi circondano; voi nuo-
tate nell' Infinito e l' Infinito è in voi pure. Abbiate fede :
diventerete migliore e sarete ciò che 1' uomo deve essere.
[1843] GBNIO K TENDENZE DI TOMMASO CAKLYLE. 113
voli will be what man should be. True indeed, — but
how create beliefl This, again, is the question.
In ali periods of the history ot' mankiud there have
been inspired nien who have appeaìed to every ge-
nerous. great, divine emotion in the human heartr
ngainst material appetites and selfish instincts. These
inen have been listened to ; mankind has believed :
it has, durine several centurie^ done great and good
thiugs in tlie name of its creeds. Then ifc has stopped,
and eeased to produce. Wliy so ì Was the thing it
had believed, false? No, it was incomplete: like ali
human things. it was a fragment of absolute trutli,
eombined with inany truths relative to time and
pince, destined to disappear after having borne their
fruit and when the human intelligence should be
ripe for a higher initiation. When this period arrives,
ali isolateci exhoitation to faith is useless. What is
preached may be eminently sage and inorai ; it may
lutto questo è vero; pur come può crearsi la fede? In
nmi i grandi periodi storici dell' Umanità sorsero uomini
ispirati i quali, suscitando i grandi, generosi divini im-
pulsi dell9 anima, mossero guerra agli appetiti materiali^
■gì' istinti dell'egoismo. E trovarono ascoltatori. L'Uma-
nità ebbe fede; e in nome d'una credenza, compi buone
i solenni cose per alcuni secoli. Poi s'arrestò; e cessò
d" operare. Perché? Era falsa quella credenza? No; ma
imperfetta, incompiuta: era, come tutte le umane cose
un frammento del Vero assoluto, ingombro di realtà ap-
partenenti al tempo e allo spazio, destinate a perire dopo
unii certa somma di risultati e quando V intelletto umano
avrebbe raggiunto il momento d'una più alta inizia-
zione E giunto quel momento, ogni isolata esortazione
alla fede riesce sterile, inefficace. La predicazione può
Mazzini, Scritti, eoe., \<>l. XXIX < !.. tt.-iatuni, voi. V). H
114 GKNIO R TK.NDKXZK DI TOMMASO CARLYMC. [1843]
bave, Jiere and thére, the authority of an individuai
system of philosophy, but it will never coinpel belici.
It inay meet with a sterile tlieoretic approbatìon,
but it will not cotnmand the practice, it will not
dietate the action, it will not gain that mastery
over the li/e of men whicli can make it fruitf'ul in
ali its manifestations. If the eontrary were trae,
there is no religion that could not make the universe
exist for e ver in harmony, by the morality which
is either developed or involved in it. But there
are times in which ali efforts are paralyzed by
apathy, except we chance (by the development
of new relation 8 betwTeen men, or by calling into
action an element hitherto suppressed) the starting-
point of social energy, and give a strong shake to
the intellect, which has fallen asleep from want of
nourishment.
«ssere saggia e morale : può assumere a intervalli auto-
rità di sistema filosofico individuale, ma non creare la
fede. Essa otterrà forse una fredda teorica approvazione,
ma la pratica, la sfera degli atti, le rimarrà inaccessi-
bile. La vita umana nel!' unità delle "sue manifestazioni
sfuggirà ostinatamente all' influenza d' ogni apostolato in-
dividuale. Se fosse altrimenti, ogni religione manterrebbe
per sempre, mercé la morale eh' essa dichiara o racchiude
implicita, 1' armonia del mondo terrestre. Ma esistono
tempi, nei quali ogni sforzo è vinto dall' apatia univer-
sale e a superarla è necessario mutare — sviluppando
nuove relazioni tra gli uomini o chiamando in azione ele-
menti condannati finallora a giacersi inerti — il punto
onde move V energia sociale e scotere violentemente 1' in-
telletto intorpidito delle moltitudini.
[1843] GENIO E TKNDKNZE DI TOMMASO CAltLYLB. 115
We ali seek God ; but we know tbat bere below
we cannot attain unto bini, nor comprehend bini,
nor contemplate bini: the absorption* into God of
tbe Brah nimicai religions, of Plato and of some
modera ascetics, is an illusion that cannot be re
alized : we are too far off. Onr aim is to approacb
God : tbis we can do by our works alone. To in-
carnate, as far as jiossible, bis Word ; to translate,
to realize bis Thought, is our ebarge bere below.
It is not by contemplatine bis works tbat we can
fnlfil our mission upon eartb ; it is by devoti ng
ourselves to tbe e volli ti on of bis work, witbont inter-
ruption, witbont end. The eartb and man touch at ali
points on the infinite: this we know well, but is it
enougb to know tbis? bave we not to march onwards,
to advance into this infinite! But can the individuai,
finite creature of a day do this, if he relies only upon
Xoi tulli cerchiamo Dio ; ma sappiamo di non potere
qui sulla terra raggiungerlo o intenderlo o contemplarlo :
1' assorbimento in Dio delle religioni Brabmaniche, di Pla-
tone e d'alcuni moderni ascetici, è illusione e rimarrà tale.
Lo stadio rappresentato dalla vita terrestre è troppo in-
tcriore al concetto. L' intento nostro è d'avvicinarsi d' un
grado a Dio, e noi possiamo se non coli' opere nostre.
Incarnare, quanto è possibile, la sua Parola ; tradurne
in t';iiti. (oiiic concedono le facoltà nostre, il Pensiero:
< questa la nostra missione umana. Né può compirsi
eolia sola <• iterile contemplazione delle sue opere, ma
irolgendone, con lavoro continuo, il disegno. La terra
e 1" uomo toccano pei Ogni lato V infinito ; ina a ebe giova
-e non moviamo innanzi a innoltrarci in esso? Or può
1' Individuo, finito e creatina d1 un giorno, riuscirvi se
non aggiungendo le forze altrui alle proprie.' K ila che
116 QRNiO K tkndknzk i>i TOMMAJK) CMU.VI.K. [1848
bis own powersf It is precisely [Vomì having found
themselves for an instant face to face with infinity.
wibhout calculating apoti other faculties, upon other
powers than their own, timi some of the greatest
intelleets of the day bave beeii led astray into K<-<*p-
tieisui or misautbropy. Not, identifyiug themselves
snfficiently with inankind, and starti ed al bbe dia*
proportion between the object and the means, bhey
have ended by viewing everywliere death and an-
nihilation, and bave no longer had courage for th<*
conflict. The ideal has appeared to them like a tre-
niendous irony.
In trufcli, human lite regarded from a merely
individuai point of view is a melanoholy thing. Glory,
power, grandeur, ali perigli, — playthings of a day,
broken at night. The niothers who loved us, whom
we love, are snatehed away ; friendships die, and
we survive them. The phaiitom af death watches by
mai deriva la tendenza che precipita nello scetticismo o
nella misantropia alcuni de' più nobili intelletti dei no-
stri giorni, se non dall' essersi essi trovati senz'altro aiuto
che delle loro facoltà individuali., a fronte del problema
dell' Infinito1? Colpiti, schiacciati dallo squilibrio fra V og-
getto e i mezzi, essi finirono per vedere morte e annien-
tamento per ogni dove. L' ideale apparve ad essi come
tremenda ironia.
E davvero la vita, se guardata come cosa meramente
individuale, è spettacolo d' immensa mestizia : non altro.
Gloria, potere, grandezza, tutto perisce : stromenti d' mi
giorno, ridotti a frantumi dalla inevitabile notte. Le ma-
dri che amammo e ci amarono, ci sono strappate : le
amicizie muoiono e noi sopravviviamo ad esse. Il fanta-
sma della morte siede al guanciale dei nostri cari : il
GKNIO E TBNOUNZK DI TOMMASO CAIÌLYI.K. 117
the pillow ofthose dear to us : the liveliest and pu-
rest love would be a bitter irony, were it not a promise
for the future; and tbis promise itself is not felt
strongly enough by us, such as we are at the present
day. The intellectual adoratimi of truth, without
hope of realization, is sterile : tbere is a larger void
in our souls, more room for the truth than we can
fili dnring our short terrestrial existenee. Break
the bond of conti nuity between ourselves and the
generation^ whieli bave preceded and shall follow
us upon the earth. and what is the devotion to ideas
but a sublime folly ? Annihilate tbe connexion of
ali liumau lives, eftace the infallibilìty which lies in
the progression of eollective inanimici, and wliat
beeomes martyrdom but a suicide without an objectJ
Who would sacrifìce — not bis lite, l'or tbat is little
— but ali the days of bis life, his affections, the
pili puro e fèrvido amore sarebbe amara ironia, se non
fosse ima promessa di avvenire; e anche questa promessa
è sentita, nelle condizioni imperfette della natura umana,
languidamente ds noi. 1/ adorazione intellettuale del Vero,
senza speranza d'incarnarlo nei fatti, è sterile: quel
tanto di velila die noi possiamo, nei brevi giorni del-
l' esistenza terrestre, raggiungere e rappresentare, non ba-
sta .' riempire il vuoto dell' anima.' Rompete il vincolo
di continuità tra noi e le generazioni che furono innanzi
a noi «• saranno dopo noi sulla terra, e la devozione alle
idee apparila sublime follia. Struggete il nesso fra tutte
le vite umane, cancellate I* infallibilità che giace nel
progresso dell'Umanità collettiva, poi ditemi se il mar-
tirio non diventa un suicidio senza intento possibile. ( lii
mai Porrebbe sagrifieare non dirò la vita, ciré poca
cosa ma tutti i giorni della vita e gli affetti e la pace
118 GKNIO E 1 KMH.W.K DI TOMMASO CAKI.VI.K. [1843]
peace of those he loves, Por country, for human li-
berty, for the evolutioo of a great inorai bhought,
wheu a few years, perhaps a few days, will sutìice
to destro? iti Sadness, exhaustless sadness, disoor-
dance betweeu the will and the power, disenchant-
ment, discouragement, — suoli constitute lite, wlien
looked at only from tlie individuai point of view.
A few rare intellects eseape the common law and
attain calmness ; but it is the cairn of inaction, of
contemplatimi ; and contemplatici! here on earth is
the selfishness of genius.
We repeat, that Mr. Oarlyle has* instinoti vely ali
the presentiments of the period; but not under-
standing, not admitting throughout, wliere he la-
bours with the intellect rather than with the heart.
the collective life, it is absolutely impossi ble for
him to fìnd the means of realization. A perpetuai
antagonism prevails throughout ali that he does i
di quei che s' amano, per la Patria, per la libertà umana,
per lo sviluppo' d' un grande pensiero morale, quando
pochi anni, pochi giorni, possono bastare a distruggerne
la conquista ? Mestizia, mestizia senza fine, ineguaglianza
tra il volere e la forza, delusione, sconforto — son queste
inseparabili compagne alla vita guardata unicamente nel-
V individuo. Pochi e rari intelletti sfuggono alla legge
comune e raggiungono uno stato di calma ; ma è calma
d' inerzia, di contemplazione; e la contemplazione quag-
giù non è se non P egoismo del Genio.
Io lo ripeto : Carlyle ha instintivamente tutti i pre-
sentimenti dell' epoca nuova; ma seguendo pili che il core
il solo intelletto e fraintendendo, rifiutando il concetto
della vita collettiva, ei rinunzia a ogni possibilità di ve-
rificarli praticamente quando che sia. Un perpetuo antago-
[ 1 843] QaeSUO e tendenze di Tommaso carlyle. 119
bis instinets drive liiro to action, his theory to
contempi ation. Faith and discourageinent alternate
in his works, as tbey must in his soni. He weaves
and nnweaves his web, like Penelope : he preaches
by torna lite and nothinguess : he destroys the
powers of his readers, by continually carrying them
troni heaven to hell, from hell to heaven. Ardent.
and almost menaciug, upon the ground of idea, he
become8 tinrid and sceptical as soon as he is en-
gaged on that of its application. We may agree
with bini with respect to the aim — we cannot re-
specting the means ; he rejects them ali, but he
proposes no others. He desires progress, bnt dislikes
progressi ves: he foresees, he announces as inevitable.
great changes or revolutions in the religious, social,
politicai order ; bnt it is on condition that the re-
volution isfs take no part in them : he has written
nismo è visibile in ogni sua cosa : i suoi istinti lo spronano
all'azione, la sua teorica lo condanna alla contemplazione
oziosa. Fede e sconforto alternano ne' suoi libri, e senza
dubbio Dell1 anima sua. Ei tesse e distrugge, come Pene-
lope, la propria tela; predica or la vita ora il nulla:
Itaaca e logon le facoltà (lei lettori trascinandole senza
posa dal cielo al 1' inferno, dall'inferno al cielo. Ardito
e qómJ minaccioso sul campo dell'idea, ei diventa, non
>i tosto ^* a Ha < eia a quello dell' applicazione, timido e scet-
tico. Noi possiamo consentire con lui quanto alfine; noi pos-
siamo sui mazzi ; ei li rigetta tutti, ad uno ad uno, senza
proporne alcuno di suo. Kgli brama progresso, ma guarda
OOtilfl a (pianti si dichiarano progressivi: presente, an-
nunzia siccome inevitabili, grandi mutamenti o rivolu-
zioni neir online sociale, politico, religioso, ma a patto
eludere quanti si collocano, francamente rivolniio-
120 GHNIO R tkndi-.n/.k DJ TOMMASO I Ain.vi.K. [1843
inany admirable pagee od Kiiox and Croinwell; but
the chance» are fchat lie wonld bave written ;is ad-
mirably, althoogh less truly. against them, had he
lived at the commenoement of their struggles. Give
him the past — give him a power, an idea, something
which has triuinphed and borne ita fruita — so tliat.
placed thns at a distance, he can examine and coni
prehend it under ali ita points of view, calnily. at bis
eaae, without fear of being troubled by ir. or drawn
into the spliere of ita action — and he will see in ir
ali that there ia to see, more than others are able
to see. Bring the object near to him, and as with
Dante's souls in the i Inferno, ' bis vision, his fa-
culty of penetration is clouded. If his judgenient
respecting the F rendi revolution be in our opinion
very incomplete, the reason is that the event is stili
continned, and that it appeara to him living and
nari, al lavoro; né forse le mirabili pagine che egli scris.se
su Knox e Cromwell sarebbero state scritte mai se quei
due potanti gli fossero contemporanei. Ponetegli innanzi
il passato ; ponetegli innanzi una forza, una idea, un
elemento qualunque, che abbia trionfato degli ostacoli e
generato conseguenze pratiche — tanto eh' ei possa esa-
minarlo ed intenderlo, sotto ogni aspetto e pacatamente
e senza timore d' essere trascinato egli stesso in azione
— ed ei vi ravviserà quanto è da ravvisarvisi e più eh' altri
non sa ravvisarvi. Trasportate quell' oggetto nel presente:
e — come accade ai dannati di Dante — le sue facoltà
di penetrazione s' annebbiano. Se i suoi giudizi intorno
alla Rivoluzione Francese, sono, come a me paiono, so-
vente errati e imperfetti, attribuitelo al loro aggirarsi in-
torno a un fatto non compiuto finora e fecondo di vita
e pregno d' agitazione per lui. Il passato può aspettarsi
1843j GKNIO E TKNOKNZB DI TOMMASO CARLYLK. 121
disturbili^'. Tlie past has everything to expect troni
him — the presene nothing — not even common justice.
Have patience, he says, to those who complain : ali
will come to pass, but not in your way : God wiìl
provide the means. I>y whom then will God provide
means upon earth unless by ns f are we not bis
agents nere below ì Onr destinies are within ns :
to nnderstand them, we need intellect — to accom
plish them, power. And why does he assign us the
first, without the secondi Wherefore does he speak
to us at tinies. in such beautiful passages, of liope
and faith, of the divine principle that is within us,
of the duty which calle us to act, and the next
instaiit smile with pity npon ali that we attempt,
— and point to us the night, the vast night of ex
tinction. swallowing up ali our eftbrts \
There is; in our opinion, something very incom-
plete, very narro w. in this kind of contempt which
giustizia e verità d'esame da Cailvle : il presente no.
Si.u «■ pazienti, ei va dicendo a quanti si dolgono : ciò
ohe invocate verrà, ma per vie diverse dalle vostre e
provvedute da Dio. Or per mezzo di chi Dio provvede se
non degli uomini ! Non siamo noi dunque gli artefici suoi
quaggiù 1 I nostri fati vivono in noi: per intenderli, ci
occorre intelletto; per compirli, potere. E perché conce-
dendoci il primo, ei s'ostina a negarci il secondo? Per-
che ( i parla egli, talora, in pagine splendide di bellezza,
parole di speranza e di fede intorno al principio divino
clic t'agita in noi e al dovere d'agire per sorrider»' un
istante dopò d' ogni nostro tentativo, per additarci immi-
nente la notte, l'eterna notte divoratrice dei nostri sforzi.'
\ in»- lo scherno del «piale Carlyle minaccia a ogni
tanto gli uomini che s' all'accendano intorno a riforme
122 (iKMii K TKNDKjfZK DI Tommaso CARI.YLK. [1843]
Mr. Oarlyle exhibits, wlienever he meets in his patb
with auything bhat meo ha ve àgreed bo cali politicai
re forin. The forms of governine nt appear to him
almost without meauing : such objects as the ex-
tension of the suffrago, the guarentee of any kind
of politicai right, are evidently in his eyes pitifal
fchings, materialism more or less disguised. What
he requires is, that raen should grow better, bhat
the number of just men should increase : one wise
man more in the world would be to him a fact of
more importanee than ten politicai revolution»/ It
would be so to us also, were we able to create him
as Wagner does his Homunculus by blowin«i OB the
furnaces, — il' the changes in the politicai order <>f
things did not precisely constitute those very ma-
ni festa tions which appear to us indispensable to the
life of the just and wise man. When a creed is the
professed object, we must not capriciously destroy
the instruments which may enable us fnlly to at-
tain it.
politiche, sembra indizio di mente angusta e singolarmente
imperfetta. Le forme governative non hanno, diresti, va-
lore per lui : le agitazioni intorno al suffragio universale,
o ad ogni altro diritto politico, gli sembrano indegne di
cooperazione, materialismo più o meno celato. Ciò eh' egli
vuole dagli uomini è il loro miglioramento morale : un
giusto, un savio aggiunto a quei che già esistono sulla
terra, gli sembra conquista più assai importante che non
dieci rivoluzioni. E sarebbe tale per noi, se potessimo,
come Wagner crea, soffiando in fornace, 1' Homunculus,
creare quel giusto sapiente — se un mutamento nelL' or-
dine politico delle cose non paresse appunto condizione
indispensabile a crearlo.
[184 3] GENIO K TRNDSNZK DI TOMMASO CARLYLE. 123
We kuow well enongh, tliat tbere are too many
nien wlio lose the reinembranee of God in the symbol,
wìio do not go beyond questions of forni, contract
a love for them, and end in a kind of liberalisni
for liberalisni' s sake. We do not need to enter our
protest against this capricc, if the reader has paid atten-
tionto what we have already said. In our viewthe real
problem, wliich rules ali politicai agitation, is one
of education. We believe in the progressive inorai
amelioration of man as the sole important object
of ali labour, as the sole strict duty which ought
to direct us : the rest is only means. But where
the liberty of means does not exist, is not its
atfainment the first thing need fui ? Take an ensla-
ved country, — Italy for example, — there we find no
•MÌiication. no press, no public meetings: but cen-
so che a molti accade di smarrire nel simbolo il Dio,
• soffermandosi nelle questioni di forma, innamorarsi
d'esse e farsi parteggiane di liberalismo, per amore di
liberalismo, senz'altro scopo. Non parmi, per poco che
il lettore abbia inteso ciò di' io dissi finora, di dover
protestare contro capriccio siffatto. Per me il vero pro-
blema die governa ogni agitazione politica è un pro-
blema <1" educazione. Credo che il miglioramento morale
progressivo dell' uomo sia il solo fine importante d' ogni
nostro lavoro, il solo dovere al quale si debba pei noi
serbar fede: tutte l'altre sono questioni di mezzi. Ma
dove libertà di messi non è, non dobbiamo noi ado-
prarci a conquistarla anzi tutto ? Eccovi una terra schiava,
I" Italia a cagione d' esempio : (4) là non è educazione,
io- stampa, né diritto «li pubbliche adunanze, ma vi ab-
C) Bicordi il lettore L'anno nel qnalc i<> ■eriYeya [1862].
124- GKNIO R TKNOKNZK I>l TOMMASO < a i; i.Yi.i:. [1843]
sors. who, after baving mutilateci a literary jour-
nal for years, seeing th.it it stili survives, suppress
it nlt o^et Iht ; (*) — arco bi shop s, who preacb againsl ali
kinds of poputóf instrnction, and declare the esta-
blishment of infant-schools to be immoral; (**) —
princesj who stani]) ali the books belonging botheir
subjects. (#*#) What can be (Ione to ameliorate in
such a country the inorai and intellectual conditi ón
of felle people ? Take a country of serfs, — l'oland or
Russia for example, — how can we set about the ;it
tenipt to annihilate the rcally existing distinction ì
(*) The ' Subalpino, ' the ' Letture Popolari, ' in Pied-
niont ; the ; Antologia ' at Florence, e, te.
(**) The Archbishop of Turili, Franzoni, in a pastora!
letter.
(***) The Duke of Modena.
bondano censori che dopo aver mutilato per anni un
giornale letterario, vedendolo pure ostinato a vivere, lo
sopprimono (l) — arcivescovi che predicano contro ogni
insegnamento popolare e dichiarano cosa immorale lo sta-
bilimento di scuole infantili (2) — principi che affiggono
uno stampo a tutti i libri appartenenti ai sudditi loro. (3)
Che mai può farsi a migliorare la condizione morale e
intellettuale del popolo in terra siffatta? Eccovi un paese
dove vive pressoché universale il servaggio, la Polonia,
la Russia : come mai ci ad opreremo ad abolire le distin-
zioni odiose, che deturpano la società se non con una
(*) Il Subalpino, le Letture Popolari in Piemonte: l'Anto-
logia in Firenze, ecc.
(2) L' Arcivescovo Franzoni, in Torino, in una lettera pa-
storale.
(3) Il Duca di Modena.
[1843] QKNiO K TKNDRNZK DI TOMMASO CAKI.Yl.E. 125
Oould Mie education of these nations be eommeuced
otherwise tlian by a revolution i Take a man, for
instance, wlio labours hard freni fourteen to sixteen
hours a day to obtain the bare necessaries of exis-
fcence : he eata liis bacon and potatoes (when indeed
he ean get theni) in a place wliich might rather be called
a den than a house; and then, worn out, lies down
ami sleeps : he is brutalized in a inorai and physical
point of view : he has not ideas, but propensi ties,
— not belief: but instinct; he does read, — he cannot
read; he has not within his reach tlie least means
of self-enlightenment, and his contact with the upper
class is only the relation of a servant to a master,
of a machine to the director of the machine. Of
wiiat use are books to sudi a being? How canyon
come at bini, how kindle the divine spark which is
toipid in his soul, how give the notion of lite, of
sacred life, to him, who knows it only by the ma-
terial labour that crushes him, and by the wages
rivoluzione che le distrugga? Eccovi finalmente un uomo
al (piale un lavoro assiduo di quattordici o sedici ore sulle
ventiquattro procaccia appena ciò eh' è necessario adesi-
stere : ei mangia il suo lardo e le sue patate in un luogo
che diresti covile, non casa; poi, affranto, giace e dor-
ili»-: la sua vita morale e fisica è vita di bruto; non ha
idee, ma appetiti, non credenze, ma istinti: ei non legge,
|m io die non gli fu insegnato mai né ha modo per im-
palare; e il suo contatto colla classe che gli sta sopra è
di -crvo o di macchina. A che giovano i libri per quel-
li uomo? Per quali vie potete voi ridestare in lui l'ani-
ma intormentita, suscitarvi dentro la divina scintilla, in-
fornici l« la nozione della vita, della sacra vita ? La vita ?
non gli è nota che per 1' oppressione del lavoro materiale
126 GKNIO K TKNDKNZK DI TOMMASO CAKLYL». [184S]
that abase him? Alas ! tbis man's name is Million;
he is met witb on every side; he constitates nearly
tliree-fourths of the population of Europe. How w ili
you give him more tiine and more energy to deve-
lope his faculties, except by lessening the n uni ber
of bis hours of labour, and increasing bis profitsl
How cari you render his contact witb the enlightened
classes serviceable to bini, except by altering the
nature of bis relations toward tbem ? How, above
ali, will you raise tbis fallen soul, except by saying
to bini, — by telling him in acts, not reasonings whicb
he does not understand, " Thou too art man : the
u breath of God is in thee : thou art bere below to
u develope thy being under ali its aspects ; thy body
u is a tempie; thy immortai soul is the priest, which
u ougbt to sacrifice there for ali v ? And wbat is tbis
act? this token destined to raise bini in bis own
e per V avvilimento del salario. Or badate : il nome di
quell' uomo è Milione : voi lo incontrate a ogni passo :
ei costituisce i tre quarti a un dipresso della popolazione
d1 Europa. Come dargli tempo e vigore a sviluppare le
sue facoltà, se non diminuendo il numero dell' ore del
suo lavoro e aumentandone il frutto J? Come mutare in
contatto d' affetto il contatto eh' egli ha colle classi agiate,
se non mutandone radicalmente i caratteri fondamentali ,JÌ
Come anzi tutto innalzare quell' anima decaduta se non
dicendole — dicendole con fatti e non con raziocini eh', ei
non intende — tu pure sei uomo : vive in te il soffio di Dio :
tu sei chiamato a sviluppare V essere tuo sotto tutti i suoi
aspetti : il tuo corpo è un tempio ; V anima tua immortale
è il sacerdote che dovrebbe sacrificarvi per tutti ì E quale
è 1' atto più efficace a rialzarlo di quello che gli
mostrerà una missione da compiersi da lui sulla terra,
[1843] GENIO E TKNDKNZE DI TOMMASO CAKLYLK. 127
eves, to show to bini that he has a mission upon
earth, to give hini the cousciousness of bis duties
and his rights, except his initiation into citizenship,
the soffra gè ! What is meant by " re-organizing
labour," but bringing back the dignity of labour !
What is a new forni, bnt the case of a new idea !
We perhaps have had a glimpse of the ideal in ali
its pnrity, — we feel ourselves capable of soaring into
the invisible regions of the spirit. Bnt are we, on
tbis account, to isolate ourselves froni the nioveuient
whicb is going on aniong our brethren beneath us?
Must we bear ourselves addressed thus. " You pro-
fane the sanctity of the idea ,?, because the ìuen
into wboni we seek to instil it are ilesh and blood,
and we are obliged to speak to their senses. n (Jon-
demn ali action, then : for action is only a forni gi-
ven to tbought, — its application, practice. " The end
of man is an action, and not a thouaht. w Mr. Carlyle
liimself repeats this in his i Sartor ttesartus 7 (book
che gli darà coscienza di diritti e doveri, e, col voto, lo
inizierà cittadino? Che cosa significa il riordinamento del
lavoro se non la restituzione al lavoro della sua dignità?
Cos'è una nuova forma se non il simbolo d'ima nuova
Idea ! Dobbiamo noi, perché forse intrav vedemmo V ideale
in tutta la sua purezza e ci sentiamo capaci di sollevimi
alle regioni invisibili dello spirito, isolarci dal moto in-
feriore dei nostri fratelli? meriteremo che ci si dica : voi
profanate la santità dell'1 idea, perché gli uomini nei (piali
cerchiamo [stillarla son fatti di sangue e di carne e noi
siimi «ostici ti di parlare ai loro sensi? Condannate al-
lora ogni azione, però che V azione non è che la forma
datn al pensiero, la sua pratici applicazione. // fine del-
l'1 uomo è una azione, non un pensiero : sono parole di
L28 GENIO K I KNDK.N/K l>I TOMMASO CAIO. VI. K. [1843]
2. eli. VI.), and yefe the spiri t which pervade» bis
works seems fco us too ofteu of a nature to malte
Iris readers forget it.
It haa beau asked, (#) what is at the presene day
tbe duty of which we bave spokeo so mach '. A
complete reply woald require a volume, but we ean
point it oul in a few words. Duty consiste of that
wliicli the life of the individuai represente in ali
possible aets, for the love of God and of man, ali
that he believes to be the truth, absolute or relative.
Duty is progressive, as the evolution of the truth :
it is inodifìed and enlarged with ages *r it chaugea
its manifestations according to the requirements of
times and circumstances. There are times in whicb
we must be able to die like Socrate» : there are
(*) Mr. Home, iu his Preface to Gregory VII.
Carlyle medesimo nel Sartor Eesartus (lib. 2, e. VI) ; e
nondimeno la tendenza dominatrice de' suoi lavori educa
pur troppo i suoi lettori a dimenticarlo.
Quale è dunque, mi fu chiesto, (x) nei nostri tempi
il dovere del quale parlate cosi sovente ? La risposta, per
essere soddisfacente davvero, vorrebbe un volume, ma
poche parole mi basteranno per accennarla. Il dovere
consiste in questo : che 1' individuo rappresenti in tutti
gli atti della vita, per amore di Dio e dell' uomo, tutto
ciò eh' ei crede verità relativa o assoluta. Il Dovere è
progressivo, come 1' evoluzione della verità; si modifica
e s' amplia coi secoli : muta le proprie manifestazioni a
seconda dei tempi e delle circostanze. Sono tempi nei
quali dobbiamo esser capaci di morir come Socrate, altri
(*) Horne : Prefazione al Gregorio VII.
[1843] GKNIO K TKNDEXZK DI TOMMASO CARLYLE. 129
others, in which we must be able to struggle like
Washington : one period claims the pen of tbe sage,
auother requires tbe sword of tbe hero. But everr
and everywhere, its source is God and bis law, —
its object, Humanity, — its guarantee, tbe mutuai
responsibility of men, — its measure7 tbe intellect of
tbe individuai and the demands of tbe period, — its
li ni ir. power. Study the universal tradition of hu-
manity, witb ali the factilties, witb ali tbe disinte-
restedriess, witb ali the comprehensiveness of wliich
God has made you capable : wbere you filici tbe
general permanent voice of humanity agreeing witb
the voice of your conscience, be sure tbat you bold
in your grasp sometbing of absolute truth — gained,
and for ever yours. Study also witb. interest, attention
and comprebensiveness, tbe tradition of your epodi
and of your nation, — tbe idea, tbe want, wbich fer-
nei quali dobbiamo saper vivere e combattere come Washing-
ton : un periodo storico domanda la penna del savio,
un altro la spada dell' eroe. Ma in ogni luogo e sempre,
la sorgente del Dovere risiede in Dio e nella sua Legge
— suo oggetto 1' Umanità — la sua base è la reciproca
responsabilità degli uomini — la sua misura è determi-
nata dai bisogni del tempo e dall'intelletto dell'indivi-
duo — il suo limite è segnato dal grado di potenza che
1' individuo possiede. Studiate la tradizione universale
dell1 l'inanità con tutte le facoltà, con tutta l'imparzia-
lità, eoo tutta la mente che aveste da Dio: ogni qual
volta troverete la voce unanime e permanente dell'Uma-
nità in armonia con quella della vostra coscienza, avrete
in pugno un frammento del Vero assoluto. Studiate «(dia
stessa attenzione la tradizione della vostra epoca, della
vostra nazione, l'idea, il bisogno che fermenta iti esse:
M \/./.\s\. SerUti, ecc., voi. XXIX i !.. ti- i..i nru toI. V) 9
130 GENIO K TENDENZE DI TOMMASO CAKLYLK. [1848
meuts within them: where you find tbat your con-
science sympathizes witb the general aspiration, you
are sure of possessing the relative trutb. Your life
must einbody both these truths7 must represent and
communicate them, according to your intelligence
and your means ; you mnst be not only Man, but
a man of your age ; you must act as well as speak :
you must be able to die without being compelled
to acknowledge, u I bave known such a fraction
" of the truth, I could bave done such a thing for
u its triumph, and I bave not done it. " Such is.
in our opinion, duty, in its most general expression.
As to its special application to our times, we bave
said enougb on this point in the commencement of
the part of our article which establishes our diffe-
reiice from the views of Mr. Oarlyle, to render its
deduction easy. The question at the present day is
a perfecting the principle of association, a change
dove la vostra coscienza concordi coli' aspirazione col-
lettiva, voi siete certi di possedere una parte di Verità
relativa. A voi spetta di immedesimare con ambe quelle
verità la vita e rappresentarle e comunicarle ad altri, a
seconda dell'intelletto vostro e dei vostri mezzi. Voi do-
vete essere non solamente Uomo, ma un uomo del vo-
stro tempo : dovete operare come parlate : dovete giun-
gere alla fine della vostra vita senza che un ricordo vi
dica : tu conoscevi una verità ; potevi giovarne il trionfo,
■e noi facesti. Tale è 1' espressione generale del Dovere
per me. E quanto ai modi d' applicazione pratica nelle
questioni dell' oggi, possono, parmi, facilmente desumersi
dalle pagine che accennano alle differenze tra le opinioni
di Carlyle e le mie. È d' uopo perfezionare le condizioni
dell' associazione e trasformare il messo nel quale move
[1843] GENIO E TENDENZE DI TOMMASO CARLYLE. 131
of the medium in which inankind moves : duty the-
refore lies in a collective labour, — every one to mea-
sure bis powers, and to see what part of this labour
falls to him. The greater the intellect and inliuence
a man enjoys, the greater his responsibility ; but
assuredly contemplation caunot satisfy duty in any
degree.
Mr. Carlyle's expression of duty is naturally dif-
ferent. Thinking onLy of individuality, calculating
only the powers of the individuai, he would rather
restrict than enlarge its sphere. The rule which he
adopts is that laid down by Goethe, — u Do the duty
which lies nearest thee. " And this rule is good,
in as far as it is, like ali other moral rules, suscep-
tible of a wide interpretation, — bad, so far as, taken
lite rally, and falling iato the hands of men whose
tendencies to self-sacrifice are feeble, it may lead
1' Umanità : il dovere non può dunque adempirsi se non
collettivamente : ciascun uomo deve calcolare le proprie
forze e vedere quale parte ei può assumersi nel lavoro.
Quanto pili grande è 1' intelletto nell' uomo, quanta più
influenza egli esercita, di tanto pili egli è debitore ad
altrui ; ma di certo la contemplazione non soddisfa in
a 1<- un grado al dovere.
Carlyle intende il dovere in modo diverso. Non pen-
sando che all'individuo, non calcolando che sulle sole
sue forze, egli è trascinato a restringere più che ad am-
pi i;i ine la sfera. La norma ch'egli adotta è quella di
lucilie: compi il dovere che ti s'affaccia più immediato e
dappresio. E questa norma è buona in quanto, come ogni
altra. «• rapace di lar^a interpretazione: è trista in quanto,
o\<- -1,1 intera ristrettamente e applicata da uomini poco
rapaci «li sacriti/io, può ravvivar l' egoismo e confondere
132 <;k\I<> tC l 'KNDKN/K DI TOMMASO CARLYLB. [1843]
to the revival of selfìsbness, and cause that w li idi
at bottoni suonici ouly be regarded as the wages of
cluty to be niistaken for duty itself. It is well known
what use Goethe, the high-priest of the doctrine,
made of this maxim, shrouding himself in what he
calieri ' Art;' and amici s t a woiid in niisery, puttiiig
away the question of Religion and politics, •• a
troubled eleinent for Art, " though a vital one fòr
man, — and giving himself up to the conteinplation
of forms and the adoration of self. There are at the pre-
sent day but too many who ini agi ne they have perfectly
clone their duty, because they are kind toward their
friends, affectionate in their families, inoffensive toward
the rest of the world. The maxim of Goethe and of
Mr. Carlyle will always suit and serve sudi ìm n.
by transforming into duties the individuai, doniestic
or other aifectious, — in other words, the consolations
of life. Mr. Carlyle probably does not carry out his
col dovere ciò che non dovrebb' essere se non mercede
al suo compimento. Tutti sanno come Goethe, somma
sacerdote della dottrina, si giovasse di quella massima,
ravvolgendosi, quasi in manto, in ciò eh7 ei chiamava
1' Arte, esiliando eia sé, in mezzo a generazioni infelici,
e come elemento perturbatore dell' Arte, politica e reli-
gione, e abbandonandosi tutto alla contemplazione delle
forme e all'adorazione dell' io. Abbondano pur troppo oggi
gli uomini ai quali sembra d'avere compito il dovere,
perché si mantengono cortesi agli amici, amorevoli alla
famiglia, inoffensivi cogli altri. E la massima di Goethe
e di Carlyle gioverà sempre a uomini siffatti per trasfor-
mare in doveri gli affetti individuali e domestici, i con-
forti, in altri termini, della vita. Vero è che Carlyle dice :
qui sulla terra noi siamo soldati ; ma dacch' ei s' affretta a
{ 1 843] OKNIO K TKNDKNZK DI TOMMASO CARLYLE. 133
yaaxim in practice ; but bis principio leads to this
resttlt. and cannot theoretically have any other,
•• Here on eartb we are as soldiers, V be says : —
true, but " we understand nothing, <mor do we re-
*• quire to understand anything, of the pian of the
"♦campaign. " What law, wbat sure object can we
then have for action, excepting those to which our
individuai instincts lead us ? Eeligion is the first of
our wants, he will go on to say: but whilst to us re-
ligion is a belief and a worship in common, an ideal,
the realization of which mankind collectively must
seek, — a heaven, the visible symbol of which the
earth must be rendered by our efforts, — to him it is
only a simple relation of the individuai to Grod. It
ought therefore, according to our view, to preside
over the development of collective lite : according
tu bis view. its only onice is to pacify the trou-
bled soni.
soggiungere che non intendiamo né dobbiamo intendere il
disegno della guerra da combattersi, quale legge, quale in-
tento determinato possiamo noi dare all' azione, se non
desumendoli dai nostri istinti individuali? La religione,
ei prosegue, è primo tra i nostri bisogni; ma, mentre la
religione è per noi comunione di credenze e di culto,
menti" essa ci addita un ideale da non potersi raggiun-
gi e se non coli' opera collettiva e un cielo del quale la
terra deve farsi simbolo col lavoro di tutti noi, essa non
♦ • per lui che semplice relazione dell' individuo con Dio.
La religione com' io la intendo, deve governare lo si i
Lappo della vita collettiva : léeondo Carivi»;, essa non ha
missione fuorché quella di somministrare conforti e pace
all' aniimi addolorata.
134 GENIO E TENDENZE DI TOMMASO CAKLYLE. [1843]
Does it at least lead to this concili siero ". Is he
(we speak of the writer, of whom alone we bave ;i
right to speak) cairn? No, he is not : in this conti-
nuai alternation between aspirati ons as of a Tirai»
and powers necessarily very Limited, between the
feeling; of life and that of nothingness, his powers
are paralyzed as well as those of his readers. At
times there escape from his lips accenta of di stress.
which, whatever he niay do, he canuot reinove troni
the minds of those who listen to hùn with attention
and synipathy. What else is that incessant and dis-
couraged yeaming after rest, which, although he lias
forraally renonneed the happiness of life. pervade»
ali his works, — t Sartor Resartus ' espeeially, — and
which so constautly calls to our minds the expres-
sionofArnaud to Nicolle, — " N'avons-nous pas tonte
Péternité pour nons reposer? " — " Let me rest nere,
" for I am way-weary, and life-weary ; 1 will rest
" here, were it bnt to die ; to die or to live is alike
E v' adempisse ; ma ha egli — parlo soltanto dello scrit-
tore — raggiunto con essa la pace? No; nell' alternare
continuo fra titaniche aspirazioni e forze inevitabilmente
limitatissime, fra il senso della vita e il senso del nulla,
ei si smarrisce come si smarriscono i suoi lettori. Sfuggono
talora alle sue labbra accenti di sconforto eh' ei non può,
checch' ei faccia, sottrarre a quei che lo ascoltano attenti
e devoti. I suoi libri — Sartor Resartus segnatamente —
— tradiscono un bisogno, una sete di riposo che mal s' in-
tende in chi non crede intento alla vita la felicità e che
mi ricorda le parole d' Arnaud a Nicolle : n'avons-nous
pas tonte Véternìté pour nous reposer ? « Lasciate eh' io
« qui riposi, perch' io sono stanco della lunga via e della
« vita. Io voglio qui riposare, dovessi anche trovare nel
[1843] GENIO K TENDENZE DI TOMMASO CAKLYLE. 135
•k to ine, alike insignificant Here, then, as
1 lay in that centre gf indifference
•w the beavy dreams rolled gradually away. " (*) Alas!
no, poor Teufelsdròck f there is no repose bere on
earth. It matters little if the limbs be bruised, the
facnlties exhausted. Life is a conflict and a march :
the " heavy dreams n will return : we are stili too
low : the air is stili too heavy around ns for them
to " roll away. w Strength eonsists in advancing in
the midst and in spite of them, — not in causing them
to vanish. Theywill vanishhigher, wlien, after monnt
ing a step upon the ladder, lite shall expand in a
parer medium : the flower, too, springs and unfolds
in the earth, to expand only in another eleni ent, in
the air and sun of God. Meanwhile suft'er and act ;
(*) Sartor Resartus, Book II, eh. 9.
« riposo la morte: vivere o morire è tutt' uno per me....
« E qui mentr' io giaccio in questo Centro d' Indiffe-
« RENZA.... i sogni pesanti a poco a poco svaniscono.» (*)
Ahimé, no, povera anima irrequieta; non v' è riposo qui
sulla terra. Poco monta che le tua membra siano addo-
lorate e le tue forze esaurite. La vita è una battaglia.
I sogni pesanti ritorneranno : noi siamo tuttora in basso
loco, e V aria è troppo greve d' intorno a noi per cac-
ciarli. La forza consiste non nel disperderli, ma nell' in-
noltrare in mezzo ad essi e loro malgrado. Essi svaniranno,
quando, filiti più in alto, noi vivremo in più puro ele-
mento. Cosi' il More ha origine e germe nel suolo e pieno
sviluppo nell1 aria e sotto il sole di Dio. Soffri intanto
e Bgiftoi soffri per te, agisci pei tuoi fratelli e con essi-
(») Sarh,, i;<narhi8. II. 9.
136 GENIO K TKNOKNZK 1>I TOMMASO < AKI.VLK. 1843]
su liei- for thyself. act for thy brethren, and with
theni. Speak not ili of science, of philosopby, of the
spiri* of in<iuiry: tliese are the implementa which
(Vod has given US for our labour, — good or bad.
accòrding as they are employed for good or for e vii.
Teli us no longer that u life itself is a discase. —
knowledge, the symptom of derangemeiit ; "talk no
more of a u tìrst state of freedom and paradisiacal
unconseiousness. " (**) There is more Byronism in
these few words than in the whole of Byron. Freedom
and paradise are not behind, but before us. Not
life itself7 but the deviation from life, is disease :
life is sacred; life is our aspiration toward the
ideal, — our alfections, engagements, which will one
day be fulfìlled, our virtues advanced toward greater.
It is blasphemy to pronounee a word of disrespect
against it.
(**) Essays — "* Characteristics \
Non irritarti contro la scienza; contro la filosofia, contro
lo spirito d' esame : son questi gli stranienti che Dio t' ha
dati pel tuo lavoro — buoni o tristi secondo ch? essi
sono adoprati pel bene o pel male. Non dirci che la vita
è una infermità, la scienza un indisio di follia ; non par-
larci d' uno stato primitivo di libertà e d' inconscia vita di
paradiso. V è più Byronismo in espressioni siffatte che
non in tutto un volume di Byron. Libertà e paradiso
stanno davanti a noi, non in un remoto passato. Non la
vita, bensì la deviazione della vita è infermità: la
vita è sacra : la vita è la nostra aspirazione verso l' ideale ;
i nostri affetti sono promesse che un giorno s' adempi-
ranno e le nostre virtù sono un avviamento a virtù più
alte. Parlarne con ira o sospetto è bestemmia.
[1843] GENIO E TENDENZE DI TOMMASO CARLYLE. 137
The evil at the present day is, not that men
assign too mach value to life, but the reverse. Life
has fallen in estiination, because, as at ali periods
of crisis and disorgani zation, the chain is broken
which in ali forms of belief attaches it through
humanity to heaven. It has fallen, because the qon-
sciousness of mutuai human responsibility, which
alone constitutes its dignity and strength, being lost
together with the community of belief, its sphere
of activity has become restricted, and it has been
compelled to fall back upon material interests, little
objects, minor passions. It has fallen; because it
has been too much individualized ; and the remedy
lies in re-attaching life to heaven, — in raising it
again, in restoring to it the consciousness of its
power and sanctity. The means consist in tempering
the individuai life in the common elements, in the
universa! life ; they consist in restoring to the indi-
viduai that which we have from the outset called the
Piaga mortale dei nostri tempi è, non il soverchio,
il troppo poco valore dato alla vita. La vita è scaduta,
perché, come avviene in ogni crisi di dissolvimento e di
dubbio, è rotta la catena che in tutte le epoche di fede
l'annoda al cielo. È scaduta, perché, perduta in un colla
fede la coscienza della reciproca responsabilità che sola
costituisce la sua dignità e la sua forza, la sua sfera d'at-
tività >" «'. ristretta e riconcentrata in interessi materiali,
piccoli intenti e meschine passioni. È scaduta facendosi
individuale; e il rimedio sta nel riannettere vita e ciclo.
nel restituire all' uomo coscienza della propria santità e
di Ha propria potenza; e i mezzi stanno nel ritemprare
la vita dell' individuo col contatto della vita universale,
nel risuscitare in ciascun di noi ciò eh' io tìn dal prin-
138 GENIO ■ TKNDKNZK DI TOMMASO CARLYLK. [1843]
feeling of the collective, in pointing out to him his
place in the tradition of the species, in bringing
him into cominunion, by love and by works, witli
ali his fellow-mem. By isolating ourselves, we have
begun to feel ourselves feeble and little ; we have
begun to despise our efforts and those of onr brethren
toward the attainment of the ideal; and we bave
in despair set ourselves to repeat and comment upon
the " Carpe diem n of the heathen poet : 'we must
make ourselves great and strong again by associa-
tion : we must not dishonour life, but make it holy^
By persisting to search out the secret, the law of
individuality in the individuality ìtself, man ends
only in egoism, if he is evil-minded, — in seepti-
cism, in fatalism, or in contemplation, if he is vir-
tuous. Mr. Carlyle, whatever he may himself think.
iluctuates between these last three tendencies.
The function which Mr. Carlyle at present fulfils
in England appears to us therefore important, but
cipio chiamai il senso del collettivo, nell' assegnare a cia-
scuno un ufficio nella tradizione della specie, nel ravvivare
la comunione fraterna di tutti i viventi. Isolandoci, co-
minciammo a sentirci piccoli e deboli, stillammo nell' ani-
ma il disprezzo dei nostri sforzi e di quelli dei nostri
fratelli, e Ci avvezzammo, disperando, a ripetere e commen-
tare il carpe diem del poeta pagano : 1' associazione ci
rifarà grandi e forti. Qualunque s' ostina a cercare il se-
greto, la legge dell' individuo, nell' individuo, è condan-
nato anzi tratto all' egoismo, se ha mente corrotta ; allo
scetticismo, al fatalismo o alla contemplazione, s' egli è
virtuoso. Carlyle ondeggia fra queste tre ultime tendenze.
La parte che Carlyle adempie oggi in Inghilterra mi
sembra quindi importante, ma imperfetta. Ei non si leva
[1843] GENIO E TENDENZE DI TOMMASO CARLYLE. 139
incomplete. Its level is perhaps not high enough
for the demanda of the age ; nevertheless it is noble,
and nearer to the objeet which we have pointed out
than tbat perhaps of any other living writer. Ali
that he combats is indeed really false, and has never
been combated more energetically : that which he
teaches is not always true. His longings belong to
the future — the temper and habits of his intelligence
attach him to the past. Our sympathies may claim
the one half of the man, — the other half escapes us.
Ali that we regard as important, he considers so
also ; ali that we foresee, he foresees likewise. We
only differ respecting the road to follow, the means
to be adopted : we serve the same Grod, we separate
only in the worship. Whilst we dive into the midst
of present things, in order to draw inspiration from
them, while we mingle with men in order to draw
strength from them. he retires to a distance and
contemplates. We appeal perhaps more than he to
tìn dove esigono i bisogni dei tempi ; e nondimeno vi
s' accosta pili forse d' ogni altro scrittore della sua terra.
Quanto ei combatte è falso davvero né fu mai combat-
tuto con maggiore energia ; quel eh' egli insegna non è
tutto vero. Le sue aspirazioni appartengono al futuro :
la tempra e le abitudini del suo intelletto al passato.
Metà «Idi' uomo è nostra; metà ci sfugge. Uniti nell' as-
segnare importanza alle cose e nei presentimenti del-
l'anima, noi ci separiamo nella scelta della via da se-
guirsi: serviamo lo stesso Dio; ma con culto diverso.
Mentre noi versiamo nel presente per desumerne ispirazioni
< tu gli uomini per derivarne incremento di forza, ei
si tragga in disparte e contempla. Più forse di lui noi <i
richiamiamo alla tradizione; pili di noi egli invoca la
140 GKNIO R TKNDKNZK DI TOMMASO CAIO, VI. K. [1843
tradì tion ; Ih» appeal* more bhan we to individuai
conscience. We perhaps puh the risk <>f sacrifieing
something of the purity or the idea, in the pursuit
of the means: he rnns the risk. withoat intending it.
of desevting his brother-labourer*.
Nevertheless, let each follow his own patii. There
will ahvays be a fleld for the fraterni ty of noble
spirita, *evèn if they differ in their notion of fche
present life. Their outward manifestations inay \ ar\ .
but only like the radiations of light upon the earth.
The ray assumes different colours, according to the
different media through which it passes, according
to the sur face of the objects upon which it falla ;
but wherever it falla, it warms and vivifìes more or
less visibly, and ali the beams proeeed troni the
same source. Like the sun, the fountain of terre-
strial light, there is a common element in heaven
for ali human spirits which possess strong, fina and
coscienza dell' individuo. Noi stiamo forse a pericolo di
sagrifìcare talora, attraverso i mezzi, la purità dell' idea ;
ei corre, senza volerlo, il rischio di disertare i fratelli
suoi nel lavoro.
E nondimeno, segua ognuno la propria via. Esiste
pur sempre un campo di fratellanza per 1' anime nobili,
ov' anche differiscano nella loro nozione della vita pre-
sente. Le loro manifestazioni non variano se non come
gli irraggiamenti della luce sulla nostra terra. Il raggio
assume, trapassando messi diversi o cadendo sopra oggetti
di superfìcie disuguale, colori più o meno splendidi ; ma
ovunque penetri, scalda e vivifica, e tutti i raggi proce-
dono da una sola sorgente. Pari al Sole, fonte della luce
terrestre, è nel cielo un elemento comune per tutti gli
spiriti umani che seguono profonde e devote credenze.
[1843] GENIO K TENDENZE IH TOMMASO CARLYLE. 141
disinterested convictions. In tliis sanctuary Mr. Car-
lyle will assuredly meet, in a spirit of esteein and
sym patii v. ali the chosen spirits that adore God
and truth, who have learned to suffer without curs-
in£, and to sacrifice themsclves witbont despair.
We can bnt briefly refer to Mr. Carlyle's last
work. recently published, entitled ' Past and Present. ;
We have read it with attention, and with a desire
to fìnd cause to alter our opinions. We „ however
fìnd nothing to retract : on the contrary the present
work appears to us to confimi those opinions. i Past and
Present 7 is a work of power, and will do incalcu-
lable good. Xo one will close its pages without
having felt awakened in liim thoughts and feelings
which wonld perhaps have stili slept long in his
heart : yet should the reader desire to open it again,
with a view to study how he may realize these
sentiments and thoughts in the world, he will oftenr
\< ] santuario dell' anima, Carlyle si congiungerà sempre
in amore e rispetto con tutti gli eletti che adorano Dio
e il Vero, soffrono senza maledire e si sagrificano senza
sdegno o disperazione.
1 Sommariamente soltanto possiamo accennare all' ul-
ti imo lavoro del Carlyle, recentemente pubblicato col titolo
Passato e Presente. Lo leggemmo attentamente, col vivo
desiderio di trovar motivo per mutare le nostre opinioni,
mentre, al contrario, parrebbe convalidarle.
Passato e Presente è opera potente ; farà un bene
incalcolabile. Nessuno ne completerà la lettura senza
sentire svegliare in sé pensieri e sentimenti ch'altrimenti
in <-uor suo giacerebbero torpidi. Se non che, se nel lettore
nasce il desiderio <li riaprirne le pagine a fin di rendersi
ragione del come questi sentimenti e pensieri possano
142 UKNIO E TKNDKNZK DI TOMMASO CAKLYLK. [1843]
in the midst of eloquent pages, of fruitful truths
expressed with an astoni shing energy, meet with
disappointment. ' Past and Present ' is, in our opi-
nion, remarkable ratlier for the tendencies and ap
titudes which it presents than for tlie paths which
it points out. It is a step toward the future, not
a step in the future. Will Mr. Oarlyle take this step?
We know not, but we have everything to hope for.
realizzarsi nel mondo attuale, spesso, framezzo alle elo-
quenti esposizioni, alle feconde verità, rimarrà deluso.
Passato e Presente, a parer mio, emerge più per le ten-
denze e per le attitudini rivelate, che per le vie indi-
cate per attuarle. E un passo innanzi verso l'avvenire,
non un passo nelV avvenire. È capace il Carlyle di pren-
dere quest'ultimo passo? Noi sappiamo; abbiamo ogni
motivo per sperarlo. '
VII.
AI GIOVANI.
AI GIOVANI.
Erkenne erst, mein Sobn, was er geleistet hat,
TJnd dann erkenne, was er leisten wollte.
Goethe.
Gli Scritti in parte editi, in parte inediti, rac-
colti in questo volume, sono 1' unico indizio eh7 oggi
ci avanzi d'una santa anima che passò, alla quale
Dio aveva largito tanto tesoro d'amore da benedirne
un'intera generazione, e che gli uomini e i tempi
costrinsero a riconcentrarsi in se stessa, sono il pro-
fumo d' un fiore calpesto da molti, inavvertito dai
piti, al quale mancarono l'aria e il Sole, pur non-
dimeno sacro e bello di divina bellezza a quanti
adorano nella povera modesta rosa dell' Alpi un sim-
bolo di poesia, e dell' eterna vita che Dio diffonde,
a conforto e promessa, anche fra i geli dell'inerzia
e le nevi dello scetticismo.
E l'inerzia e lo scetticismo dei più fra' contem-
poranei avvelenarono di sospetti mortali, e di dolori
tanto più gravi quanto più solitarii, l'anima e la vita
«li Carlo Bini, e condannarono le facoltà di un
intelletto nato potente a non rivelarsi se non per
getti brevi e spezzati; note d'una melodia, che, a
svolgersi ricca com' era, domandava la terza, e non
t'ebbe. Io qui non parlo di scetticismo religioso:
Mazziui, Scritti, eoo., voi. XXIX (Letteratura, voi. V). 10
146 ai giovani. [1843]
parlo dello scetticismo letterario sociale, conseguenza
quasi sempre del primo, che ha esiliato tra noi co-
me per ogni dove la Poesia in un angolo del creato,
e l'ammira a patto che non n'esca a diffondersi
sulla vita; che ha impiantato sul dualismo dell'epoca
in oggi morente il dualismo della pratica e della
teoria; che applaude sorridendo, come a gioco di
ginnastica intellettuale o a visioni di anime illuse,
all'adorazione dell'Ideale, alla religione del sacrifi-
cio, dell' aspirazione, dell' entusiasmo, al culto attivo,
incessante, dei forti pensieri, delle immense speranze
e dell'avvenire: dello scetticismo che giudica fredda-
mente com' opera d'arte l'espressione scritta col vivo
sangue del core d'un dolore profondamente sentito,
d'un desiderio eh' è forse il segreto di tutta una
vita: dello scetticismo che per cancellare nel Poeta
V uomo ha inventato in questi ultimi anni V artista.
E dico che questo scetticismo, oggi ancora preva-
lente in Italia, condannò Carlo Bini al silenzio.
L' anima sua pura, vergine d' ogni ambizione, ritrosa
alla lode fino a sdegnarsene, abborriva dall' idea del
letterato di professione. L'Arte gli pareva, ed
è, l'espressione per simboli del Pensiero d'un'Epoca,
che si fa legislazione nella Politica, ragione nella
Filosofia, sintesi e fede nella Keligione: per lui lo
Scrittore, il Poeta, era, com'è per noi, l'apostolo,
il sacerdote di quel pensiero, V uomo che tradu-
cendolo in forme, immagini ed armonie particolar-
mente simpatiche, commove il popolo dei credenti a
tradurlo in azione. Ma quaud' ei cercava, guardan-
dosi attorno, il popolo di credenti che dovea costi-
tuirlo Poeta e Scrittore, ei si ritraeva atterrito. Bi-
cordo le parole eh' ei rispose con voce di mestizia
ineffabile a me che andava spronandolo : « perché non
[1843] AI GIOVANI. 147
scrivi f » mentre viaggiavamo, nel 1830, a notte innol-
trata, sulle alture di Montepulciano: «per chi scrivere?
chi crede in oggi f » Fu V unica volta eh' ei mi parlò,
quasi forzato, il suo segreto, e lo stato dell'anima
sua. Più tardi, e come s' ei temesse di calunniare i
suoi fratelli di patria, andava innocentemente tentando
d' ingannare se stesso e gli altri sulle cagioni del suo
silenzio, e diceva « ch'ei s'era esplorato abbastanza
e non si sentiva capace di lunghi importanti lavori. »
Ma un eco di quel grido del povero amico suona
tuttavia a chi sa intenderlo per entro ad alcune delle
poche cose eh' egli dettò, segnatamente nella poesia
siili' Anniversario della nascita. Quel canto, ch'egli
scrisse col presentimento avverato di una morte pre-
coce, è la condanna la più energica eh' io mi sappia
del dubbio che s'abbarbicò negli anni più giovani,
quando l'ali son più ferme al volo, all'anima sua,
e la stancò innanzi tratto in una guerra muta, in-
terna, incessante, fra il desiderio che la chiamava
ad espandersi e lo sconforto che la dissuadeva. Ma
quei dubbio d'onde venne? D'onde venne a Bini,
ditemi, quella esperienza eh7 egli chiama la morte
del cuore ì
Carlo Bini era nato potente; ma il segreto della
sua potenza stava, per quanto a me fu dato cono-
scere, nella commozione. Le armonie che vivevano
perenni nell'anima sua avevano, per sciogliersi in
suoni, bisogno, come la statua di Meninone, d'un
raggio di Sole sorgente. Il suo era ingegno d'Apo-
stolo, non di Profeta. Temprato a sentire la vita
nelle sue menome manifestazioni, nelle sue relazioni
più delicate, con un cuore traboccante e assetato
a* amore, con una mente pronta ad all'errare il Bello,
il Grande, il Vero, dovunque apparissero, e a ve-
148 ai giovani. L848]
nerarli e a ispirarvisi, Bini avea più eh' altri bi-
sogno, a rivelarsi qual era, d' armonia, d' equilibrio
fra 1' io e il mondo esterno, fra le tendenze ingenite
in lui e il mezzo, l'elemento, in che dovevano ma-
nifestarsi: la solitudine dell'anima gli intorpidiva a
inerzia le facoltà. In mezzo a un gran Popolo, da-
vanti a un gran fatto, in faccia a una grande Idea
incarnata in pochi individui santi d'amore e di sde-
gno, di pensiero e d'azione, le potenze che nel so-
pore comune gli dormivano dentro, si sarebbero su-
scitate tutte in un fremito di volcano, e avrebbero
operato in modo da lasciare ai posteri ben altra me-
moria di sé che non questa : in una società pigmea
d'affetti e d'azioni, com'è — perché non dirlo? —
la nostra, Bini non trovava simboli e immagini
a' suoi concetti, e quasi pauroso di profanarli si tac-
que. Egli era come quegli augelli, che sotto un cielo
sereno empiono l'aria di bei concenti e nella ma-
remma ammutiscono. Forse, un solo essere, uomo o
donna, che gli avesse detto : — « tu soffri ; che
monta? Dio t' ha. fatto per questo: i patimenti sono
le sue benedizioni. Dio non t' ha creato per te, ma per
gli altri. Soffri e persisti: persisti s' anche tu vedessi
calpeste dagli uomini le idee che ti fervono dentro:
persisti davanti alla morte : persisti davanti alle de-
lusioni ben più terribili che non la morte. Guarda
in alto e nel tuo cuore, e dentro ai sepolcri dei
Grandi passati; non altrove. Oos' è il mondo d'oggi
per te ? Dio non t' ha detto : — specchiati negli uo-
mini che ti stanno intorno, — ma — va, ama, pre-
dica e muori. La mia Legge è il tuo cuore : ivi
sono le stelle de* tuoi destini : » — avrebbe salvato
Bini dallo sconforto; certo, ei si sarebbe prostrato
davanti a quell' essere, e rialzato meno infelice e più
[1843] ai giovani. 149
grande. Ma quell'ente ei non l'ebbe. Non che gli
mancassero amici; ma i più si tenevano da meno
di lui, e non s' attentavano d' ammonirlo ; i pochi
che lo avrebbero osato, gli vissero lontani e ramin-
ghi ; né parole siffatte riescono efficaci, se non quando
sono pronunziate, nei momenti d'abbattimento su-
premo, col bacio dell' amante o colla stretta di mano
dell'intima fratellanza. Bini, circondato di simpa-
tia, d' ammirazione, d' affetti modesti e ineguali ai
bisogni dell'anima sua, visse e mori solitario. E in
questo isolamento morale al quale egli non era nato,
ma pur sentivasi condannato irrevocabilmente qui
sulla terra, cominciò l'incertezza sulle proprie forze,
cominciò il dubbio sull' importanza della vita, co-
minciò la lenta etisia dello spirito che lo consu-
mava fin da quando io convissi, or sono tredici
anni, parecchi giorni con lui. Tra le abitudini pre-
potenti d' un'analisi venuta a disciogliere e i barlumi
d; una sintesi nuova, tra le vecchie tristi dottrine,
che insegnavano una vicenda alterna inevitabile di
vita e di morte in tutte le umane cose, e la filoso-
fìa religiosa, che annunziava l'eterna progressione
ascendente dell' Umanità collettiva in un vasto piano
d' educazione assegnato dalla Provvidenza, l' intel-
letto di Bini, tendente per potenza intrinseca e per
tutte le aspirazioni del cuore a quest' ultima, ma
sconfortato dalle incertezze che regnano in tutti co-
minciameuti, e più dal contrasto visibile fra l' Ideale
int ravveduto e gli uomini che doveano rivelarlo in
azione, invocava, a decidersi, un segno. Pronto a
dedurre eoa un vigore non comune di logica le più
remote conseguenze d'un principio, e avvezzo da
molto a conformare, non per sistema, ma per natura,
gli atti della vita alle credenze dell'intelletto, ei si
150 AI GIOVANI. [1843]
sentiva dalla contemplazione delle generazioni con-
temporanee tratto a dubitare della verità dell' Idea.
E allora, quand' ei non vedea più per chi sagrificarsi o
per che, la vita gli sembrava un problema insolu-
bile quando non una trista ironia, e tutte cose gli si
tingevano a nero. Un riflesso di questa guerra tra
1' intuizione dell' avvenire e la conoscenza anatomica
del presente, che s'agitava dentro lui tormentosa,
continua, gli pareva, quand'io lo conobbi, sul volto.
La sua calma era calma di vittima: il suo sorriso,
dacché ridere noi vidi mai, un sorriso d' esule,
de' più mesti eh' io m' abbia incontrati.
Poi vennero, — perch' io degli ostacoli materiali,
della povera fortuna, degli affari di banco a' quali
la carità della famiglia lo strinse, cose tutte eh' egli
avrebbe superato, non parlo, — vennero le delusioni
individuali, le delusioni che incanutiscono la chioma e
l'anima innanzi tempo ; la morte d' una fanciulla amata;
amicizie di molti anni senza colpa perdute; tentativi,
su' quali tutte le speranze deMa vita s'erano poste,
falliti ; e gli uomini venerati un tempo come insegna-
tori scaduti fin dove comincia il disprezzo, e l'entu-
siasmo creduto poc' anzi di fede scoperto entusiasmo
di sola e spesso egoista speranza, e le visioni dell' a-
nima vergine date da quei medesimi che primi le ave-
vano accarezzate al ludibrio d'un materialismo cre-
scente cogli anni, allo scalpello inesorabilmente feroce
del calcolo ; storia tristissima e di molti fra noi. Carlo
Bini usci dalla prova vincitore, ma esausto: cre-
dente, e lo dico con gioia, nella fede in che noi
crediamo, ma disperato del presente, di molti anni
avvenire, degli uomini che gli formicolavano attorno,
e della propria vita terrestre. « Sono, — egli mi
« scriveva il 16 agosto 1842, — sono un vecchio edi-
[1843] AI GIOVANI. 151
« fizio tutto franato, e non mi resta che un cuore tutto
« rughe e pieno di morti, e sull'estremo orizzonte del-
« l' avvenire ho V ospedale, dove pur non mi soccorra
« la morte di cui ho in mano una buona caparra. Né
« mi manca la fede nei principii; e sebbene spesso la
« senta svenire e quasi estinguersi, sebbene spesso una
« crudele ironia mi sferzi lo spirito e lo faccia am-
« mattire, questa fede la sento rinascere più ostinata
« e piti verde ; ma non credo in me e negli uomini
« che compongono l'epoca, — e compiango a lacrime di
« cuore quegli infelici che hanno immaginato di alzare un
« monumento con siffatti materiali, quegli infelici cui
« la natura gettò siili' anima il cilizio d' una volontà
«forte e perpetua, destinata ad abbracciarsi e lottare
« e logorarsi coli' impotenza. Io li compiango questi in-
«felici, e nel tempo stesso li invidio, perché almeno
« avendo tenuto fermo nella strada che scelsero, quando
« pure non giungano a nessun termine, avranno la
« coscienza di aver fatto il proprio dovere, e morranno
« senza rimorsi. Ma molti, ed io primo fra tutti, non
« potremo morire senza rimorsi ! » Povero Carlo !
chi scrive sa meglio d'ogni altro che tu potevi morire
senza rimorsi.
Bini sdegnò d'essere letterato, ammirato da let-
terati. I pochi scritti ch'egli dettò, tutti a quanto
io mi so senza nome, sgorgarono non da disegno
premeditato, ma da circostanze imprevedute che gli
suscitarono a tumulto le potenze del cuore. Puri
d' o^ni affettazione di lingua o di stile, caldi senza
indizio di sforzo, candidi, ingenui, ritraenti del fare
di Sterne, scrittore dei prediletti da lui, ma di Sterne
con tutte le idee, con tutti gli affetti del XIX secolo,
a me rendono immagine viva del suo sorriso; sorriso^
come dissi, mestissimo, ma pieno di pietà e d'amore,
152 AI GIOVANI. [1843]
senz7 ombra di riazione, senza vestigio delle molte
amarezze patite. E rimarranno, cari a tutti come la
promessa, inadempita per colpa dei più fra noi, d'un
ingegno originale e potente ; preziosi a noi pochi che
lo conoscemmo e non lo dimenticheremo mai più,
come il ricordo d7 una. vita la più incontaminata, la
più virtuosa, che ci sia stato dato d'incontrare in
questi ultimi anni.
Condannato dalla fortuna a occupazioni dalle
quali si ribellavano tutte le tendenze dell' animo suo,
affannato dal desiderio d' un Ideale eh7 ei disperava
di raggiungere in terra, roso, — e questo è tormento
che i più negano, e nessuno forse, se non chi lo
prova, può intendere, — dalla potenza che gli fre-
meva dentro e rimanevasi, per disconforto dell' Oggi,
inoperosa al di fuori, Carlo Bini tra V esser frain-
teso o profanato nell'espressione del suo pensiero,
scelse il silenzio: ma lo ravvolse di tanta dignità,
che parve, a chi lo conobbe dappresso, più eloquente
d'ogni parola. Non si lagnava ; avido d' amore, sde-
gnava il compianto ; fors' anche lo tratteneva il
timore di aggiungere, snudando le proprie piaghe,
allo sconforto dell'anime giovani, che guardavano
in lui ed erano men forti a reggere che non la sua.
La sua era di quelle che s7 affinano nella sventura.
Tutta la vita sottratta all' intelletto di Bini si ri-
versava nel cuore ; né, s' egli avesse trovato 1' esi-
stenza simile fin da' primi suoi giorni a un letto
di rose, avebbe potuto mostrarsi più affettuoso ai
viventi che s' abbattevano in lui. Dall' attività d7 a-
mico eh' egli, più anni addietro, spiegò per giovare,
nelle strette d7 una crisi di povertà, chi scrive co-
deste pagine, fino alla traduzione dal Tedesco eh7 e-
gli imprese poco tempo innanzi la morte, e quando
[1843] AI GIOVANI. 153
il male che ce lo rapi lo travagliava minaccioso,
per soccorrere col ricavato della vendita a un co-
noscente, io potrei citare una serie d'atti tali e tanti
da onorare qualunque vita; ma non li cito, perché
mi parrebbe offendere la santità del pudore ond' ei
ricopriva le belle azioni della sua vita ; ei benefi-
cava, come soffriva, tacendo. [Non so quanti vivano
grati a Bini per aiuto, consiglio o conforti ; son
certo che non esiste un sol uomo il quale possa
dolersene. Tendente al frizzo, s' adoprava continuo
a correggere la natura, e lo temperava di tanta
benevolenza che nessuno poteva patirne o adontar-
sene: intollerante e santamente sdegnoso solamente
all' ipocrisia. Lento, ma tenacissimo, negli affetti, non
li tradì mai per tempo, lontananza, o vicende: tra-
dito egli stesso, rispettò il passato e non rispose
che col silenzio. Serbò, perseguitato, il contegno
virilmente decoroso dell'uomo che dal primo all' ul-
timo anno della sua vita avea, com' egli stesso scri-
veva, « segnato una linea retta nella via dell' ono-
re; » e tra pericoli, de' quali né egli né altri poteva
segnare i limiti, andava cacciando sulla carta, con
una quiete di bambino accarezzato, linee di tanta
innocenza d'amore alla Madre, che paiono scritte
da un'anima di fanciulla con una penna tolta all'ala
d' un angiolo. Delle sue opinioni non parlo : le più
importanti trapelano a chi sa intendere anche dai
pochi scritti raccolti in questo volume. Amava reli-
giosamente la Patria; né, rara dote nei tempi no-
stri, mutò mai: migliorò; — come un bel cielo al
tramonto, le facoltà del suo cuore andarono via via
rasserenandosi quanto più egli s' accostava all' ul-
timo giorno. L' ingegno pronto ed acuto, l' osserva-
zione diligentis8ima, il senso eh' ei possedeva squi-
154 AI GIOVANI. [1843]
sito del Bello sotto qualunque anche poverissima
forma si presentasse al suo sguardo, la singolare
facilità con eh' egli potea trapassare dalle corde
dell7 onesta letizia a quelle della commozione più
profondamente patetica, una insolita dolcezza di stile,
e 1' anelito all'Infinito, e l'anima nata ad amare, e
inchinatissima alla pietà, avrebbero forse in altri
tempi fatto di Carlo Bini il Gian Paolo Richter
dell' Italia ; ma egli non avrebbe mai potuto scrivere
a chi lo conobbe, libro migliore della sua vita.
Mori cólto d' apoplessia, il 12 novembre 1842,
nell' età di trentasei anni, (*) dopo quaranta ore più
che di agonia di letargo, in Carrara, dov' ei s' era
per affari recato. Ma le sue ossa, trasportate devo-
tamente per voto di tutti ed opera degli amici a Li-
vorno, riposano dov' io forse non potrò mai più vi-
sitarle, a Salviano, nel cimitero.
Né gemo per lui; perché gemerei? Il suo pen-
siero gli sopravvive, più potente a spandersi in-
visibile dal mondo migliore, ov' egli soggiorna,
tra' suoi fratelli di patria; ed egli è saMto a vita meno
infelice e più pura. Gemo per noi che abbiamo per-
duto un amico, e non siamo certi fino all' ultimo
giorno di meritar di raggiungerlo: gemo pei gio-
vani che avrebbero potuto abbandonatamente spec-
chiarsi e fidarsi in lui, e ai quali sono tanto rare
in oggi siffatte guide. E gemo dal profondo dell' ani-
ma pensando alle tante anime mie sorelle, simili a
quella di Carlo Bini, che onorerebbero d'opere ge-
nerose e di nobili scritti V Italia, e si consumano,
mentr' io scrivo, ignote a me, ignote a tutti, nel tormento
d' un' impotenza decretata dai tempi, dall' egoismo
(*) Egli era nato in Livorno, il df 1° di Decembre 1806.
[1843] AI GIOVANI. 155
ognor più invadente, e dall'inerzia vostra, o Italiani.
Provvedete a quest7 anime, o Giovani ; è Bini che
prega per esse. Voi avete dato onore d' esequie so-
lenni e di tomba alla sua spoglia mortale : sia con
voi il suo spirito, e fate del vostro cuore un san-
tuario della sua vita. Operate come se aveste rac-
colto in voi V alito estremo del pensiero d' amore
che lo animava. Educatelo devotamente attivi e dif-
fondetelo sulla terra che Bini piangeva caduta. A-
mate la Patria come ei l'amava: ribeneditela d'en-
tusiamo, di fede, di Poesia: preparate ai vostri in-
gegni privilegiati quel popolo di credenti che Bini
invocava. Oggi, comunque facciate d' abbellirle e
onorarle, l'Angiolo dello Sconforto siede sulle tombe
de' vostri cari, e la voce che noi moviamo per essi,
e dovrebbe innalzare in religiosa lietezza V inno
della nuova vita, suona lamento inconsolabile e
amaro.
Vili.
ARTICOLO PREMESSO ALL'EDIZIONE DI LUGANO
SCRITTI POLITICI INEDITI
DI UGO FOSCOLO.
ARTICOLO PREMESSO ALL' EDIZIONE DI LUGANO
DEGLI SCEITTI POLITICI INEDITI
DI UGO FOSCOLO.
Gli scritti eh' io pubblico, inediti tutti, se non
erro, da uno o due in fuori, furono con altri molti
raccolti in parte dalla pietà di pochi uomini (4) amici
sinceri della memoria di Foscolo e dell7 onore Ita-
liano, in parte dalle cure amorevoli d7 una donna
eh7 io non nomino perché la modestia sua noi con-
sente, ma della quale molti sanno che confortò di
rari affetti gli anni piò travagliati della vita di
Foscolo, e li serbò religiosamente intatti poi eh7 egli
mori. E dacché mi furono liberamente fidati, io m'as-
sunsi d7 innestarli ordinati in un libro destinato a
purgare la biografia di Foscolo dei molti errori che
la noncuranza altrui v7 introdusse e redimere la fa-
ma dai sospetti che l7 invidia e la servilità letteraria
(l) I Signori Enrico Mayer, Gino Capponi e Pietro Basfogi;
i due primi già cari all'Italia, tutti e tre italiani della To-
scana. Ad essi e allo spaglinolo Canonico Riego, fratello del
Generale ed uno dei pili caldi e costanti amici che Foscolo
•'ftvewe negli ultimi anni della sua vita, spetta l'onore d'aver
salvato all'Italia quasi tutti i manoscritti che formano questo
voi urne ed altri parecchi. Raccolti prima con zelo esemplare
dal (Jan. Riego che vegliò assiduo al letto dell'amico moreute,
diventarono pili dopo proprietà dei tre Italiani, presso i «piali
tono <la vedersi gli autografi.
160 ARTICOLO PREMKSSO AGLI SCRITTI POLITICI [1844]
gli avventarono contro anni sono e gli avventano
tuttavia. Ma il tempo fugge; la morte può cogliermi
impreveduta da un giorno all' altro, né la vita mi
corre si lieta o pacata eh' io possa a ogni modo as-
segnare un termine al mio lavoro. Ho dunque de-
ciso eh' io, sperando pure mantener la promessa e
serbando inedite quelle carte che più particolarmente
rivelano in Foscolo V uomo e il letterato e mi gio-
veranno a documentarne la Vita, procurerei senz' al-
tro indugio la stampa di quelle che più riguardano
il cittadino : e formano questo volume. Né io poteva
contendere più lungamente all' Italia la piena discolpa
d'un uomo che l'amò tanto, né a me la gioia, delle
rarissime che V esilio conceda, di vedere giustificato,
avverato agli occhi di tutti un presentimento del
cuore tante volte pur troppo illuso e tradito.
Eicordoi tempi ne' quali io m' affacciava giovinetto
alle lettere, e come atterrito del divorzio consumato
in Italia da secoli fra la nazione e gl'ingegni e
cercando fra quelle de' più recenti scrittori un'im-
magine in eh' io potessi con fiducia e conforto af-
fisarmi a trarne gii auspicii della Letteratura so-
ciale invocata, io m' affratellava — non colle opinioni
di Foscolo ; le mie correvano fin d' allora avverse ge-
neralmente alle sue — ma colla sincerità delle opi-
nioni ch'ei professava, coli' armonia costantissima
in lui fra le tendenze dell' intelletto e quelle del core,
coli' unità potente, non mai tradita, dell'anima sua.
Allora io, con altri giovani amici, alcuni or morti ed
altri peggio che morti, combatteva gregario sotto le
bandiere del Romanticismo le prime battaglie della
libertà dello spirito; e allora appunto, mentre il
nome di Foscolo, più ch'emancipato emancipatorer
ci suonava venerato sul labbro e imparavamo da lui
[1844] DI UGO FOSCOLO. 161
la connessione delle lettere col viver civile e l'in-
dipendenza da tutte autorità fuorché dall' eterna
natura e dal Genio, le accuse contro gli atti della
sua vita, gittate prima da uomini ligi dell'Austria
nel 1814, rieccbeggiavano non so di dove più invi-
perite che mai : e a quelle s' aggiungevano altre
novissime toccanti gli anni da lui passati in esilio :
accuse non provate a dir vero e alle quali contra-
stava il complesso della vita autentica e degli scritti
di Foscolo; pur combattute tiepidamente da nomini
che gli si spacciavano amici, ripetute da creduli
sfaccendati, e raccolte per amor di sistema dai molti
scettici a' quali ogni contradizione fra la pratica
e la teorica pare una necessità dell'umana natura,
solcavano d'un dubbio amaro l'anima di molti gio-
vani; non la mia. A me le accuse ai grandi d'in-
gegno paiono sempre — quando non sono innega-
bilmente documentate — favole o peggio.
Lo accusavano d' esser fuggito d' Italia per debiti,
o perché risaputosi dagli amici un patto da lui stretto
col governo Austriaco di promoverne cogli scritti
la potenza e le mire, ei correva rischio d'ottenersi
da' suoi compatrioti infamia di traditore e. di spia.
Lo accusavano d' avere, a procacciarsi fama tra gli
stranieri, dettato egli stesso a un letterato inglese un
libro pieno di critica per altrui, di lodi immodeste
per sé: poi, d'avere, a procacciarsi fama e lucro ad
un tempo, coniato e falsificato due lettere del Pe-
trarca inorpel landò Lord Holland a crederle auto-
grate. Lo accusavano d'avere soppresso per oro e
minacce del governo inglese un libro da lui scritto
a richiesta d'uomini greci su le sventure di Parga.
Ed oggi le accuse rivivono; e a sommarle, tra-
priverò, con rossore, poche linee d'uno scrittore
M v/./im. tkrfttii »■<•<•., \<»1. XXIX (Letteratura, voi. V). 11
162 ARTICOLO l'UKMKSSO AGLI SCRITTI POLITICI [1844]
cattolico, uomo d' ingegno non comune, ma irrepa-
rabilmente, travolto da credenze retrograde, da una
vanità irrequieta, e da stolide lodi d'adulatori pigmei.
« Affettò ricchezza, nobiltà, leggiadria; si stropic-
« ciò nel lezzo de' nobili e degli eleganti; e prima
« che riconfondersi alla materia (com'egli dice nel-
« l' Ortis) s'invischiò troppo in quella sudicia ma-
« teria che chiamano il danaro altrui ; e mori d' ug-
« già, di disinganno, di debiti. Mori dopo soppresso
« un libro che narrava le cose di Parga ; e senza
« aver mosso un grido di speranza e di compassione
« alla misera patria sua. » (Tommaseo, 7)iz. Estet.,
pag. 170). Linee più sfacciatamente calunniataci di
queste, io non so d'averne, da molto, veduto; e le
registro perché i giovani v' imparino la moralità
della Scuola, e perché gridino all' autore, ogniqual-
volta ei parla d'amore, di religione e di patria: ta-
cete : quando un uomo che non seppe rassegnarsi ai
dolori della servitù, né sostenere i guai dell* esiliò, av-
venta la bestemmia della maldicenza alla sepoltura di
chi lasciò l'ossa in un cimitero d' Inghilterra per non
aver voluto contaminare la dignità dell'anima sua, e
piangeva pochi giorni innanzi la morte sulle sciagure
d' Italia (') ei profana, parlandoli, que' santi vocaboli.
Parecchie di quelle accuse furono pur troppo,
come accennai, avvalorate dagli errori o dal silen-
zio, forzato in alcuni, inesplicabile in altri, de' bio-
grafi d'Ugo. Le cagioni assegnate, con modi d'uomo
che dubita, all' esilio di Foscolo in un libro scritto
con manifesta irriverenza all' amico da Giuseppe
Pecchio, lasciarono aperto l'adito alla calunnia, co-
me le spiegazioni ipotetiche date da lui, e dopo lui
(l) Foreign Quarterìy. Art. Ugo Foscolo, 1827.
[1844] DI UGO FOSCOLO. 163
da Camillo Ugoni, della soppressione del libro su
Parga incoraggirono il Tommaseo ad accagionarne
la codardia, e fors' anche, com'egli gesuiticamente
insinua, la venalità dell'autore. Ultimo il Carrer,
tenero della fama di Foscolo e giudice abbastanza
savio dell'uomo e del letterato, ma incapace, se pur
le condizioni del paese ov' ei scrive non lo forzarono
a parer tale, d' intendere il cittadino, accetta corrivo
le opinioni altrui sul libro di Parga, tace sulle ca-
gioni della partenza. E oggi soltanto i documenti
eh' io pubblico sciolgono i dubbi e imporranno, spero,
fine alle accuse.
E parrai cosa importante più eh' altri non pensa.
Lasciando anche che gli uomini ne' quali vita e
scritti concordino non s'incontrano tanto frequenti
nella storia italiana degli ultimi cinquanta anni da
poter senza colpa trasandare quest'imo, l'armonia
fra il pensiero e l' azione in un sommo è in ogni
tempo spettacolo che rinvergina l'anima e conforta
supremamente a patire, sperare, operare. L' affetto
riverente posto dagli uomini negli intelletti potenti
e virtuosi — il Culto degli Eroi, come direbbe Car-
lyle — frutta solo credenti all' Umanità: l'adorazione
all'idee nuda, metafisica, astratta, non dà che filo-
sofi. E oggi che alla gioventù d'Italia manca non
l' idea, ma la fede, strozzata pur troppo al nascere
dalla versatilità degli ingegni e dallo squilibrio vi-
sibile ne' migliori fra i precetti e le azioni, è gioia
poterle dire: ecco un'anima incontaminata: l'uomo
che ammiraste scrittore è degno del vostro amore,
]>(](> ch'ei mantenne tra le sciagure, l'esilio e la
povertà, la costanza de' principi!, 1' indipendenza
ideile opinioni e l'alletto alla patria vostra. Imitatelo
e confortatevi. Una opinione serpeggia fra voi che
164 ARTICOLO PREMESSO AGLI SCRITTI POLITICI [1844]
dice bella e santa la verità, ma tristi gli uomini e
sogno il pensiero di prepararle trionfo qui sulla
terra. Respingete, o giovani, quella opinione, per-
ch' essa è veleno all' anime vostre, e mortale alla
potenza di vita operosa, trasformatrice, che Dio vi
dava. Stringetevi, come a bandiera di speranza, alle
immagini di quei pochi che vissero e morirono fe-
deli alla vocazione insegnata dalla Provvidenza al
loro intelletto. Riconciliatevi in essi alP umana na-
tura. Non sospettate mai degli ingegni potenti. La
mediocrità invidiosa non potendo sperderne o ne-
garne gli scritti, si ricaccia sulla loro vita meno
evidente agli occhi di tutti e quindi più soggetta a
interpretazioni maligne. E la tirannide, tremante
à} ogni influenza di verità, si affretta a giovarsi di
quelle invidie per inocularvi la diffidenza e condan-
narvi, poiché all'ignoranza assoluta non può, alla
inerzia de' contemplatori. Ma perché oggi venerate
ispiratrice la memoria di Socrate dannato a morte,
plaudente il popolo, dai giudici supremi nella sua
città? Perché rispettate fra i migliori Benedetto Spi-
noza maledetto a una voce dai contemporanei? Per-
ché la luce di virtù che albergava nelP anima di
que' Grandi non cominciò a splendere se non fra' po-
steri? Fatevi dunque posteri pei vostri Grandi.
Siate freddamente, inesorabilmente severi contro i
pochi che vi riescono, per fatti documentati, colpe-
voli d'avere abusato su torte vie dell7 ingegno; ma
non siate facili a condannare. Non contristate col
sospetto gli angeli di Dio sulla terra. Non dite av-
ventatamente: V intelletto è santo in queW uomo, ma il
core è macchiato d' inconseguenze e di colpe. Coree intel-
letto sono una cosa: una è la vita che li feconda; ed
io potrei, mi pare, additarvi nelle pagine più applau-
[1844] DI UGO FOSCOLO. 165
dite degli scrittori che tradirono la loro missione i
germi inavvertiti dell' errore o dell7 egoismo che li
trasse al male. Ma spesso quelle che voi v'affrettate
a chiamar macchie della loro vita non sono che va-
pori addensati dalle piccole umane passioni che fer-
mentano intorno ad essi e s' adirano della guerra mossa
al presente da ogni presentimento dell'avvenire. Qui,
dov'io scrivo, la tradizione aristocratica mortalmente
offesa da Byron e tuttavia prevalente, ha sparso
sul di lui nome tanta fama d'immoralità che nessuno
s' attenta oggimai di scolparlo. E nondimeno, io, dopo
letto e scrutato a fondo, imparzialmente quant' io
mi so, tutto quello che intorno a lui scrissero di
documentato o plausibilmente vero gli amici e i ne-
mici, ho raccolto — e ne ringrazio Iddio — che
l'anima sua fu delle migliori che mai scendessero
sulla terra in un periodo di crisi morale e tra una
gente appestata, senza pure avvedersene, d'egoismo
e di menzogne sociali.
Abbandonata la Svizzera, Foscolo scriveva da
Londra — non pare eh' ei la mandasse — una lunga
lettera al Direttore della Polizia Generale del Can-
tone di Zurigo, della quale inserirò qui l'unico fram-
mento ricuperato, perché racchiude in germe gli
•eritti che seguono e lo diresti dettato a far da
prefazione alla Lettera apologetica e ai Discorsi sulla
Servitù dell'Italia.
« Da che il Ministro della Polizia Austriaca re-
« Bidente in Milano si giova di lei, Signor mio, per
« Le inquisizioni eh' ei stima di fare sopra di me, non
« le rincrescerà, spero, eh' io dovendo per una volta
« alzare la voce, parli pubblicamente con lei. Anzi
ella doveva aspettarsi eh' io avessi d'ora in ora a
166 ARTICOLO l'KKMKSSO AGLI SCRITTI POLITICI [1844]
« prorompere con V interrogazione : s' io ho mal fatto,
« testifica contro di me ; e se ho ben fatto, perché
« mi percuoti $
« I Ministri dell' Austria possono addurre che Pes-
« sermi ostinato a non mai scrivere a prò7 del loro
« Governo, coni' essi m'avevano richiesto, né giurare
«fedeltà al loro Principe, com' essi m'avevano poi
« comandato, ed essendomi con esilio spontaneo sot-
« tratto dalla loro giurisdizione^ dovevano tenermi
« d' occhio in qualunque terra io mi stessi, e obbli-
« garmi non foss' altro a tacere. Pur se intendevano
« eh' io mi quietassi e non pubblicassi le mie opi-
« nioni, non era egli più savio partito il non inquie-
« tarmi ì Ma ella, Signor mio, ella cittadino e Ma-
« gistrato di terra libera, destinato dal cielo e dal
« suffragio de' suoi concittadini a provvedere alla
« quiete e alla dignità della patria, ella doveva per
« istituto frapporre la mediazione della giustizia tra
« me, uomo profugo che attestando altamente la
« propria innocenza implorava ospitalità, e i mini-
« stri d'un monarca straniero che secretamente le
« suggerivano di negarmela. A lei no, non toccava
« di farsi guardiano degli altrui confini, e inquisi-
« tore per un governo che per avventura ha ne-
« cessità d' essere alquanto severo. Ella doveva e
« poteva essere giudice. Capitai nella Svizzera : la
« corsi, e stetti a lunga dimora in Hottingen presso
« Zurigo, dichiarando sempre a' viso apertissimo :
« eh' io che non aveva prestato mai giuramento al
« governo francese, ni' era espatriato d' Italia per non
« prestare un giuramento militarmente intimato dal-
« l'Austria.
i « E questo stava in lei l'appurarlo per via del-
« l' Agente Elvetico residente in Milano. Inoltre a
[1844] DI UGO FOSCOLO. 167
« lei non mancavano mezzi da andare giornalmente
« esplorando se la mia dichiarazione era smentita
« da' miei andamenti, e da convincersi s' io con atti,
« o scritti, o parole tendeva a turbare la pace do-
« mestica o la sicurezza esterna della repubblica. Se
« non che, pur troppo ! per lei non trattavasi di ri-
« conoscere il vero per adempiere al giusto ; bensì
« adempiere puntualmente ali? intento della Polizia
« Austriaca. Quindi le sevizie gratuite che ella ha
« tentato e non ha avuto coraggio di consumare
« contro di me; quindi le ciarle plateali nei croc-
ce chi Svizzeri sul mio carattere ; gli almanacchi sulle
« mie macchinazioni politiche ; V atterrirsi della mia
« vita troppo solinga; i sospetti contro que' pochi
« che alle volte mi visitavano. D' indi in poi ho per-
« duto ogni speranza di onesto riposo in un paese
« ove i magistrati delle repubbliche sono obbedien-
« tissimi esecutori delle requisitoriali degli Amba-
« sciatori stranieri.
« Ma io desiderava quiete a ogni modo, onde mi
« rassegnai a partirmi dall'asilo mio senza proferire
« giustificazioni o querela. E come scolparmi e non
« accusar gli altri e non convincerli d' ingiustizia,
« di puerilità, e d' inumanità, e non attizzare gli scan-
« «Itili ? Come dolermi e non mostrarmi impotente a
« tollerar la disavventura °ì Ma sopra tutto come
« perorare la mia causa e non parlare assai troppo
«di me a' forastieri; di me che appena son noto
« a7 miei concittadini? La mia fama letteraria è
« tanta da bastare solamente a contendermi il be-
« neficio della pacifica oscurità; ma non è quanto
« bisognerebbe a procacciarmi il rispetto, o se non
« altro la curiosità de7 mortali. Nel decorso di que-
« sto scritto ella vedrà quante volte il ribrezzo di
168 ARTICOLO PREMESSO AGLI SCRITTI POLITICI [1844]
« parlare de' fatti miei m? ha indotto anche negli
« anni addietro in Italia a disprezzare le imputa-
« zioni non meritate, piuttosto che farmi merita-
« mente reo di ridicola vanità. E poi, non mi pa-
« re va equità V assalire in lei un individuo che non
« possedendo tanta fòrza da patrocinarmi col diritto
« delle genti, era forse mal suo grado costretto a
«cacciarmi arbitrariamente dall'ara dell'ospitalità
« eh' io abbracciava ; e sperai eh' ella si sarebbe ri-
« cordato di me non senza qualche rimorso, com'io
« mi ricordo e con sincera compassione di lei. Pia-
« cevami anche che la Polizia Austro-Milanese si
« affaccendasse co' suoi terrori fittizi, e m' onorasse
« comportandosi meco, come già i Romani col pro-
« fugo Annibale : cosi aspettando che il tempo de-
« purasse delle taccie il mio nome, o più probabil-
« mente lo facesse dimenticare, io sperava dal mio
« silenzio la quiete eh' io come ogni altro mortale
« ho diritto e forse più che ogni altro ho necessità
« di trovar su la terra.
« La prudenza aveva sigillato i miei labbri ; ma
« vedo che mi provoca a morte : ed ecco rotto il
« sigillo. Dopo tre mesi ch'io mi sto in Inghilterra, odo
« eh' ella, Signor Consigliere, non so se per proprio
« o per moto comunicato, persiste nelle inquisizioni
« a Zurigo a fine di avverare s' io abbia fatto stam-
« pare delle Filippiche contro il governo dell' Au-
« stria : né la mia presenza può come per 1' addietro
« smentire i sinistri rumori che m' offendevano. £Té
« mi offenderebbe che altri dicesse eh' io ho nell' e-
« silio mio pubblicate (bench' io non abbia ciò fatto,
« e allegherò in tempo il perché) le mie opinioni
« intorno allo stato della mia patria. M' offende il
«modo dell' inquisizione ; il luogo dove si presume
[1844] DI UGO FOSCOLO. 169
« eh' io abbia fatto stani pare; la intenzione che mi
« si appone; e la ripetuta querela ministeriale ch'io
« possa turbare la pubblica quiete in Italia. Le
« indagini furono infruttuose per lei ; nondimeno
« fruttano macchia e pericoli a me. L' inquisizione,
« Signor mio, non si tosto tocca un individuo, e
« peggio s' egli è forestiero, gli lascia addosso un
« cotal fascino che gli riesce invisibilmente funesto.
« ]Son essendovi pubblici tribunali fra il persecutore
« armato e il perseguitato inerme, ed ogni cosa es-
« sendo ravviluppata di tenebre, di delatori e di mi-
« stenosi terrori, gli uomini sciocchi, i tristi, gli
« oziosi, i ciarlieri, i bugiardi, i codardi, i creduli,
« la pluralità insomma del volgo nobile e plebeo
« d'ogni paese, propende a giudicare e a ridire che
« 1' individuo debole e profugo sia stato meritamente
« inquisito dal forte : e intanto al forte, quando an-
« che ei s'avvegga dell' error suo non torna mai
«conto di confessare la verità. Infatti, potrebb'ella
« in buona fede asserire che tutti coloro a' quali
« non può essere ignota la perquisizione delle Fi-
« 1 ippiche sia stato notificato che alla stretta de' conti
« le non erano che visioni?
« Or finché il mondo non saprà il vero, non sarà
« egli per me obbrobrioso il rumore eh' io nel paese
« ove cercava ospitalità la ho violata commettendo
« azioni le quali irriterebbero un governo potente
« contro una repubblica debole e il rigore de' Ma-
« gistrati Svizzeri contro que' cittadini che fossero
« stati miei complici? E che tranquillità, che fidu-
« eia potrei meritarmi qui, dov' io venni nuovo e
« straniero, se lasciassi che per le comunicazioni
« reciproche de' diplomatici' e per l'eco delle gaz-
« zette si diffondessero e avvalorassero le imputa-
170 ARTICOLO PHKME8SO AGLI SCRITTI POLITICI [1844]
« zioui ì Né questi miei sono immaginari terrori o
« lontani. Appunto ora eh' io sto parlando con lei,
« v' è tal uomo cV autorità che m' interrompe per av-
« vertirini come alcuni inglesi che non mi cono-
« scono se non per le altrui ciarle mi stimano in-
« gegno inquietissimo promotore di parti. E quanto
« più le calunnie si van rinnovando, tanto men
« debbo sperare che il tempo e la verità le disper-
« dano. Una o due ingiurie virilmente sofferte, ri-
« mandano il vituperio su chi le fa ; ma ove le siano
« continue e continuamente dissimulate, il silenzio
« dell' innocenza è ascritto a coscienza di colpa, e
« l'alterezza del forte a viltà. Pur troppo la pura
« coscienza che affida il mortale dinanzi a Dio non
« basta a procacciargli riposo di vita sociale. E però
« onde preservarmi illibato anche al tribunale degli
« inimici miei, ho sacrificato e patria e interessi e
« studi ed affetti domestici e tutto. Ma non ho la so-
« vrumana filosofia di sentirmi onesto e parere in-
«fame; e tacere; e tacere per vedermi più sempre
« esasperato, e vedere insieme incolpati gli amici miei.
« E però oltre alla tutela dell' onor mio che unico in
« terra mi avanza, mi corre obbligo di scolpare
« que' cittadini Svizzeri i quali per avere consolato
«l'esilio mio d' affettuose accoglienze, potrebbero es-
« sere o inquisiti o additati come fautori di libelli e di
« brighe. Ma sopratutto è obbligo mio di fare, per
« quanto io posso, risapere all' Italia che s' oggi
« a' più devoti fra' suoi figliuoli non è conceduto d' es-
« sere impunemente generosi, non sono però si at-
« territi dalle persecuzioni da lasciarsi impunemente
« disonorare.
« Onde quantunque tardi, e non so se per av-
« ventura sul fine della vita mia (perch' io detto
[1844] DI UGO FOSCOLO. 171
« questa lettera infermo) obbligherò a perpetuo si-
lenzio le antiche, le presentirle future malignità;
« e non foss' altro libererò la mia sepoltura dal di-
« sonore. Ed ella, Signor Consigliere, e gli inquisi-
« tori e i politici delle gazzette e de' crocchi, e i
« diplomatici speculatori ne' loro gabinetti, non per-
« deranno più in grazia mia né opere né parole.
« Al quale intento non trovo mezzo efficace se non
« quest' uno : di parlar alto ; mentre 1' Inquisizione
« sussurra fra le spie eh' essa alimenta d' oro, e la
« ingannano : di parlar vero ; e diraderò le ombre
« artificiali fra le quali per comune disavventura
« essa pur deve travagliarsi e travagliare il mondo
«alla cieca: di dire tutto; e documentarlo in guisa
« che ogni uomo possa giudicarmi senza pericolo
«d'ingannarsi; nessuno possa ascrivermi azioni o
« opinioni non mie; nessuno mai possa smentirmi.
« Renderò dunque esattissimo conto della mia vita
« e della mia religione politica. Scusimi la necessità
« verso que' viventi che m'occorrerà di citare per
« testimoni. S' io testifico di me, la mia testimo-
« nianza non è verace. (4) ^on però a nessun patto
« toccherò segreti commessi alla mia fede, o nomi
« di persone alle quali potesse mai risultare taccia
« o pericolo. E quand' io mi sarò palesato patente-
4 niente e dirò: Colui che cercate son io, potrà darsi
« eh' Ella e i Ministri di sua Maestà Imperiale in
«Italia si guardino stupefatti l' un V altro dicendo:
W non è. Saranno convinti eh' io mi sono quel tale
Hie temono predicatore di popolari crociate, e vo-
4 gliono dargli bando da tutta la terra abitata si che
«gridi al deserto. E s' ei quindi tonami mi lasce-
rà .Johann., e. V, 31.
172 ARTICOLO PREMESSO AGLI SCRITTI POLITICI [1844]
« ranno vivere e morire in pace, e dove e come mi
« piacerà, non V affermo. Perch' io non mi spero as-
« soluzione, né la vorrei da que' tanti i quali per
« diversità d' interessi desumono pretesti dalle mie
« opinioni per dichiararmi colpevole se non di fatti
« almen di pensieri, e punirmi. Intendo che mi con-
« dannino, e quando possano, eseguiscano la sen-
« tenza; ma non più sopra indizi fantastici e impu-
« taeioni, bensì sopra la schietta mia confessione e
« sopra Final terabile istituto di tutta intera la vita mia.
« Sol mi rincresce che la vita mia essendo stata
« più contemplativa che attiva, riescirà di poca im-
« portanza al più de' lettori : nondimeno perché ho
« vissuto e scritto, e tentato d'operare, e osservato
« le vicende d' Italia dall'anno 1796 a' giorni nostri,
« le notizie eh' io darò intorno a me manderanno,
« spero, non poco lume alla storia delle nostre scia-
« gure, ed è storia assai mal conosciuta in Europa.
« Inoltre dai casi anche di poco momento d' un solo
« individuo, purché siano innegabilmente veri, e dalle
« sue opinioni é dai motivi ragionatamente esposti
« che le produssero, gli osservatori dell' umana na-
« tura e della condizione de' tempi, sapranno desu-
« mere alcune conseguenze applicabili a pubblica uti-
« lità. E poi, Signor Consigliere, potrebbe darsi eh' io,
« strada facendo, m' abbattessi in alcuni problemi
« eh' io di certo non saprò sciogliere ; ma che, aven-
« doli considerati altre volte, ho trovato sempre sti-
« mati degni della meditazione di chiunque desidera
« che il genere umano Europeo d' oggi cominci a
« starsi possibilmente in pace. Onde ne proporrò a
« lei la soluzione, ed a qualunque amministra la Giu-
« stizia e la Forza a' mortali. Perché temo che fln-
« che quei problemi non saranno o snodati dalla
[1844] DI UGO FOSCOLO. 173
« Giustizia, o tagliati, il che sarebbe più comodo,
« dalla Forza, noi vedremo piuttosto ingannevol-
« mente sopita che estinta la guerra civile nella
« quale oggi quasi in ogni Stato persistono i governi
« contro i governati e i governati contro i governi ...»
Da questa lettera e da pareccchie altre della, cor-
rispondenza privata appare che i Discorsi in risposta
al libercolo de7 Senatori furono cominciati da Fo-
scolo quand'ei pellegrinava perseguitato tra l'Alpi
Elvetiche; non finiti, né credo lo fossero mai. Forse
ruppe il lavoro a mezzo la miseria che cominciò a
travagliargli la vita fin da' primi tempi del suo sog-
giorno in Inghilterra; fors'anchee più probabilmente
il disprezzo sottentrato ai primi moti d' irritazione.
Ma finita di certo fu la Lettera agli Editori Padovani
del Dante ch'ei dettò verso la fine del 1826, quando
le nuove accuse e i presentimenti più spessi della
prossima morte e l' amore alla patria che rinfieriva
nell'isolamento de' suoi ultimi anni gli fecero sentir
più potente il bisogno di mostrarsi qual; era e puro
di colpe a' suoi concittadini. Vive tuttavia in Lon-
dra (') clii la udì tutta intera letta da Foscolo me-
desimo e ricorda con fremito di commozione il fre-
mito d7 affetti che V autore versava nella lettura. E
(l) A. Panizzi, bibliotecario nel Regio Museo; e riporterò
alcune linee 67 una sua lettera: « — Mi fu letta tutta'dal povero
tolo ohe s'arrestava, bestemmiava, piangeva, correggeva
« e commentava quello che aveva scritto, leggendo e discor-
« rendo meco per sei ore e più, dalle otto della sera sino alle
« due del mattino : e poi in pantofole e veste da camera ni' ac-
'< compagno da c;is:i -na sino a Regent's Street. Volesse Iddio,
«che avessi scritto allora e caldo dell' impressione ricevuta
« quello ohe adii e vidi ! Non ho piti adito e visto nomo ispi-
I rato < «.m'era Foscolo allora: è cosa da non cred<THÌ. »
174 ARTICOLO PRKMKSSO AGLI SCRITTI POLITICI [1844]
nondimeno, tutte le indagini fatte a rinvenire 1' ul-
tima parte riescirono inutili: perdita tanto più grave
quanto più importante e solennemente dettato parmi
quello che abbiamo. È il testamento d' un' anima
grande mal nota a7 contemporanei, che commette
a' posteri generosamente le sue vendette. L' immagine
di Foscolo v'è segnata, come quella di Gesù nel Su-
dario, con sangue e sudore: inconsolabilmente me-
sta, severa e sdegnosa, non per le accuse, ma per
le sorgenti delle accuse, funeste alla dignità delle
lettere e della umana natura e alla patria. E a com-
pirla, suppliscono mirabilmente, dove manca la Let-
tera, gli altri documenti che qui le succedono.
La cagione della subita partenza di Foscolo dal-
l'Italia nel 1814 sta esposta nella lettera al Ficquel-
mont. «L'avere abborrito,» — scriveva egli subito
dopo l'esilio alla Contessa d; Albany che lo accusava
di volubilità — «l'avere abborrito la tirannide di
« Bonaparte che opprimeva l'Italia, non implica ch'io
« debba amare la tirannide di Casa d' Austria. La
« differenza consiste eh' io sperava che le frenesie
« di Bonaparte potessero aprire adito se non all' in-
« dipendenza d' Italia, almeno a, tali magnanimi ten-
« fativi da onorar gì' Italiani : invece il governo
« regolare dell' Austria preclude quindi innanzi qua-
« lunque speranza. Mi terrei forsennato ed infame s'io
« desiderassi nuovi tumulti e nuove stragi all' Italia
« che ha bisogno di pace : ma mi terrei per più for-
« sennato e più infame, se sdegnando di servire allo
« straniero antecedente, servissi allo straniero pre-
« sente. Le necessità della nazione Italiana non hanno
« che fare co' miei doveri. » Ho citato questo fram-
mento — e citerò altrove più lettere d' amici di Fo-
scolo — per chi spingesse tant' oltre lo scetticismo
[1844] DI UGO FOSCOLO. 175
da sospettare architettata più dopo a giustificazione
postuma dallo scrittore la lettera al Ficquelmont ;
ma basterebbero senz'altro le poche linee che Foscolo
scrisse, partendo, alla madre.
E basterà, spero, anche senza le prove eh7 io po-
trei desumere da tutta la corrispondenza in mie
mani, il brano seguente di lettera a smentire le no-
velle sui debiti: « Il vostro foglio del 20
« gennaio in' ha cavato il pianto, e 1' ultimo arriva-
« tomi ier l'altro ha tornato a farmi piangere: e
« si, è pur gran tempo che non m'esce una lagri-
« ma: a forza d'agguerrirmi contro la fortuna e
»e
« aspro e inflessibile; ma voi sapete Parte d'inte-
« nerirlo. Xon vi dirò la bugia; le cose mie vanno
« male ; non però mi trovo in bisogno, anzi sono
« ancora in istato da trovarmi pari in dare e in
« avere ; e quel molto o poco che in' avanzerà ba-
« gterà o saprò farmelo bastare. Oltre a questa, ra
« gione, il progetto eh' io vado maturando di lasciare
« l'Italia, e provvedere alle mie faccende nell' Isole
« Greche, m'impedirebbe di contrarre alcun debito.
« Diceva l'Ortis: il viaggio è lungo, la vita incerta
« e la mia salute infermissima ; io posso dire al*
tn ttanto. ...» Fu scritta poche settimane prima
della partenza alla Signora Quirina Magiotti, e a che
proposta rispondesse appare dal contesto.
Né panni ch'io debba per ora aggiungere altre
parole, per ciò che riguarda Foscolo, all' evidenza
Interna delle carte ch'io pubblico. Se non chea me
corre l'obbligo di lil>crarc innanzi tratto me Stesso
d'un rimprovero clic taluni tra' giovani potrebbero
(armi: - ('he! eoi odorate l'umana perfettibilità, toc-
176 ARTICOLO PREME88O AGLI SCRITTI POLITICI [1844]
ciate di colpa la rassegnazione al presente, vi la-
gnate clie in oggi manchi agli Italiani la lede, e
pubblicate, magnificando Fautore, scritti pieni a ogni
tanto di scetticismo sa le sorti della razza umana,
di supremo sconforto sull'Italia, e di dottrine on-
deggianti tra il fatalismo e il materialismo dell'età
scorsa?»"* E questo rimprovero preveduto avrebbe
avuto forza d' arrestarmi nel mio disegno, se d'altra
parte le mie credenze sul progresso continuo dell' Uma-
nità e sulla missione Italiana non m'apparissero tanto
religiosamente vere da non temere oggimai l' espres-
sione — e sia pur di Foscolo — di tutte avverse
dottrine. Le idee sparse da Foscolo ne' suoi libri
sulla vita de' popoli e sulle leggi che governano il
moto della razza umana sono tristissima derivazione
d' una filosofìa straniera d' origine eh' era allora, ed
è anch' oggi per molti, dominatrice in Italia : filoso-
fìa falsa nel principio, nel fine e nel metodo ; né io,
venerando, contemplo in Foscolo il pensatore, ma
l' uomo. Lo dissi poc' anzi, piti eh' emancipato, eman-
cipatore ; e il segreto de' meriti eh' egli ebbe e del-
l' influenza esercitata da lui sulla gioventù dell' Italia,
sta infatti non tanto nelle idee eh' egli introdusse
nella patria letteratura, quanto nell'avere egli in-
segnato la necessità d' una idea direttrice fonda-
mentale e la indipendenza da ogni autorità usur-
pata che deve avviarci nella ricerca, e il culto at-
tivo, incessante, sincero, con che dobbiamo, dopo
averla raggiunta, venerarla e immedesimarla colla
nostra vita. Era uomo potente di sdegno e d' amore,
il primo temperato e diretto da un ingenito istinto
di dignità e di virtù, il secondo incitato dagl'im-
pulsi d' un' indole naturalmente inchinata al culto del
bello e della pietà, ma né l'uno né l'altro gover-
[1844] DI UGO FOSCOLO. 177
nati dall' armonia superiore d' una credenza comples-
siva e religiosamente coordinata; e le sue facoltà
traevano elemento predominante d'attività dai fatti
che gli si svolgevano intorno, e vivevano principal-
mente di vita obbiettiva. Le opinioni scettiche o di-
sperate che s7 incontrano nelle sue pagine prorom-
pono subitanee, come getti di passione impaziente
e senza conforto, non come frutto di sistema filo-
sofico meditato lungamente e logicamente. Tu senti
eh' egli, scrivendo, piangeva e fremeva, e avrebbe
benedetto l'uomo o il fatto che fosse venuto a smen-
tirlo. La sua parola, quand7 esce più sconfortata, ha
suono di rimprovero, non di precetto : diresti eh' eì
mormorasse intanto fra' denti : maleditemi e fate. Ma
circostanze e opinioni correvano avverse ad ogni
speranza. Scriveva in mezzo al tumulto d' una rivo-
luzione non italiana, promossa dall'armi straniere, di-
retta con norme straniere e da uomini stranieri o
ligi degli stranieri; e più tardi, tra la solitudine
delle rovine, caduto anche l' eco di quel tumulto
che non foss' altro era vita; caduto l'uomo che l' Eu-
ropa aveva salutato invincibile e dal quale egli
aveva sperato, non certo libertà o leggi eque, ma
che s7 educasse l'Italia all'armi. Vedeva, tornati ap-
parentemente in nulla trenta anni di sforzi gigan-
teschi e di sangue versato a torrenti, i popoli d'Eu-
ropa ricollocarsi spossati, tremanti, sotto 1' antico
giógo ric.onsecrato dalla vittoria, e l' Italia, tradita,
Venduta, trafficata da amici e nemici, giacersi come
cadavere che fu scosso da moti galvanici, senza
scintilla di vita propria, senza indizio visibile di fu-
tura risurrezione. Cresciuto sotto l'influenza d'una
filosofia che aspirava a distruggere e alla quale ba-
sta vano negazioni, diffidente, egli nato a combattere,
M \ zzisi, Boriai, ecc., voi. XXIX (Letteratura, voi. V). 12
178 ARTICOLO PREMES80 AGLI SCRITTI POLITICI [1844]
d' una teorica incerta ancora, propagata da ingegni
ch'erano o sembravano affratellati colle monarchie
ristorate (*) e che pareva rassegnare alla sola lenta
azione della Provvidenza quel Progresso che i po-
poli avevano tentato invano, ei la guardò sdegnoso
come utopia di codardi, illusione d' uomini che pur
confessandosi impotenti, non volevano rinunziare
alle loro più care speranze e ne affidavano 1' adempi-
mento a una legge di vita collettiva preordinata. Ma
perché né i tempi, né la tempra dell' ingegno o 1' edu-
cazione consentirono a Foscolo d'innalzare l'inno della
trasformazione sulla sepoltura della sua patria, vor-
remmo noi oggi desumere dal di lui nome e dalla sua
sventura un argomento contro le sante nostre dot-
trine %
Molte fra le opinioni di Foscolo sono diverse da
quelle eh' oggi noi irremovibilmente teniamo ; poco
monta: le idee diverse sono cose di mente, e a noi,
all'educazione morale, all'impianto d' un principio che
solo forse ci manca, ciò che giova è non tanto la
verità delle idee predicate quanto la coscienza, la
sincerità, la costanza di chi le x)redica. Poniamo che
le idee politiche e religiose di Foscolo armonizzas-
sero colle nostre; non armonizzerebbero probabil-
mente con quelle che sorgeranno sulle nostre fra
un secolo o due. Ma tra un secolo o dieci secoli,
la memoria dei pochi sacerdoti d'idee, adoratori del
vero sia che V intelletto loro valga a raggiungerlo o
no, fedeli nella pratica alle loro teoriche e pronti
ad affrontare le persecuzioni e V esilio anziché rinne-
garle, starà vivo esempio ed insegnamento e con-
forto a quanti verranno. Le idee stanno in Dio,
(*) La Stael, Chateaubriand, etc.
[1844] DI UGO FOSCOLO. 179
contenute tutte nel vasto disegno di cui P Umanità
è interprete progressiva; però non mancano né man-
cheranno mai a7 tempi, ma in tutti i tempi le idee
non costituiranno, come dissi, che materia di con-
templazione e filosofia, né frutteranno, trapassando
allo stato di fede, azioni e norme morali efficaci alla
vita, finché non appariranno incarnate in uomini-apo-
stoli che le traducano in atti continui agli occhi
di tutti.
Oggi le idee abbondano, e contenenti più parte
di vero che non quelle di Foscolo; ma quanti sono
che le rappresentino colP indomita costanza di Fo-
scolo? quanti, che possano dire : « eccovi la mia
vita: esploratela attenti, e se trovate ch'io v'abbia
smentito la mia parola, additatela con una lapide
d'infamia ai posteri?»
Io dirò dunque ai giovani che leggeranno queste
reliquie: non ricopiate le idee; ogni tempo ha le
sue, e i pochi anni che vi separano dagli anni di
Foscolo segnano il limite fra due età radicalmente
diverse. Ma adorate le idee dell' età in che voi v'ap-
parecchiate a vivere com' egli adorava le proprie.
Amate la patria com'egli, anche quando la flagel-
lava a sangue, l'amava. Cousecratele indefessi il
pensiero ed il braccio, la penna e la spada ; e se la
sorte v'assegna l'esilio, la miseria o la morte pre-
coce, amatela morendo o vivendo, eh' è peggio, nella
povertà e nell'esilio. L'anima vostra non si conta-
mini mai di bassezza o di transazioni colla potenza
non ordinata dalla giustizia. I vostri libri esprimano
la legge della vostra vita, e la vostra vita sia com-
mento perenne a que' libri. E per questo, checché
P invidia o la pedanteria vi sussurrino, specchiatevi
in Foscolo. Le vostre idee hanno ad essere di gran
180 DI UGO FOSCOLO. [1844]
lunga innanzi alla sue; ma basterà che molti fra
voi le sostengano con fortezza eguale alla sua, per-
ché la patria sia contenta di voi e perché forse —
Dio avveri il presagio — ei sia V ultimo de' vostri
ingegni condannato a giacersi in una tomba eretta
da mani straniere in terra straniera.
IX.
OPERE MINORI DI DANTE.
DANTE ALIGHIERI.
Art. 1. Opere minori di Dante Alighieri. Firenze: Allegrini e
Mazzoni, 1835-41.
» 2. Biographie de Dante. Par M. Fauriel, 1836.
» 3. Legons sur Dante dans le cours d' Histoire moderne. Par
M. Lenormant. Paris, 1839.
» 4. Voyage Dantesqne. Par M. Ampère, 1840.
» 5. Vita di Dante, scritta da Cesare Balbo. 2 vols. Turin :
Pomba, 1839.
» 6. Dante et la Philosophie Catholigue au 14ème Siede. Par
A. F. Ozanam. Paris, 1839.
» 7. Histoire de Dante Alighieri. Par M. Artaud. Paris,
1841.
» 8. Sullo Spirito della Divina Commedia. Del Marchese
Azzolini. Firenze, 1837.
The study of Dante has witbin the last few years
received a new impulse upon the continent. In Ger-
ii) ai ìy we have had at least four translations in suc-
eession ; two in terza rima, by Kannegiesser (1832),
and by Streckfuss (1834); two, io blank verse, by
Lo studio di Dante ha ricevuto negli ultimi anni un
nuovo impulso sul continente. Quattro traduzioni del Poe-
ma si successero rapidamente : due in terza rima, di Kan-
negiesser (1832) e di Streckfuss (1834), due in verso sciolto
184 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
Prince John of Saxony, and by Kopisch. La Vita
Nuova and Le Rime di Dante have also been trans-
lated. Philosophical and elaborately learned coni-
mentaries upon the poem have appeared. Lectures
upon the Commedia, have been given at Berlin,
Bonn, Kònigsberg, Halle, Breslau, and other places.
In Trance, the translation of M.M. Delécluze and
Brizeux, the works cited at the head of our art-
icle, and many others which we do not cite at ali ;
— in Italy, the 4 Life of Dante 7 by M. Balbo, the
writings (catholic alas) of M. Fea, of M. Azzolini, of
M. Pianciani ; — better stili, the many editions of the
poem and the Opere minori, so long neglected, ali
signalise the same fact. After fonr or five centnries
of accumulated labours upon this man, one might
del Principe Giovanni di Sassonia e di Kopisch. La Vita
Nuova e le Rime furono pure tradotte. Furono pubblicati
commentari filosofici e accuratamente eruditi intorno alla
Divina Commedia e recitate letture su Dante in Berlino,
Bonn, Kònigsberg, Halle, Breslau ed altre città. In Fran-
cia, la traduzione di Delécluze e Brizeux, la Biografia di
Dante stesa da Fauriel (1836), le Lezioni su Dante nel
Corso di Storia Moderna di Lenormant, il Viaggio Dan-
tesco d' Ampère (1840), Dante e la Filosofia Cattolica di
di F. Ozanam (1839), la Storia di Dante Alighieri d' Ar-
taud (1841) e gli altri lavori parecchi — in Italia, la
Vita di Dante scritta da Cesare Balbo (1839), il libro del
Marchese Azzolini sullo Spirito della Divina Commedia,
quello di Fea, quello di Pianciani, cattolici tutti pur troppo,
e nuove edizioni del Poema e delle Opere Minori — accer-
tano il fatto che gli studi sul nostro Poeta, anziché illan-
guidire, raddoppiano. Dopo quattro o cinque secoli di lavori
su Dante, diresti ch'ei cominciasse ad esser noto da ieri
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 185
fancy that he was born yesterday. His life, his
works, his system, his belief, are on ali sides in-
dustriously subjected to a new analysis. They are
interrogated like an oracle in seasons of eruergency,
with a sort of fé veri sh anxiety, which ne ver has
been, and perhaps never will be, paralleled. It is
the reaction against Bettinelli, and the indifference
of the eighteenth centnry, says the ' Revue des Deux-
Mondes. ' {*) Nothing more? This random style of as-
sertion, applied to the worship which humanity
renders to its great men, is constitutional with the
f Revue des Deux-Mondes, 7 and is in keeping with
its usuai mode of proceeding ; but it is not to our
taste, nor do we think it would suit the taste of
the writers we ha ve mentioned. In periods of tran-
sition, when there has been a foreboding of inno-
(*) ' Biographes et Traductears de Dante', art. de M. La-
bitte, 1841.
soltanto. La di lui vita, le di lui opere, le idee, le credenze
ch'esse racchiudono provocano nuove indagini e nuova
analisi; e gli intelletti vi s' accostano, quasi a oracolo in
tempi difficili, con ansia febbrile, con una speranza di
traine il vero più ardente che mai. È riazione naturale con-
tro Bettinelli e l1 indifferenza del secolo XVIII, dice il La-
bitte nella Berne des Deux-Mondes (1841). Non altro? Af-
fermazioni siffatte applicate avventatamente al culto che
1' l'inanità tributa a' suoi Grandi s'incontrano di sover-
chio frequenti nella Rivista Francese, ma non possono
accettarsi facilmente da chi scrive né, crediamo, dagli
noni ini the consacrano oggi studi severi al Poeta. Nei pe-
riodi di transizione, quando un presentimento di cose
nuove affatica le menti, noi vedemmo sempre gli uomini
186 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
vation, we bave always seen uien tarn a longing
look towards the past, and as it were strain to their
hearts with a renewed love the image of some one
ainong the nuinbers of their mighty dead ; once it
was Plato or Aristotle, — now it is Bacon or Dante.
It is the guiding thread of Tradition which man
tries to find before he adventures himself among
unknown regions. From these giants of the realm
of Thought — these high priests of the Ideal — he
demands the meaning of that which has been, and
the inspiratiou of that which shall be, and he is
answered. Great men are the land-marks of Human-
ity ; they measure its course along the Past ; they
indicate for it the direction towards the Future.
Great men both narrate and prophesy. God hath
endowed them above their fellows with the faculty
to feel more intensely and more extensively the Un-
iversal Life which interpenetrates and pervades ali
intenti a guardare cupidamente per entro al passato e
stringersi al core con raddoppiamento d' affetto 1' imma-
gine d' uno o d' altro dei potenti caduti, Platone o Ari-
stotile nei secoli addietro, oggi Bacone o Dante. È quello
uno sforzo supremo per afferrare, quasi a guidarsi, il filo
della Tradizione, prima d' avventurarsi alle terre ignote
dell' avvenire. A quei giganti del Pensiero e sommi Sa-
cerdoti dell' Ideale gli uomini chiedono il senso di ciò
che fu e l' ispirazione di ciò che deve essere ; né la
loro speranza è tradita. I grandi uomini sono le co-
lonne migliari dell' Umanità : misurano il suo viaggio
lungo il Passato e additano la via del Futuro : — sto-
rici a un tempo e profeti. Dio infondeva in essi singo-
larissima la facoltà di sentire più largamente e intensa-
mente la Vita universale che invade e compenetra tutte
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 187
things — they breathe it out at every pore. Men of
a unity of character, they have powers of general-
isation — they see the reason of things — they can
class and harmonise, into one complete whole, im-
pressions, recollections, prejudices, upon which me-
diocri ty dwells in detail and analyzes — they work
npon the species, whilst mediocrity deals only with
the individuals — they grasp the principle, whilst the
men of mediocrity remain crawling amongst facts:
the one class catches a glimpse of the cause, whilst
the other perceives nothing but the effects. Besid-
es, their thought is often the stili un-expressed
thought of the whole nation — a thought that future
generations must arise to develope. Their speech is
always either an historical formula or a presenti-
ment. They create nothing, for it is the province of
the Deity alone to create : they discover-they look
fortli and discern stars, where our feeble eyes
see only the Milky Way. Their language, not being
understood, is almost ahvays despised by their con-
cose ; e la ridiffondono per ogni poro. Informati a
potente unità, essi afferrano la sintesi dei fatti che la
mediocrità sottomette allo smembramento dell' analisi,
ordinano a concetto armonico impressioni, reminiscenze
e presentimenti, risalgono al principio generatore e tra-
passano rapidi dagli effetti alla loro cagione. Il loro
pensiero è il pensiero, sovente inconscio, di tutto un
popolo che ha bisogno, a svolgerlo, di molte genera-
zioni: hi loro parola è una forinola storica o una intui-
zione dell' avvenire. Non creano — Dio solo crea — ma
dove noi non vediamo che l' indistinto della via lattea,
essi ravvisano stelle. Ciò eh' essi dicono riesce general-
mente inintelligibile ai loro contemporanei : il loro pen-
188 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
teinporaries. Their thought disappears, submerged
under the waves of the tinie present, but God bini-
seli* guides it beneath the abyss ; and if it be swal-
lowed up, it is only to re appear beyond. We are
just beginning to know this. For a long tiine, in
our supercilious manner of looking at the history
e literature, in seeing therein nothing but indivi-
duals — flowers uprooted, without giving ourselves
the trouble to study the ground that broaght them
ali forth and nourished them— we bave considered
genius as souiething mysterious and unintelligible,
an exotic production, having no connection with
the circuuistances surrounding it — without» any rea-
son for its existence, without any meaning or aim
discoverable by the generation s which come after.
It was with terror and mistrust tbat we saw thus
rise up a giant, which was not of us — which was
above our heads — and, according as we were good
or bad, strong or weak, we worshipped it or poured
siero, sembra sparire sommerso tra V onde del tempo in
cni vivono ; ma Dio lo scorge attraverso V abisso, finché
emerga splendido di luce e giovevole ai posteri. Noi co-
minciamo oggi a saperlo. Guardando, nelle epoche oggi
consunte, alla storia delle lettere come a storia di soli
individui, fiori divelti dal suolo che li educava, noi con-
templavamo il Genio come un non so che di misterioso e
d' incomprensibile, senza nesso cogli elementi che lo cir-
condavano, senza ragione d' essere, prolem sine maire
creatavi, senza intento da definirsi a prò' delle genera-
zioni future: atterriti e diflidenti, come di chi non ci era
fratello, ma giganteggiava tirannico su tutti noi; e a se-
conda delle nostre buone o tristi, forti o fiacche tendenze,
lo adoravamo servilmente devoti o gli avventavamo Pana-
[1844] OPERE MINORI DI DANTK. 189
out anatheruas against it. Later on we determined
to study it ; but we did not cease to regard genius
as an isolated thing, without respect to the medium,
the epoch, or the couutry that surrounded it. We
had no basis to go upon fior our study ; and instead
of endeavouring to catch the life of genius in its
total ity, we only analyzed the corpse of it. Of
what use to us was the thought of genius ? Whatever
it might nave been, was it not past ì did it not
die away with the past? When we had coldly said,
' It is a beautiful dream \ ali was said; it was too
far removed from us that we should be at ali in-
clined to eonsecrate our vigils to it. Stili there was
beside us something which was its envelope, its
material expression, the forni, in short : and upon
this we threw ourselves with a sort of animosity;
we nndertook to dissect it, to make minute details,
and this labour continued fior centuries, and was
called criticism. An ungrateful, sterile, Sisyphean
tema e 1' oltraggio del barbaro. In tempi più presso a
noi, cominciammo a studiarlo, ma senza cessare di con-
siderarlo come fenomeno isolato dal mezzo, dall'epoca,
dal paese che lo accoglieva, e invece d'afferrarne la vita
nella sua universalità, noi ne sottoponevamo al coltello
anatomico la forma, il cadavere. A che giovava per noi il
pensiero del Genio ? Non era, qual che fosse, passato ?
non moriva con esso ? Quando i contemplatori di quel
concetto avevano pronunziato eh' era un bel «ogno, ba-
stava; né, avvezzi a guardarlo come cosa spettante a una
sfera discosta affatto dalla comune, sospettavano pure
<ir <-.sso potesse mai tradursi in fatto efficace per opera
loro. Chiamavano critica un minuto pedantesco lavoro col
quale tormentavano faticosamente la forma, 1' espressione
190 OPKRK MINORI DI DANTK. [1844]
task, tbat bad to be coinmenced afresh each time
that a new incarnation, arising to teli us that the
laws of form reside in the idea, and that each idea
has its own law, overturned the materials so pain-
fully amassed. We stili vvent on, however. And one
day as we were traversing upon the road of pro-
gress, ground wbich, we believed, had never before
been the scene of human labour, it so happened
that we met with deeply inarked traces of travellers
who had been before us, and that we recognised
they bad been left by those wonderful men whom
we bad so much admired, but whose thonght had
appeared to ns a sublime wandering from the path
of reason to the bosom of the infinite. From tbat day
tbepoint of view from which we stndiedgreat men was
changed ; the trae critic arose. Now we neitber adore
genius, nor anatbematise it, we endeavour to un-
di quel pensiero: lavoro sterile, ingrato, di Sisifo, da ri-
cominciarsi ogni qual volta una nuova incarnazione del
Genio, sorgendo a dichiararci che le leggi della forma
risiedono nell' idea e che ogni idea ha leggi proprie, ro-
vesciava e rendeva inutili le fatiche anteriori. E nondi-
meno, inoltrammo. E un giorno, traversando, sulla via
del progresso, terre che credevamo ignote a ogni umano
lavoro, ci abbattemmo meravigliando in orme profonde
di viaggiatori che ci avevano preceduti e scoprimmo ch'e-
rano state segnate dagli uomini singolari ammirati un
tempo da *ioi, ma tenuti come stranieri al nostro viag-
gio e apparizioni d' un giorno perdute il di dopo sulle
vie dell' infinito. Da quel giorno, cangiato il metodo di
studiare i grandi intelletti, s'iniziava la vera Critica.
Oggi, non adoriamo il Genio da ciechi né lo oltraggiamo
da barbari: ci adopriamo a intenderlo e impariamo ad
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 191
derstand it, and we are learning to love it. We
regard the forni it assuines but little, for we know
that forms perish and that it is the idea alone
which endnres for ever. It is to raise the veil which
conceals this thought that we especially stri ve. It
is in very truth our own, even as they. Men of
genius are our brothers — brothers blessed with the
only privilege that we can recognise without de-
grading ourselves, for it comes from God. But we
shall one day rejoin theni, and realise ali that of
which they caught a glimpse before us ; and we
understand theni more and more in proportion as
we draw near to that day, in proportion as we a spire
towards the future. Great men, like large landscapes,
require to be viewed from an eminence. Formerly
the high points of their conceptions alone struck
us : like the peaks of the Alpa when looked at from
amarlo. Guardiamo alle forme come a fenomeni secondari
e destinati a perire: Videa sola ci è sacra, come quella
che ha battesimo di vita immortale, e tentiamo ogni via
per sollevare il velo che la ricopre. Essa è nostra, come
nostri sono i rivelatori. I potenti per Genio ci sono fra-
telli, benedetti dell' unico privilegio che per noi si possa
ammettere, senza scadere , come quello che scende da Dio,
non dagli noni ini. Un giorno li raggiungeremo : un giorno
faremo realtà sulla terra di quel Vero ch'essi intravvi-
dero prima di noi nel cielo dell'anima, che intendiamo
più sempre di tanto quanto più ci accostiamo a quel
giorno, quanto più cresce potente la nostra aspirazione
verso il futuro. I mandi uomini, rome le grandi scene
della natura, vogliono essere veduti dall'alto. Un tempo,
i som mi punti «lei loro concetto ci colpivano soli, e
rome gli citi gioghi dell' Alpi, guardati dal basso, at-
192 OPERK MINORI DI DANTE. [1844]
below, they crushed us down beneath their isolated
elevation; but in the present day, more nearly on
a level with them, we embrace their whole extent,
we coinprehend better their unity and continuity;
at least we endeavour to do so, and that is already
a great point gained.
The thought that was in Dante is the sanie as
that which is now fermenting in the bosom of our
own epoch, and we feel this instinoti vely ; therefore
it is that we press aronnd nini with fresh ardour.
We seek to place our stili wavering belief in re-
fuge under the great wing of his genius. We do
not say that the belief of the writers, whose names
stand at the head of our article, is identical with
that of Dante, far froni it ; we say that the idea
which animates them — the idea, to realise which
they endeavour to build up a system of belief, is
terrivano, schiacciavano le nostre facoltà colla loro iso-
lata grandezza: oggi, saliti più in alto, possiamo abbrac-
ciare coli' occhio della mente i punti intermedii e inten-
derne la continua unità. Lo tentiamo non foss' altro ; ed
è molto.
Il pensiero che fremeva in Dante più di cinque se-
coli addietro è lo stesso eh' oggi freme inviscerato nel-
l' epoca. Tutti gli istinti dell'anima ci additano questo
vero. E però, noi ci stringiamo con nuovo fervore intorno
all' immagine di quel Grande, quasi a porre in salvo sotto
la vasta ala del Genio la fede tuttora vacillante e tre-
pida che spira in noi. Non dico che la credenza degli
scrittori citati più sopra consuoni a quella di Dante ;
dico che l'idea dalla quale emergono i loro lavori, a prò'
della quale essi tentano innalzare un sistema di credenze,
è la stessa alla quale, oltre a cinquecento anni addietro,
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 193
the sanie that Dante pursued more than five centu-
ries before thein. They are Catholics, Guelphs, or
Ghibelines, — that is to say, they have not sufficient
nerve to look the faith of the future steadily in
the face ; but these words only represent to them
the particular forin under which they endeavonr to
lay hold of their own idea. That which lies hid un-
derneath their labonrs and their aspirations is an
idea of renovation, a feeling of the need to re-es-
tablislì some of the grand ideas of order, haruiony,
authority, without which this world could not long
hold together ; an earnest desire to beconie one with
unity in ali its aspects, religious, politicai, artisti-
cai unity, which multiplies a hundredfold the power
of intelligence and of will ; which in the present
day is frittered away in the pursuit of individuai
interests : a confused yearning for the ideal, which
is clouded by the niaterialisin of private interest,
and by the superficial, corrupted, and venal litera-
Dante consecrava tutte le potenze dell'anima. Cattolici,
Guelfi o Ghibellini e incatenati tutti dalle forinole del
passato. <iuei biografi e commentatori si rivelano inetti
a indovinare o presentire la nuova fede che i tempi ma-
turano; pur nondimeno i loro lavori e le loro aspira-
zioni tradiscono, un pensiero d'inevitabile rinovaniento,
un bisogno d' unità morale fondata su qualche grande
idea d'armonìa, d'ordine, d'autorità, un desiderio pro-
fondo <li moltiplicare con quella unità complessiva di
religione, politica e Arte, la potenza dell' intelletto e della
volontà oggi smembrata dietro a fini e interessi di ciascun
individuo, e un mal definito anelito all' ideale oggi velato
àal materialismo delle private tendenze e dalla superfi-
ciale, venale, corrotta letteratura predominante nell' ul-
Mazzi.ni, Scritti, ecc., voi. XXIX <!-• n.-nitmu. voi. V). 13
194 OPKKK MINORI DI DANTE. [1844]
ture, with wbicb, for some years past, we bave beeo
overrun. Dante is to them, what be is to us. one
of the purest worshippers of tbe ideal tliat ever
existed, — one of tbe strongest and most comprehen-
sive heads wbicb bas worked in tbe world betwees
Oharleuiagne and Napoleon. That is tbe reason tbey
write with energy, and we read them witb pati enee,
sometimes even witb warintb. Tbe secret of Dante
is a thing wbicb concerna tbe present ti ine.
Have the writers of wbom we speak unveiled
tbis secret? Have tbey seized in ali its aspects that
soul so loving, and so severe, so susceptible to ali
emotions, (*) yet so profoundly sad, wbicb by turns
retìected within itself Heaven, earth, beli, things
(*) io che pur di mia natura.
Transmutabile son per tutte guise.
Parad., V.
timo mezzo secolo. Dante è per essi, come per noi, uno
fra i più puri adoratori dell' Ideale noti fra gli uomini e
uno de' pochi intelletti singolarissimi per innato vigore e
universalità di concetto collocati a prò' di noi tutti fra
Carlomagno e Napoleone. Però scrivono con energia e noi
li leggiamo pazienti e talora amorevoli. Il segreto di Dante
è il segreto dell'epoca nostra e in esso ci affratelliamo.
Rilevano essi quel segreto ? Abbracciano in tutti i
suoi aspetti quell'anima profondamente amorosa e non-
dimeno severa, schiusa a tutte emozioni ({) e nondimeno
mesta di perenne mestizia, che riflette alternando in sé
(*) io che pur di mia natura,
Transmutabile son per tutte guise.
Parad., V.
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 195
finite, and fchings infinite ! We do not think they
hi» ve. The view which each of ttiein has taken ap-
pears to be essentially incomplete. One has made
him a Gnelf, another has made him a Ghibeline ;
nearly ali of them endeavonr to prove that he was
an orthodox catholic. Now Dante was neither a ca-
tholic nor a Guelf, nor a Ghibeline; he was a
Christian and an Italian. Bnt ali of them have
seized some trait of his mincl : ali have more or
less labonred npon the outworks of his idea : ali
have studied, with more or less impartiality, the
age in which Dante lived, the inen and things a-
mongst whom he passed his life, his Opere minori,
hitherto so forgotten; and by these means they have
opened the only way in which the individnality of
the man and the poet, so profaned and mutilated
by the secrarians of the dead letter. may be soon
i*' estabiished. For tìfty or thirty years, people made
cielo, terra, inferno, le cose finite e infinite? No. Diresti
<•})<■ ciascun d' essi la contemplasse a frammenti. Per uno
di que' scrittori Dante è Guelfo ; per un altro, Ghibellino:
per tutti, o quasi, ortodosso cattolico. Or Dante non fu cat-
tolico né Ghibellino né Guelfo : ei fu Cristiano e Italiano.
Ma tutti afferrano un qualche lineamento dell' anima sua;
tutti lavorano intorno a uno 0 ad alt io accessorio dell'idea
madie che lo diresse; tutti sottopongono a disamina, più o
meno imparziale, il secolo in ch'egli visse, gli uomini e le
cote «tu- s'agitarono intorno a lui. lcsnc Opere minori tra-
sandate l'inora; e i loro Scritti aprono in tal guisa la
sola via -lilla (piale potrà rifarsi assennatamente 1' indivi-
dualità del poeta e dell' nomo, profanata e mutilata fino
ai di nostri dai miseri Settari della morta lettera. Per cin-
quanta anni, i Letterati d* Italia scrissero dissertasioni in-
196 nl'KRE MINORI 1)1 DANTK. [1844]
dissertations about the Pape Satan — about two dif-
ferent readings, (*) botb equally absurd, about the
greater or less degree of harmony in certain lines
of a poeni, where the harmouy tìows throughout in
a fall tide. At the present day the romantici sm of the
continent has passed over the dried-up ground of
these carpings upon words and syllables, and they
are bowed down level with the ground, never more
to raise themselves up. May the dnst weigh more
(*) Upon the accuja, for exaraple, of the Fiorentine edition
of 1481, and the attuja of the other editions (Purg., e. 33,
v. 48). Accuja and attuja mean nothing, either in Italian or
English, or any other existing lauguage. They are evidently two
errors of the copyists. Abbuia (darkens) is, without doubt, the
word that Dante wrote, and yet not one of the thousand and one
annotators has substituted it for this barbarisra. Foscolo'» edi-
tion alone (Rolandi, London, 1842-3) gives the trne reading.
torno al Pape Satan — s' accapigliarono intorno a due
varianti egualmente assurde (*) — o scrutarono stucche-
volmente il più o il meno d' armonia da trovarsi in uno
o in altro verso d' un Poema, per entro il quale l' armo-
nia scorre in onde giganti da un capo all'altro. Oggi il
Eomanticismo continentale ha condannato a tacersi per
se*mpre la genia di spiluccatori di sillabe; e possa la terra
posar sulla sepoltura ove giacciono men greve dei loro
(£) Intorno all' accuja, per esempio, dell'edizione Fioren-
tina del 1481 e l' attuja dell' altre edizioni {Purg., e. XXXIII,
v. 48). Accuja e attuja sono vocaboli senza senso in italiano o
inglese o in qualsivoglia altra lingua. E sono visibilmente er-
rori d' amanuensi ignoranti. Abbuja, intenebra, fu senza dub-
bio la parola scritta da Dante ; e nondimeno né un solo dei
mille annotatori la indovinò. La sola edizione di Foscolo (Ro-
landi. Londra, 1842-43), corregge quel barbarismo.
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 197
lightly upon their sleep than upou their books ! Our
writers occupy theinselves less with the forms than with
the subjects, less with the details than with the whole,
less with the mode in which Dante expresses his thought
than with that thought itself. Instead of writing a
hundredth commentary upon his work, they write his
life. Yet a few more efforts, and this grand figure
of the Christian era, which has hovered above our
entrile, will re appear to our eyes, shining with
brighter glory, and we may offer to it, not our ad-
uli iation (that it has compelled for fi ve hundred
years), but our sympathy and our love — that love
for which his soul thirsted — which none gave him
during his lifetime, aud which even yet, for waut
of knowledge, we can only bestow by a sort of
instinct, and even that only a half love.
Poor Dante ! admiration has done him more harm
since his death, than ever hatred during his life ;
volumi. I nostri scrittori s'affaccendano non foss' altro
intorno alla sostanza più che alla forma, all' insieme più
che ai particolari, al pensiero più che all' espressione on-
d' esso si veste. Invece d' aggiungere un Commento ai mille
esistenti, scrivono la vita del Poeta. Pochi sforzi ancora,
e quella grande fisonoinia dell' Era Cristiana, che si piegò
intravveduta sulla nostra culla, potrà riapparire ai nostri
occhi splendida di gloria più pura e ricevere "da noi tri-
buto, non d' ammirazione soltanto — Dante ci costringe
a quella per cinque secoli — ma di queir amore del quale
egli visse assetalo, che ninno a' suoi giorni gli diede e
che anch'oggi, incerti tuttavia della nostra scienza, non
po#SÌ*mo dargli se non per istinto quasi e a metà.
Povero Dante! 1/ a unni razione pedantesca dei posteri
gli noeqiie quanto l'odio de' suoi coetanei: dimenticò il
198 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
it has mutilateci the thought that lay below by at-
taching itself exclusively to its most brilliant sur-
face ; it has adored the flauie and forgotten the
hearth ; the poet has effaced the man, the inspirai
speaker, the thinker, Poetry is, however, only the
power to symbolise, consecrated to the service of a
great thought. As in the ease of Milton, the -splen-
do ur of the poem has thrown the minor works into
the shade. The cupola has caused the lower park
of the edifìce to be forgotten. Lightly regarded by
his contemporaries themselves, (**) they did not meet
(**) Forgetting that Dante, in his ' Convito, ' written in
the latter part of his life, entirely confhmed his ' Vita Nuova \
u Se nella presente opera la quale è Convito nominata, più
virilmente si trattasse, che nella Vita Nuova, non intendo
però a quella in parte alcuna derogare, ma maggiormente gio-
vare per questa a quella. '•' Boccaccio, in his Life of Dante,
concetto per venerazione esclusiva alla splendida forma,
adorò la fiamma e tenne in non cale V altare sul quale
ardeva, cancellò il pensatore e non guardò che al poeta.
Or non è la Poesia la facoltà di simboleggiare posta a
servizio d' un grande pensiero ? Come avvenne per Milton,
1' immensa luce che vien dal Poema cacciò nell' ombra
gli scritti minori di Dante. La maestà della cupola trasse
i contemplatori a trascurare le parti inferiori del Tem-
pio. Guardate alla leggiera da' suoi contemporanei, (*) non
(£) Dimenticando che Dante nel Convito, scritto negli anni
più tardi del viver suo, conferma la Vita Nuova : Se nella pre-
sente opera la quale è Convito nominata, più virilmente si trat-
tasse, che nella Vita Nuova, non intendo però a quella in parte
alcuna derogare, ma maggiormente giovare per questa a quella. Boc-
caccio, nella sua Vita di Dante, afferma che il Poeta arrossiva
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 199
with a favourable medium, even when the press
gave them a more extended circulation. The age of
patriots was dead, that of thinkers had not yet a-
risen. (*) In the midst of the torrent of pedantic, je-
suitical, academical literature, which overflowed It-
aly, the ' Divina Commedia ' swam above ali, — there
aftìrms that Dante blushed for his first work. Others speak
lightly of his detached poeras, which Dante in his poem
causes Casella, the friend of his youth, to sing to him with love.
(*) The first edition of the ' Convito * is that of 1490, by
Buonaccorsi, Florence. A Titanio Italian conception like that
of Dante, could not in those times be — we do not say Felt —
but divined. Far frora spreading civilization on the world,
the civilization of Italy, concentrated, like life in the heart,
at Florence, already foreboded ad verse destinies. ' La Monar-
chia, ' although twice translated, in 1461, by Jacopo del Rosso,
and in 1467 by Marsilio Ficàio, was only first pnblished in 1559
trovarono elemento più favorevole anche quando la Stam-
pa cominciò a dar loro diffusione maggiore. L' età dei
pan Ioti era spenta, quella dei pensatori non peranco
sorta. (!) Di mezzo alla piena della letteratura, pedantesca,
gesuitica, accademica, che allagò in quel tempo l' Italia,
la Divina Commedia rimase tradizionalmente ammirata —
di quel suo primo lavoro. Altri accenna noncurante alle Rime
che Dante si fa ripetere con amore nel Poema dall' amico de' suoi
giovani anni, Casella.
(<) La prima edizione del Convito è quella del 1490, di
Buonaccorsi in Firenze. Un concetto Italiano titanico come
quello di Dante non poteva a quei tempi non dirò sentirsi, ma in-
dovinarsi. Lungi dal diffondersi al mondo, la civiltà Italiana, con-
centrata, come la vita al core, in Firenze, sentiva fin d'allora
gli avversi fati imminenti. La Monarchia, sebbene due volte
tradotta, nel 1461 da Jacopo del Rosso, e nel 1467 da Marsi-
lio li. ino, non fu pubblicata la prima volta se non nel 1559
200 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
was within it aii eternai spirit of poetry, wbich no
human efforts could destroy ; the minor works wen
overwheimed, new editions of them were rare ; they
were besides, thanks to the fashion of servilely fol-
lowing one single codice, so extremely faulty, that
the Convito, for instance, was, before the labours of
Monti and others, almost unintelligible ; to which
may be added, the barbarous Latinity of some, and
the wearisome scholastic form of ali.
Besides this, meu, instead of studying such mi-
nor works as are incontestibly proved to belong to
at Basle (per Jo. Opporinum) twenty-nine years after the last
ray of Italian liberty had been stifled by Charles V. and Cle-
ment VII. The book ' De Vulgari Eloquio ' appeared in 1529
at Vicenza, in a translation ; the Latin text in 1577 at Paris.
era in essa tale un eterno onnipotente spirito di poesia
da vincere ogni ostacolo d' nomini — ma le Opere minori
andarono quasi sommerse. Rare ne furono le edizioni.
Correvano inoltre, mercé la servile abitudine di non affi-
darsi che a un solo codice senza raffronti, deturpate d'er-
rori siffatti che il Convito, a cagion d' esempio, era, an-
teriormente alle fatiche di Monti e d'altri, inintelligibile
o quasi. Aggiungi la barbara latinità d' alcune e la noiosa
forma scolastica in tutte.
Intanto, V assenza d' ogni vera critica fé' si che i let-
terati, invece di consecrare gli studi alle Opere minori
provate innegabilmente di Dante, armeggiarono sulla fede
in Basilea da Gio. Opporino, ventinove anni dopo che 1' ultimo
raggio di libertà per 1; Italia era stato soffocato da Carlo V
e Clemente VII. Il libro de Ynlgari Eloquio ebbe una edizione
nel 1529 in Vicenza, ma tradotto italianamente ; il testo latino
esci nel 1577 in Parigi.
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 201
Dante, amused themselves on the faith of some co-
dice, or of God knows what, in attributing to him
others, evidently forged, and which are, neverthe-
less, quoted even in the present day by his bio-
graphers. We are not speaking of the < Disputationes
de Aqua et Terra \ — of a Dissertation upon the Na-
ture of Fishes — of the Life and Miracles of Saint
Torello, and other trash, attributed to him by such
as Father Xegri, by Father Soldani, by Valvassori
and snch like: they were soon rejected as impo-
stures. — We are speaking of forgeries which have
obtained credit among literary men, which have been
received, one cannot conceive how, by the writers
nained at the head of our article, and which iead
to a false appreciation of the life and opinions of
Dante : iuventions of Mario Filelfo, a brazen and
impudent charlatan and speculator, if e ver there
was one ; we allude to the Credo, to the Magnificat,
to the Seven Penitential Psalms, and other sacred
poems, which are to be found in almost ali the edi-
in non so quali codici spurii ad apporgliene di non sue,
citate anch'oggi imperturbabilmente siccome autentiche
da' suoi biografi. Non parlo delle Disputazioni de Aqua
et Terra, d'una Dissertazione sulla natura dei pesci, della
Vita e Miracoli di San Torello e inezie siffatte attribuite-
gli da scrittori di nessun conto come il padre Negri, il
padre Soldani, o il Valvassori, e rigettate universalmente
come imposture sfacciate. Parlo di scritti accettati per
suoi (la noni ini letterati, citati dai biografi i nomi dei
quali stanno più sopra e che travisano la vita e le opi-
nioni di Pante; invenzioni di Mario Filelfo, ciarlatano
« ipeculatore impudente: il Credo, il Magnificat, i Sette
Salmi l', iuh,,:iali e altre rime religiose accolte in quasi
202 OPKKK MINORI DI DANTE. [1844]
tions of Dante's poems — to a host of compositions,
soimets, and other things belonging to Dante of
Mnjano, bis contemporary ; anotber Dante, an obscure
poet of the nfteentb century ; perhaps to two of the
sons of Dante bimself — any way not to bini — and
yet inserted among tbe Rime of one Dante. (**)
(**) Among the poems attributed to Dante by the Venetian
editor of 1518, and by nearly ali others after him, we must
reject tbe canzone, t Perché nel tempo rio, ' Dacché ti piace,
Amore, eh' io ritorni, ' ' L' nom che conosce è degno ch'aggia
ardire, ' L'alta speranza che mi reca Amore, ' ' Oimé lasso
quelle treccie bionde ' Non spero che giammai per mia sa-
lute, ' ' Io non pensava che lo cor giammai, ' ' Giovane donna
dentro al cuor mi siede, ' ' L'alta virtii che si ritrasse al cielo.7
Of these, several are by Cino. The sonnets, ' Dagli occhi belli
di questa mia Dama, ' ' Un dì si venne a noi melancolia, ' ' Mes-
Brunetto, ; etc, and ' Quel che voi siete, amico, vostro manto, '
tutte le edizioni di Dante; e non so quanti sonetti e can-
zoni appartenenti al di lui contemporaneo Dante da Maia-
no, a un altro Dante, poeta oscuro del XV secolo, forse
a due figli dell' Allighieri, e inseriti non pertanto tra le
sue Kime. (*)
(*) Fra le composizioni attribuite a Dante dall' editore
Veneto del 1518 e da pressoché tutti quei che gli teunero die-
tro, sono da rigettarsi le Canzoni «Perché nel tempo rio» —
«Dacché ti piace, Amore, ch'io ritorni» — «L'uomche cono-
sce è degno ch'aggia ardire» — «L' alta speranza che mi reca
Amore » — « Oimé lasso quelle treccie bionde » — « Non
spero che giammai per mia salute » — « Io non pensava
che lo cor giammai» — « Giovane donna dentro al cuor mi
siede» — «L'alta virtù che si ritrasse al cielo.» Diverse
tra queste sono di Cino. E spurii sono i Sonetti: «Dagli oc-
chi belli di questa mia Dama » — «Un di si venne a noi me-
lancolia» — «Messer Brunetto, ecc.» — «Quel che voi siete,
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 203
If to ali these sources of error we add the auda-
cious lies introduced into the Life of Dante by Fi-
lelfo and others, the anecdotes invented by Franco
Sacchetti and other novelists, and received as his-
tory — the accusations insinuated against Dante by
popish and jesnitical writers — the gratnitous afìir-
mations about his travels and his friendships by a
* Non conoscendo, amico, il vostro nome, ; Tu che stanzi lo
colle ombroso e fresco, ' ' Io ho tutte le cose eh' io non vo-
glio, \ { Lode di Dio, e della madre pura, ' 'Quando veggio Be-
china corrucciata, ' ' O madre di virtute, luce eterna, ' and
twenty more, at least, ought to be equally rejected : also the
four lines, ' L'amor che mosse già l'eterno Padre, ' the epi-
gram, ' O tu che sprezzi la nona figura. ' Among a hundred
and fifty compositi ons attributed to Dante, there are only
about seventy that belong to him. Dionisi did much to ex-
Or se a queste sorgenti d' errori aggiungiamo le men-
zogne sfrontate inserite nella vita di Dante da Filelfo ed
altri — gli aneddoti inventati da Franco Sacchetti e al-
tri ad abbellirne le loro novelle, poi ricopiati da' suc-
cessori siccome storia — le accuse insinuate contro Dante
da scrittori papisti e gesuitici — le affermazioni gratuite
intorno ai viaggi e alle amicizie del poeta suggerite alla
amico, vostro manto» — «Non conoscendo, amico, il vostro
nome» — «Tu che stanzi lo colle ombroso e fresco» — «Io
ho tutte le cose ch'io non voglio» — «Lode di Dio e della
madre pura» — «Quando veggio Bechina corrucciata» — «O
inailic- di virtute, luce eterna» — e da venti più altri. Né
appartengono a Dante i quattro versi : «L'amor che mosse già
l'eterno Padre» — o l'epigramma: « O tu che sprezzi la nona
figura.» Di cento cinquanta composizioni poetiche che gli fu-
rono attribuite, iiun pili di settanta gli spettano. Il lavoro d'e-
li in inazione va dovuto in parte al Dionigi; e più ancora al
204 OI'KKK MINORI DI DANTE. [1844]
servile tribe of writers, working ili the hire of so-
me patrician fatnilies, whom they seek in ali ways
to flatter — we shall no longer be astonished if, after
ali these labours, the Life of Dante stili remains to
be written, and that bis individnality can scarcely
be discerned through the clouds and darkness that
bave accumulated over it.
A man well known bere in England, and w li oso
name, synonymous with literary independenee and
incorruptible politicai integrity, is revered by ali
punge the rest. M. Fraticelli, the editor and illnstrator of the
' Opere minori, ' aud who stands at the head of the nanies at
the begiuuing of this article, has doue stili more : his criti-
cisin is alniost al ways just aud erudite. We regret, however,
that his edition, through some unaccountable timidity, retains
ali the poems, whether genuine or not. Mauy persona will
not read notes, which form an isolated portion of the work,
and will persist in the old errors.
turba innumerevole degli scrittori servili ad una o ad al-
tra famiglia patrizia e studiosi d' adularne la vanità —
escirà chiaro a noi tutti il perché la Vita di Dante ri-
manga tuttora da scriversi e le sue vere sembianze sfu-
mino tuttavia semicelate tra nuvoli e tenebre raddensa-
tisi da secoli intorno ad esse.
Un uomo, tenuto in gran conto qui tra gli Inglesi e
il cui nome, sinonimo d' indipendenza letteraria e d' in-
tegrità politica incorruttibile, è venerato dalla gioventù
Fraticelli, editore e illustratore recente delle Opere Minori. La
di lui critica è quasi sempre erudita e fondata. Duolmi ch'egli
abbia imprudentemente inserito rime spurie e genuine nell'e-
dizione. Lie note che additano la scelta da farsi sono trasan-
date da molti lettori, e segnatamente quando sono relegate in
calce al volume.
[1844] opere minori di dante. 205
the youth of Italy, tbongh little mentioned by ber
authors — Ugo Foscolo — did niuch to dissipate tliese
clouds of error. Acrid and savage in bis tempera-
mene bis mind nonrisbed and fortified by severe
study, little calculated for laying new foundations,
bat endowed with migbty faculties to overturn, be
destroyed effectnally (unless for tbose who bow down
blindly before preeedents) a bost of errors tbat bad
been banded down by tradition, and prejndices wbicb
barred the way to the study of Dante. In bis differ-
ent writings, especially in bis * ' Discorso sul Te-
" Ibis ' Discorso ', published ili 1825 by Pickering was
to have forined the first volume of an edition of the ' Com-
media, ' which was suspended by the death of Foscolo. This
edirion has recently been published by Rolandi, 20, Berners-
Street, who purchased the MSS. from Pickering, and it may
some time possibly furnish us with an opportunity of review-
ing the different editions of the text : meanwhile we gladly
take this opportunity to commeud its great beauty and excel-
lence, and its remarkable cheapuess.
d' Italia comech é citato raramente da' suoi scrittori —
Ugo Foscolo — lavorò indefesso nell'esilio a dissipare quella
turba (V errori. Dotato d' un' indole generosamente ruvida
e battagliera e di mente nudrita di forti severi studi,
poco atta a fondare ma potente a distruggere, ei rove-
sciò, per quanti almeno non s' incurvano ciecamente ri-
ferenti alle tradizioni, tutto un edificio d'errori che si
frapponeva tra noi e lo studio di Dante. In parecchi
de' suoi scritti e segnata mente nel suo Discorso sul Testo
del Poema, (') ei preparò il terreno a un migliore intelletto
(') Interno alla feritoia <1»1 Discorso e dell'Edizione Fo-
•eolinna di Dante, vedi la nota in calce allo scritto.
206 OPERK MINORI DI DAN TK. [1844]
sto, J etc, he inade a breach and cleared the ground
for the erection of a new one. He annihilated his-
torical anachronisms, aflìrmations taken up on the
faith of an academy or a savant, — system s dictated
by the vanity of a town or a patrician palace. He
submitted authority to the test of a rational exsuni
nation ; he drove out the profane ones trova the
vestibule of the tempie, and there he stopped. He
was to mach tinged with the materialism or scept-
icism of his time to venture therein himself and
become a priest of the god ; but if that stili remains
to be done, it is imperative on any one who shall
undertake to write the life of Dante after bini, nei-
ther to neglect his labours, nor to go on in the old
tracks.
MM. Ozanam, Balbo, and d'Artaud, stili persist
in them in many respects — they bave not taken
mnch tronble to examine and discriminate the works
of those who have laboured before them. They be-
del Poeta e della Commedia; confutò numerosi anacro-
nismi storici, affermazioni accettate fino a lui senza esame
sulla fede d' una accademia o d' un erudito, sistemi ispi-
rati dalla vanità d' una casa patrizia o d' un municipio ;
e sottomettendo l' autorità allo scrutinio d' un indipen-
dente e severo esame, cacciò dal vestibolo del tempio i
profani invasori : poi s' arrestò. Solcata 1' anima dal ma-
terialismo e dallo scetticismo del periodo in eh' egli visse,
ei non potea costituirsi sacerdote del Dio. Ma nessuno
può oggimai attentarsi di scrivere la vita di Dante senza
imbeversi prima dei lavori di Foscolo e delle norme cri-
tiche da lui sancite.
Le trascurarono V Ozanam, Balbo e d' Artaud e si com-
misero ai vecchi errori, ogni qual volta si confacevano
[1844] OPERE MINÓRI DI DANTE. 207
lieve every tking when it suits tbein. M. Ozanam
sees Beatrice dying u dans tout l'éclat de la virgi-
nité, " ìd spite of the " Bici filiae suae, et uxori
D. Simonis de Bardis, of the paternal will. He de-
clares that Dante understood Greek, in the face of
the testimony of Dante himself, in his Convito, when
he speaks of the translations of Aristotle, on the
strength of a sonnet — li Tu che stanzi lo colle om-
broso e fresco, " which is evidently not by Dante, but
which he attributes to him on the authority of
Pelli and his assistants, withont the smallest pian-
sible argument in favour of ita asserted paterni ty.
He consoles himself for the faults with which he
reproaches the poet, by deelaring that he left as his
last bequest a inagnificent hynin to the Virgin, and
that he wished to be clothed upon his bier in the
habit of the order of St. Francis. Now the sonnet,
u 0 Madre di Virtute, luce eterna, " to which M. O-
zanain alludes, and attributed to Dante by Corbi-
alle loro individuali tendenze. Ozaman vede Beatrice a
morire datti tout V éclat de la viruinité e dimentica il Bici
filine siine, et uxori 1). Simonis de Bardis del testamento
p;it (ino. In onta alla testimonianza di Dante medesimo
nel Convito dov'ei parla delle traduzioni d'Aristotile, egli
afferma, ralla fede del Sonetto Tu che stanzi lo colle om-
broso e fresco attribuito senz'ombra di ragione al Poeta
dal Pelli, che Dante sapeva di Greco. Ei va raeconsolan-
dosi degli errori che a lui cattolico sembrano appannare
la vita di Dante col pensiero ch'egli almeno lasciava
morendo traccia di pentimento in un màguifiqué inno
alla Verdine e desiderava d' essere sepolto nell' abito del-
l'* n -dine di San Francesco. Ora, il Sonetto O madre di
Virtute, luce firma. ;il (piale allude l' Ozanam e che fu
208 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
nelli, belongs to Monte Andrea, or some other ob-
scure poet ; and as to the religions habit in which
the Franciscan fathers are said by Tiraboschi to
bave muffled bini, it is one of those anecdotes which
in the present day every tolerably well-read man
would be ashamed to quote. Dante was married,
and he has let't it written in bis Convito, that it is
not the habit ot St. Bennet, of St. Augustine,
St. Francis, or of St. Dominio, that constitutes a
religious life, and that G-od requires only the reli-
gion of the heart. * In like manner, with M. Ozan-
am, M. Balbo complacently gives the anecdote of
the cowl : he believes in the genuineness of le rime
sacre, and in that tissue of trashy meretricious li-
* " Che non torna a religione pur quelli che a San Be-
nedetto, a Sant'Agostino e a San Francesco, e a San Domi-
nico, si fa d'abito e di vita simile, ma eziandio a buona e
vera religione si può tornare, in matrimonio stando ; che
Iddio non volle religioso di noi, se non il cuore. " — Convito.
drea o di non so quale altro oscuro poeta ; e quanto al-
l'abito religioso de' Francescani che piacque al Tirabo-
schi di fargli indossar nella bara, è novella che oggi ogni
uomo di mezzana erudizione non' oserebbe citare senza
arrossirne. Dante era marito e padre e lasciò scritto nel
Convito che non torna a religione pur quelli che a San Be-
nedetto, a Sant'Agostino e a San Francesco, e a San Dominino
si fa d1 abito e di vita simile, ma eziandio a buona e vera
religione si può tornare, in matrimonio stando; che Iddio
non volle religioso di noi, se non il cuore. E non pertanto
Balbo ripete, compiacendosi, l'aneddoto della tonaca fra-
tesca : si professa credente imperturbabile nell' autenticità
delle rime sacre e di quanti prosaci e ribaldi versi Qua-
[18441 OPERE MINORI DI DANTE. 209
nes with which Quadrio, Rigoli, Cresciinbeni, Frotta,
and others like them bave arbitrarily loaded the
inemory of Dante. He professes clearly to discern
the style, the versifìcation, and the reminiscences
of the poet. He believes in ali the anecdotes which
it has pleased Franco Sacchetti and Cinzio Giraldi
to introduce into their tales. He believes in the
four embassies, in the history of the Guelfa and
Ghibelines, in ali that it has pleased Mario Filelfo
to set down to the acccount of Dante, forgetting
the quotations which this same Filelfo inipudently
makes from prose works as by Dante, and which
were recognised as spurious immediately on their
publication. Endowed with stili more vigorous pow-
ers of believing, M. le Chevalier Artaud de Montor,
" memore de PAcadéinie des Inscriptions et Belles
Lettres, de PAcadémie de la Crusca, de PAcadémie
de Gottingue, n and of ten others, the names of which
he contrives to insinuate here and there in his notesr
drio, Rigoli, Cresciinbeni, Frotta e siffatti appiccarono alla
memoria di Dante: ravvisa in essi stile, modi e ricordi
del Poeta : giura negli aneddoti innestati nella di lui vita
da Franco Sacchetti e Cinzio Giraldi : accetta, come fossero
documentate storicamente, le quattro Ambascerie, la Sto-
ria de' Guelfi e de' Ghibellini e tutte quante le impo-
sture di Mario Filelfo, senza pure ricordarsi che il Filelfo
inventava di pianta citazioni dalle prose di Dante che
m —uno, per quanto cerchi, può rinvenirvi. Se non che
innanzi a. tutti, per vigore di cieca fede, sta il Cavaliere
Artaud di Montor, membro dell' Accademia delle Iscri-
zioni e Belle Lettile, <!< -IP Accademia della Crusca, del-
l' Accademia di Gottinga e più altre da lui amorevol-
iim nt< citate in nota. Ei recita, sull'autorità di Filelfo,
M\//im Scritti, ecc., voi. XXIX (Letteratura, voi. V). U
210 Ol'KKK MINORI DI DANTK. [1844]
fondly quotes, and always on the faith of Philel-
phus, the beginning of a letter, " Beatitudinis tuae
sanctitas nihil potest cogitare pollutuin, quae, vices
in terris gerens Christi, totius est misericordiae se-
de», verae pietatis exemplum, " etc. ; written, he
declares, by Dante, and to whoin? — to that sanie
Boniface Vili, against whom he inveighs bitterly
no less than nine times in the poem. In the warinth
of his zeal as a French catholic and royalist, he
is almost tempted to believe that not only Brunetto
Latini, but Dante himself, helped to draw up the
bull for the canonization of Louis IX. by Boniface.
He is astoni shed at the first sonnet by Dante, u A
ciascun alma presa e gentil core, " composed, he as-
sures us, when he was nine years old, * although he
* The author of the ' Curiosities of Literature ' has fal-
len into the sanie error, voi. VI.
il cominciainento d'una lettera Beatitudinis tuae sanctitas
nihil potest cogitare pollutum, quce, vices in terris gerens
Coristi, totius est misericordice sedes1 verce pietatis exem-
plum ecc. scritta, egli afferma, da Dante e a chi? — a
quel medesimo Bonifacio Vili contro il quale egli in-
veisce amaramente non meno di nove volte nella Com-
media. Nel calore del suo zelo di Francese cattolico e
monarchico, ei pende quasi a credere che, non solamente
Brunetto Latini, ma Dante stesso aiutasse quel Papa a
stendere la bolla per la canonizzazione di Luigi IX. Ei
meraviglia del come Dante valesse a comporre il Sonetto
A ciascun alma presa e gentil core quand' ei non avea che
nove anni, (£) mentre gli bastava leggere più attentamente
(*) L' autore delle Curiosità Letterarie, D' Israeli, cadde
nello stesso errore.
[1844] OPERE MINORI DI DANTK. 211
might bave eonvinced hiinself, if he had read the
Vita Nuova with a little more attention, that Dante
wrote it in commemoration of hiseighteenth birth-day.
He is qnite ready to attributo to Dante (p. 485)
tour lines, u L'amor che mosse già l'eterno Padre, n
written for a picture in the great council hall at
Venice, painted by Guariento forty-four years after
Dante was dead. He quotes at random without dis-
cerninent, or a shadow of criticai skillj alike from
authors worthy of credit and imbecile compilers —
Philelphus and Tiraboschi, Muratori and Fra Gia-
como da Serravalle — they are ali one to him.
We ha ve not for many years seen a book (635 pa-
ges!) so utterly devoid of erudition. and so full of
academical bombast — of vanity disguised in a hypo-
critical, sanctimonions modesty — so diffuse, confused,
involved and prosing. Yet this book has been cried
up in France as the important and conscientious
production of a scholar, and an Italian translation
is even now in preparation.
la Vita Nuova per sincerarsi eh' ei lo compose a diciatto.
Quattro versi U amor che mosse già V eterno Padre scritti
per un dipinto nella Sala del Gran Consiglio in Venezia,
lavoro di Guariento e posteriore di quarantaquattro anni
alla morte di Dante, gli sono da lui liberalmente attri-
buiti. Filelfo e Tiraboschi, Muratori e Fra Jacopo da Ser-
ravalle, eruditi di fama Europea e inetti compilatori, som-
ministrano egualmente al Cavaliere d'Artaud autorità.
citazioni e prove. Ei manca assolutamente di discerni-
MMMito e di critica. Il suo libro, di 635 pagine, è il più
vuoto (li ver;» doti lina, il pili diffuso, intricato e seminato
d'<nori, (li' io m'abbui da molti anni veduto. E nondi-
meno tu salutato in Francia come lavoro utilmente e
profondamente erudito; ed ebbe, credo, gli onori d' una
traduzione in Italia.
212 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
Ali this wonld bave been no great matter in
our eyes, if tbese errors bad only concerned mere
matter s of fact, wbich did not bear upon the appre-
eiation of the Man, upon the right understanding
of the inner life of the soni, upon the faith of Dante.
Dante would appear more extraordinary, but not a
greater man in our eyes, if he bad composed a son-
net when he was nine years old — in the same way
that he would bave no less been a great poet, if
he had writteu some of the wretched verses wbich
are attributed to him erroneously. But the Man is
at'stake here. The man appears to us, in consequence
of the Guelpbic prejudices whicb bave guided the
pen of almost ali the writers who figure at the head
of our article, incomplete, incongruous, weak, iras-
cible, unstable, objective rather than subjective^
yielding to circumstances, rather than seeking to
create or govern them, fragmentary, many-sided.
A me tutto questo non parrebbe gran fatto importante
se gli errori non toccassero che fatti isolati e non ten-
dessero a falsare il nostro concetto dell'Uomo, dell'in-
tima vita dell' anima e della fede di Dante. Dante ci ap-
parirebbe più singolare, non più grande, s' egli avesse
composto, a nove anni, un sonetto, né sarebbe poeta meno
potente, s' egli avesse, in alcuni momenti d' infiacchimento,
dettato l' una o l' altra di quelle rime prosaiche che i
compilatori volgari gli appongono. Ma gli errori citati
toccano la natura dell'Uomo. L'uomo, in conseguenza
de' pregiudizi Guelfi comuni ai più fra gli scrittori citati, ci
sorge innanzi imperfetto, misto di contradizioni, debole^
facile all' ira, istabile, obbiettivo anzi che subbiettivor
soggiacente all' impulso di circostanze esterne anziché ten-
dente a crearle e predominarle e privo di quella potente
[1844] OPERK MINORI DI DANTE. 213
There mingles with the adoration (sonietinies incon-
siderate) which these writers ali profess for the poet
— a sort of compassionate, patroni sing tone of ben-
ign apology for the Man, which revolts us, as at
once a solecism in rnorals and in history. They en-
deavour to explain to us, in a tone of paternal in-
dulgence, how Dante happened sometimes to be a
Guelf, and sometimes a Ghibeline — that it was the
weakness inherent in hnman nature, the violence of
party, the iniìiience of quiek and violent passions,
by which he was blown hither and thither. They
quote from Boccaccio — in whom the romance writer
sometimes predominates over the historian — the an-
ecdote of Dante' s throwing stones into the Street,
upon passers by who had spoken evil of Ghibelinism.
They ali declare, from the author of the parallel
betwen Milton and Dante, in the ' Edinburgh Be-
uuità eh' è generalmente contrassegno dei grandi per Ge-
nio e singolarmente di Dante. All' adorazione, talora im-
prudente, che gli scrittori dei quali parlo professano pel
poeta, contrasta non so quale un senso di mal celata com-
passione e di scusa per gli errori dell' uomo, che viola
a un tempo storia e moralità. Essi si mostrano affaccen-
dati a spiegarci, con parole d' indulgenza paterna, co-
me Dante mutasse da Guelfo a Ghibellino, com'ei fosse
talora spronato pervie diverse dall' influenza di rapide e
ardenti passioni, dalla violenza delle fazioni, dalle de-
bolezze inseparabili dell' umana natura. Citano dal Boc-
caccio nel quale il novellatore sovrasta talora allo sto-
ri <»> — l'aneddoto che Dante avventò sassi su per le vie
a uomini avversi al Ghibellinismo. Dichiarano tutti, dal-
l'autore del parallelo fra Dante e Milton nella Rivista
214 OFKliK MINORI DI DANTK [1844]
view ' * (No. 84), down to M. Balbo, + that he was
choleric, harsh, vain, tenacious. With this general
adinission, and the invented incidents with which
they nave broken up his life, and which represent
hini as changing his opinions and his line of polit-
icai conduct without snfficient reason, — it results on
one hand, that the unity of this imposing figure is
destroyed, which stands as the type of a whole na-
tion, mournful and grand as itself — on the other
hand, for the numerous class whose reading in Dante
goes no further than the ' Inferno, ? it seems almost
to jnstify the accusation of sombre hatred and fer-
ocity, which a writer whose mind is evidently dis-
* " In every line of the ' Divina Commedia ' we discern
the asperity which is produced by Pride struggling with Ma-
jesty. "
t Si fece per superbia ed ira Ghibellino. Il gran peccato di
Dante fu Pira. — Voi. IL, e. 1.
d' Edimburgo (A) fino a Cesare Balbo (2) eh' egli era d' in-
dole collerica, aspra, vana, ostinata. E affermazioni ge-
nerali siffatte e i falsi aneddoti innestati nella vita di
Dante tendenti a mostrarlo mutabile d' opinioni e di con-
dotta politica senza sufficienti cagioni, rompono da un
lato, come dissi, l'unità di un potente individuo, tipo di
tutta una Nazione, grande e solenne di dolore com' esso,
e inchinano i molti lettori, che nello studio del poeta non
varcano oltre V Inferno, ad accettare le accuse di cupo
odio e ferocia che uno scrittore visibilmente infermo di
(*) «Ogni verso della Divina Commedia ci rivela l'Orgo-
glio a tenzone colla Maestà.» Biv. d' Ed., n. 84.
(2) « Si fece per superbia ed ira Ghibellino. Il gran pec-
cato di Dante fu Pira.» Vita di Dante, II, e. 1.
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 215
ordered, and whose name we wish to abstain from
inentioning, has dared to lay against Dante within
the last six years, — nere, in London ; — against a
man whose soul was so full of love, that he placed
morality above ali science — who made morality and
philosophy consist in the harmony of the virtues,
which is, says he, l Beauty ' — who declared that Ge-
nius itself was incapable of attaining certain kinds
of knowledge, unless it be assisted by Love (Par. VII),
and who, in the ' Convito ', defìned Philosophy —
1 Uno amoroso uso di sapienza. 7
We thank God it is ali false. We inay revere
the genius without mistrust or fear. The Life of Dante,
as we have said before, stili remains to be done,
and the writers of the present day have only op-
ened the way.
The mere facts of Dante' s Life, and upon which
we cannot now dwell, will not take' up much time
with the writer who is to come. Many facts, ma-
mente, W. S. Landor, avventò ripetutamente, negli ul-
timi sei anni, contro un uomo la cui anima era si
piena d' amore da fargli porre la moralità innanzi a ogni
scienza, che affermava la Filosofia e il Bello consistere
nell'armonia delle virtù, dichiarava il Genio incapace di
un -ere un certo grado di scienza se non aiutato dal-
l'Amore e definiva nel Convito la Filosofia uno amoroso
uso di sapienza.
Accuse siffatte sono, la Dio mercé, false tutte. In Dante,
noi possiamo venerare il Genio senza diffidenza e terrore.
Altri scriverà la di lui Vita, alla quale gli scrittori del-
l'oggi non hanno preparato che materiali.
I nudi fatti della vita di Dante, intorno ai quali or
non m'è dato fermarmi, non usurperanno gran tempo
216 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
ny dates, whicb bave been the subject for many
pages of discussion, will, we fear, bave to remata
for ever in uncertainty : the places where he first
studied (whatever Benvenuto da Imola may say) —
his masters, amongst whoiu we only know for a
certainty Brunetto Latini — his friends, if we except
Guido Cavalcanti, Giotto, Casella the musician, Char-
les Martel, king of Hungary, Forese, brotber to
Corso Donati, his sister Piccarda,' and perhaps one
or two others whom he himself names in his poem.
The dates, and the places of his pilgrimages across
Italy, from his exile in 1302, until his death in 1321,
which authors bave so well contrived to complicate
by dint of random conjectures, can with difficulty
be established. But the Life of Dante does not He
there. For us, the Life of Dante consists in the
al futuro scrittore. Molte date che somministrarono ar-
gomenti a interminabili pagine di controversia, dovranno,
temo, pur sempre rimanersi incerte, non appurate; e in-
certi rimarranno probabilmente, checché ne dica Benve-
nuto da Imola, i luoghi de' primi suoi studi — i maestri
eh' egli ebbe, tra i quali il solo Brunetto Latini ci è noto
— gli amici eh' egli ebbe diletti, se eccettuiamo Guido Ca-
valcanti, Giotto, Casella, Carlo Martello, Forese fratello
a Corso Donati, la di lui sorella Piccarda e per avven-
tura uno o due altri i cui nomi egli affidava al Poema.
La data e i luoghi del suo lungo pellegrinaggio attraverso
l'Italia, dal suo esilio nel 1302 alla sua morte nel 1321, fatti
ancor più intricati dalle mille congetture avventate degli
eruditi, potranno difficilmente accertarsi. Ma la Vita, la vera
vita di Dante, non è nella serie dei fatti materiali dell' esi-
stenza. La vita di Dante sta, per noi, nei patimenti e nelle
aspirazioni dell'anima sua — nei suoi impulsi predominanti
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 217
autieri ngs and aspirations of his soni — in its char-
acteristic impulse — in the developinent of his ai-
ready leading thought — in his belief, both as a man
and as an Italian. And this is not to be discovered by
consulting the old biographers and the old annotators
of Dante, nor by ruimnaging in the archives of uionaste-
ries, nor by followmg with M. Ampère the literal foo-
tstepsof his journey through Italy. It must be done by
plunging at once, as much as possible, into the medium
in which Dante li ved, then to study his works, his minor
works especially, for those were evidently designed by
him as a preparation for the poem: afterwards, the
poem itself, which is the crown of the edifice which he
erected. In that, if you read therein with reverence,
with meditation, with sympathy for ali that Dante
loved, you will find every thing. Both as a man
and as a poet, Dante stands the first in modera ti-
mes — or, to speak more correctly, he is the first,
— nell' insistente sviluppo del pensiero che gli fu scorta,
ispirazione e conforto — nella sua fede d'uomo e d'Italiano.
Né può scoprirsi consultando i vecchi biografi e annotatori
di Dante, rovistando gli archivi dei monasteri o seguendo a
una a una, coli1 Ampère, l' orme erranti del Poeta sulle terre
d' Italia ; bensì immergendosi risolutamente e quanto è
possibile nel mezzo, nell' elemento in cui Dante visse, poi
studiandone le opere, le minori segnatamente eh' ei dise-
gnava visibilmente come preparazione al Poema, e ad-
dentrandosi finalmente nel Poema stesso, che incorona
l'edilìzio da lui innalzato. In quest'ultimo, chi lo leggerà
con riverenza, meditazione profonda e affetto per ogni
cosa amala da Dante, lo scrittore troverà (pianto occorre.
Com' uomo e come poeta, Dante sta primo nei tempi mo-
derni o più esattamente in tutti, dacché non è da trovarsi
218 0VSR1 MINORI DI DANTE. [1844]
for the old world had nothing analogous to him —
of that series of great inen in art, wbich, passing
through Michael Angelo, has in onr day ended in
Byron ; in like manner as a parallel series begin-
ning among the Greeks ( JSschylus excepted, has, pas-
sing through Shakspeare, come to a termination in
Gothe. It is this race of mighty subjectives who may
be said, in token of their conquest, to stamp the
impress of their individuality both upon the actaal
world, and upon that wbich they create — that is to
say, ali they derive from within themselves, or from
the future, of wbich they are the prophets; — whilst
the other class is composed of those who reflect,
like a stili lake, ali things that are without — who
efface their own selves, and are absorbed in tura
by the objects wbich lie before them. In both classes
the men are great — the one excites more of our ad-
nel vecchio mondo chi lo somigli, a capo di quella serie
di potenti nell' Arte che passando per Michelangelo s' è
conchiusa a' di nostri in Byron, mentre un' altra serie
parallela, iniziata, Eschilo eccettuato, dai Greci, scese,
attraverso Shakespeare, sino a Goethe. I Grandi subbiet-
tivi che formano la prima stampano, a guisa di conqui-
statori, l'impronta del loro individuo sul mondo attuale
e a un tempo sopra un altro del quale promovono la
creazione e derivano la vita che esprimono o dalla propria
o dal futuro che, profetando, intra vvedono : gli uomini
dell' altra serie riflettono, come un lago tranquillo, le cose
poste al di fuori, e cancellando se stessi, immedesimano
successivamente V anima negli oggetti che passano in-
nanzi ad esse. Gli uni e gli altri sono egualmente po-
tenti, se non che gli ultimi suscitano più specialmente
la nostra ammirazione, i primi più specialmente l'affetto. E
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 219
miration, and the otker more of our sympathy. In
botb there have been great struggles to be endured,
great victories to be obtained — bnt in the one case,
the marks of the combat have been left upon the
victors, in the other case it is not so. The one race
appears to us like gods who have come down in the
likeness of meri, and the others seem to ns like
men who have made themselves as gods. We ea-
gerly trace out the line of them, we follow them lov-
ingly through ali their labours and struggles up to
their victory. In ali the works of Dante — his lite of
sufifering and struggle is displayed to our eyes. He
is one of those of whom we may say, in the spirit
of the beatiful catholic legend, that they leave
the image of themselves upon their winding sheet.
Of ali the biographies of Dante, the carefully
got-up edition which M. Fraticelli has given to the
world of his ' Opere minori, 7 is the best that has
hitherto appeared. Amongst those who desire to
spettano a ciascuna serie grandi lotte e grandi vittorie :
ma nella prima, i vincitori ne serbano, come soldati le
cicatrici, ricordi profondi e visibili; non cosi nella serie
degli obbiettivi. Diresti che i primi fossero Dei scesi a
patire e fare tra noi, i secondi uomini saliti a contem-
plare e goder fra gli Dei. In tutte le "opere di Dante, la
vita di dolore e battaglia che egli condusse ci si svela
innanzi e le teniamo dietro con palpito. Egli è uno dei
pochi dei quali può dirsi, seguendo una bella leggenda
cattolica, ch'essi lasciano la loro immagine nel lenzuolo
di morte clic li ravvolge.
L'accurata edizione che il Fraticelli ha dato delle
Opere minori è la migliore biografia eh' io mi sappia di
Dante. V idea che Dante segui attraverso tutta quanta la
220 OPKRK MINORI DI DANTE. [1844]
make Dante more and more nnderstood, those will
do the most towards that end, wno aliali give us
good translations of the ' Vita Nuova, ' the ' Con-
vito, ' the Latin edition of his ' Monarchia, 7 his
little treatise l De Vulvari Eloquio, 7 and the seven
letters of his * which are stili extant. These works,
hardly understood anywhere, are almost entirely
* There is but one translation, ■ of the fifteenth ceutury,
of two of his letters ; the oue to the princes and people of
Italy, and that doubtful oue to Guido da Polenta. The others,
to Cino da Pistoia, to the emperor Henry Vili., to the Ita-
lian cardinals, to the Fiorentine friend, and to Cane Scaligero,
are in Latin. Professor Charles Witte, was the first who gave
an edition of them at Padua in 1827, announced in 1838, in
his German journal, the discovery of seven other letters by
Dante, in a MS. given in 1622 by Maximilian of Bavaria to
Gregory XV. But the rnanuscript was stolen from him, and
has remained from that time inaccessible. Other letters by
Dante, quoted by his old biographers, cannot now be found.
vita ha espressione filosofica nel Convito, politica nella
Monarchia, letteraria nel trattato de Valgavi Eloquio, poe-
tica e religiosa nella Commedia. (£) La Vita Nuova sta sola:
(L) A questi lavori sono da aggiungersi come sorgente di
studio le sette lettere che avanzano di lui. Due, ai principi e
popoli d; Italia V una, a Guido da Polenta e dubbia 1' altra,
non furono tradotte che nel decimoquinto secolo. Le altre, a
Cino da Pistoia, all' Imperatore Arrigo Vili, ai Cardinali Ita-
liani, all' amico Fiorentino e a Can della Scala sono latine. Il
professore Carlo Witte che primo raccolse tutte le Epistole in
una edizione di Padova nel 1827, annunziò, nel 1838, in un
Giornale tedesco, la scoperta d' altre sette lettere in un Co-
dice donato nel 1622 da Massimiliano di Baviera a Grego-
rio XV. Se non che il manoscritto fu trafugato né credo se ne
avesse contezza mai. E altre, citate dai vecchi biografi di
Dante, sono irreparabilmente perdute.
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 221
unknown in England. The idea that Dante pursued
during the whole of his life, is found — philosophi-
cally expressed in the ' Convito ' — politically, in the
4 Monarchia 7 — in its literary aspect, in the treatise
c De Vulgari Eloquio ' — poetically and religiously,
we may say, in the ' Commedia. ; The ' Vita Nuova 7
makes a class apart — it is a perfume of the early
yonth of Dante — the dream of that love which God
Benda to his privilegèd children, in order that they
may never despair during life, and forget the im-
mortality of their being. ' La Vita Nuova, ' which
Dante wrote most probably at the age of eight-and-
twenty, and in which he relates both in prose and
verse the emotions of his love for Beatrice, is an
inimitable little book of gentleness, purity, delicacy,
of sweet and sad thoughts, — loving as the note of
the dove, ethereal as the perfume of flowers ; and
that pen, which in later years resembled a sword
in the hands of Dante, here delineates their aspect,
as Eaphael might have done with his pencil. There
are pages — those, for example, where is related the
è un profumo della prima giovinezza di Dante, il sogno
di quell' amore che Dio manda ai prediletti da lui per-
ché non disperino mai della vita e non dimentichino,
checché avvenga, l'anima loro immortale. Ei la scrisse
probabilmente quando contava ventotto anni d' età e vi
nana in prosa e versi la storia del suo amore per
Beatrice. È libretto inimitabile di gentili, puri, delicati,
dolci e mesti affetti e pensieri: amoroso come la nota
<l«-l tortore, etereo come le esalazioni dei fiori; e la penna,
temprata a spada negli anni più tardi dall' Allighieri, vi
disegna le due fisonomie colla soavità del pennello di
Raffaele. Sono nella Vita Nuova pagine di prosa — quelle
222 OPERE MINORI DI DANTE. [1844J
dream of the death of Beatrice — the prose of wliicli
is a finished model of language and style far be-
yond the best pages of Boccaccio. There are sonnots.
in onr opinion, far beyond the most admired of Pe-
trarchs, almost untranslatable, so exquisite are they
in their constrnction, and sn purely Italia» in feheir
harmony. Shelley alone could have succeeded. At pre-
sent we think that the task of translating the 4 Vita
Nuova ' can by confided only to the soni of a woman.
There have been loud disputes from the days of
the Canon Biscioni down to M. Kossetti, about the
real existence of such a person as Beatrice. One
caimot really understand how from the mystic style
of the work, and from some ambiguous expressions
put there as a prelude to the poein, learned men
have been able to bring themselves, in the face of
the customs of the middle ages, and of several cent-
uries of Christian symbolism, in spite of the most
positive documents to the contrary, one while to re-
fuse ali bodily individuality to the-young i Bice, '
a cagion d'esempio che descrivono il sogno della morte
di Beatrice — superiori d'assai per lingua e stile alle
migliori del Boccaccio, e Sonetti che a me sembrano da
preferirsi ai più vantati del Petrarca. Shelley solo avrebbe
potuto tentarne la traduzione. E oggi, credo, non do-
vrebbe affidarsi che ad anima e penna di donna.
Parecchi eraditi armeggiarono, dai giorni del cano-
nico Biscioni fino a Gabriele Kossetti, a decidere se Bea-
trice abbia o no avuto mai esistenza reale. Come a uomini
non tocchi di mania riescisse, in conseguenza dello stile
mistico del libretto e d' alcune ambigue espressióni in-
serite, quasi preludio, sul cominciamento del poema, e
di fronte ai documenti pili positivi, di dubitare della vita
[1844J OPERE MINORI DI DANTE. 223
in order to bave ber nothing more than abstraction
— then, again to admit two distinct beings, tbe Bea-
trice of tbe poet, and the Beatrice of the theologian, thus
destroying what constitutes the progressive continuity,
the pecnliar genius in the love of Dante. It is precisely
this endeavour to place a link betwen the rea! and the
ideal, between the symbol and the invisible, between
earth and Heaven, which converts the love of Dante
into something that has no analogy upon earth that
we know of — a work of purifìcation and idealization
that stands by itself, pointing ont the mission of
woman and of love. She who inspired Dante bere
below, became his angel, his guardian angel. in
Heaven. Death itself disappeared before the migli ty
love that was kindled in the heart of the poet : it
transformed. it puritìed ali things. The bier, as Jean
Paul says, is the cradle of Heaven. Dry your eyes,
ye who weep, the souls who have cherished you,
and whom ye have cherished to the last moment
di Bice, o di ammettere due esseri distinti, la Beatrice
del poeta e quella del teologo, distruggendo in tal modo
la continuità progressiva che caratterizza specialmente il
Genio e l'amore di Dante, non saprei dirlo. Ma il ten-
tativo d' inaunellare il realee V ideale, il simbolo e l'in-
visibile, la terra e il cielo, tramuta l'amore di Dante in
t.il cosa che non trova analogia fra i mortali, in un la-
voro di purificazione e idealizzazione che addita, con esem-
pio unico. La missione dell'amore e della donna (piaggili.
Quella che ispirò Dante sulla terra gli diventò angelo
protettore nel cielo. Davanti alla potenza d'amore che
durò nel Poeta, la morte stessa spari. La bara, come
dice Richter, è la culla del cielo. Tergete le lagrime,
o voi ohe piangete: le anime ejtte v'amarono, e che voi
224 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
of their stay here below, are appointed, as a reward
for their love and yours, to watch over you, to pro-
tect you, to raise you up one step nearer towards
God in the scale of your progressive transformations.
Have you in one of those moments which stand a-
lone caught a glimpse, an iutuition, a thought of
genius, an unwonted light bright frora the Eternai
Truth ? It is, perhaps, the breath of the being whom
you have the most loved, and who has the best
loved you when upon earth, which is passing over
your burning forchead. When, sickened with de-
ceptions, you wandered shivering under the frozen
touch of the spirit of doubt, have you felt the sud-
den warmth of a thought of love and faith gilde
into your heart % It was, perhaps, the kiss of your
mother, whom you wept as dead, whilst she srniled
upon your error. The ' Love of Dante ? is, in modem
times, the prelude to such thoughts. It is not the
amaste sino all' ultimo momento della loro esistenza ter-
restre, sono scelte, a ricompensa del loro e del vostro
amore, a vegliare sa voi, a proteggervi, a sollevarvi d'un
grado più presso a Dio nella serie delle vostre trasfor-
mazioni progressive. Foste mai, in qualche momento so-
lenne, visitati subitamente, insperatamente, da una in-
tuizione, da un pensiero, da un lampo di Genio, da un
raggio più luminoso dell'eterno Vero? Forse vi lambiva
la fronte un alito dell' essere che più amaste e che più
v'amò. Sentiste mai, quando stanca l'anima di delusioni,
erravate tremando, quasi per freddo, sotto il tocco gelato
del Dubbio, il rapido calore d' un pensiero d'amore e di
fede scaldarvi il core a novella vita ? Forse era un bacio
della madre vostra che voi piangevate estinta e che sorri-
deva del vostro errore. L'amore di Dante fu preludio
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 225
pagan love, the joyful, thoughtless, sensual love of
Tibullus, or Anaereon ; it is inournful, troubled by
an inexpressible sentiment of incompleteness. At the
age when men breathe nothing but hope and plea-
snre, almost the first dream of Dante is death — the
cleath of his mistress. He never speaks of the per-
sonal beauty of Beatrice, except it may be of her
fair hair, and the expression of her face ' ove non
puote alcun mirarla fiso ' * — he hastens to add. Nor
is it the love of chivalry. Ohivalry, owing to that
characteristic instinct of equality, which in Italy
mistrusted its origin and its feudal tendencies, ne-
* The song, ' Io miro i biondi, ' etc, from which, if we
recollect right, Mrs. Jameson, in her ' Loves of the Poets, r
draws the portrait of Beatrice, is more than doubtfnl.
a presentimenti siffatti dei nostri tempi. Non è 1' amore
pagano, il gaio, spensierato, sensuale amore di Tibullo
o d' Anacreonte : è nn amore mesto e tormentato da un
senso perenne d'aspirazione a un ideale non raggiunto.
Neil' età in cui gli uomini non sognano generalmente
che speranza e piacere, il primo quasi sogno di Dante è
di morte, della morte di Beatrice. Ei non parla delle di lei
bellezze, se non forse della bionda chioma e della espres-
sione del volto, ove, ei s' affretta a soggiungere, non puote
alcun mirarla fiso. (^ Né l'amore di Dante è quello del-
l' epoca cavalleresca : la Cavalleria, mercé l' innata ten-
denza del nostro popolo all'eguaglianza ditlidentissima
delle origini feudali di quella istituzione, non mise mai
(*) L'autenticità della canzone Io miro i biondi, ecc., dalla
quale la signora Jameson deriva, se ben ricordo, negli Amori
" l'oeti, il ritratto di Beatrice, è piti che dubbia.
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXIX <Lett<Tiituni, \..l. V). 15
226 ol'KRE MINORI DI DANTE. [184
ver took root there ; art and poetry were the nu
tional chivalry. It was not the love of Petrarca, —
love macie divine in its expression, but almost
vnlgarized by its unquiet, querulous alni, agitateci
during the life of Laura, and regretted or accepted
as a sort of inevitable misfortune after ber deatli.f
The love of Dante is caini, resigned, submissive :
death sanctifles it instead of converting it into re-
morse ; neither is it tbe sort of love wbicb eh ara -
terizes our age of transition, and wbich has been so
will denned as i l'égoisuie à deux personnes, ' a jea-
lous and convulsive passion, made up of self-love
and tbat tbirst for personal wellbeing wbicb narro ws
tbe spbere of our activity, ànd causes us to forget
our duties towards our country and towards man-
kind : — no, the love of Dante destroys nothing, it
t ' Donne che avete, ; etc.
radici potenti davvero in Italia. Né può paragonarsi a
quello del Petrarca: amore fatto sovente divino dall'in-
canto dell' espressione, ina querulo e irrequieto, come
ogni amore terrestre più ch'altro, nella sostanza agita-
tissimo finché Laura visse, e lamentato o accettato quasi
sciagura inevitabile poi eh' essa mori. (*) L' amore di
Dante è tranquillo, rassegnato, sommesso; la morte non
lo muta in rimorso, ma lo santifica. Diverso assoluta-
mente da quel genere d' amore che, nel periodo di tran-
sizione in cui viviamo, merita il nome d' égóisme à deux
personnes, passione gelosa e convulsa mista d' orgoglio e
d' una sete di voluttà personale che restringe la sfera
della nostra attività e ci fa dimentichi dei nostri do-
veri verso la patria e P umanità, V amore di Dante non
(1) Vedi Donne che avete, ecc.
[1844] OPERK MINORI DI DANTK. 227
fertilizes ali — it gives a giant-like force to the sen-
timent of duty— it expands the soul to the ends of
the whole earth — ' Whenever and wherever she ap-
peared to ine, I no longer felt that I had au enemy
in the world — such a flame of charity was kindled
in iny heart, causing me to forgi ve every oue who
had offended me. (*) The power of continuing to go
onwards towards perfection and purifìcation, which
shone in to him from Beatrice, is the Constant the-
me of his poeins(*#) — it is the love, such as Schiller
(*) Quando ella apparia da parte alcuna,...,, nullo nemico mi
rimanea, anzi mi giugnea una fiamma di caritade, la quale mi
facea perdonare a chiunque m'avesse offeso. " — Vita Nuova.
(**) E qual soffrisse di starla a vedere
Divenfa nobil cosa o si morìa.
.... Le ha Dio per maggior grazia dato
Che non può mal finir chi le ha parlato.
Canzone.
inaridisce gli altri affetti, ma li feconda tutti, aggiunge
forza al sentimento del Dovere e spande la vita dell' a-
nima sino agli ultimi confini della nostra terra. Quando
ella apparia da parte alcuna, nullo nemico mi rimanea,
ami mi giugnea una fiamma di caritade, la quale mi facea
perdonare a chiunque m'avesse offeso, dice egli nella Vita
Nuova. La potenza, versata in lui da Beatrice, d' innol-
trare più sempre sulla via del perfezionamento e della
purificazione, gli è tema costante nelle sue Rime. (l) 11
(l) « E qual soffrisse di starla a vedere
Divenfa nobil cosa o si moria.
. ... Le ha Dio per maggior grazia dato
« Che non può mal finir chi le ha parlato. »
Can:.
228 OPEKK MINORI DI DANTE. [1844]
has cojiceiyed in bis ' Don Carlos ' — sudi as the
future will understand. When Beatrice — whose affec-
tion for the poet niay be inferred froin the reproa-
ches she addresses to hini in Parad. 0. XX XI. t a -
ken together with lines in the Canzone, l E m? incresce
di me' (f) — was married, he fell seriously ili ; — when
a short time afterwards she died, his lite was feared
for. c He had become, ' says Boccaccio, ' something
savage to look upon. ? (f) Bnt he felt that the death
of Beatrice imposed fresh duties upon him, and that
(t) Noi darem pace al core, a voi diletto,
Diceano agli occhi miei
Quei della bella donna alcuna volta.
The disproportion of their fortunes was, perhaps, the rea-
son they were not married to each other.
(t) " Quasi una cosa selvatica a riguardare, magro, barbuto,
e quasi tutto transformato da quello che avanti essere so-
leva. " — Vita di Dante.
suo amore è l'amore quale Schiller lo concepì nel Don
Carlo, quale il futuro lo intenderà. Quando Beatrice —
il cui affetto pel Poeta può inferirsi dai rimproveri ch'essa
gli move nel canto XXXI del Paradiso raffrontati con
alcuni versi della Canzone E mHncresce di me ecc. (*) —
andò a marito, Dante infermò gravemente : quand' essa,.
non molto dopo, mori, pericolò nella vita ? e si fece, narra
Boccaccio, quasi una cosa selvatica a riguardare, magro, bar-
buto, e quasi tutto transformato da quello che avanti essere
soleva. Ma ei senti che la morte di Beatrice gli creava
(*) « Noi darem pace al core, a voi diletto,
Diceano agli occhi miei ,
Quei della bella donna alcuna volta. »
La sproporzione nelle loro sostanze impedi forse la loro unione.
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 229
what he liad now to do, was to render himself more
and more worthy of ber — he resolved within himself
to keep bis love for ber, to the last day of bis life,
and to bestow upoii her an iinmortality on earth. (#)
He kept bis vows — bis union with Gemma Donati,
in spite of the assertions of those who believe it
was anhappy, (#) appears to bave been cairn and cobi,
(*) " xVpparve a me una mirabile visione, ne la quale io vidi
cose che mi fecero proporre di non dire più di questa bene-
detta, infino a tanto che io potesse pili degnamente trattare
di lei. E di venire a ciò io studio quanto posso, coni 'ella sae,
veracemente. Sicché, se piacere sarà di colui, a cui tutte le cose
vivono, che la mia vita duri per alquanti anni io spero di dicer
di lei quello che mai non fne detto d'alcuna. " — Vita Nuova.
(*) The lines of the poem, whieh are often quoted,
' La fera moglie pili eh' altro mi nuoce, '
have nothing which shows the smallest allusion of Dante to
his wife. The other proof, that is endeavoured to he deduced
altri e solenni doveri, e eh' ei dovea lavorare a farsi pili
e più sempre degno di lei : deliberò di amarla fino al-
l'ultimo della vita e darle immortalità sulla terra : (')
e ma ut «ime il voto. La sua unione con Gemina Donati
fu, sembra, qod coni' altri afferma, infelice, (2) bensì
(*) « Apparve a me una mirabile visione, ne la quale io vidi
cose che mi fecero proporre di non dire più di questa benedetta,
Infino I tanto che io potesse più degnamente trattare di lei. E
<li venire a eiò io studio quanto posso, com'ellasae, veracemente.
Bieohéj s»- piacere sarà di colui, a cui tutte le cose vivono, che
la mia vita duri per alquanti anni io spero di dicer di lei
quello che mal non fue detto d'alcuna. » — Vita Nuora.
(2) Il verso del Poema sovente citalo
« La fera moglie pili eh' altro mi nuoce, »
non allude u leu ornamento alla moglie di Danto. E 1' altra prova,
ohe taluni derivano dal silensio serbato intorno a lei, non ri-
230 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
rather the accouiplishuient of a social duty, than the
result of an irresistible impulse of the heart. His
short fancies for Gentucca and Madonna Pietra pas-
sed over his soni like clouds ; above them is the
serene Heaven, and in this Heàven the image of
Beatrice remains immovable and shining like the
sun of his inner life. He gave her name to one of
his daughters, whom Boccaccio saw? a nun at Ka-
venna. He inspired himself by her inemory, not only
from his silence, goes for nothing. From a sentiment of deli-
cacy, Dante never mentions either his wife or children, whom
he loved, and whom he called round him as soon as circum-
stances permitted. Throughout the whole poem there is but
one reminiscence of his domestic affections ; it is the
' Benedetta colei che in te s; incinse. '
Inf., Vili,
which recalls his mother.
freddamente calma, somigliante più al compimento d'un
dovere sociale che non a irresistibile impulso del core.
I brevi traviamenti eh' egli ebbe con Gentucca e Madonna
Pietra passarono come nubi sull' anima sua : al di sopra
era il cielo sereno e in quel cielo 1' immagine di Bea-
trice durò immobile e splendida quasi Sole dell' intima
vita. Impose il di lei nome a una delle proprie figlie
che Boccaccio vide monaca in Ravenna. S' ispirò della
sua memoria, non solamente nelle magnifiche pagine eh' ei
leva. Per certa delicatezza tutta sua, Dante non allude mai
alla moglie o ai figli, eh' ei nondimeno amò caramente, e se
li chiamò vicini appena potè. Non è sillaba in tutto il Poema
che riguardi gli aifetti domestici suoi se non un ricordo della
madre nel
« Benedetta colei che in te s' incinse. »
Inf., Vili.
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 231
in the iuagnifìcent pages whicli he consacrateci to
her towards the dose of his life in his poem, but
in his worship for Woman, which pervades it froin
one end to the other. In his love for the beautiful
— in his strivings after inward purity — Beatrice was
the muse of his understanding, the angel of his soul,
the consoling spirit, which sustained him in exile,
in poverty — under a cheerless, wandering, denuded
existence, if ever there was One.
Another thought sustained him, and was the end
towards which he directed ali the energics which
love had roused within hiui ; aad this must be spe-
cially insisted upon, because, wonderfully enough!
even in the present day it is either misunderstood
or lightly treated by ali who busy themselves about
Dante. This aim is the national aim — the same de-
sire that vibrates instinctively in the bosoms of
twenty-flfe millions of men, and which is the secret
le consacrò sai finir della vita nel Poema, ma nel culto
alla Donna che traspare da un capo all' altro. Nel suo
amore per quanto è Bellezza — nelle incessanti aspira-
zioni all'interna purificazione — Beatrice fu la musa del
suo intelletto, l'angelo dell'anima sua, lo spirito conso-
latore che lo sostenne attraverso l'esilio e la povertà,
lungo gli aridi, inconfortati, erranti giorni d'una fra le
pili combattute esistenze eli' io mi conosca.
E un altro pensiero lo sosteneva. Era il fine verso
il quale ei diresse tutta 1' energia suscitata in lui dal-
l'.nuore; e v' insisto, perché, strano a dirsi, quel fine è an-
ch'oggi negletto o frainteso da quanti s' affaccendano intorno
:i Dante. Quel fine è il fine nazionale, lo stesso desiderio che
s'agita istintivamente nel core di venticinque milioni d'Uo-
mini tra l'Alpi e il Mare e nel «piale vive il segreto dell'im-
232 oi'KKE MINOKI DJ DAMI [1844]
of the immense popuhuity Dante has in Itaiy. This
idea and the almost supera uman constancy witli
which he pursned it, render Dante the most com-
plete individuai incarnation of this aim that we
know, and notwithstanding, this is just the poi ut
upon which his biographers are the most uncertain.
M. Balbo, it is trae, somewhere declares Dante to
ha ve been the most Italian amongst the Italiana :
but to show in what respect he was so. embarrasses
him ; he gropes about undecided, warped by his
Griielphic tendencies ; he writes (chap. I, v. 2) that
" Dante forsook his* party, he forsook the party of
his ancestors, the party of the people, and. of Italian
independence, for that of a foreign domination : ■'
and he pleads extenuating circumstances. M. Artaud
bravely cuts in two the human unity and makes
two things essentially distinct of the poetry and the
politics ; he concludes his babbling about the in-
meiisa inflaenza esercitata dal nome di Dante sugli Italiani.
Per quella idea e per la quasi sovrumana costanza colla quale
ei tentò prepararle trionfo, Dante è la più perfetta incar-
nazione individuale della vita della Nazione : e nondi-
meno, appunto *u quella idea si mostrano più che in-
certi i di lui biografi Cosi Balbo chiama in una pagina
Dante il più Italiano fra gli Italiani, poi. intendendo a
spiegarsi, brancola, nell' altre, quasi a tentone, traviato
dalle tendenze Guelfe che lo predominano, scrive nel
cap. I che Dante abbandonò la parte de' suoi maggiori,
la parte del popolo e dell'indipendenza d' Italia per quella
d' una dominazione straniera, e mendica per lui non so
quali circostanze attenuanti. Cosi il cavaliere d'Artaud
tronca intrepidamente in due 1' umana unità, avvia su
due direzioni diverse Politica e Poesia, e conchiude con
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 233
consistencies of Dante by ari academical peroration,
— " Xon, Homère de la péninsule Ausonienne, retonrue
à la poesie, abjure la politiqne, scieuce dans laquelle
tu te ìnontrais variable. indécis, uon par vileté, mais
par colere. " And M. Lenorniant even goes so far
(God forgi ve bini, for we cannot) as to reproach
hiin witb the glorious letter in which he refused
the amnesty that was offered to bini upon dishono-
urable conditions. (*) Others again entirely pass over
(*) We shall be forgiven for inserting here, as a note, this
letter which has already been quoted by Foscolo in the ' Edin-
burgh Review : ' it is essential to the knowledge of Dante's
character : — " In litteris vestris, et reverentia debita et affe-
ctione receptis, quam repatriatio mea cune sit vobis ex animo,
grata mente ac diligenti animadversione coucepi : et inde tanto
me districtius obligastis quanto rarius exnles invenire amicos
perorazione accademica, non, Homère de la péninsule Auso-
nienne, retour ne à la poesie, abjure la politìque, scieuce
dans laquelle tu te montrais variable, indécis, non par vileté,
mais par colere. Cosi Lenormant giunge al punto — Dio
gli perdoni, perché noi noi possiamo — di rimproverare
a Dante la stupenda lettera colla quale ei ricusò il per-
dono che i suoi nemici gli offrivano a patto di diso-
nore. (d) Altri trascura, quasi fosse inferiore al concetto
(*) Inserisco la lettera intera, comunque nota : panni do-
cumento che in questi tempi, nei (piali piaga mortale è il di-
fetto di coraggio civile, dovrebbe a ogni tanto ripetersi agli
It;i.i;nii :
« In litteris vestris, et reverentia debita et affectione re-
eeptif, «inani repatriatio mea curae sit vobis ex animo, grata
" mente ac diligenti animadversione concepì : et inde tanto me
« districtius obligastis, quauto rarius exnles iuvenire amicos
234 OPIMI MINORI DI DANTE. [1844]
the national belief of Dante, fearing to lower the
conception they have forraed of poetry. Moses ascend-
ding Mount Sinai amidst lightning and storni, to
receive laws for his people, is not, it would seem, a
sublime poet in their eyes.
It must be said and insisted upon, that this
idea of national greatness is the leading thought in
contingit. Ad illarnra vero significata respondeo ; et si respon-
sio non erit qualiter forsan pusillanimitas appeteret aliquo-
rum, ut sub examine vestri consilii, ante judicium ventiletur, affe-
ctuose deposco. Ecce igitur quod per litteras vestri raeique
nepotis, nec non alioruin quampluriuni amicorum, significatum
est mihi per ordinamentum nuper factum Floreutise super ab-
solutione bannitorum : « quod si solvere vellem certam pecunie©
quantitatem, vellemque pati notam oblationis, et absolvi pos-
sem et redire ad prsesens. » In quo quidem duo ridonda et
male praeconsiliata sunt, Pater ; dico male praeconsiliata per
poetico, la fede nazionale di Dante. Diresti che a scrit-
tori siffatti Mosè ascendente fra lampi e tempeste il
Sinai a ricevervi da Dio leggi al popolo d'Israele appa-
risse muto di poesia.
A me questa idea di grandezza Nazionale rifulge da
ogni pagina e da ogni detto di Dante pensiero genera-
le contingit. Ad illarum vero significata respondeo ; et si respon-
« aio non erit qualiter forsan pusillanimitas appeteret aliquorum,
« ut sub examine vestri consilii, ante judicium ventiletur, ;if-
« feetnose deposco. Ecce igitur quod per litteras vestri meique
«nepotis, nec non aliorum quamplurium amicorum, significa-
« tum est mihi per ordinamentum nuper factum Florentiae
« super absolutione bannitorum : « quod si solvere vellem certam
« pecuniae quantitatem, vellemque pati notam oblationis, et
« absolvi possem et redire ad praesens. » In quo quidem duo
« ridenda et male praeconsiliata sunt, Pater ; dico male prae-
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 235
ali that Dante dici or wrote. — Never man loved bis
country with a more exalted or fervent love ; never
had man such projects of magnificent and exalted
destinies for her. Ali who consider Dante as a
Guelph or a Ghibeline, grovel at the base of the
monument which he desired to raise to Italy. We
are not here required to give an opinion upon the
illos qui talia expresserunt, nam vestrse litterse, discretius et
consultius clausulatse nihil de talibus continebant. Estne ista
revocatilo gloriosa, qua Dautes Allaghierius revocatila ad pa-
triaui per tri lustri uni fare perpessus exilium ? Hac ne meruit
innocentia manifesta quibuslibet ? Hoc sudor et labor conti-
nuatila in studio ? Absit a viro Philosophise domestico teme-
raria terreni cordis humilitas, ut more cujusdam Cioli et aliorum
infamium, quasi vinctus, ipse se patiatar offerri ! Absit a viro
predicante Justitiam, ut perpessum injurias, injuram inferenti-
bus, velut benemerentibns, pecuniam suam solvat ! Non est
tore predominante il suo Genio. Nessuno amò la Patria
di pili sublime e fervido amore; nessuno intravvide per
essa fati più solenni e gloriosi. Quanti contemplano
in Dante il Guelfo o il Ghibellino si strisciano appiedi
del monumento ch'ei voleva innalzare all'Italia. Io qui
non debbo giudicare quanto le idee di Dante intorno al-
« consiliata per illos qui talia expressernnt, nam vestrae lit-
tciae, discretius et consultius clansulatae nihil de talibus
« continebant. Estne ista revocatio gloriosa, qua Dantes Al-
« la^herius revocar us ad patriam per trilustrium fere per-
iis exilinm ? Hoc ne meruit innocentia manifesta qui-
<x buslibet ? Hoc sudor et labor continuatila in studio? Absit
«a viro PhiloeophiM domestico temeraria terreni cordis hu-
« niilitas, ut more <mi ju^iiam (Jioli ot aliomni infamium, quasi
« vinctus. ipse se patiatur offerri! Absit a viro praedicante
.1 Haitiani, ut perpestam injurias, in juriam inlrputibus, velut
236 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
degree of feasibility of Dante's ideas, the future
must decide this point. What we bave to do, is to
show what Dante aimed at ; in order that those who
desire to come to a just estimate of his life, may
have sufficient grounds tojudge him. This we shall
do as rapidly as possible, relying upon passages iu
the i Convito, ' and his little treatise LDe Monarchia^
for our authority. The following then is a sommai y
of what, in the thirteenth century, Dante believcd.
hsec via redeundi ad patriam, Pater ini ; sed si alia per vos
aut deinde per alios invenietur, quue famae Dantis atque bo-
llori non deroget, illam non lentia passibns acceptabo. Quod
si per nullam talem Florentia introitur numquam Florentiam
introibo. Quidni ? nonne Solis astrorumque specula ubique con-
spiciam? Nonne dulcissimas veritates poterò speculari ubique
sub cselo, ni prius inglorium, immo iguoniiniosum, populo Flo-
rentina3que civitati sue reddam? Quippe nec pauis detìciet. "
— (Written in 1316 to a Fiorentine friend).
l'Italia fossero fattibili: l'avvenire darà decisione su-
prema. Io debbo accertare quale fosse il fine al quale ei
tendeva, tanto che chi vorrà imprendere a scriverne la
vita possa giudicarne dirittamente. E lo farò quanto è
possibile rapidamente, fondandomi siili' autorità del Con-
vito e del trattatello de Monarchia. La fede che Dante,
nel decimoterzo secolo, nudriva nell'anima è questa:
« benemerentibus, pecuniam suam solvat ! Non est liaec via
« redeundi ad patriam, Pater mi ; sed si alia per vos aut
« deinde per alios invenietur, quae famae Dantis atque bonori
« non deroget, illam non lentis passibus acceptabo. Quod si
« per nullam talem Florentia introitur, nunquam Florentiam
« introibo. Quidni ? nonne Solis astrorumque specula ubique
« conspiciam ? Nonne dulcissimas veritates poterò speculari
« ubique sub Caelo,. ni prius inglorium, immo ignominiosum,
« populo Florentinaeque civitati me reddam ? Quippe nec pania
« deficiet. » Scritta nel 1316 a un amico Fiorentino .
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 237
God is one — the universe is one thought of God *
— the universe therefore i sone. (t) AH things come
froni God — they ali partecipate, more or less, in the
divine nature, accordiug to the end for which they
are createci. They ali float towards different points
(*) " Cum totani universum nihil aliad sit, quara vestiginm
quoddam divinai bonitatis. " — Monarchia, i.
Ciò. che non more, e ciò, che può morire,.
Non è, se non splendor di quella Idea.
Che partorisce, amando, il nostro Sire.
Paraci., xiii. 52.
(t) Le cose tutte quante
Hann' ordine tra loro ; e questa è forma,
Che l'universo, a Dio, fa simigliante.
Parad., i. 103.
Dio è uno. L' Universo è un pensiero di Dio : (*)
uno quindi coni' Egli è. (2) Tutte le cose vengono da Dio,*
e tutt<- partecipano, più o meno, della natura divina, a
seconda del fine pel quale sono create. Esse navigano
0) « Cam totum universum nihil aliad sit, quani vesti-
ginm quoddam divinae bonitatis » — Monarchia, I.
« Ciò, che non more, e ciò, che può morire,
Non è, se non splendor di quella Idea,
Che partorisce, amando, il nostro Sire. »
Parad., XIII.
(2) « Le cose tutte quante
Hann' ordine tra loro; e questo è , forma,
Che 1' universo, a Dio, fa simigliante. »
Parad., I.
238 OPERE MINORI DI DANTK. [1844]
over the great oceau of existence, (*) but they are ali
moved by the sanie will. Flowers iu the garden of
God, ali nierit our love according to the degree of
excellence he has bestowed apon each; .(**) of these
Man is the most eminent. Ùpon him God has be-
stowed more of his own nature than upon any other
(*) Convito, ii., 2.
Onde si muovono a diversi porti
Per lo gran mar dell' essere, e ciascuna
Con istinto, a lei dato, che la porti.
Parad., i, 112.
(**) Le fronde, onde s' infronda tutto V orto
Dell' Ortolano Eterno, am; io cotanto,
Quanto da Lui, a lor, di bene, è porto.
Parad., xxvi, 64.
verso diversi punti sul grande oceano dell'esistenza; (*)
ma tutte mosse dallo stesso volere. Fiori del giardino di
Dio, tutte meritano il nostro amore, a seconda del grado
d'eccellenza ch'Egli ha posto in ciascuna. (2) Eminente
fra tutte è V Uomo. Dio ha versato in lui parte mag-
(*) Convito, II, 2.
« Onde si muovono a diversi porti
Per lo gran mar dell' essere, e ciascuna
Con istinto, a lei dato, che la porti. »
Parad., I.
(2) « Le fronde, onde s' infronda tutto V orto
Dell' Ortolano Eterno, am' io cotanto,
Quanto da Lui, a lor, di bene, è porto. »
Parad., XXVI.
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 239
creature, (f) In the continuous scale of Being, that
man whose nature is the inost degraded touches
upon the animai ; he whose nature is the most no-
ble, approaches that of the angel. (tf) Every thing that
comes troni the hand of God tends towards the per-
(t) Onde 1' anima umana, che è forma nobilissima di que-
ste che sotto il Cielo sono generate, più riceve della natura
divina, che alcuna altra. — Conv., ii, 2.
(tt) " E perocché nell'ordine intellettuale dell'universo si
sale e discende per gradi quasi continui dall' infima forma al-
l'altissima, e dall'altissima all'infima e tra 1' angelica na-
tura che è cosa intellettuale, e 1' anima umana non sia grado
alcnno, ma sia quasi l'uno all'altro continuo.... e tra l'anima
umana, e l'anima più perfetta delli bruti animali ancora mezzo
alcuno non sia : e siccome noi veggiamo molti uomini tanto
vili e di si bassa condizione che quasi non pare esser altro,
che bestia ; cosi è da porre e da credere fermamente che sia
giore della propria natura che in ogni altra cosa creata. (*)
Sulla scala continua degli esseri, 1' uomo la cui natura
è pili guasta tocca l'animale; 1' uomo la cui natura s'è
serbata più nobile, s'accosta all' angelo. (2) Qualunque
cosa viene dalla mano di Dio tende alla perfezione della
(*) «Onde l'anima umana, che è forma nobilissima di
queste che sotto il Cielo sono generate, pili riceve della na-
tura divina die alcuna altra. » — Convito, II, 2.
(2) «E perocché nell'ordine intellettuale dell'universo si
sale e discende per gradi qu:«si continui dall' iniiina forma all'al-
tissima, e dall'altissima all'intima.... e tra l'angelica natura
Ohe e cosa intellettuale, e l'anima umana non sia grado al-
cuno, ma sia quasi 1' uno all'altro continuo.... e tra l'anima
umana, e l'anima piti perfetta delli bruti animali ancora mezzo
alcuno non sia; e siccome noi veggiamo molti uomini tanto vili
e di sì bassa condizioni- che quasi non pare esser altro che be-
sti.i: cosi è da porre e da credere ferinamente che sia stanno
240 OPERE MINORI DI dante. [1844]
feotion of whicli it is susceptible, (*) and man, more
fervently and more vigourously tlian ali the rest.
There is this difference between him and other crea-
tures, that his perfectibility is what Dante ealls
i possible, ' raeaning- indefinite. (**) Corning froui the bo-
som of God, the hnman soul incessantly aspires
towards Him, and endeavours by hoiiness and know-
ledge to become re-united with Him. Now the life
of the individuai man is too short and too weak to en-
alcuno tanto nobile e di sì alta condizione che quasi non sia
altro che angiolo, altrimente non si continuerebbe la umana
specie da ogni parte, che esser non può. " — Conv., vii., 3.
(*) " Ciascuna cosa da providenzia di propria natura im-
pilata è inclinabile alla sua perfezione. " — Convito, i., 2.
(**) " Nam etsi alise sunt essenti® intellecturn participantes,
non tamen intellectus e ani ni est possibilis ut nomini». " —
Monarchia, i.
quale è capace, (l) e 1' uomo più fervidamente e vigoro-
samente di tutte V altre. Fra lui e le altre creature è
questa differenza, che la sua capacità di perfezionamento
è detta da Dante possibile, voce che nel suo linguaggio
sta per indefinita. (2) Escita dal seno di Dio, l'anima
umana aspira incessantemante a Lui e tenta, colla san-
tità e colla sapienza, di ricongiungersi alla propria sor-
gente. Ora, la vita dell' uomo-individuo è troppo debole
tanto nobile e di si alta condizione che quasi non sia altro
che angiolo, altrimente non si continuerebbe la umana specie
-da ogni parte, che esser non può. » — Convito, VII, 3.
({) « Ciascuna cosa da providenzia di propria natura im-
pinta è inclinabile alla sua perfezione. » Convito, I.
(8) « Nam etsi alise sunt essentise intellecturn participan-
tes, non tamen intellectus earum est possibilis ut hominis. »
Monarchia, I.
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 241
able hini to satisfy that yearning in this world ;
but a-round him, before him, stands the whole human
race to which he is allied by his social nature, —
that never dies, but works through one generation
of its members after another onwards, in the road
to eternai truth. Mankind is one. (t) God has made
nothing in vain, and if there exist a inultitude, a
collective of inen, it is because there is one aim for
them ali — one work to be accomplished by them
ali. (tf) Whatever this aim may be, it does certainly
(t) < Convito, ' iv, 15.
(tt) " Deus et natura nil otiosum facit, sed quicquid prodit
in esse, est ad aliquam operationem — Est ergo aliqua pro-
pria operatio human» universitatis, ad quam ipsa università»
hominum in tanta multitudine ordinatur ad quam quidem ope-
rationem nec homo unus, nec domus una, nec vicinia, nec una
e breve perdi' ei possa soddisfare quaggiù a quell' ane-
lito; ma intorno e davauti a lui sta 1' uomo collettivo,
V intera razza umana colla quale egli è alleato dalla pro-
pria natura socievole e che vive immortale accumulando,
di generazione in generazione, lavoro sulla via dell'eterno
Vero. L' Umanità è una. (x) Dio nulla ha fatto d' inutile;
e dacché esiste un ente collettivo, una moltitudine d' no-
mini, esiste pure necessariamente un fine comune per essi
tutti, un lavoro che deve da essi tutti compirsi. (2) Qua-
lunque sia questo fine, certo è ch'esiste e che noi dob-
(*) Convito, IV, 15.
(*) « Deus et natura nil otiosum facit, sed quicquid prodit
in esse, est ad aliquam operationem Est ergo aliqua propria
operatio human»» universitatis, ad quam ipsa universitas
hominum in tant:i multit ialine ordinatur ad quam quidem ope-
rationem nec homo nnus, nec domus una, neo vicinia, ueo
Mazzini, .Scritti, ecc., voi. XXIX (Letteratura, voi. V). 16
242 OPERK MINORI DI OANTK. [1844]
•exist, and we must endeavonr to discover and attain
it. Mankind, then, ought to work together, in onici-
that ali the intellectual powers that are bestowed
amongst them may receive the highest possible
development, whether in the sphere of thougbt or
action. (*) It is only by harmony, consequently by as-
civitas, nec regnura particulare pertingere potest Patet
igitnr, quod ultimimi de potentia ipsius humanitatis est po-
tentia, sive virtus intellectiva. Et quia potentia ista per unum
hominem, seu per aliquam particularium communitatum supe-
rius dÌ8tinctarum, tota simul in actutn reduci non potest, ne-
cesse est inultitudinem esse io liumano genere per quam quidem
tota potentia hsec actuetur. I*. — Monarchia, i.
(*) •' Proprium opus humani generis totaliter accepti est
actuare semper totam potentiam iutellectus possibilis per prius
ad speculano" um, et secundario propter hoc ad operandum per
suani extensionem. " — Monarchia, i.
biamo lavorare a scoprirlo e raggiungerlo. L'Umanità
dovrebbe dunque adoperarsi unita e concorde perché tutta
la potenza intellettuale esistente in essa riceva il pivi
alto grado di sviluppo possibile nella doppia sfera del
pensiero e dell' azione. (l) Un ordinamento armonico, l'as-
sociazione in conseguenza, è 1' unico mezzo per tradurre
una civitas, nec regnimi particulare pertingere potest... Patet
igitur, quod ultimnm de potentia ipsius humanitatis est po-
tentia, sive virtus intellectiva. Et quia potentia ista per unun
hominem, seu per aliquam particularium communitatum supe-
rius distinctarum, tota simul in actum reduci non potest, ne?
•cesse est multitudinem esse in huniauo genere per quam quidem
tota potentia hsec actuetur. » — Monarchia, I.
(A) « Proprium opus humani generis totaliter accepti est
actuare semper totam potentiam iutellectus possibilis per prius
ad speculandum, et secundario propter hoc ad operandum per
suam extensionem. » Monarchia, I.
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 243
sociation, that this is possible. Mankind must be
oìie, even as G-od is one : — one iu organization, as
it is already one in its principle. Unity is taught
by the manifest design of God (*) in the external
(*) " Et cum ccelum totnm unico motu, scilicet primi ino -
bilis, et unico motore, qui Deus est, reguletur in omnibus suis
partibns, motibus et motoribus.... humanum genus tunc op-
time se babet, quando ab nnico principe tanquam ab unico
motu, in suis motoribus et motibus, regalatili*. Propter quod
necessarium apparet ad bene esse mundi monarchiam esse,
sive unicum principatum, qui Imperium appellatur. " — Mo-
narchia, i.
« Omne illud bene se habet et optime quod se habet se-
cundum inteutionem primi agentis, qui Deus est — De inten-
tioue Dei est, ut omne creatum diviuam similitudinem repre-
sentet, in quantum propria natura recipere potest — Sed genus
linnianiini maxime Deo assimilatur, quando maxime est unum,
quando totum unitur in uno. » Monarchia, I.
in fatto siffatta idea. L' Umanità deve essere una, come
uno è Dio : una negli ordini coni' è una nel suo princi-
pio. L'Unità è insegnata dal disegno manifesto di Dio
nel mondo esterno ({) e dalla necessità d' un fine comune.
(1) « Et cum coeluni totum unico motu, scilicet primi mo-
bilis, et unico motore, qui Dens est, reguletur in omnibus suis
pnrtibus, motibus et motoribus.... humanum genus tunc opti-
me se babet, quamlo ab unico principe tanquam ab unico motu,
in suis motoribus et- motibus, regulatur. Propter quod neces-
sarium apparet ad bene esse mundi monarchi-im esse, sive
anioni] prinéipatnm, qui Imperium appellatur. » Monarchia, I.
« <>mne illud bene se habet et optime quod se habet se-
cundum intentionom primi agentis, qui Deus est... De inten-
tione Dei est, ut omne creatum diviuam similitudinem repiv-
sentet, in quantum propria natura recipere potest... Sed ge-
mi- liumaniim maxime Deo assimilatur. (piando maxime est
unum, (piando totum unitur iu uno. » Monarchia, I.
244 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
world, and by the necessity of aii aim. Now unity
seeks for soinething by which it may be represented
and this is found in a unity of governinent. Tlicrc
must then of necessity be some centre to which the
general inspiration of mankind ascends, thence to
flow down again in the form of Law, — a power
strong in unity, and in the supporting advice of
the higher intelìects naturally destined to rule, pro-
viding with cairn wisdom for ali the diiferent func-
tions which are to be fulfilled, — the distinct em-
ployments, — itself performing the part of pilot, of
supreme ehief, in order to bring to the highest per-
fection, what Dante calls " The universal Keligion
of human nature: " (*) that is, empire — Imperium. It
(*) " A perfezione dell' universale religione dell'umana
spezie, conviene essere uno quasi nocchiero, che conside-
rando le diverse condizioni del mondo e li diversi e neces-
Ma l'unità aspira ad essere rappresentata; necessaria è
quindi una unità di governo. È indispensabile V esistenza
d' un centro al quale 1' ispirazione collettiva dell' Uma-
nità salga perenne per ridiscenderne in forma di Legge ;
— d' una potenza, forte d' unità e del consiglio de' più
alti intelletti naturalmente destinati a guidare, che prov-
vedendo con tranquilla saggezza alle diverse funzioni da
assegnarsi, eserciti la parte di nocchiero, di capo supre-
mo, per raggiungere il più alto perfezionamento. Dante
la chiama Religione universale della natura umana, (x) in
altri termini, impero : Imperium. Ad esso spetterà man-
(i) « A perfezione dell' universale religione dell' umana
spezie, conviene essere uno quasi nocchiero, che considerando
le diverse condizioni del mondo e li diversi e necessari affari
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 245
will maintain concord amongst the rulers of states,
and this peace will diffuse itself from thence into
towns, from the towns ainong each cluster of habita-
tions. iuto every house, into the bosom of each man. (*)
But where is the seat of this empire to be ?
At this question Dante quits ali analytic ar-
guinentation and takes up the language of synte-
tical and absolute affirmation, like a man in whom
the least expression of doubt excites astonishment.
He is no longer a philosopher, he is a believer.
He shows Bome, the Holy City, as he calls her, —
the city whose very stones he declares to be wor-
thy of reverence — l There is the seat of empire. '
sari affari ordinando abbia del tutto universale e irrepugna-
bile ufficio di comandare. " — Convito, ii., 4.
(*) Convito, id.
tenere la concordia fra i moderatori degli Stati diversi,
e questa concordia si diffonderà da quell' alto Centro alle
città, dalle città alle tribù, dalle tribù ad ogni famiglia,
dalla famiglia agl'individui che la compongono. (*)
M;i dove sarà la sede di quell'Impero?
A richiesta siffatta Dante, abbandonando ogni argo-
mentazione analitica, risponde per via d' affermazione as-
soluta, sintetica, coni' uomo al quale la menoma espres-
sione di dubbio è soggetto di meraviglia.
Ei cessa di mostrarsi filosofo e si manifesta credente.
Egli addita Roma, la Città Santa, com'egli la chiama
— la città ogni pietra della quale ei dichiara essere de-
gna di riverenza. Là è la sede dell' Impero. Non ebbe
ordinando abbia del tutto universale e irrepugnabile ufficio di
<()tnaii(l:ne. » ■ — Convito, II, 4.
(*) Conrito, id.
246 OPERE MINORI DI DANTE. [1K44]
There never was, and tbere never will be, a people
endowed with more gentleness for the exercise of
command, with more vigour to maiutain it, and
more endowed with the capacity to acquire it, than
the Italian nation, and above ali, the Holy Roman
people. > (#) God chose Rome from among the rest of
nations. It is her bosom that has already twice gi-
veu unity to the world ; and it is in her bosom that
the world will once more find it, and for ever. Do you
think it is by physical strength that Rome, a mere city,
a handful of men, has subjected so many nations?
Dante will teli you that there was a moment when
he himself believed that it had been thus, and bis
(*) "E perocché più dolce natura signoreggiando e più
forte in sostenendo e più sottile in acquistando, né fu né
sia che quello popolo santo, nel quale l'alto sangue Troiano
era mischiato, Iddio quello elesse a quelP ufficio. " — Con-
vito, ii., 4; Monarchia, ii., passim.
né avrà mai vita popolo più capace d' acquistare il co-
mando, pili vigoroso a serbarlo, più dolce nelP esercitarlo,
di quello che sia il popolo d' Italia e segnatamente il
santo Romano popolo. (*) Dio ha scelto Roma a inter-
prete del suo disegno fra le Nazioni. Due volte essa diede
unità al mondo ; la darà una terza e poi sempre. Pen-
sate voi che Roma, una città, un pugno d' uomini, abbia
soggiogato tanti popoli per sola virtù di potenza fìsica?
Dante vi dirà che a lui pure s' affacciò talora quel pensiero
(4) « E perocché più dolce natura signoreggiando e più
forte in sostenendo e più sottile in acquistando, né fu né sia
che quello popolo santo, nel quale P alto sangue Troiano era
mischiato, Iddio quello elesse a quelP ufficio. » — Convito, II,
4, Monarchia, II, passim.
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 247
whole soul was ready to revolt against this usurpa-
tion. Afterwards his eyes were opened : in the pa-
ges of the history of this people, he saw the work-
ing of Providence unfold itself — * praedestinationem
divinam, ' — it was needfal that the world should be
prepared, should in some sort be equalised under
the rule of a single power, in order that the preach-
ing of Jesus might cause new life to spring up
throughout the whole earth. G-od conseerated Kome
to this work — there lay the secret of her streugth.
Rome individually had no ambition, she did not
struggle. for her own welfare ; she devoted herself to
the mission. ' Populus ille sanctus, pius et gloriosus,
propria commoda neglexisse videtur, ut publica prò
salute humani generis procuraret. r And when the
work was done, Rome rested from her labours, until
the second Gospel of Unity was needed by the world.
e che 1' anima sua era presta a ribellarsi contro la città
usurpatrice. Poi, gli occhi della mente gli si schiusero :
nelle pagine della storia di quel popolo ei vide svolversi
l'opera della Provvidenza — praedestinationem divinavi. —
Era decreto che il mondo fosse preparato in eguaglianza
di soggezione a un solo Potere, perché la predicazione
di Gesù potesse suscitare la nuova vita per ogni dove.
Dio consacrò Roma a quella missione : in essa vive il se-
greto della sua forza. Roma non ebbe ambizione per sé ;
non lottò coli' universo per conquistarsi prosperità: ac-
cettò per bene altrui la missione. Populus ille sanctus,
pius et gloriosus, propria commoda neglexisse videtur, ut
publica prò salute humani generis procuraret, E quando la
mi i-sione fu compita, Roma giacque nel riposo, fino a
quando la necessità d' un secondo vangelo d' Unità la ri-
chiamò ad adoprarsi pel mondo. Lo sviluppo di questa
248 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
It is in the writings of Dante (for our qnotations
would be too long) that we must look for the devel-
opement which he gives of his thesis ; from the au
thority of the poets, whom he always appeals to in
the first line, to that of Jesus, who he says reco-
gnised by his death the legitimacy of the jurisdiction
that Rome exercised over ali the human race. The
second book of his t Monarchia, ' and the fourth and
fifth chapters of the second treatise of the l Convito, 7
are one entire hymn to this idea, which Dante rev-
ered as religious. As may be seen from the abstract
we have given of some of the thoughts spread
through his writings, there is much to be gained
besides thè particular end in question. There is the
tradition of Italian philosophy to make a link be-
tween the school of Pythagoras and that of Telesio,
tesi è da cercarsi, dacché le citazioni riuscirebbero so-
verchie, negli scritti di Dante : ei v' adopra autorità che
dai poeti interrogati sempre con riverenza da lui si sten-
dono fino a Gesù che volle, ei dice, morendo, testimo-
niare della legittima giurisdizione esercitata da Roma su
tutta la razza umana. Il libro secondo della Monarchia e il
quarto e quinto capo del secondo trattato nel Convito somi-
gliano un inno all'idea che in Dante s'era fatta religione.
Egli estratti, comunque pochi e brevi, da noi citati, do-
vrebbero bastare, s'io non erro, a mostrare che dallo
studio di qnei lavori Danteschi gli Italiani ritrarrebbero,
oltre l'idea Nazionale consecrata dal più potente Genio
d' Italia, larga e inaspettata messe di verità rivendicate
da pensatori stranieri posteriori d'assai. In quelle pagine
di cinque secoli addietro, la tradizione della Filosofìa
Italiana trova un anello tra la scuola di Pitagora e quella
di Telesio, di Campanella e Giordano Bruno. La santa
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 249
Campanella, and Giordano Bruno. There is an antho-
rity to be added to those whick make in favour of
progress ; an authority never cited that we are aware
of until now, and which is yet the niost explicit
and of the highest antiquity that we are acquainted
with. The collective life of the human race, the law
of incessant developnient, its progressive movement
by means of constantly extending associations ; the
prophetie view of social unity arising from the dis-
tribution of its various functions, with a view to one
common end — the theory of duty, ali that forms the
basis and the merit of a school, which is, one does
not at present see on what grounds, qualifying it-
self as French, — ali this we find clearly indicated
in these books by an Italian of the thirteenth century,
the uninviting forni of them having doubtless been
the reason that they have hitherto been neglected.
A governing power, then, is necessary, and it is
necessary that the seat of this power — the empire —
dottrina del Progresso conquista per esse una autorità
Italiana, non mai, eh' io mi sappia, avvertita e nondi-
meno più antica di tutte 1' altre. La vita collettiva del
genere umano, la legge di continuo sviluppo che la go-
verna, 1' associazione più e più sempre estesa per la quale
si compie, la contemplazione profetica d'un ordinamento
sociale fondato sulla distribuzione delle varie funzioni e
sali' unità dell' intento, la teorica del Dovere, tutti i
c.iiati«ri e le parti migliori d'una Scuola che dai più
si ritiene escita di Francia, stanno registrati in quei li-
bri <l'iin italiano del XIII secolo, negletti fino a' df no-
stri, probabilmente per la forma poco allettante nella
quale le idee vi sono ravvolte.
È dunque necessario un Potere moderatore, ed è ne-
cessario che la sede di quel Potere — V Impero — sia
250 OPERE MINORI DI DANTE. [1844}
should be Italy, Rome. Arrived at this conelusion,
it was naturai for Dante to stop and look round
for the ineans of realizing this conception.
Italy was divided between the Guelphs and Ghi-
belines. These names, which in Germany only con-
veyed the idea of a family quarrel, signified in I-
taly, from the first, a much more serious affair. In
the eyes of ali, the Guelphs were the defenders of
the priesthood ; the Ghibelines were the defenders
of the empire. But this was only the surface of
things ; at the bottom, Ghibelinism was feudality,
the noblesse : Guelphism was the community, the
people. If it supported the Pope, it was because the
Pope supported it. The people triumphed — the com-
munity established itself irrevocably free and equal ,-
the noblesse were almost everywhere completely
put down. Feudality become thenceforth impossible.
l'Italia, Roma. Giunto a conchiusione siffatta, Dante dovea
soffermarsi e guardarsi intorno per cercare i mezzi di
tradurre in atto il concetto.
Guelfi e Ghibellini si contendevano l'Italia. Quei
nomi, che non rappresentavano in Germania se non la
lite di due famiglie, avevano assunto fin da principio ben
altra importanza in Italia. Ai più, i Guelfi apparivano
come difensori del Sacerdozio, i Ghibellini come fautori
dell'Impero. Ma non era quella se non la superfìcie delle
cose; nel vero, il Ghibellinismo rappresentava l'elemento
feudale, il patriziato : il Guelfìsmo. il Comune, il popolo :
sostenitore del Papato perché sostenuto da esso. Il po-
polo trionfò: il Comune s'impiantò fondato su libertà
ed eguaglianza: il patriziato soggiacque per ogni dove.
L' elemento feudale fu condannato d' allora in poi al-
l' impotenza. Genio militare o ricchezza poteva procac-
[1844] OPKRE MINORI DI DANTE. 251
From military genius, or by the riches of individuale,
noble families might reinain influential. They might
covet, even obtain supreme power in some of the
towns ; but as a body, as a caste, the nobility were
completely effaced. That question set at rest, the
people, the conquerors, stood embarassed with their
victory. The time was not yet come to found Italian
unity on a popular principle; the dawning of the
day, for the gathering together in one of ali the
people whose different races had crossed and ming-
led with one another in Italy, had not yet arisen.
A kind of anarchy, therefore, began in the absence
of one governing principle, single and strong enough
to bear down ali fractional and personal aims, ali
locai egoisms. Whilst twenty republics made sa-
vage war upon each other in the bosom of the
peninsula^ within the bosom of each republic, gen-
eral ideas gave place to interests ; belief gave place
ciare influenza a individui di famiglie nobili : poteva
innalzarli talvolta a predominio sulle loro città ; ma co-i
me elemento collettivo compatto, come casta, V aristo-
crazia era spenta per sempre. Se non che al popolo, ele-
mento conquistatore, mancava la scienza del come giovarsi
della vittoria. La costituzione dell'unità Italiana in virtù
d'un principio popolare era prematura : l'alba del giorno
destinato a confondere in una sola famiglia le diverse
genti che s'erano sovrapposte l'una all'altra sulle no-
stre terre non era sorta. Il difetto d'un principio mode-
ratore onnipotente su tutti gli egoismi locali dava quindi
origine a un genere d' anarchia appartenente all' Italia
soltanto. Venti repubbliche si tormentavano 1' una col-
T altra di guerra feroce per entro ai contini della Peni-
sola ; e in seno a ciascuna, gli interessi sottentravano
252 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
to passion ; questions of principle to human quar-
rels. Ali parties experienced, in consequence, a serie»
of inodifications which becoine stili more compii-
cated owing to the interferenee of the French, who
were called in by the Popes (whose fatai policy it
always was to keep one foreign power in check by
means of another, without ever appealing to the
Italian nation). When Urban IV called Charles of
Anjou into Italy, the patricians, Ghibelines, were his
enemies ; when after the Bianchi and Neri parties
were formed, Boniface Vili called in Charles of
Valois; the Bianchi, who were plebeians, were per-
secuted ; the Neri (the patricians) made themselves
Guelphs, because they sympathized with Charles,
the envoy of Boniface. The Bianchi then allied them-
selves to the Ghibelines, who had formerly been put
down, and whose ancient principle of feudalism had
been irrevocably crushed.
alle idee generali, le passioni alle credenze, le misere
umane liti alle questioni di principio. E le fazioni sog-
giacevano in conseguenza a successive modificazioni mol-
tiplicate dall'intervento Francese provocato a quei tempi
dai Papi, nei quali fu sempre arte politica combattere
uno straniero coli' altro senza mai dirigersi all'elemento
Italiano. Quando Urbano IV chiamò in Italia Carlo d'An-
giò, i Ghibellini patrizi gli erano nemici; quando, inau-
gurate le fazioni dei Bianchi e dei Neri, Bonifazio Vili
chiamò Carlo di Valois, i Bianchi plebei furono perse-
guitati: i Neri, patrizi, si convertirono in Guelfi per
favore a Carlo inviato di Bonifazio ; i Bianchi allora
9? allearono ai Ghibellini il cui principio feudale era
nondimeno soggiogato da lungo.
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 253
Dante, who, in early life, had been a Guelph,
was thenceforth a Ghibeline, that is to say, he was
always on the side of the people, he ahvays belong-
ed to the element of Italian futurity.
But the people were, as we have said, powerless?
unable to forward that which Dante wished to
achieve. As yet they only rej)resented a corporation,
not the nation. In looking, then, elsewhere, for the
element of unity, Dante fonnd himself obliged to
choose, not between the Germans or the French and
Italians, but between the Germans or French. The
Popes, who had made common cause with the people
so long as the vi tal question of the priesthood and
the empire was unsettled, had already quitted them ;
and the unity of Italy could not come froni them»
Between France and Germany, Dante, forced to ma-
ke a choice, decided upou Germany. It was a long
way off; it had intestine divisions, and was not on
Dante, che 8?eia dimostrato Guelfo nel primo periodo
della vita, s'ascrisse allora tra i Ghibellini. Ei seguiva
cosi pur sempre le parti del popolo, elemento dell' Ita-
lia futura.
Bensi il popolo era in quel tempo, come dissi, inca-
pace di costituire l'ideale seguito da Dante: era corpo-
razione, frazione; la nazione, cercata da Dante, era ignota.
E Dante quindi, a trovare un vincolo d'unità, si vide
costretto a scegliere, non fra tedeschi o francesi e Ita-
liani, ma fra tedeschi e francesi soltanto. Né V unità
d'Italia poteva scender dai Papi che, composta appena
la lite fra il Sacerdozio | l'Impero, s' erano scostati dal
popolo. Or. tra Fraucia e Germania, la scelta del Poeta
non era dubbia. La Germania era lontana e lacerata da
interne divisioni, indebolita dallo smembramento, esosa-
254 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
the road towards unity. Between the German and
Latin races there was a decided antipathy. Germany,
therefore was not formi dable. France, which was in
a state of unity, and excited a strong sympathy in
the peninsula, was dangerous. Dante, who had be-
sides other reasons for not loving France, chose Ger-
niany, but in what sort of inanner ? He intended to
inake it subaltern, to absorb it — as in the seventh
century nearly ali the northern races had come to
Rome to take the Christian oath, and almost to re-
ceive the word of command for their mission. He in-
tended that Germany should come a second time to
take it in the person of her emperor. What did it
matter to him whether the man throngh whom Rome
was first to exercise her providential mission was
named Henry or some other name ? The point of
real moment was to prove that this mission did
d'antico all' elemento Italiano, non era né poteva diven-
tare lungamente pericolosa: non cosi la Francia che vol-
geva visibilmente a unità e che non era malaccetta in
Italia. Dante, che anche per altre ragioni disamava la
Francia, s'accostò alla Germania; ma come? Ei mirò a
farla per sempre inferiore all'Italia, a cancellarne lMm?
piativa e aggiogarla ai fati italiani. Tutte le razze set-
tentrionali s' erano, tra il V e il VII secolo, affollate a
Roma ad accettarvi il giuramento Cristiano, a ricevervi
quasi la parola suprema della loro missione. E Dante
intendeva che la Germania scendesse una seconda volta
a riceverla nella persona del suo Imperatore. Che mai
gli importava il nome, Arrigo o altro, dell'uomo scelto
a stromento della missione provvidenziale di Roma? Ciò
che gli importava era l' accertare che quella missione
esisteva, ch'esisteva in Roma e che apparteneva allora
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 255
exist, that it was inherent in Eorae, and that it
belonged to her people. The individuai called to re-
present her was? in biniseli insignifìcant ; — he would
pass away, Rome, once recognised as the essential
head of the two papacies, temporal and spiritual —
the living symbol of Christian dualism — bis successor,
in ali probability, would be an Italian, but whether
or not the inspiration of which he would be the
echo would be Italian. There is not a single word
in the whole treatise ' De Monarchia 7 which con-
cerns Germany or the emperor. The Roman nation is
the hero of his book. Ali possìble restrictions are
placed upon the man who might wish to substitute
his own ideas for those of Italy. " Humanum genus,
potissimum liberum, optime se habet. 7? Rouse your-
selves, writes Dante, to his fellow-citizens, like free
raen, and recollect that the emperor is only your
e sempre al suo popolo. L'individuo chiamato a rappre-
sentarla non era che un'ombra: venerato un giorno, sfu-
merebbe il di dopo. E. una volta Roma riconosciuta, ac-
cettata come seggio del doppio Papato, temporale e
spirituale, e come simbolo vivente del dualismo Cristiano,
il successore dell'individuo straniero sarebbe probabil-
mente italiano; s' anche non fosse, Italiana sarebbe 1' ispi-
razione della quale ei non sarebbe che 1' eco. Non è, in
tutto quanto il trattato de Monarchia, sillaba che riguardi
i-mania o 1" Imperatore. Solo il popolo Romano è
V eroe del libro. Dante provvede con ogni cautela a che
l' uomo non possa mai sostituire il proprio concetto a
quello <T Italia. Humanum genus, potissimum liberimi, op-
time se habet. Levatevi, Dante scrive a' suoi concittadini,
com' uomini IìImtì <• ricordatevi che l'Imperatore non è se
non il primo vostro Ministro. Non enim gens propter re-
256 OPKRE MINORI DI DANTE. [1844]
first minister, that he is made for you and not you
for him. (*) ' Non enim gens propter regein, sed rex
propter gentem. ' (t) When he speaks to Henry VII,
it is as from one power to another i Art thou ; ' he
says ' he who shonld come, or do we look for another ì
Why dost thou stop halfway, as if the Boinan em-
pire lay in Liguria7? ' Romanorum potestas ? — we quote
our last passage from the i Opere minori ' — ' nec
metis Itali», nec tricornis Europa3 margine coarcta-
tur. Nam, etsi vim passa in angustimi gubernacula
sua contraxit undique, tamen de inviolabili jure
lìuctus Amphitrites attingens, vix ab inutili unda
oceani se circumcingi dignatur \ (**) Henry, to him,
is nothing more than the agent of the empire of the
Romans.
(*) Epistola ai principi e popoli <V Italia.
(t) * Monarchia, ' i.
(**) Ep. ad Henricnm.
gem, sed rex propter gentem. (1) Ei parla ad Arrigo come
potenza a potenza. Sei tu colui che aspettiamo, o dobbiam
noi cercare altrove chi venga ? Perché ti soffermi a mezza
via come se il Romano Impero fosse in Liguria? — Ro-
manorum potestas — esclama egli ad Enrico — nec me-
tis Italico, nec tricornis Europee margine coarctatur. Nam,
etsi vim passa in angustum gubernacula sua contraxit un-
dique, tamen de inviolabili jure fluctus Amphitrites attin-
gens, vix ab inutili unda oceani se circumcingi dignatur. (2)
Enrico non è per lui, lo ripeto, che uno stromento del-
l' Impero Romano.
(i) Epistola ai principi e popoli d'Italia. — Monarchia, I.
(2) Ep. ad Henricum.
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 257
There is some distance between tkat and Ghi-
belinism. Dante clearly separates himself from it in
many passages of bis poem ; in the ' Paradiso ' es-
pecially (e. vi., v. 103, and tbe following line,) he
boasts of being a party in himself ; both factions
sought to enlist him, but in vain {Par. xii, 69 ;
Inf. xv, 70). He viewed them on ali sides, he mixed
in their ranks, but it was as an independent man,
who felt it a dnty to study them and who sought
to extract from them the elements of a superior aim.
In 1302 he became, from various circumstances, and
by exile, more closely allied to the Ghibelines. He
openly quitted them in the course of the same year,
dissatisfied with their course of action. In bis poem
he treated the Ghibelines and Guelphs like one who
feels special sympathy for neither. He is almost cruel
towards Bocca degli Abbati {Inf. XXXII), who be-
Fra dottrina siffatta e il Ghibellinismo corre, pannir
divario. Dante infatti, in molti passi del Poema e segna-
tamente nel Paradiso (Canto VI, v. 103 e seg.) si disgiunge
dai Ghibellini. E ciascuna delle due fazioni s' affaccendò
per averlo con sé, ma senza riuscirvi {Parad., XII, 69 ;
Ih/., XV, 70). Ei le contemplò da ogni lato e si fram-
mise alle loro file ; ma coni' uomo indipendente che cre-
deva debito suo studiarne gli elementi e le forze a trarne
quel tanto che potesse giovare a più alto intento. Nel
1302, l' esilio e parecchie altre circostanze lo affratel-
larono più strettamente coi Ghibellini. Ma prima del fi-
nire dell'anno, mal soddisfatto del loro procedere, ei li
abbandonò apertamente. E Guelfi e Ghibellini sono trat-
tati nel Poema come da chi non parteggia per gli uni
né per gli altri. VA si dimostra quasi crudele verso Bocca
degli Abbati (/«/., XXXII) traditore dei Guelfi e seve-
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXIX (Letteratura, voi. V). 17
258 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
trayed the Guelphs for the Ghibelines, whilst he is
only severe upon Carfino de7 Pazzi, who betrayed
the Ghibelines for the Guelphs (id.). In his journeys
after he was exiled, he appeared with a lofty mieli
amongst ali the men who appeared to have power
to further his designs, or who merited his esterni.
without regard to their party. It was in the house
of a Guelph that he died.
Dante, then (and this seems to us to be rather
worthy of note), was neither a Guelph nor a Ghi-
beline. Like every man of genius he pursued a patii
alone, he took higher ground than ali the rest. Be
yond Guelphism and Ghibelinisni he saw the national
Italian unity, beyond Olement V and Henry VII,
he saw the unity of the world, and the inorai go-
vernment of this unity in the hands of his own Italy.
He follo wed out this idea at ali times and in ali
places. In his poem he strikes right and left upon
-ali the Italian eities, Guelphs and Ghibelines equally,
ramente giusto verso Carlino de' Pazzi traditore dei Ghi-
bellini (Id.).Nel corso del suo pellegrinaggio, dopo l'esilio.
ei visitò con solenne contegno quanti uomini gli pare-
vano capaci di promuovere il suo disegno, senza distin-
zione di parti. E mori nelle case d' un Guelfo.
Dante non fu Guelfo né Ghibellino. Come ogni uomo
che ha dentro sé la Mamma del Genio, ei segui una via
indipendente mirando a più alto intento che non era
quello dei pili. Al di là del Guelfismo e del Ghibellini-
smo ei vide l'unità Nazionale Italiana; al di là di Cle-
mente V e d'Arrigo VII ei vide 1' unità del mondo e il
governo morale di quella unità nelle mani d'Italia. E non
abbandonò mai quella idea. Ei flagella a sangue nel Poema,
■senza riguardi o paure, le città tutte quante, Guelfe o
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 259
but Italy itself is sacred ; if he reproaches her, we
feel that his reproaches are fed with tears, aspira-
tions, and an immense glory in her. In the little
onnnished book, l De Vulgary Eloquio, ' he attacks
ali the Italian dialects, but it was because he wish-
ed to found one common Italian language, and to
create an utterance worthy of her for the national
thought. He felt utterly indignant — he, whom savans
ha ve made to write in French — against ali Italian s
who pre ferree! a foreign tongue to their own, he
showed no mercy to those who wrote in favour of
the election of a foreign Pope. To him the Italian
spiri t was sacred, under whatever forni it was ma-
nifest.
Dante, as we said some pages back, was a Chri-
stian and an Italian. M. Ozaman, the only one who
rejects the absurd qualifications of (xiielph or Ghi-
Ghibelline, d'Italia: V Italia sola gli è sacra; e s' ei la,
rimprovera, tu senti che quei rimproveri sono alimentati
di pianto, aspirazioni e orgoglio immenso di patria. Nel
piccolo e imperfetto libro de Vulgati Eloquio ei move
guerra a tutti i dialetti italiani, ma perdi' egli intendeva
a fondare una lingua comune d' Italia e a creare una
forma degna dell' idea nazionale. Ei sentiva un fremito
di sdegno — egli che gli eruditi c'insegnano avere scritto
francese — contro quelli fra gli Italiani che antepone-
vano alla loro una lingua straniera, come contro quei
ohe leriséero a prò' dell'elezione d'un Papa straniero.
Lo spirito r tali ano gli era sacro, in qualunque modo e
■otto qualunque forma si rivelasse.
Dante, coni' io dissi qualche pagina addietro, fu Cri-
stiano e Italiano. 1/ Osannila, che rifiuta per lui. (piasi
solo, le assunlc d< noni i nazioni di Guelfo o di Ghibellino,
260 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
beline, goes astray like ali the others, and worse tban
ali the others on the point of his religion. The per-
secutions excited by Boniiace Vili and the fact of
the Cardinal Legato del Poggetto being sent by
John XXII to Eavenna, to procure the disinterment
of the ashes of Dante, that they might be exposed
to public execration, are a sufflcient answer to the
opinion set up in the present day as to his having
been an orthodox catholic. The Popes, many of them
saints in their day, and whoni Dante has placed in
hell, would, in ali probability, consider the zeal of
these writers much greater than need be. There are
now existing, in France, schools of philosophy, which
maintain that from the papacy will arise the triuniph
of democracy, — en àttendant, the Pope has exconimu-
nicated them. We have not space fully to enter upon
the question of Dante's religion, Foscolo's discourse
upon the poeni may be consulted with advantage,
insanisce peggio degli altri appena ei tocca di religione.
Le persecuzioni promosse da Bonifazio VIII e V invio
del Cardinale Legato del Poggetto a Ravenna con man-
dato di Papa Giovanni XXII perdi' ei dissotterrasse l'ossa
di Dante e le commettesse alla pubblica esecrazione, ri-
spondono, parmi, ampiamente a ogni scrittore che s' at-
tenti in oggi di convertire il Poeta in ortodosso cattolico.
Né credo che i Papi, taluni dei quali, venerati come santi
dai loro contemporanei, furono cacciati nell' inferno da
Dante, applaudirebbero allo zelo dei . recenti biogran.
Esistono oggi in Francia scuole di filosofia che vaticinano
il Papato apostolo tra non molto di democrazia; ma sono
intanto scomunicate dai Papi. Io non ho spazio qui per di-
lungarmi sulla fede religiosa di Dante. I lettori consultino
a ogni modo il Discorso di Foscolo sul Poema. Poi lo
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 261
but the study of the ' Convito, l and the eleventh
canto of the ' Paradiso, ' is, it seems to us, quite
enough for ever to put a stop to this posthuinous
ebullition of catholicity. The Ghristianity of Dante
was derived directly from the first fathers of the
church, whose enlarged views had already been de-
parted from by the Roman papacy of the thirteenth
century. His views, scarcely indicated, of the pro-
gressive perfeeting of the principle of human nature
in a future life, and of the participation of ali men
in the spirit of God, open the way for the stili fur-
ther development of Christian truth itself. To him
the papacy was nothing more than a problem of
spiritual organization. He was willing to submit to
it on condition that it did not shaclUe any of his
favourite ideas.
The ideas of which we have here given a sketch
are fermenting, more or less boldly developed, among
studio del Convito e il canto undecimo del Paradiso ba-
steranno, credo, a por fine a questa ebullizione postuma
di cattolicismo. Il Cristianesimo di Dante era derivato
direttamente dai primi padri della Chiesa, le larghe ve-
dute dei quali erano già nel secolo decimoterzo tradite
dal Papato Romano. Le sue idee, appena indicate, in-
torno a un perfezionamento progressivo del principio della
natura umana in una vita futura e sulla partecipazione
di tutti gli uomini nello spirito di Dio, aprono la via a
un ulteriore sviluppo del Vero cristiano. Per lui, il Pa-
pato non era se non un problema d' ordinamento spiri-
tuale. Né rifuggiva dal sottomettersi ad esso, purché non
< <>n trastasse ad alcuno de' suoi prediletti pensieri.
Le idee accennate fin qui fermentano, più o meno
arditamente manifestate, nella gioventù d' Italia. Iuten-
262 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
the youth of Italy. Understanding Dante better than
the men who write about him, (#) they revere him as the
prophet of the nation, and as tbe one who claims for
Italy not only the sceptre of modem poetry, but
the initial thought in modera philosophy. But in
the time of Dante, in the midst of that whirlwind
of personal and locai passions which intercepted ali
view of the future, who understood, who could under-
stand, thoughts like those which he bore within his
soul? And what must have been his life in the
midst of elements discordant from his ideal, wlien,
in his native city, he could fìnd only two just men,
himself perhaps, and his friend Guido both niisun-
(*) M. Balbo, who by tbe way does not believe tbe unity
of Italy possible, dismisses tbe book ' De Monarchia ' witb
the sentence ' un tessuto di sogni. ' M. Cesare Cantù, in bis
' Margherita di Pusterla, ' calls it, ' abbiettissimo libro. '
dendo Dante più assai che non gli scrittori di libri, (*)
i nostri giovani venerano in lui il profeta della Nazione
e 1' uomo che diede all' Italia non solamente lo scettro
della poesia moderna, ma il pensiero iniziatore d' una
nuova filosofia. Ma nell' età di Dante, in quel turbine di
violenti passioni personali e locali che involava all' oc-
chio il futuro, chi mai intese, chi poteva intendere pen-
sieri come quelli eh' ei volgeva nell' anima ? E per qual
vita gli fu forza di trascinarsi di mezzo a elementi di-
scordi dal suo ideale, quando, nella città nativa, ei non
trovava che soli due giusti — e forse alludeva a se stesso
(*) Balbo, incredulo com' egli è nell' Unità Italiana, tra-
scorre sul libro de Monarchia, battezzandolo un tessuto di SO"
gni. Cesare Cantò, nella Margherita di Pusterla, lo chiama ab-
biettissimo libro.
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 263
derstood {Inf., VI, 13) — between an idea as vast as
the world, and a powerlessness to realise it, which
became every day more and more apparent !
It was a tragical life — tragical from the real ills
that assailed him one after another — from the lone-
ly thought which ate into his soni, becanse there
was none whom he might inspire with it. At the
age of 24 (1290), he lost Beatrice, after having seen
her in the arms of another ; at the age of thirty,
towards the end of 1295, he lost Charles Martel, to
whom he was attached by a warm friendship ; and
Forese Donati, whom he loved stili more tenderly; (t)
five years afterwards he was Priore, and forced by
his duty as a citizen to provoke the hatred of the
(+) Parad., viii. , 55, and follo wing lines. Purg., xxiii, 76, eto.
Vita Nuova. ' Piget me cunctis, sed pietatem maximam ilio-
rum habeo quicunque in exilio tabescentes, patriam tantum
sommando revisunt. ' — De Valg., ii., e. 6. Lio nardo Aretino,
Vita di Dante.
e all'amico Guido — fraintesi ambi dal popolo (In/., VI, 13)
— tra una idea vasta come il mondo e una impotenza
a tradurla in fatto che i giorni e gli eventi gli rive-
lavano più sempre fatale !
La sua fu davvero una tragica vita : tragica per le
sventure reali che non cessarono d' assalirlo — pel pen-
siero solitario che gli divorava lentamente 1' anima, dac-
ch' ei non trovava in chi potesse versarlo. All' età di
ventiquattro anni (1290), ei vide morir Beatrice dopo
averla veduta nelle braccia d' un altro : a trent' anni,
verso la fine del 1295, ei perdo Carlo Martello a cui lo
stringeva una calda amicizia, e Forese Donati eh' egli
:im.-i va più teneramente (Parad., Vili, 55 e seg. e altrove).
Cinque anni dopo egli era Priore e costretto dal dovere
264 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
two parties wbo harassed Florence, by banishing
their chiefs at the sanie tinie, also that of Boni-
face Vili, and of ali the Menda of Charles de Valois ;
whose mediation he eaused to be refused. Guido
Cavalcanti, for sixteen years his best friend, died the
sanie year, and two years after this began for
Dante the Hell of Exile — that slow, bitter, Unger -
ing death, which none can lcnow bnt the exile liim-
self — that consuinption of the soul, which has only
one hope to console it. Accnsed on the strength of
a forged docnnient, and even whilst he was ambas-
sador to Boniface Vili, of extorting money, he was
sentenced to make pecuniary repara tion, and to two
year's banishment. His house was given up to pil-
di cittadino a provocarsi contro V odio delle due parti
che laceravano Firenze imponendo il bando ai loro capi,
e 1' odio di Bonifazio Vili e di tutti gli amici di Carlo
di Valois, procacciando che se ne respingesse la media-
zione. Guido Cavalcanti, il migliore amico eh' egli avesse
per sedici anni, moriva in quel torno egli pure, e due
anni dopo cominciava per Dante V Inferno dell' Esilio —
morte lenta, amara, angosciosa (£) che nessuno dall' esule
infuori può intendere, etisia dell' anima che non ha con-
forto fuorché d' una sola speranza. Accusato, sulla fede
d' un documento falsato, e mentre egli era ambasciatore
a Bonifazio Vili, d' avere estorto danaro, ei s' udì con-
dannato a una ammenda pecuniaria e a due anni di bando.
La sua casa fu data al saccheggio e le sue terre anda-
(ly « Piget me ounetis, sed pietatem maximam illorum
habeo quicunque in exilio tabescentes, patriam tantum som-
mando revisunt. » De Vulg. El., II, e. 6. Lion. Aret., Vita
di Dante.
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 265
lage, and his lands devastated. Three inonths after -
wards, enraged that he had neither paid the fine, nor
sought to justify himself, his eneinies condemned
hini to be bumt to death : ubique comburatur sic quod
moriatur. Then began his life of wandering and dis-
appointments ; he went from province to province,
from city to city, from court to court, to see if
among the heads of parties, among warriors of renown
he might find a man who could or would save Italy,
and he found no one. The desire and ambition might
exist in some, but they were unequal to the task.
Every where he found a want of enlightenment ; some-
times he was treated with contempt. Poverty assailed
him: ' urget me rei familiaris egestas. ; (#) He was almost
reduced to beg. Like a ship without sail or rudder,
he was driven through every port, harbour and
(*) Ep. Kani Grandi de Scala.
rono devastate. E tre mesi dopo, inferociti perdi' ei non
pagava V ammenda e sdegnava giustificarsi, i suoi nemici
gli avventarono contro una sentenza di rogo, ubique com-
buratur sic quod moriatur. Allora cominciò per lui una
vita di pellegrinaggi e di delusioni rinascenti a ogni tanto.
Errò di provincia in provincia, di città in città, da una
corte ad un'altra, a vedere se tra i capi di parte, tra i
guerrieri illustri, ei potesse trovare un uomo che potesse
e volesse salvare l'Italia — e fu indarno. Esisteva forse
in rallini il desiderio, l'ambizione; il Genio, la potenza
in nessuno. Ei trovò in tutti pochezza d' intelletto ; ta-
lora, fu trattato sprezzantemente. La povertà lo assalse :
urget me rei familiaris egestas. ({) Apparve talvolta in sem-
(») Ed. Kani Grandi de Scala.
266 OPKllK MINORI DI DANTE. [1844]
shore, by the bléak and bitter wind of grievous
poverty. (t) He bore ap against it ali. His adversity
was great, but he was great as his adversity. He
who had loved so well, was alone, and without a
single beloved hand to soothe with its caress his brow,
burning with the feverish thoughts of genius ; he
whose heart was so great, so gloriously proud, in perii
(t) Per le parti quasi tutte, alle quali questa lingua si
stende, peregrino, quasi mendicando, sono andato, mostrando
contro a mia voglia la piaga della fortuna, che suole ingiu-
stamente al piagato molte volte essere imputata. Veramente
io sono stato legno senza vela e senza governo, portato a di-
versi porti e foci e liti dal vento secco che vapora la dolo-
rosa povertà ; e sono apparito agli occhi a molti che forse
per alcuna fama in altra forma m' aveano immaginato ; nel co-
spetto de' quali non solamente inyilio, ma di minor pregio si
fece ogni opera si già fatta come quella che fosse a fare. —
Convito.
bianza di quasi mendico. (*) E nondimeno stette fermo,
eretto contro i colpi della fortuna. Le sue sventure erano
grandi, ma egli era grande com' esse. Con un' anima piena
d' amore, egli era solo, senza uria mano amica che gli
accarezzasse la fronte ardente della febbre del Genio. Con
un core sdegnosamente grande e altero, egli era ridotto
(1) « Per le parti quasi tutte, alle quali questa lingua si
stende, peregrino, quasi mendicando, sono andato, mostrando
contro a mia voglia la piaga della fortuna, che suole ingiu-
stamente al piagato molte volte essere imputata. Veramente
io sono stato legno senza vela e senza governo, portato a di-
versi porti e foci e liti dal vento secco che vapora la dolorosa
povertà ; e sono apparito agli occhi a molti che forse per al-
cuna fama in altra forma m' aveano immaginato ; nel cospetto
de' quali non solamente invilio, ma di minor pregio si fece
ogni opera si già fatta come quella che fosse a fare. » Convito.
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 267
of his life, was reduced to beg, at the gates of nien
whom perhaps he despised at the bottoni of his soul
for the ' bitter bread. 7 He who bore withiii him-
self the soni of Italy, was misunderstood by the
whole nation, but he did not yield ; he wrestled
like a brave man against the world without, and
ended by conquering it. If for a moment he seemed
to be borne down by the fnry of the storni, it was
only to rise up again great as before.
Come la fronda, che flette la cima
Nel transito del vento, e, poi, si leva
Per la propria virtù, che la sublima.
(Parad., xxvi., 85).
Taking refnge in his conscience : ' sotto Pusbergo
del sentirsi puro ? — graving by night his noble ven-
geance in the immortai pages which he could only
chiedere a uomini, eh' ei forse nel profondo del core
sprezzava, il pane che sa di sale. E portava con sé l'ani-
ma dell' Italia, e nondimeno, era frainteso dall'intera na-
zione. Ma non piegò : lottò da prode * contro il mondo
esterno e n' ebbe vittoria. Se tal rara volta ei sembrò
vinto dal furore della tempesta, risorse bentosto più forte
di prima:
Come la fronda, che flette la cima
Nel transito del vento, e, poi, si leva
Per la propria virtù, che la sublima.
Parad., XXVI.
Togliendo rifugio nella propria coscienza, sotto V u-
sbergo del sentirsi puro, incidendo la notte nelle pagine
immortali, cli'ei non poteva dare al mondo se non dopo
268 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
throw to mankind as he descended to the toinb, (*) he
kept himself faithful to his God, to his purpose. to
himself. Nothing could bend or corrupt his soul. It
was like the diamond, which can only be conquered
by its own dust.
If the pain had not been within himself, no ad-
versity which came from without could have distur-
bed this tetragonal being, who was born to suft'er
and to act. He was made to govern, not to submit
or modify himself; endowed with an immense power
of will, and a patience beyond ali proof — inflexible
from conviction, cairn from the strength of his de-
cision. Whenever we think on the life of Dante, he
reminds us, not of Luther himself, but of his beau-
tiful words : i Weil weder sicher noch gerathen ist,
etwas wider gewissen zu thun, hier stehe ich; ich kann
(*) Parad., xxvii., 55, et seqq. Purg., xi., 133., et seqq.
la tomba, (*) la nobile sua vendetta, ei si serbò fedele al
suo Dio, al suo fine, a se stesso. Nulla valse a piegare
o a corromper quell' anima. Come il diamante, essa non
poteva esser vinta fuorché dalla propria polve.
Né, se il dolore gli fosse venuto dal di fuori soltanto,
avrebbe potuto modificare anche per poco quell' essere
tetragono, temprato a patire e a fare. Egli era nato a pa-
droneggiare più che a soggiacere : dotato di volontà po-
tentissima, di pertinace pazienza, di convinzioni infles-
sibili, e di tranquilla risoluta determinazione. A me la
sua vita ricorda a ogni tanto, non Lutero eh' era di na-
tura profondamente dissimile, ma le sue belle parole :
dacché non è sicura cosa né giusto operare contro coscienza,
(A) Farad., XXVII, 55 e seg. Purg., XI, 133 e seg.
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 269
nicht anders. Gott helfe mir. Amen. ? He was of a
cast of character to recognise no law but his con-
science, and to recur for aid to none but God. His
soul was naturally loving, but, superior as he was
to ali his contemporaries, it was the human species
he loved — Man, as one day he will be, — but from
the inen who swarmed around nini, and whom, with
a very few exceptions, he did not esteem, he could
expect no companionship for his inner life. When
in the Purg. (xi, 61, et seqq. (#) Omberto of the
Counts of Santafìora, says to him, —
(*) We are decidedly of the opinion put forth by Foscolo,
that, with the exception of some fragments, the poem was
uever published by Dante ; for proof of this, see the ' Di-
scorso sul testo. '
io qui sto tale quaV io mi sono', né altro posso. Dio m'aiuti.
Amen. (l) E Dante era tale da non accettar legge fuorché
dalla propria coscienza né aiuto fuorché da Dio. Avea
l'anima amante, ma superiore com' ei si sentiva ed era
a' suoi coetanei, il suo amore si versava sulla specie
umana, sull' Uomo come un giorno sarebbe : cogli uomini
che s' agitavano intorno a lui e dei quali, pochissimi ec-
cettuati, ei non poteva far conto, ei non avea comunione
d' intima vita. Quando nel Purgatorio (XI, 61, e seg.), (2)
Omberto dei Conti di Santafìora gli dice :
(*) « Weil weder sicher noch gerathen ist, etwas wider
gewissen zu thun, hier stehe ich ; ich kauu nicht anders. Gott
helfe mir. Amen. »
(*) Mi giovi qui notare com' io parteggi deliberatamente
per T opinione di Foscolo, che, da pochi frammenti infuori,
il poema non fu mai fatto pubblico da Dante. Vedi le prove
nel Discorso eul Testo.
270 nl'KKE MINORI DI DANTK. [1844]
L' antico sangue e 1' opere leggiadre
De' miei maggior mi fer si arrogante,
Che, non pensando alla comune madre,
Ogn' uomo ebbi in dispetto tanto avante,
Ch' io ne mori'. —
Dante bows his head, one would say that he felt
contempt for ali men springing up in his heart, as
once in Omberto's. He loved glory, he does not
conceal it — bnt it was not so much renown, that
herb's colour, as he says, which the sun first makes
green and then withers (*) — as the glory of triumph
over aecomplished aiuis — the sanction of those who
should cali ancient the times in which he lived. He
desired to live in the future, in the second life. He
desired that his thoughts might descend like an
inspiration into the hearts of his successors here
(*) Purg. xi, 115, See also v. 100, et seqq.
L' antico sangue e 1' opere leggiadre
De' miei maggior mi fer si arrogante,
Che, non pensando alla comune madre,
Ogn' uomo ebbi in dispetto tanto avante,
Ch' io ne mori',
Dante china in giù la faccia ; e diresti eh' ei si con-
fessasse nel suo segreto reo della stessa colpa. Amava la
gloria, e non lo dissimula; ina non tanto la rinomanza
eh' ei paragona a colore d' erba inverdita e discolorata
dal sole (Purg., XI), quanto la gloria del trionfo sugli
ostacoli che s' attraversano al fine e la conferma di quei
che chiamerebbero antico il tempo nel quale ei viveva.
Ei bramava vivere nel futuro, nella seconda vita-, e che i
suoi pensieri potessero scendere come una ispirazione al
[1844] OPERE MINORI DI DANTE. 271
below. The grand thought of a mutuai responsibi-
lity joining in one bond the whole human race was
ever and ever floating before his eyes. The connec-
tion between this world and the next, between one
period of life and the remainder, is brought for-
ward every moment in the poem: a feeling of ten-
derness, engendered by this idea, gleams across the
1 Purgatorio, ? and almost finds its way into the
' Inferno. ? The spirits there anxiously ask for tid-
ings of Earth, and desire to send back news of
themselves. (*) He loved Florence; — the place of his
birth — the tempie, which he calls " his beautiful
St. John, " where he one day broke a baptismal
(*) Inf. and Purg. passim. The line sentiraent expressed in
the linea, " A' miei portai l'amor che qui raffina, " which are
spoken by Corrado Malespina, in the Vili eh. of Purg., has
been almost universally misundorstood.
core dei posteri. La grande idea d' una mutua responsa-
bilità, vincolo d' unione per tutta quanta la razza umana,
gli stava l'issa nell' animo. La coscienza d'un nesso tra
il nostro mondo e un altro, tra un periodo della vita e
quei che devono seguirlo, traspare a ogni tanto nel suo
Po' ina: un senso di tenerezza generato da quella fede
invado il Purgatorio e penetra quasi nelle regioni infer-
nali eh' ei visita; i dannati chiedono ansiosi nuove della
Terra perduta e bramano d' essere ricordati ai viventi. (l)
Amava Firenze — il luogo del suo nascimento — il tem-
pio ch'egli chiama il suo bel San Giovanni, e ove ruppe un
/. e /'"'•'/. in piu Luoghi. Il bel sentimento espresso
nel verso: A' miei portai V amor che qui raffina, proferito da
Corrado Bialespina nel e. Vili del Purg. fu quasi uuiversal-
nu-iit.- frainteso.
272 OPERE MINORI DI DANTE. [1844]
font to save a child frora drowning, are recollected
witb profound regret : — he did not love the Floren-
tines, and inscribed at the head of his poem, the
words omitted in ali editions, Foscolo's excepted :
FLORENTINUS NATIONE, NON MORIBUS.
A man of the middle ages, and endowed with
ali the strong passions of that time — he knew what
revenge meant. When Geri del Bello, his relation,
passed him without looking, he says with sorrow —
la violenta morte,
Che non gli è vendicata ancor, diss' io,
Per alcun, che dell' onta sia consorte,
Fece lui disdegnoso ; onde sen gio
Senza parlarmi.
Infer. XXIX, 31, et seqq.
giorno, per salvare un fanciullo che v'annegava, il fonte
battesimale : non amava i Fiorentini e scriveva in capo
al Poema le parole omesse in tutte le edizioni fuorché
nella Foscoliana :
Floretinus natione, non moribus.
Uomo delle età di mezzo e animato da tutte le forti
passioni dei tempi, ei sapeva ciò che significava vendetta.
Quando Geri del Bello, di lui congiunto, gli passa vicino
senza guardarlo, ei dice con dolore :
la violenta morte,
Che non gli è vendicata ancor, diss' io,
Per alcun, che dell' onta sia consorte,
Fece lui disdegnoso ; onde sen gio
Senza parlarmi.
Inf., XXIX, 31 e seg.
[1844] OPERE MINORI DI DANTK. 273
But he had too much greatness in Iris soni, and
too in neh pride it inay be? to make revenge a per-
sonal inatter — he had nothing but contempt for his
own enemies, and never, except in the case of Bon-
iface Vili, whoni it was necessary to puuish in the
name of religion and of Italy, did he place a single
one of his enemies in the Inferno — not even his
jndge, Gante Gabrielli. The l non ragioniam di lor,
ina guarda e passa, ' which in the beginning of his
poem he applies to those who have beeu worthy
neither of heaven nor hell, appears to have been
his own mie towards Iiis enemies. Strong in love
nini strong in hatred, it is never love of himself
nor hatred of others. Life appeared to him with too
few charms for him to attach much iniportance to
nny thing personal; it was the love of right and
hatred of wrong that animated him. When he speaks
of death it is never with that egotistical fear, min-
ila albergava troppo grandezza — forse troppo orgoglio
— nell'anima sua. perch' ei potesse far scendere il ven-
dicarci alle offese personali: ei non sentiva che disprezzo
pe' suoi nemici, né mai, tranne Bonifazio Vili che biso-
gnava punire in nome d' Italia e della religione, ei col-
loco mi solo de' suoi persecutori — neppure Cante Ga-
brielli — in Inferno. Il non ragioniam di lor, ma guarda
e passa applicato da lui, sul cominciamento del Poema,
all« anime immeritevoli dell'inferno e del cielo, sembra
• stata sua norma invariabile co' propri nemici. Eira
èapaet d'amore potente, ma non di sé — d'odio potente,
ma non a individui: la vita non gli era si cara né
dolce da fargli attribuire grande importanza a cose
mali; però amava la giustizia e abborriva il male.
Guardava in faccia la morte libero di quell'egoismo
Mazzini, Scritti, ver., voi. XXIX (i^n.-rutiint, voi. V). 18
271 <>i-ki:i. MINORI Di i>.\\m:. 1844]
gled with egotistical hope. w li idi appearg in every
tu ni of IVtrarclrs pocms; and stili more in bis let-
tci's. ami alsoin the writings of Boccaccio. It appear-
ed to bini of more importarne to make baite feo
aecomplish bis mission upou eàrtb, than t<> meditate
upon the inevitable hour which marks l'or ali men
the beginning of a new work. Sometimes he wishes
Cor it, (t) but it is only because he sees evil bakiitg
possession more and more of the places where bis
mission was appointed. The point about which he
concerned himself was not the length or tlie short-
ness of lite, not happiness or misery : — it was the
end for which lite was given. He felt ali there was
of divine and creative in action, he wròte as he
would bave acted, and the pen in bis band becaine.
as we bave said, like a sword — and it is in truth
a sword that he places in the band of xHomek. the
(t) Pura., XX.. 10. 11.
di paure e speranze che trapela ad ogni ora dalle
poesie di Petrarca, dalle sue lettere, e dagli scritti del
Boccaccio. Sembrava a lui di maggior momento affret-
tatesi a compire la propria missione sulla terra che non
contemplare trepido o voglioso V ora inevitabile che
segna per tutti il cominciamento d' un' altra. E se talora
•egli accenna a stanchezza di vita (Purg^ XX. 10. 14),
tu senti che la cagione sta nell' ampliarsi trionfante del
male sui luoghi dov' egli avrebbe voluto operare. Non
gli caleva se i giorni dovessero corrergli lunghi o brevi.
ma del Jlne oh' era ad essi assegnato. Perdi' ei sentiva
Dio nella vita e la virtù creatrice nell'azione: scriveva
come avrebbe operato: e la penna, come dissi, somiglia
nelle sue mani una spada — né a caso ei pone una spada
[1844 OPKRK MINORI 1>I DANTE. L'75
sovereign poet. f1) Ho wrestled. when it was against
nothingelse. witli hhnself — against the wanderings ef
hi.s understanding (') — against the fire of the poet (:{) —
against the t'my of his pussions. The puiincation
òf héart by which he passed froin the hell o€
struggle r<> the heaven of victory, to the calm of
peace by the sacrifice of hope frotn his earthly
lite — In violenta e disperata pace — is admirably
sbown in this poem vrhére so manv things are
shown. With a character guch as we havTe ske-
r<-lieil. haughry. disdainfnl, nntamable — as the opinion
Of his contemporaries, even throngh imaginarv a-
ne&dotes, tells us — look in g upon hiinself ae belonging
(! . Int.. IV.. 86 et seqq.
(-) Inf., XXVI.. 21.
(:;) Puro., xxxiii.. 111.
in mano ad Omero, il poeta sovrano ( /»/., IV. 84ì e seg).
Ei Lottava, quando non con altro, con .se stesso — con-
tro i traviamenti del proprio intelletto ('/»/.. XXVI. 21)
— contro l'ardore soverchio «li poesia «-Ite lo agitava
(l'uni.. \XXIII, Iti) — contro il furore delle passioni
che gli fremevano dentro. La purificazione dell'anima
attraverso aliti «piale ei trapassò dall'inferno della bat-
taglia al cielo della vittoria, itila ettlnia di ehi ha fatto
Sttgrificio della sj>er;in/.a.
In violenta t disperata poet
e splendidamente additata nel Poèma Sacro. Ooa un'in-
dole «piale In» tentato indicati, altera. sdegnosa, indo-
m abile — ed è quella di' esce dalle testisaoniance, de-
an< lie fondate mi novelle e aneddoti mal sicuri.
de1 contemporanei colla ooseiensa d'appartenere ai pò-
L'7f> OPERH MINORI 1>I DANTE. [1844]
to tln» amali number of privileged beings endowed
with high uudferstanding, and worthy of the comi-
munion of the Holy Spirit — lesa calculated and in-
tendaci to be governed by lawx. than to control them (*)
— Dante evidently was one of those meo whò pass
unscathed and ereet through the most criticai oon-
junctures. and never bow the knee except to the
principio that works within. That power he adorni
with a trembling and religious fervour — Deus J'or-
tlor : — he had experienced every fraine of niind that
passes, from the moment when a thought appears tbr
the first time in the soul's horizon, down to that
when it incarhates itself in the man ; takes posses
sion of ali bis faculties, and cries to him • Thou
art mine. '
It was the dust of the diamond — the hidden mys-
terious pain of Genius, so real, and yet. from iti
(1) Ep. (leti, ad Kaiiem.
cliissimi privilegiati d'intelletto singolare e di comunione
collo Spirito di Dio — impaziente delle leggi altrui e
ordinato a innovarle (Ep. ded. ad Kaiiem) — Dante era
evidentemente uno di quegli uomini che passano invio-
lati, incontaminati, attraverso le più gravi e pericolose
vicende, né piegano mai il ginocchio se non a quella
potenza che spira dentro. E quella, ei 1' adorava con tre-
mito e fervore di religione — Deus fortior : — egli aveva
corso ogni stadio sulla via del pensiero, da quello che lo
vede sorgere la prima volta incerto e mal definito sul-
V orizzonte dell' anima fino a quello in cui esso s' incarna
nell' uomo, s' insignorisce di tutte le sue facoltà e gli
grida : se1 mio.
Era la polvere del diamante — il segreto misterioso
patimento del Genio, negato o frainteso dai più — il
11844] Ol'KRK MINORI DI DANTE. 277
verv nature, understood by so few — the torment of
catching a glinipse of the ideal, the impossible to be
reali sed in tlii« Ufi — the Titanio dreams ofan Italy, at
the head of the mo\ ementof humanity. an angel oflight
among the nations — contraeteci with the reality ofan
Italy divided within herself, deprived ofher tempora!
head, and betrayed by her spiritual head — eoveted by
ali strangers. ;md foo often prostituting herself to
rheni — the strength to guide nien towards good. and
troni circumstances and the sway of egotistical pas-
sions. no «me to be gnided — fìghfings within, between
taitlì and donbt? — it was ali these that changed the,
author of the * Vita Nuova ' into the writer of the
* Inferno' — the young angel of peaceand gentle poei rj .
whose teatures Giotto hax preserved to us. into the
Da?iT<' witli wliom \\e aie familiari the Dante come
back from hell. It was when bowed down beneath
this internai eonflict, that Dante mie day. wan dering
tormento dell'avere afferrato un concetto dell' ideale e
sentire L'impossibilità «li tradurlo in realtà nella vita —
il sogno titanico d' una Italia gurdatrice dell' Umanità.
angelo di luce tra le nazioni — il contrasto d'una Italia
divisa, priva «li capo temporale e tradita dalla potestà
spirituale, guardata avidamente da tutti stranieri e presta
a prosi it ti irsi servilmente ad essi — il senso d'una po-
tenza capace di dirigere altrui al bene e circostanze av-
ohe la condannano a consumarsi sterile e inope
tenzone interna continua tra il dubbio e la fede;
e fu questo che mutò l'autore della Vita Kuova nello
lerittore dell' Inferno — il giovine angelo «li pace e
poesia gentile i <-ui lineamenti «i furono conservati «l:i
Giotto nel Dani» «die la tradizione pili iarda ci addita.
Del I>*nt«- tornato di tramezzo ai dannati. Curvalo sotto
278 <>i-ki:i. MINOR] i>i i>anii:. 1844]
aerosa the niountains of Lunigiatm. knock ed al the
gate of the inoiiast.erv of Santa Croce < 1 < * 1 Ootvo.
The moni who opened it. read at a single gl&nee
ali the Ioni;- Ili story of inisery on the lean pale •;•<•,'
of the stranger. " What doyou seék herel " sajd he.
Dante ga/ed amnnd. witli otte of tlioSe looks in
which the soni speaks IVoni within. and slowly rep-
lied — f< Peace " — Pagbm. (#) There is in this scene
soinething suggestive of thoughts tua! lead np to
tlie eternai type of ali tnartyrs of genius and love,
praving to Ilis Father. to the Father of ali, upon
the Momii of Olives, l'or peace of soni, and strengtfa
far Mie sacri tire.
Peace, — nothing either monk or any other cre-
ature eonld hestow on Dante. It was ouly the un-
(") Letter froni Fra Flavio to LTguceione (Iella Faggiola ;
v. Trova. <1<1 Veltro Allegorico.
quell'interno conflitto, un giorno, errante fra le rupi della
Lunigiana, Dante batté alla porta del convento di Santa
Croce del Corvo. Il monaco che gli apri lesse d' un lampo
una lunga storia di dolore sulla scarna pallida faccia
dell'estranio visitatore : che cerchi tu qui ? gli disse. Dante
guardò attorno d'uno di quei sguardi che rivelano l' a-
niuia e replicò lentamente: Pacem. (l) O m'inganno, <>
splende su questa scena un non so che di mando che
avvia il pensiero all' eterno tipo di tutti i martiri del-
l' Amore e del Genio quando implorava al Padre, al Pa-
dre di tutti, sul monte degli Olivi, la pace dell' anima
e la forza di compiere il sagrifìcio.
Pace — né monaco alcuno né uomo o potenza ter-
restre potea darla a Dante. La mano invisibile che manda
(*) Lettera di Fra Flavio a Uguccione della Faggiòla.
V. Veltro Allegorico.
[184J] opkkk Mixojtr di danti:. 279
unseen li and, which sends the last arrow, that could.
as Jean Paul says, take froni hi* head tlie Crown
of Thorns. (*-)
We bave endeavoured in tbe foregoing pages to
show Dante in a point of view hitherto too mini»
neglected ; and whieh is. with the exeeption of the
pn<i irai s-iùe of bis cbaraeter (of which we bave uot
to speak bere), the most important to be properly
estimated. We bave at the sanie time wished to as-
gaage the astoniskmerit of. Al. Labitte, and of ali
the Labittos of the day " a( the newly kindled en-
thusiasni with which this epocli studies and dives
iato the old Allighieri. Iìesides ali that whieJi we
i ) •• Mmt das Gran ìst nicht tiri': es isi (io- teuehtenda
i-irt eines Engels, dee una siu-ht. Wèon di*' uniVkaunre
HaiKÌ den letzten Pfeil an das Haupl des Menscheii sciuict,
so b&ekt er vorher das Haupt, und der Pfei] hebt bloss di©
Dorneokrone ron seinen Wnnden ;il». "
L'attimo strale potea sola, come die»- Ricbter, toglierli
di sul rapo la Corona di Spine. (M
Ho tentato in queste pagine di mostrar Dante sotto
un aspetto non ancora abbastanza avvertito, e nondimeno
il pili importante forse per noi. fio risposto, panni, ad
un tempo, alla sorpresa colla quale il francese Labitte
e i cento Labitte della giornata guardano al nuovo en-
tusiasmo versato dalla giovine generazione intorno alla
vira e all'opero «lei vecchio A I li gli ieri. Oltre tutto ciò
(l) « Al)»*r das Gtrab lat nido tief; ea isi dee leuohtenda
Fnsstriti <iio-> Engels, dea una snent. Weun dio onbekannte
Band dell I<'t/,t<-n Pfei] au das Sanpt dea Menschen semi-
i»ii<-kt ci vorher daa Haupt, and det Pfeil hebi btossfdiè Doi
Tonkroiio voti Hfiiii-ii Wnnden al». » — .Ikan Pati. Kicutku.
2$Ó OPBRK MINoHI DI DAMI. | 1844]
ali look for in the genius of the poet — the [deal
made manifest, — his soni, — the soni of his epodi.
Italy seeks there for the secret of her nationality "
Europe seeks there fòr the secret of Italy. and for a
prophecy of modem thonght.
Dante has found peace and glory — the crowa of
thorns hag long since fallen off — that thought, which
he threw like seed into the world. has sprung np,
and developed troni centurv to century. troni day t<>
day. — his soni, which did not tìnd a single cebo in
its course nere below, holds commiine in the presene
day witfc millions, and has done so for centnries.
More than live hundred years bave passed over the
country of Dante, since the death of his body: years
of glory and of shame : of genius and intolerable
mediocrity : of turbulent liberty and inorai servi-
tude : but the naine of Dante has remai ned. and the
che gli nomini di core e di mente cercano d'epoca in
epoca nel genio del Poeta — una potente rivelazione del-
l'Ideale — l'anima sua — l'anima de' suoi tempi
l'Italia cerca in lui il segreto della sua Nazionalità: l'Eu-
ropa, il segreto dell' Italia e una profezia del pensiero
moderno..
Dante trovò pace e gloria — la corona di spine è
caduta da lungo dalla sua testa — Videa ch'ei cacciò
come germe nel mondo s'è svolta, crescendo, di sècolo in
secolo, di giorno in giorno — la di lui anima che non
trovò chi le rispondesse nel suo passaggio quaggiù, ha
in oggi comunione con milioni d' anime nella sua terra.
Pili di cinquecento anni passarono sulla patria di Dante
dacché la di lui forma si sciolse : anni di glorie e ver-
gogne : di torbida libertà e di mortale servaggio : di Ge-
nio e d'intollerabile mediocrità. Ma il nome di Dante è
[18441 OPERE MINORI DI DANTE. 281
severe image of the poet stili rules the destinies of
Italian gencrations, for an encouragement and for a
repròach. Never ìias another genius been so brilliant
that it so uhi eclipse or dim the splendour of that of
Dante: never has there been a darkness so profound,
that it could coneeal this star of promise froin Italian
eyes : ueithor tlie profanations of tyrants and Jesuits,
nor tlis violations of foreign invaders, have been able
to eifaee it. • Sanctuin Poetae nomen quod nunquam
barbarie* violavit. ' The poem was ili understood, —
was degraded by vnlgar commentators : — the prose
works. in wliieh Dante had written the nationaì
Thoughi stili more explicitly. were forgotten — con-
eealed, by a suspicious tyranny. from the knowledge
of liis fellow-citizens: — and stili, as il there had
been a compact, an interchange of secret life between
the natioD and its poet. even the common people
who caimot read know and revere bis sacred name.
At Porciano, some leagues from the sonrce of the
rimasto e la severa immagine del Poeta governa tutta-
via, or conforto or rimprovero, i fati delle generazioni
d'Italia. Ne mai splendore d? altri Grandi che sorsero
dopo lui potè cancellarne il culto, né la tenebra d'al-
cune età o la profanazione di tiranni e gesuiti o l'in-
ratione straniera coprirlo d' obblio : sanctum Poeta1 nomen
tjuinì iia.n<(uam barbarie* riolavit.ìì Poema fu lungamente
frainteso < detarpato da commentatori volgari: le Opere
Minori, nelle quali il Pensiero Nazionale sta scritto a note
pin chiare, giacquero dimenticate, hivolate da una tiran-
oapettoaa allo studio dei concittadini di Dante —
e nondimeno, eomc le un patto, una comunione segreta
di rita, avesse affratellato nazione e poeta, anelo i molti
incapaci «li lecere conoseono e ricordano riverent i il di
2^1* OFSUK MINOR] I»I DAMK. L844]
Amo. the pèasants show atower, in whieh thej
Dante was imprisonod. Al Gubbio, a Street bea rs
bis nume. — a house is pointed onr. as having been
dwelt in hy liim. 3?he moantaìneers of Tolmino, aear
Odine, teli the traveller that there is the protro
where Dani e wrote — there. the stone npoii whieh
he used to sit : - yet a little while. ami the country
will inscribe dm the base of bis statue.
The Italia n Nation to the Memory of its PROPHETi
lui nome. Pochi anni ancora; e il paese scriverà sulla
base della statua delPAllighieri : la Nazione Italiana atta
memoria del suo Profeta.
' X.
PREGHIERA DI UN ESULE A DIO
PER I PADRÓNI DI SCHIAVI.
PRIÈRE A DIEU
POUR LES PLANTEURS, PAR UN EXILÉ.
Dieu de misericordie. Dieu de paix et d'amour,
pardonne, oli pardonne aux planteurs ! Lear crime
est grand; mais ta clémence est infime. Gomme jadis
tu fis jaillir da roc dans le désert les eaux rafraì-
ch.issantes pour les moltitudes de tes serviteurs, fais
ainsi dans le désert de lenr àme la Bouree vive de
la cliarité. Que l'auge du repentir descende s'asseoir
aii ehevet de leur dernière heure! Et qu'entr'eux et
ta just-i ce s'élève, au jour supreme, pour eux et pour
leur pays qu'ils dóshonorent. la prière de ceax qui
Bonffirent pour ta sainte cause, pour ta sainte Vé-
Dio «li misericordia, Dio di pace e d'amore, perdona,
oh perdona ai padroni di echiavi ! Grande è il loro de-
litto, ina infinita la tua pietà. Come già facesti scaturire
fresche acque dalle rupe del deserto per le moltitudini
de' tuoi fedeli, cosi fa che zampilli nel deserto dell'anima
loro la sorgente viva della carità ! Possa l' angelo del
pentimento scendere e assidersi al guanciale della loro
ultima ora! E per essi e il tuo giudizio, per essi e per
li patria che disonorano, sorga, all'ultimo giorno, la
ii<'ra di quei che soffrono per la tua sacra canea,
286 PREGHIERA in IN E8ULE A I>I<) [1846]
rité, poni* l'emancipatimi des péuples et de l'Ann*
humaine !
Lem* crime est grand. I Ih ont péelié, ils pècbent
encbre contre toi et coutre l'Humanité, l'interprete
deta loi sur la terre. L'esprit du mal qui tenta Jesus, ton
tìls chéri par le genie et par l'Amour, en lui ofì'rant au
debut d.e sa carrière divine les richesses et les tró
nes de la terre, les a bentés, eux sans genie et sana
Amour, en prenant les semblans de l'idòle Intéret.
Ils ont cede. Subjugués par la sensati on, ils ont
abiure la connaissance et le sentiment. Ils ont rem-
placé l'homme par l'esclave et ton image sacrée par-
ie fétiche d'une canne à sucre. Mais toi. u'as-tu pas
aceueilli la prière de ton tìls ebéri par le genie et
pel tuo santo Vero, per 1' emaucipazione delle Nazioni e
delT Anima umana.
TI.
Grande è il loro delitto : essi hanno peccato e peccano
tuttavia contro Te e contro P Umanità, interprete della
legge tua sulla terra. Lo spirito del male che tentava
Gesii, figlio tuo, benedetto di genio e d'amore, offren-
dogli, sul cominciamento dell'impresa divina, la ricchezza
e i troni della terra, tenti essi pure, diseredati di genio
e d' amore, sotto le forine dell' idolo che ha nome inte-
resse. Essi hanno piegato il ginocchio davanti all'idolo;
hanno, sotto il cieco impulso dei sensi, rinnegato la vira
intellettuale e morale : hanno cancellato 1' uomo nello
schiavo e il culto della sacra tua immagine nell'idolatria
d' una canna da zucchero. Ma tu, non hai accolto la pre-
ghiera che il figliuol tuo, benedetto di genio e d' amore,
[184*ì] pei: i padroni in SCHIAVI. 2ST
par l'Amour poni* ses ìneurtriers ì Pardonne donc,
pardonne ansai, o Pére, aux planteurs!
Tu as place. symbòle de l'cbil de la Providence,
mi seni Soleii ari eie! poni' la tetre. Tu as enlaco
dans riiannonie d'un seni immense accord. dont
uotre umsique, lille anice de la lieligion, nVst què
le t'aible indistinct bégaiement d'un éeho. tous ees
mondes. rayons finis de ta Pensee intinie. (jiii eircu-
leni antoiir de nous les lettres épàrses d'un Alpha
bci divili que nous sanrons tous un jour. Partout
tlans e»- bel [Jnìvers physiqne qui est la draperie
de l'Ideo, tu as f'ait resplendir aux yeux de leur
àwe un enseignement d?Unité. Et eux, ils ont voile
ies yeux de leur ante; ils ont brisé cu fragnients
ti porgeva pe' suoi carnefici ì Perdona, perdona dunque,
o Padre, anche ;ii Padroni di schisivi!
III.
Tu ponesti, «piasi simbolo dell' occhio della tua Prov-
videnza, un unico sole nel cielo per tutta la uria. Tu
intrecciasti Dell1 armonia d'un immenso accordo, del (piale
la nostro musica, primogenita della Religione, non è se
non un mormorio d" un eoo indistinto, tutti i mondi, raggi
finiti del tim infinito pensiero — nuotanti intorno a noi
nello spàzio, come sparse lettere d" un alfabeto che un
giorno -apremmo, ha per tutto, in questo bello Universo
visibile, ammanto dell" idea divina, tu volesti clic splen-
iti] insegnamento di unità al loro sguardo. Ed essi.
essi hanno chiuso gli occhi all' anima: hanno spezzato in
288 PREGHIERA DI r.\ K8ULE A imo ISJtì
le bel et un rjnivers et sur les miues de fon Unite*
ils ont élevé un Dualismi hostile: deus ipinrns.
(1<mix lois, deux vies. Pitie, o Seigneur, pardonne, <>h
pardonne aux plauteurs!
4.
Tu as, dans PHistoire qui est ta vie se manife&taiit
progressi vement dans le temps et Pespace, place de-
vant eux une seconde source de vérité d*où découie en-
core à grands flots la grande pensée d'Unite qui
est toute ta Loi. Après avoìr engendré tonte l'Ilu-
raanitó d'un seul Adam, tu as. sous une éducation
providentielle de jour en jour plus visible. condnit
Phomme, Phomme collectif et social, de Pétat (Pé-
sclavage à celui de servage, du servage au salaire;
et pour que rien ne manquàt à la clarté de la prò
frammenti il tuo bello ed uno Universo : e sulle rovine
della tua Unità hanno innalzato un dualismo ostile — due
nature, due leggi, due vite. Pietà o Signore ! Perdona,
oh perdona ai padroni di schiavi.
IV.
Tu collocasti per essi nella storia — manifestazione
progressiva della tua Vita nello spazio e nel tempo
— una seconda sorgente di verità, d'onde sgorga, a notti
potenti, il gran pensiero d' unità, che è compendio della
tua legge. Dopo avere iniziato P intero genere umano in
un solo Adamo, tu conducesti, per un disegno di prov-
videnza educatrice, di giorno in giorno più visibile a
noi, P uomo collettivo e sociale, dalla condizione dello
schiavo a quella del servo, dal servaggio al lavoro sa-
lariato, e perché nulla mancasse all' evidenza della prò-
[1846] PER I PADRONI DI SCHIAVI. 289
gression, tu fais maintenant fremir les nations pour
qu'au monde du salaire, succède celui de Passocia-
tiou. Tu as fait au dessus de ces trois inondes,
image de ton activité trinitaire, planer la sainte
voix du Golgotha: vous ètes tous frères, car vous
ètes tout un en Dieu. Et eux, ils ont bouché leurs
oreilles à la sainte voix du Golgotha, ferme les
yeux à revolution de ta Pensée dans l'Histoire; ils ont
dit : nous ne sommes pas frères ; nous sommes maitres
et esclaves. De tous les feuillets du grand Livre ils
n'ont gardé que la page qui contient le récit de Gain
et d'Abel, la Violence et le Droit; et ils se sont
dits: il y a dono deux races humaines, la race inau-
dite et la, race privilégiée de laquelle nous sommes,
sa ns songer que c'est sur leur front mème qu'est
ton signe de malédiction, puisque c'est par la Vio-
lence seule qu'ils écrasent l'homme sous Pesclave. Pitie,
o Seigueur, pardonne, oh pardonne aux planteurs!
grewione, tu souimovi oggi col soffio tuo le iiazioiii
si che al mondo del lavoro salariato sottentri il mondo
dell'associazione. Per te, suona incessante attraverso questi
tre mondi, immagine della tua trina attività, la sacra
voce del Calvario: voi siete tutti fratelli, però che siete tutti
uno in Dio. Or essi, essi hanno chiuso l' orecchio alla
sacra voce; hanno detto: noi non siamo fratelli; noi siamo
padroni e schiavi. Di tutte le pagine del gran libro, essi
hanno serhato unica quella che contiene la storia di Abele
(Caino, la violenza e il Diritto; e hanno detto a se stessi:
esistono due razze umane : la razza dei maledetti e la razza
tM privilegio the e nostra: senza pure avvedersi che sulla loro
fronte sta il segno della ina condanna, dacché colla sola
violenza Mti hanno potuto cancellare 1' nomo nello schiavo.
Pietà, o Signor. : IVnlona, oh perdona ai padroni di schiavi!
Mazzini Scritti, ecc., voi. XXIX (Letteratura, voi. V). 1»
290 rRKGHIKRA DI IN ESULE A DIO [1846]
5.
Er tu as mis, troisième bémoignage de la Vóritéj
un cri dans le cceur de cbaque bomnie, un élan dans
cliaque conscience, qui dit : je sui* libre : libre par-
ce que je suis responsable, libre par ce que je suis Romme
fait à l'ìmage de Dieu, contenant virtuellement en moi
les capaeìtés, les aspi rat ions, les destinées de V Ruma-
nité tout entière. Et eux, ils ont nié l'uni ver salite de
ce cri. Enferinés dans leur moi egoiste, ils ont dit:
ce n'est qu'en nous qu'ìl existe, ne voyant pas. Ics
malheureux, qu'ils ne pouvaient le borner sans Pef-
t'acer de la création tout-entière, car Dieu n'a pas
créé le planteur mais Vhomme. Ils ont seme la baine
et preparò la ré volte: renié le Dieu d'amour et provoqué
le Dieu des vengeances. ISPécoute pas leur blasphème,
o Seigneur! Pardonne, oh pardonne aux planteurs !
V.
E ta hai messo, terza testimonianza della tua Verità,
una voce nel core d'ogni uomo che gli grida: Io sono li-
bero : perché devo render conto delle mie opere; libero, perché sono
uomo a immagine di Dio, capace virtualmente in me stesso
delle facoltà, delle aspirazioni, dei destini di tutta l'Uma-
nità. Ed essi, essi hanno negato la universalità di quel
grido: racchiusi nel loro egoismo, hanno detto: esiste iti
noi soli, non pensando che essi non possono imporgli li-
miti senza soffocarlo in tutta quanta la creazione ; però
che Dio non ha creato il padrone di schiavi, ma 1' uomo.
Essi hanno seminato l' odio e preparato la ribellione ;
negato il Dio d'amore e suscitato il Dio di vendetta. Non
ascoltare la loro bestemmia, o Signore ! Perdona, oh per-
dona ai padroni di schiavi !
[1846] PKB I PADRONI DI SCHIAVI. 291
Fais, ò Seigneur, que lear eatendement s'ouvre
et qne lem* cceur s'amollisse ! Que la nuit, Pange
des bonaes inspirations descende vers eux dans leurs
rèves, et qu'ils entendeiit par lui le cri d'horreur
de tout ce qui croit et aime dans PHumanité — le
cri douloureux de tous ceux qui endurent et com-
bat tent pour le Bien en Europe et dont lem crime
opiniatre ébranle la connance et la foi — le cri
moqueur des princes et rois de la terre montrant à
leurs sujets agités les fiers républicains d'Amérique
maintenant seuls Pilotisine des àges payennes — la
longue plainte de Jesus souffrant encore aujourxPhui
par eux sur sa croix! Que le matin; à leur réveil.
les enfants approcbent de leurs lèvres leurs tétefi
VI.
Posk;i. o Signore, per opera tua, illuminarsi il loro
intelletto e commoversi il loro cuore. Possa, nella notte,
scendere ad essi, nei loro sogni, l'angelo delle sante aspi-
ra/ioni, e ripetere loro il grido d' orrore di quanti nel-
P Umanità credono ed amano, il dolore di quanti soffrono
e combattono in Europa pel bene e sono scossi nella
i istanza e nella fede dal loro ostinato delitto — lo scherno
dei principi e re della terra, che additano ai sudditi ir-
reqnieti gli alteri r&pubbliéani d'America, rimasti soli
OOntervatorì dell' ilotismo delle età pagane — il lungo
lamento di Gesù Hofferente, per opera loro, anch'oggi sulla
sua croce. Nel mattino, al primo svegliarsi, posano i loro
bambini, mentre pretentano al loro bario i volti inno-
292 PREGHIERA DI ex kst'lk a DIO [1846]
bouolées d'innocente, leur murmurent inspirés par
toi: pére, ò pére, émancipe uotre fière l'homme noir:
n'aehète pas, ne vends plus le tìl* de Fhomme poni-
trente deniers; vois; ce noir ausai a une mère et dea
petits enfants comuie nous ; oh que sa vieille mère
puisse s'enorgueillir de lui fler et libre: oh que ses
enfants puissent lui sourire, frais et joyeux, le unitili .
cornine nous te sourions aujourd'hui, ò })ère ! »
7.
Dieu de misericordie, Dieu de paix et d'amour,
pardonne, oh pardonne aux planteurs! Leur crime
est grand; mais ta clémence est infìnie. Ouvre dans
le dósert de leur ame la source vive de la charité!
Que l'ange du repentir descende s'asseoir au chevet
de leur dernière heure ! Et qu'entr'eux et ta justice
centi e le teste ricciute, mormorare ad essi, ispirati da
te : « Padre, oh Padre, emancipa il fratel nostro, il povero
negro; non comprar più, non vender pili per trenta da-
nari il figlio dell'uomo: vedi, il negro pure ha una
madre e pargoli simili a noi ; fa che la vecchia sua ma-
dre si rallegri in lui fatto altero di coscienza e di libertà;
fa che i suoi pargoli possano sorriderli in sul mattino,
sereni e scherzosi, come noi sorridiamo a te oggi, o Padre.
VII.
Dio di misericordia, Dio di pace e di amore, perdona,
oh perdona ai padroni di schiavi. Grande è il loro delitto,
ma infinita la tua pietà. Schiudi nel deserto dell'anima
loro la viva vena di carità. Possa l'angelo del penti-
mento scendere e assidersi presso ad essi sul guanciale
[1846] PER I PADRONI DI SCHIAVI. 293
s'élève au jour suprème, pour eux et pour lenr
pays qu'ils désbonoreut, la prière de tous ceux qui,
corame raoi, souffrent pour ta sainte cause, pour ta
sainte Vérité, pour l'émancipatioii des peuples et de
l'Ame humaine.
dell' ultima ora: e fra essi e il tuo giudizio, s' innalzi, nel
giorno supremo, per essi e per il loro paese che disono-
rano, la preghiera di tutti coloro i quali, come me,
soffrono per la sacra tua causa, pel tuo santo Vero, per
l'emancipazione delle nazioni e dell'Anima umana!
INDICE DEL VOLUME XXIX
Introduzione pay. vii
I. Dante 3
II. Sulla «Storia d'Italia dal 1850 al 1900» di
G. Ricciardi 19
III. Frammento di traduzione 27
IV. Commento foscoliano alla «Divina Commedia.» 33
V. Machiavelli 51
VI. Genio e tendenze di Tommaso Carlyle 59
VII. Ai Giovani 145
Vili. Articolo premesso all' edizione di Lugano degli
« Scritti politici inediti » di Ugo Foscolo . 159
IX. Opere minori di Dante 183
X. Preghiera di un esule a Dio per i padroni di
schiavi 285
INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI.
Ritratto di G. Mazzini.
Poe-simile di un autografo di (i. Mazzini riguardante una
delle r< dazioni francesi dell' art. Genio e tendenze di T. Car-
h/h. (Le pieeole macchie d'inchiostro rarono certamente
prodotte dalle prove eseguite sulla earti per avviare i
rere la penna d'oca).
Il presente volume, finito di stampare' il 20 ottobre 1919.
fu riveduto e approvato dalla R.a Commissione per l'edizione
nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini.
A. Baccelli Presidente
G. Cklli
F. Martini
P. BOSELLI
V. E. Orlando
L. Rossi
S. Bakzilai
E. Pjnchia
E. Nathan
C. Pascarella
V. Fiorini
P. Silva
A. Neri ,
M. Menghini.
DG Manzini, Giuseppe
552 Scritti editi ed inediti
,8
v.29
PLEASE DO NOT REMOVE
CARDS OR SLIPS FROM THIS POCKET
UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY